martedì 16 giugno 2015

La Cassa Depositi e Prestiti nel mirino di Renzi: ma CDP potrebbe emettere titoli-moneta per risollevare l'economia malata

di Enrico Grazzini

Il governo di Matteo Renzi sta cercando di cambiare i vertici della Cassa Depositi e Prestiti (CDP), ma, invece di occupare un importantissimo spazio di potere, il governo potrebbe affidare a questa banca pubblica un compito assai nobile: quello di creare moneta, e quindi salvare l'economia italiana ridotta ormai in uno stato disastroso. Proprio per mancanza di ossigeno monetario e creditizio.

Il governo Renzi vuole impadronirsi della Cassa Depositi e Prestiti cambiando rapidamente e prima della scadenza i vertici della CDP. La Cassa è di fatto l'unica grande banca e holding pubblica italiana. Infatti la CDP è una società per azioni formalmente privata ma sostanzialmente pubblica: il ministero dell’Economia la controlla con l’80,1% mentre le Fondazioni bancarie, tra cui Cariplo, Fondazione San Paolo, Cariverona e altre, hanno il 18,4%.

La CDP è senz'altro l'investitore pubblico di lungo periodo più importante del nostro Paese: nel 2014 ha gestito risorse per 29 miliardi, mentre il totale dei suoi attivi supera i 350 miliardi. La Cassa utilizza il risparmio raccolto dalle Poste per finanziare imprese e amministrazioni pubbliche, controlla aziende strategiche come Eni, Snam Terna, Fintecna, Sace, e investe in grandi infrastrutture, come le reti nazionali.

I suoi compiti si stanno sempre più ampliando: il governo ha deciso di utilizzare la CDP per finanziare le piccole e medie aziende; inoltre la CDP ha il compito di acquistare partecipazioni preziose in aziende private e pubbliche considerate strategiche e che presentano bilanci positivi e prospettive di crescita. È lo snodo fondamentale per l'intervento pubblico nell'economia.

Oggi la Cassa è guidata dal presidente Franco Bassanini e dall’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini. Entrambi sono generalmente considerati amministratori accorti e competenti; furono nominati dal governo Berlusconi e il loro mandato scadrebbe nella primavera del 2016. Sembra però che il governo Renzi voglia sostituire subito Bassanini con Claudio Costamagna e Gorno Tempini con Fabio Gallia.

I motivi di contrasto tra i vertici attuali della CDP e il governo Renzi non sono mancati: i dirigenti attuali della Cassa hanno rifiutato (giustamente?) di diventare proprietari della disastrata ILVA per conto dello stato; e non hanno accettato le condizioni poste da Telecom Italia per finanziare la rete a banda ultralarga.

Il governo, evidentemente indispettito dall'autonomia mostrata da Bassanini e Gorno Tempini, vuole ribaltare l'attuale dirigenza ma si guarda bene dallo spiegare i motivi e le ragioni del ribaltone. Soprattutto non si comprende quali saranno i futuri indirizzi della CDP guidata dai nuovi vertici che il governo vorrebbe nominare. Che cosa farà la CDP nel futuro? Diventerà una banca d'affari per conto del governo Renzi? Non si sa.

È chiaro che i risparmi degli italiani, i risparmi versati sui libretti postali, non possono essere messi a rischio da attività finanziarie rischiose o spericolate, o da salvataggi a perdere in nome dell'italianità, come temono le Fondazioni.
Occorre però che anche in Italia si crei un protagonista pubblico ambizioso che indirizzi la politica industriale nazionale. Magari ci fosse una nuova IRI che sapesse gestire le industrie nazionali verso l'innovazione e la competizione globale!

Magari ci fosse un'industria pubblica che, come quella di Alberto Beneduce negli anni '30, fosse in grado di portare l'industria italiana fuori dalla crisi e reggere la competizione internazionale. In Francia e in Germania per esempio molte banche e le aziende di telecomunicazioni sono di proprietà dello stato. Mentre in Italia i cantori del “privato è bello” a tutti i costi, come Francesco Giavazzi, sono purtroppo troppo numerosi, e si accaniscono al capezzale dell'economia italiana, offrendo le solite ricette: privatizzazioni, privatizzazioni, privatizzazioni. Ovvero cessione all'estero delle principali aziende italiane.

Tutti i paesi avanzati europei hanno invece lo stato come protagonista. E l'iniziativa statale è certamente indispensabile per uscire dalla crisi. Perfino in Gran Bretagna e negli USA lo stato è intervenuto per salvare le banche e le assicurazioni, fallite a causa delle speculazioni sui prodotti derivati!

Ma, a parte la politica industriale, la Cassa Depositi e Prestiti potrebbe svolgere un ruolo ancora maggiore: ovvero quello di creare ed emettere moneta sotto forma di obbligazioni a lungo termine – per esempio 30 anni – garantite dallo Stato per realizzare lavori pubblici a livello locale e nazionale. Lo stato potrebbe accettare le obbligazioni emesse dalla CDP per il pagamento delle tasse e di ogni tipo di tariffa pubblica. In questa maniera lo stato, indirettamente, e la CDP, direttamente, emetterebbero titoli convertibili in euro che funzionerebbero da nuova moneta, e che, se emessi in quantità – decine di miliardi all'anno – a piccolo taglio, potrebbero ridare ossigeno ad un'economia nazionale che versa in uno stato comatoso proprio per mancanza di moneta-credito.

Le obbligazioni non sarebbero inizialmente messe in vendita sul mercato finanziario, ma verrebbero utilizzate dalla CDP esclusivamente come mezzo di pagamento dei lavori pubblici. In questo modo non solo non drenerebbero liquidità ma anzi la creerebbero. Senza però creare debito pubblico.

Infatti la Cassa Depositi e Prestiti ha una particolarità decisiva: pur essendo di fatto una banca statale, dal momento che è una società per azioni e che per il 20% è posseduta dalle fondazioni bancarie, sul piano giuridico e su quello contabile è considerata dall'Unione Europea e dal'Eurostat come un'azienda privata: può quindi emettere obbligazioni senza che queste siano conteggiate come debito statale da parte delle autorità europee.

Inoltre la Cdp è considerata dalla Banca centrale europea come una banca privata: può essere finanziata dalla Bce (come lo è già stata nel passato) a tassi di interesse minimi, tendenti allo zero: può quindi raccogliere facilmente moneta e applicare tassi di interesse remunerativi per le sue obbligazioni. I fornitori della PA locale e centrale potrebbero essere pagati con questa sorta di moneta parallela e complementare all'euro.

Con le obbligazioni CDP lo Stato potrebbe finalmente aumentare la circolazione monetaria, attuare politiche espansive, e avviare una serie di importanti lavori pubblici a livello locale e nazionale in modo da creare occupazione e far ripartire l'economia .

Infatti, se le obbligazioni della Cassa Depositi e Prestiti venissero accettate dallo Stato per il pagamento delle imposte, per esempio due o tre anni dopo la loro emissione, allora non solo sarebbero immediatamente negoziabili, come qualsiasi altro titolo, e quindi convertibili in euro, ma il loro valore sarebbe stabile, cioè assai poco volatile, a differenza degli altri titoli obbligazionari quotati sui mercati finanziari: in effetti le obbligazioni CDP sarebbero agganciate a un valore certo, quello fiscale.

I titoli CDP, in quanto stabili e fruttiferi, potrebbero funzionare da moneta vera e propria, potrebbero essere scambiati e accettati come mezzo di pagamento (cioè, appunto, come moneta) da parte delle aziende e dei cittadini. Tutti gli operatori economici devono infatti pagare le tasse: e tutti potrebbero essere interessati a ricevere le obbligazioni della CDP come mezzo di pagamento di merci e servizi. La manovra si autofinanzierebbe nel medio e lungo termine grazie all'aumento del PIL che genererebbe.

Un sistema del genere, di moneta parallela statale, è già stato sperimentato, purtroppo!!!, con enorme successo: lo realizzò il ministro dell'economia nazista degli anni '30, Hjalmar Schacht. A partire dal 1933, in cinque/sei anni Schacht – la cui manovra è stato citata ripetutamente da J. M. Keynes come tecnicamente esemplare – risollevò l'economia tedesca grazie all'intervento pubblico interamente finanziato da una moneta parallela, i Mefo-bond, una obbligazione fruttifera emessa per decine di miliardi da una società privata fittizia formata da quattro grandi gruppi tedeschi – Siemens, Gutehoffnungshütte, Krupp e Rheinmetall – e garantita dallo stato nazista.

Nonostante le restrizioni sul marco applicate da Francia e Inghilterra, cioè dai vincitori della prima guerra mondiale, in pochi anni grazie alla nuova “moneta fantasma” Schacht riuscì ad assorbire circa 6 milioni di disoccupati e a ricostruire l'industria tedesca, garantendo così l'adesione popolare al progetto nazista e la base della potenza bellica germanica che sconvolse il mondo a partire dal 1939.

Ma la moneta parallela è stata utilizzata anche in California pochi anni fa dalle amministrazioni locali quando lo stato stava per fallire: queste emettevano delle obbligazioni valide per il pagamento fiscale con l'obiettivo di finanziare scuole e ospedali senza spendere soldi pubblici, cioè dollari, che non avevano in cassa. Le opere pubbliche dopo un certo tempo generavano un reddito tale da compensare i deficit di bilancio che altrimenti si sarebbero creati.

Fonte: qui

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