sabato 13 giugno 2015

Italia: costo del debito pubblico ai minimi storici, ma la festa sta per finire

Il costo medio della raccolta del Tesoro è ai minimi di sempre, ma in futuro i tassi potrebbero risalire con forza. Vediamo perché

Uno dei più gravi problemi che da anni attanaglia l’Italia, condizionando tra l’altro le mosse politiche sulle riforme economico-finanziarie, è senza dubbio l’ammontare monstre del debito pubblico. Il Belpaese deve fare i conti con un indebitamento vicino ai 2.200 miliardi di euro, che porta il rapportodebito/pil sopra il 130% (uno dei più alti al mondo). Tuttavia negli ultimi anni il costo del debito sta via via diminuendo, grazie alla forte discesa dei tassi di mercato.
Nel 2011 il costo medio delle emissioni dei titoli di stato italianiera balzato al picco del 3,61%, spaventando il Tesoro sulla sostenibilità del debito nel lungo periodo. Eravamo quasi all’apice della crisi dei debiti sovrani europei, poi trascinatasi fino all’estate del 2012. Da allora il costo del debito è sempre più diminuito, tanto che lo scorso anno è arrivato a scendere all’1,34%. Quest’anno le cose sono andate ancora meglio, anche grazie alle mosse di politica monetaria della BCE.
L’Eurotower, dopo aver portato il costo del denaro praticamente a zero e il tasso sui depositi su valori negativi, ha lanciato un massiccio programma di acquisto di titoli di stato che ha fatto scendere i rendimenti su tutte le scadenze (quelle più brevi addirittura su valori negativi). Ad aprile il costo del debito è sceso al minimo storico dello 0,77%, ma il mese scorso si è riusciti addirittura a fare meglio: 0,74%. Il Tesoro gongola, ma forse la festa potrebbe presto finire.
Le prime avvisaglie sono avvenute a inizio mese, con la prima tornata di aste che ha visto salire i tassi sia sui BoT a 12 mesi sia sui BTp a 30 anni. Il mercato sta cominciando a chiedersi se il valore dei titoli di stato europei non sia aumentato troppo rispetto al fair value, tanto che anche il solido Bund tedesco ha dovuto sopportare eccezionali oscillazioni e un clamoroso boom dei tassi (dal minimo storico dello 0,07% a oltre l’1%). Il rendimento del BTp decennale è ora ben al di sopra del 2% e lo spread Btp-Bund sfiora i 140 punti base.
Il rischio Grexit, il possibile contagio ai paesi periferici europei, la volatilità dell’euro, l’incertezza sulla ripresa economica e le aspettative di ripresa dell’inflazione sono soltanto alcuni dei fattori macroeconomici potenzialmente in grado di deprimere i bond pubblici e di far risalire con decisione i tassi. Le prossime emissioni potrebbero così evidenziare un deciso rialzo dei rendimenti e dare vita a un’inversione della tendenza sul mercato (forse ormai eccessivamente gonfio) del fixed income.

Fonte: qui

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