martedì 4 aprile 2017

«Questa non è vita Non potete toglierci anche l’acqua»


Famiglia di San Giovanni Teatino(CH) con tre figli: sono senza lavoro e vivono con una piccola pensione di invalidità

SAN GIOVANNI TEATINO(CH). Peggiora la situazione della famiglia di San Giovanni Teatino, il cui disperato appello era apparso sulle pagine del Centro già lo scorso dicembre. A una situazione di difficoltà economica estrema, per la coppia con tre figli si è aggiunto il distacco dell'acqua da parte dell'Aca, l'azienda acquedottistica regionale, a seguito del mancato pagamento di alcune bollette.
Mauro Di Pietro, quarantenne residente in via Salara, a San Giovanni Teatino, la compagna Alessia, trentasette anni, e i loro tre figli di quindici, otto e sei anni (dei quali uno è invalido) vivono con il minimo necessario ormai da diversi mesi. Ora le cose sono precipitate e tornano a chiedere aiuto. Alessia è una mamma che prova a superare questo momento difficile con dignità, ma tra le sue parole si legge la stanchezza e a tratti la disperazione.
«Non ce la facciamo più, è troppo dura e siamo soli». Una serie di vicende negative, il negozio di prodotti per animali chiuso per la crisi, e la condanna a pagare 15mila euro per una lite col vicino di casa per futili motivi, li ha portati dove sono oggi.
«Non abbiamo trovato un lavoro né abbiamo ricevuto aiuto», spiega Alessia, "abbiamo sollecitato tantissime volte la Caritas, che ci ha pagato una bolletta del gas a dicembre. Siamo tornati per la bolletta della luce e ci hanno detto che ci possono pagare solo la metà perché oltre non riescono neanche loro. Poi è arrivata la botta finale: lo scorso 13 marzo, mia figlia si è accorta che non usciva più acqua dai rubinetti. Mi sono accertata che non ci fossero guasti, poi nella cassetta del contatore abbiamo trovato una lettera dell'Aca su cui c'era scritto che la fornitura idrica era stata limitata, ma in realtà non esce neppure una goccia dai rubinetti. Ci chiedono di pagare le bollette passate per un valore di 2mila 600 euro, bollette che, forse a seguito di un mio cambio di residenza, non sono più arrivate. Se non riusciamo a saldare il debito, ci avvertono che l'utenza sarà definitivamente distaccata. Ma noi non abbiamo niente, come facciamo a pagare? Perché se la prendono sempre con i più poveri? Perché non vengono perseguiti con la stessa solerzia i grandi morosi?».
L'unica entrata per la famiglia è rappresentata dalla pensione di invalidità di uno dei bambini: 500 euro mensili, di cui 440 vanno versati per onorare le rate che derivano dalla condanna subita per la lite col vicino.
«Non sappiamo più cosa fare», continua la mamma, «riempiamo bottiglie di acqua dalla fontana pubblica per cucinare e bere. Adesso non posso più nemmeno preparare un pasto caldo perché ho finito pentole e stoviglie pulite. Al mattino, lavo i miei figli con le bottiglie di acqua fredda. Il Comune conosce la nostra situazione. Ho parlato ieri con l'assessore Ezio Chiacchiaretta, che mi ha chiesto di poter visionare le bollette per verificare possibili incongruenze. Io mi aspetto che nel momento del bisogno qualcuno intervenga e la comunità si accorga di noi», si sfoga Alessia, «non abbiamo nessuno che ci aiuti, i nostri familiari sono defunti o non in grado di sostenerci. Sia io che il mio compagno stiamo cercando disperatamente un lavoro, qualsiasi lavoro. Siamo disposti a tutto. Ma non ci togliete pure l'acqua».
21 Marzo 2017
Fonte: qui

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