giovedì 12 dicembre 2019

IN SENATO PASSA LA RISOLUZIONE SUL FONDO SALVA-STATI DELLA MAGGIORANZA (164 SÌ, 122 NO), MA SCOPPIA IL BORDELLO INTERNO NEL M5S: I TRE SENATORI CHE MINACCIAVANO IL VOTO CONTRARIO, MANTENGONO LA PROMESSA. GRASSI, URRARO E LUCIDI VOTANO NO: ''NON SONO UN CRICETO, SCENDO DALLA RUOTA''. E I COMPAGNI DI PARTITO GLI URLANO ''BUGIARDO!''

ZINGARETTI GONGOLA: ''A GOVERNO E CONTE UN MANDATO FORTE CON UNA NETTA SCELTA EUROPEISTA( E PRO USURA BANCARIA)''
  1. MES:OK SENATO RISOLUZIONE MAGGIORANZA,164 SÌ,122 NO
(ANSA) Con 164 voti favorevoli, 122 contrari e 2 astensioni l'aula del Senato ha approvato la risoluzione presentata dalla maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in vista del Consiglio europeo di domani.
Nicola Zingaretti Luigi Di Maio Giuseppe ConteNICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE

  1. MES: ZINGARETTI, A GOVERNO E CONTE MANDATO FORTE
 (ANSA) - "Con il voto di oggi in Parlamento sulle risoluzioni sul pacchetto Ue il Pd ha ribadito e sostenuto la netta e inequivocabile scelta europeista(PRO USURA BANCARIA!) a difesa dei risparmi delle famiglie e delle imprese italiane. Il Governo ed il Premier Conte hanno un mandato forte per vigilare sulla difesa degli interessi nazionali e del sistema Paese". Così il segretario del Pd Nicola Zingaretti in una nota.

  1. MARCUCCI, FALLITA SPALLATA SALVINI, VOLEVA SPACCARE M5S
 (ANSA) - "#Salvini si è tanto impegnato, anche tentando di spaccare il gruppo M5S, ma la spallata infine non gli è riuscita. Anche il #Senato ha approvata la riforma del #MES". Così su Twitter il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci.

  1. MES:AMENDOLA, MAGGIORANZA COESA, IN UE NON CI SI ISOLA
 (ANSA) - "Abbiamo lavorato bene come coalizione su un testo che dà mandato al governo di continuare sulla trattativa e di sostenere le nuove sfide dell'Ue. La coesione e l'unità che abbiamo dimostrato è proporzionale ad una compagna propagandistica e anti-Ue" che è emersa. Lo afferma, interpellato in Senato, il ministro degli Affari Ue Vincenzo Amendola dopo il voto sulla risoluzione sul Mes e sul prossimo Consiglio Ue. "Per cambiare l'Europa bisogna sedersi al tavolo, discutere e non isolarsi", sottolinea Amendola.
ugo grassi luigi di maioUGO GRASSI LUIGI DI MAIO

  1. MES: LUCIDI, NON SONO UN CRICETO,ESCO DA RUOTA E VOTO NO
 (ANSA) - "Qualcuno ha detto che le elezioni in Umbria sono state un esperimento. Beh, io non mi sento una cavia né un criceto, quindi esco dalla ruota e voto no". Così il senatore del M5s Stefano Lucidi ha espresso il suo voto in dissenso rispetto al Movimento 5 stelle sulla risoluzione della maggioranza sul Mes. E ha sottolineato: "Una cosa ha sempre premiato il M5s ed è la coerenza, la coerenza ci ha sempre premiato e siccome qualche elezione signor presidente, la stiamo perdendo qualche domanda me la farei al suo posto".

stefano urraroSTEFANO URRARO
  1. MES: GRASSI, VOTO IN DISSENSO,NON MI RICONOSCO IN M5S
 (ANSA) - "Annuncio il mio voto in dissenso e constato di non riconoscermi più nelle politiche del mio Movimento". Così il senatore del M5s Ugo Grassi intervenendo in Aula sulla risoluzione di maggioranza sul Mes. Per Grassi, "si tratta di un testo riformato del quale non abbiamo avuto tempestiva contezza, non in quanto singoli partiti ma non è stato informato per tempo il Parlamento, dandogli modo di intervenire". E ha concluso: "Questo non significa essere sovranisti ma difendere la democrazia e non di un solo popolo".

  1. URRARO ANNUNCIA VOTO IN DISSENSO DA M5S
 (ANSA) - Francesco Urraro, senatore di M5S, annuncia il suo voto in dissenso dal gruppo nell'Aula di Palazzo Madama rispetto alle risoluzioni sulle comunicazioni del presidente del Consiglio in vista del Consiglio Ue.
stefano lucidiSTEFANO LUCIDI

  1. PARAGONE,MIA DICHIARAZIONE DISSENSO NON È USCITA GRUPPO
 (ANSA) - La mia dichiarazione di dissenso non è prodromica all'uscita dal gruppo(NON SI SPUTA MAI NEL PIATTO IN CUI SI MANGIA!!!)". Lo premette il senatore M5s Gianluigi Paragone durante la sua dichiarazione di voto. "Questa Europa con le sue politiche ci impedisce di crescere. Come pensiamo di salvare i lavoratori, i posti di lavoro? Con gli spiccioli che ci lascia l'Europa? Io - annuncia - dico No a questa risoluzione".

  1. SENATO, M5S A LUCIDI, SEI UN BUGIARDO
 (ANSA) - Senatori M5S all'attacco di Stefano Lucidi quando dice che la risoluzione è stata scritta dal sottosegretario Agea e rivendica il diritto di porre dei paletti al governo. "Non è vero, sei un bugiardo!", gli ha urlato un collega di gruppo, mentre il suo annuncio di votare contro la risoluzione di maggioranza è accolto da un boato della Lega. Fonte: qui

IL SENATORE GRASSI LASCIA IL M5S E PASSA ALLA LEGA. 
VOLETE RIDERE? È UNO DEI PROMOTORI DELLA CLAUSOLA ANTI-DEFEZIONE, QUELLA CHE GLI IMPORREBBE DI PAGARE 100MILA EURO 
I SUOI DIFENSORI SUI SOCIAL: LUI È RIMASTO COERENTE, È DI MAIO CHE SI È VENDUTO A BRUXELLES. VERO, MA LE REGOLE DEL MOVIMENTO PARLANO CHIARO: IL SOFISTICATO PROFESSORE DOVREBBE DIMETTERSI DAL PARLAMENTO
  1. SENATORE GRASSI LASCIA M5S E PASSA A GRUPPO LEGA 
 (ANSA) - Il senatore Cinque Stelle Ugo Grassi ha formalizzato oggi l'addio al Movimento aderendo al gruppo della Lega. E' quanto fa sapere una nota del partito di Matteo Salvini.

ugo grassiUGO GRASSI
  1. SALVINI, BENVENUTO GRASSI, BENE CHI NON È SUCCUBE PD
 (ANSA) - "Diamo il benvenuto al senatore Grassi. Porte aperte per chi, con coerenza, competenza e serietà, ha idee positive per l'Italia e non è succube del Pd. Su riforma ed efficienza della giustizia e rilancio delle università italiane, col senatore Grassi lavoreremo bene". Così il leader della Lega Matteo Salvini annunciando il passaggio, formalizzato oggi, del senatore Ugo Grassi dal M5s alla Lega.
  1. M5S: DI MAIO, CHI CAMBIA CASACCA SE NE VADA A CASA
 (ANSA) - "Se ci sono senatori come Grassi, che è appena passato alla Lega, evitino di utilizzare una cosa non vera come il Mes: consegnino una bella lettera al presidente del Senato e dicano semplicemente che vogliono cambiare casacca e tradire il mandato che i cittadini gli hanno dato. Non c'è nulla di male. Ma vadano a casa, altrimenti a quella lettera alleghino anche un listino prezzi sul mercato delle vacche". Così Luigi Di Maio in un video su Fb.

  1. LA CLAUSOLA ANTI DEFEZIONE E I FINTI ESPERTI DI COSTITUZIONE
Ugo Grassi, candidato MoVimento 5 Stelle al Senato, sul blog ufficiale www.ilblogdellestelle.it , 23 febbraio 2018, a due settimane dal voto

ugo grassi luigi di maioUGO GRASSI LUIGI DI MAIO
È noto che il M5S ha chiesto ad i suoi candidati di sottoscrivere una clausola anti “floor crossing” (in italiano: clausola anti defezione). Il tema è più complesso di quanto credono quei commentatori a digiuno di storia delle Costituzioni e prima di prendere per i fondelli il Movimento sarebbe bene studiare un po’ (studiare fa sempre bene; se i nostri avversari lo facessero, sarebbero un po’ più competenti ed il dialogo democratico ne trarrebbe giovamento).

Com’è noto l’art. 67 cost. dispone che “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.” Il mio Maestro, autore dei libri sui quali mi sono formato, fu tra i primi, se non il primo, a sostenere la diretta applicazione della Costituzione ai rapporti privatistici. La clausola penale prevista dal Movimento, in caso di cambio di gruppo parlamentare, è un accordo privatistico.

Sì che proprio la dottrina sulla quale mi sono formato potrebbe fornire la strumentazione teorica per far concludere ad un lettore superficiale che la clausola prevista dal M5S è nulla per diretta violazione dell’art. 67 cost. Per coloro che amano i tecnicismi: si dovrebbe dire che la clausola è nulla in forza del combinato disposto tra l’art. 1418 c.c. e l’art. 67 della Costituzione. La conclusione sarebbe tuttavia affrettata e la questione, molto più complessa, banalizzata.

DI MAIO SALVINIDI MAIO SALVINI
Sempre il mio Maestro ci ammoniva nel senso della necessaria lettura sistematica delle norme: nessuna disposizione è una monade, ognuna fa parte di un sistema e soltanto guardando al sistema nel suo complesso può comprendersi il vero significato della norma. È in questa prospettiva che va analizzata la questione della validità del mandato imperativo. Quest’ultimo è definito quale limite alla rappresentatività dell’eletto, il quale, nell’assemblea legislativa, ha il potere di assumere decisioni solo nell’interesse del gruppo di cittadini che lo ha votato. Tale limite va tuttavia coordinato con la nozione di partito politico, sì che il mandato imperativo può avere diverse gradazioni di rigidità: può imporre al singolo eletto di votare in ubbidienza della volontà del partito il quale a sua volta è limitato a rappresentare solo la classe sociale che lo ha eletto; oppure il mandato imperativo può lasciare libertà di scelta al singolo con esclusione, però, del potere di disattendere, del tutto, le macro scelte politiche alla base della sua elezione sino a poter passare al gruppo avversario.

Il mandato imperativo, agli albori della nascita delle moderne democrazie, apparve subito come incompatibile con il funzionamento della democrazia stessa: se l’eletto è vincolato agli interessi del gruppo sociale che lo ha eletto egli non può esercitare quella mediazione tra opposti interessi che è il vero fulcro della democrazia e che permette alle assemblee legislative di giungere alla migliore soluzione possibile nell’interesse della nazione tutta. L’intralcio di un simile limite apparve evidente quando, durante la rivoluzione francese, il Terzo stato degli Stati Generali (esso rappresentava solo il ceto popolare, con esclusione del clero e dell’aristocrazia) si autoproclamò “Assemblea Nazionale” cioè Camera legislativa di tutta la nazione francese. Nessuno degli eletti poteva considerarsi portatore degli interessi del solo terzo stato e dunque nessuno degli eletti poteva considerare il suo mandato limitato nelle decisioni da assumere.
SALVINI DI MAIO BY CARLISALVINI DI MAIO BY CARLI

Com’è stato esattamente osservato, il principio del divieto di mandato imperativo ha un valore in funzione del confronto democratico tra le varie forze politiche organizzate in partiti. Da qui la dottrina costituzionalistica ha osservato che il principio di cui al nostro art. 67 cost. non è altro che una descrizione simbolica del rapporto tra l’eletto ed il partito. In altri termini: il divieto di mandato imperativo deve coniugarsi con una leale tutela delle posizioni politiche del proprio gruppo di riferimento (da intendersi sia quale partito sia quale porzione della società). E qui arriviamo al nodo: il divieto di mandato imperativo reca con sé il principio di lealtà verso le idee politiche difese in campagna elettorale ed in forza delle quali si è stati votati. Il civilista, qual io sono, non ha difficoltà a ricordare che qualunque contratto deve essere eseguito secondo correttezza e buona fede. Dunque il principio di cui all’art. 67 cost. ha un suo interno limite: quello della lealtà verso l’elettore.

Per comprendere se i limiti interni alla libertà di mandato siano essenziali al funzionamento di quella stessa democrazia che della libertà di mandato si nutre, torna assai utile leggere qualche passo della sentenza con cui la Corte Costituzionale sudafricana affrontò il tema. All’epoca l’African National Congress era il partito di assoluta maggioranza e con pratiche di floor-crossing poteva impedire agli altri partiti di dar vita ad un vero dibattito democratico. In pratica le clausole antidefezione previste dalla legislazione erano ritenute valide in un momento di emergenza democratica giacché servivano a rendere palese quell’implicito principio di lealtà che ho sopra menzionato.

luigi di maio matteo salviniLUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI
“Le parti hanno sostenuto che nelle condizioni prevalenti in Sudafrica la clausola anti defezione fosse una previsione essenziale per promuovere la democrazia. Questo avviene perché noi siamo una democrazia nuova e fragile nella quale il partito di governo controlla quasi i due terzi dei seggi dell’assemblea e ciò comporta che il partito di maggioranza abbia capacità di attrarre i membri di altri partiti offrendo loro incentivi. Si sostiene quindi che se vieni ammessa la defezione è molto probabile che venga indebolita la posizione dei piccoli partiti e dunque la democrazia stessa.” (Constitutional Court of South Africa, case CCT 23/02, october 4, 2002)

Può apparire sorprendente ma la situazione attuale italiana è forse anche più grave di quanto si possa immaginare. Com’è noto, l’attuale legge elettorale contiene le stesse ragioni di illegittimità costituzionale della legge precedente. La dottrina costituzionalistica da sempre sostiene che la reiterazione di leggi già dichiarate incostituzionali costituisce un atto di rottura del patto costituzionale; cioè si tratta di eventi eversivi. La realtà drammatica, dunque, è che in questo momento tutte le forze partitiche tradizionali hanno dato vita ad un tradimento costituzionale che ha condotto il paese in uno condizione di sospensione della democrazia. Detto in modo brutale: in Italia si è instaurata una forma di dittatura silenziosa. Questo blocco unitario di potere (non richiede dimostrazione il fatto che le forze politiche di destra e di sinistra costituiscono in realtà un partito unico al potere) ha quella forza attrattiva e corruttiva attribuita dalla Corte Costituzionale sudafricana all’ANC.

In un simile frangente, dunque, esplicitare il contenuto di lealtà e correttezza connaturato alla libertà di mandato di cui all’art. 67 cost. non è una violazione dell’articolo stesso, bensì una riconferma di esso, anche e soprattutto in ragione del valore fondante dell’art. 1 che ci ricorda che la sovranità appartiene al popolo.

Non sarei allora così sicuro che la clausola anti defezione prevista dal nostro regolamento possa un giorno essere considerata nulla. Non posso prevedere quale sarebbe l’esito finale di un procedimento (di certo lungo) chiamato a giudicare la validità della nostra clausola interna. Per ora quel che è certo è che i nostri avversari studiano poco?
Fonte: qui

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