venerdì 13 dicembre 2019

La Lagarde si smarca subito da Draghi e annuncia revisione strategia Bce


Parla di tassi, di debolezza del commercio globale, della necessità che la politica monetaria rimanga ancora accomodante, ma annuncia anche che, a partire dal gennaio del prossimo anno, la Bce lancerà una revisione della strategia, tenendo in considerazione anche alcuni fattori cruciali, come i cambiamenti climatici e le disuguaglianze economiche. Nella sua prima a capo del Consiglio direttivo della Bce, Christine Lagarde si mostra ferma, determinata, per nulla intenzionata a cadere nella trappola dei paragoni che tutti si apprestano inevitabilmente a fare tra lei e il suo predecessore, Mario Draghi. Anche per questo, l’ex direttrice del Fondo Monetario Internazionale sembra avvertire la stampa, laddove, nella conferenza stampa successiva all’annuncio della Bce sulla decisione sui tassi, dice: “Non fate paragoni tra me e i presidenti passati” della Bce. “Non interpretate in modo eccessivo le mie parole. Io sarò me stessa, e dunque diversa”. Esattamente, come? Lo dice lei stessa: “Io non sono né colomba né falco, io voglio essere un gufo. Non sono vanitosa, voglio essere saggia”.

Poco prima la Bce ha confermato la politica monetaria ereditata da Mario Draghi, rendendo note anche le nuove previsioni sul Pil e sull’inflazione dell’area euro.


La banca centrale ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita del Pil dell’area euro, citando la presenza di alcuni fattori globali, come la debolezza della crescita del commercio. L’istituzione non prevede inoltre nessun aumento della crescita nel 2022 rispetto al 2021.
Per il 2019, il Pil dell’Eurozona è atteso in rialzo dell’1,2%, meglio del +1,1% di settembre. Per il 2020, la crescita è attesa al ritmo dell’1,1%, meno rispetto al +1,2% precedente. Per il Pil 2021 le stime sono state lasciate invariate all’1,4%, mentre per il 2022, e questa è la nuova previsione, si prevede una espansione ancora dell’1,4%. In ogni caso, Lagarde cita la presenza di segnali di stabilizzazione dell’economia dell’Eurozona e si mostra fiduciosa sulla ripresa dell’inflazione che, a suo avviso, centrerà alla fine il target della Bce, stabilito poco al di sotto del 2%.


“Il pacchetto di stimoli che è stato varato a settembre (da Mario Draghi) aiuterà a sostenere l’economia dell’Eurozona e “la politica monetaria sosterrà la crescita dell’inflazione”.  “Un ampio grado di accomodamento monetario è ancora necessario”, aggiunge ancora, con quella che sembra essere una dichiarazione da colomba, gufo o meno. A tal proposito, La Bce ha reso noto di aver alzato l’outlook sull’inflazione dell’Eurozona per il 2020, abbassandolo però per il 2021.

Per il 2019, l’istituzione prevede un tasso di inflazione all’1,2%, come a settembre; per il 2020 stima un tasso all’1,1%, più del +1% stimato. Per il 2021 l’inflazione è attesa all’1,4%, in ribasso rispetto all’1,5% delle precedenti previsioni.  Per il 2022 – e questa è la nuova previsione – il tasso è atteso all’1,6%. Lagarde nega che ci sia in corso in Europa una giapponesizzazione (fenomeno caratterizzato da un periodo protratto di bassa crescita e bassa inflazione) dell’economia dell’area euro.

Sul Mes: non arreca danno a nessun paese

Il numero uno della Bce rassicura anche chi è spaventato dalla riforma del Mes:
“Il completamento del Mes non intende arrecare danni a nessun membro dell’area euro – garantisce – La riforma non è contro nessun paese specifico. E, riguardo alla clausola di azione collettiva, se l’avessimo avuta quando c’è stata la crisi della Grecia, sarebbe stato molto più semplice risolvere la situazione”.
Oggi, come da attese, non c’è stata nessuna sorpresa dal fronte dei tassi dell’Eurozona. Il Consiglio direttivo della Banca centrale europeaha confermato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%. Confermato il piano di quantitative easing, riavviato lo scorso novembre, al ritmo mensile di 20 miliardi di euro.

Il Consiglio direttivo si attende che gli acquisti proseguiranno finché necessario a rafforzare l’impatto di accomodamento dei suoi tassi di riferimento e che termineranno poco prima che inizierà a innalzare i tassi di riferimento della BCE.
Il Consiglio direttivo intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PAA per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento della BCE, e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario. Fonte: qui

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