giovedì 28 gennaio 2021

Sulla perdita dei saperi – per paura e conformismo

Il fatto che l’Ivermectina sia stata di nuovo scoperta, e ritenuta degna di uno stupefatto articolo sul Financial Times,  una delle bibbie  del liberismo totalitario vigente, mostra  il fattore fondamentale, benché complesso, della decadenza  che ci fa arretrare di (in)civiltà e perdere le conoscenza già acquisite.

Anzitutto, l’ignoranza; resa invincibile dal pensare  a compartimenti stagni, senza curiosità per le conoscenze che  escono dal proprio stretto campo,  anzi timore di sconfinare,   particolarmente colpevole  in giornalisti: “Mi occupo  di economia,  non oso cercare nozioni di farmacologa e medicina, altrimenti..”  (altrimenti i superiori mi penalizzano come  negazionista, è  il vero motivo).  Timore vinto grazie  al medievale appello all’autorità:   è stato il National Health Institute a raccomandare l’ivermectina, quindi si può  parlarne, il divieto è stato  tolto.

Meno male. Altrimenti l’Occidente liberal rischiava di “perdere di vista”  – e di conoscenza –   un vermifugo che esiste da oltre 30 anni,  ampiamente somministrato in tutti i paesi caldi e persino dai veterinari, e che il vostro redattore  vi aveva segnalato  – copiando da  un testo  francese  – per il solo fatto che ce  ne freghiamo di essere   bollati  – come fanno – di negazionisti, antisemiti, nazisti, fanatici religiosi, oscurantisti, che non credono ne “La  Scienza” gestita da Pfizer  – e delle punizioni che certo arriveranno.

Il processo è analogo a quello  epocale per cui l’Europa perse la conoscenza del  greco classico, e perciò di tutti i progressi  filosofici e   tecnologico-scientifici,   chimici, farmacologici,  medici compresi,  generati da quel prodigioso fiorire di curiosità insaziabili nel libero pensare durato almeno mille anni. La  perse per secoli  – i secoli bui  –    e  ne recuperò verso il 1200   solo  in parte dalle  traduzioni arabe dei testi greci scientifici (ai  musulmani  non interessavano né Platone né Erodoto  e Tucidide), ritradotti in latino da ebrei.

Allora l’Europa perse   il greco (e il pezzo di civiltà più importante) per il collasso  economico provocato dalle invasioni barbariche,  ciò che gli storici chiamano  “la scomparsa del benessere” romano, e  peggio dalla convivenza nella   concreta realtà come subalterni coi   barbari, estranei al diritto e  al bene comune.

Roma era la società del benessere…

Oggi siamo sotto il potere totalitario dei “barbari verticali”  – 5Stelle  ministri, Conte, Zingaretti, Salvini  –    bambini nati da noi e divenuti adulti senza che  la società abbia saputo civilizzarli, ed  inevitabile che  l’effetto sia la perdita di saperi acquisiti dai padri.  Già il fatto che un avvocato professionale come  Giuseppi  abbia detto “fragranza” di reato invece che “flagranza” è sintomo della  perdita assoluta del latino, ossia delle stesse    ragioni  filosofiche del  diritto. O  un Enrico Letta, gratificato di cattedra universitaria a Parigi, che crede che Claudio (della Gens Claudia)  fosse  un immigrato che fece fortuna diventando imperatore: un abisso vertiginoso di incultura .Un secolo buio fatto persona.

Ancor più grave è  che questa assenza di Conte dal latino e dal diritto  sia condivisa dai magistrati, barbari verticali che  usano  il potere punitivo contro chiunque percepiscano come avversari  ideologici, senza il minimo scrupolo. Ma da Matterella in giù,  dai giornalisti   “virologi da tv” ai NewsGuard per arrivare alle masse mascherinate e covidiote,  salta all’occhio  la perdita delle nozioni  dei propri doveri (il Colle) e diritti secondo la civiltà che vigeva fino a un anno fa.

La “scomparsa del benessere”  indotta da costoro compirà l’opera:  piombiamo nei secoli bui.  

L’oscurantismo dogmatico,  l’adesione cieca  al principio di autorità tributato alle  autorità  fasulle, l’obbligo di attenersi  a “protocolli” del politicamente corretto diventati  compartimenti stagni,  imperativi salvaguardati da leggi penali  –  in medicina, negli ospedali  come  nel giornalismo e nel dibattito pubblico –   e dove l’ignoranza di enormi porzioni di saperi è condita dall’intolleranza vendicativa contro chi ha idee, perché non avendole ascoltate in tv,  le idee che gli ignoranti ignorano suonano alle loro orecchie come inaudite  enormità, paradossi inammissibili ed  offensivi, che i loro suggeritori sono lesti a calunniare come    “ negazionismo, populismo, sovranismi, antisemitismi da vietare” .

Questa  censura preventiva e penale  è ovviamente la morte definitiva cultura.

Perché “non c’è cultura dove non ci sia un  profondo rispetto per certe estreme posizioni intellettuali a cui riferirsi nella disputa”,   ricorda Ortega y Gasset: “Non c’è cultura dove non ci siano norme a cui il  nostro prossimo possa ricorrere. Non c’è cultura dove non ci siano principi di legalità civile a cui appellarsi. Non c’è  cultura dove non presieda alle norme economiche un regime di traffico sotto il quale garantirsi [le “sanzioni” contro  Iran,Damasco,  Venezuela, Putin]  Non c’è cultura  dove  le polemiche estetiche non riconoscano la necessità  di giustificare l’opera d’arte.  Allorché  mancano tutte queste cose non c ‘è cultura; c’è, nel senso più rigoroso della parola, barbarie.  Il viaggiatore  che arriva in un paese “barbaro”  sa che in quel territorio non vigono principi a cui si possa   ricorrere. Non ci sono norme  barbare. La barbarie è assenza di norme  e del loro possibile appello”

Diogene il Cinico che visse  “come un cane”. “Non c’è cultura dove non ci sia profondo rispetto per posizioni estreme a cui riferirsi nella disputa”

Giudichi il lettore se questo non sia lo stato vigente in Italia,  nella UE, negli Stai Uniti di Biden dove cominciano le “purghe” staliniane contro  chiunque, nelle forze armate come nei media ed altrove, si sia esposto come  simpatizzante di Trump.

Grazie, professor Gentile

Ma torniamo al discorso iniziale: per spiegare come mai il vostro cronista, non  laureato in medicina né in farmacologia, vi ha parlato dell’Ivermectina  prima del Financial Times, come  è stato in grado di osar  informare  che  l’articolo di Lancet che condannava l’idrossiclorochina era una porcheria  e falsità, e che avevano ragione i medici che fecero le autopsie contrariamente alle direttive del ministero,  e in genere vi comunica cose su cui non ha una competenza consacrata dal diploma.

Come  mai? È stato il liceo classico di Giovanni Gentile  che ho fatto in tempo a godere prima della distruzione barbarica. Questo sforzo del magari discutibile come filosofo, ma  genio della didattica e  pedagogia,   aveva lo scopo di preparare intellettualmente una classe dirigente   la cui mancanza in Italia gli era ben presente.

Se  guardo indietro, cosa mi  è rimasto  di quelle cavalcate fra i 4 i greco e  i 5  in latino, zero in matematica e  7 in fisica  e passione per la chimica,  perché non ero affatto un  alunno di successo?   Ebbene: il fatto che so come si fa ad imparare.

Di fronte a cose ignote, scienze, filosofie,  sistemi organizzati e codificati,  è ovvio che chi non le conosce provi un senso di timore ad affrontarle,   si  senta inadeguato e  – quindi  – accetti il (medievale)  principio d’autorità  degli “Esperti” e tecnocrati.  Con ciò riducendo sempre più  il proprio repertorio di curiosità, che è  uno dei fattori decisivi dello scadimento nella barbarie.

Gentile mirò a formare una classe dirigente che, dovendo decidere, fosse libera da quel senso umano di timore; e davanti a un sapere sconosciuto, fosse addirittura eccitata  ad apprenderlo.

Per uscire dal teorico, pensate a Enrico Mattei:  cosa volete che sapesse lui ex capo partigiano, di petrolio, estrazione di gas, problema  nazionale  dell’energia quando gli fu data l’Agip per liquidarla come volevano gli  americani.  Imparò dai fascisti tecnici dell’azienda, seppe giudicare la loro buona fede, e lui incompetente,  la loro competenza.

Mattei, il più bel fiore  del liceo classico.

Oggi i barbari al potere totalitario  non imparano niente dai “negazionisti” , anti-europeisti  (da cui avrebbero bisogno di imparare alcune cose)  sovranisti (che hanno argomenti   che vale la pena ascoltare), “antisemiti”   –  perché hanno il terrore del giudizio dei loro pari grado.  Pari grado  in ignoranza…

Non hanno mai preso  il 4  in greco   per il quale noi intuiamo il senso di qualunque termine scientifico, da “malattie iatrogene” a “asteroide”,  sappiamo che “galassia”  ha a che fare col latte, che Idrogeno significa   un componente dell’acqua,  e che “Cupruria” significa che –  per enorme che sia –   hai rame nella pipì.

Sono a altrettante porte semi-aperte  verso saperi che non ho imparato a scuola, e che ti danno la voglia di aprile, senza attenersi alle “autorità”. Pensare fuori dai  compartimenti stagni,  dai repertori ammessi di curiosità e dalle loro caste di mandarini, bramini e rabbini che le sorvegliano e proteggono dalle curiosità indiscrete, perché  a loro danno stipendi e  cattedre.

Ma  l’ho fatta troppo lunga e non  ho finito l’argomento. Spero di poter  farvi una seconda puntata sul liceo di Gentile. Fonte: qui

Liceo Classico, con elogio dello Storicismo

Tutto quello  che non so l’ho imparato a  scuola”. Questa battuta, credo di Longanesi, è un paradossale elogio del liceo classico.  Abbiamo imparato “a scuola” ad affrontare le cose che non sappiamo, a non temerle, sappiamo ” dove” trovarle e impararle.

Il motivo credo sia questo:  Giovanni Gentile  inquadrò gli insegnamenti classici (latino, greco, filosofia) e quelli scientifici (matematica, geometria,  fisica..), il “trivio e quadrivio” della Scolastica,  nella solida intelaiatura innovativa dello storicismo,  la filosofia che insegna  che le conoscenze, le credenze, le correnti di pensiero  della società europea sono legati, e nati, da una situazione storica contestuale, che va conosciuta:  questa posizione, che sconfigge il relativismo (nessuna  verità esiste) come il dogmatismo (esistono verità assolute e senza  tempo), consente all’antico liceale che prendeva 4 in greco di avere la profondità storica, di sapere dove cercare  ciò che non sa, in quale scaffale immenso delle conoscenze.

In Inghilterra e in Usa, mi pare, non esiste nulla del genere. In qualche modo,  mantengono lo  schema “trivio e  quadrivio”  medievale,  che separa mentalmente le scienze dalla filosofia e dalla cultura, dalle humanitas.  In questo Gentile, banditore di una filosofia perenta (l’attualismo), fu un rivoluzionario  , e  possiamo inserirlo nella lista di “rivoluzionatori” scientifici che ho trovato in un libro  di cui vi dirò

 

Friedrich Wohler (1800-82), chimico   sintetizza l’urea,  cancellando l’idea che le sostanze organiche erano prodotte da una “forza vitale”.

Darwin (nato  1809 )  basta il nome.

Antonio Meucci (1808) fisico inventa telefono

Claude Bernard, 1813, inventa la medicina sperimentale ( “scoprì il ruolo della secrezione pancreatica nella digestione dei grassi (1848), il ruolo del fegato, oltre che nella secrezione esterna della bile, anche nella secrezione interna nel sangue del glucosio, originato dalla scissione del glicogeno (1848). Nel 1849 dimostrò l’induzione del diabete con la puntura a livello della base del quarto ventricolo cerebrale”), insomma  fa della Medicina una scienza nuova, ormai staccata dalla bimillenaria  tradizione galenica.

R Virchow (1821) fondatore dell’anatomia patologica

Gregor Mendel (n. 1822)  :  gigante dello spirito, monaco agostiniano, matematico, biologo, applica la statistica allo studio dell’ereditarietà,   scopre le leggi della genetica, una scienza mai esistita prima di lui  – e che smentisce in anticipo il darwinismo mostrando la non ereditarietà dei  caratteri acquisiti e l’insignificanza della “selezione naturale”.

Pasteur (1822) , fondatore della microbiologia e soprattutto dell’asepsi degli strumenti chirurgici e delle ferite chirurgiche,  senza  cui la chirurgia  portava alla morte del paziente.

Bernard Riemann, 1826,   fonda la  geometria non-euclidea

Lord Kelvin (William Thomson), 1822 fisico, determinò lo zero assoluto e progettò  il cavotransatlkantico per le trasmissione telegrafiuche.

Konrand Roentgen (1845) scopre raggi X.

C. Maxwell, 1831, scopre l’elettromagnetismo

Dimitri Mendeleiev, 1834,   altro gigante dello sprito, scopritore della periodicità degli elementi,  ossia che i 63  alementi allora conosciuti, ordinati secondo il peso atomico crescente, avevano proprietà chimiche che si ripetevano periodicamente. “Previde” tre elementi,  spazi vuoti nella sua tavola, che furono scoperti dopo.

Ivan Pavlov, 1849,  che studia i  riflessi condizionati

Madame Curie (1869), col marito scopre la radioattività.

Camillo Golgi (1844) e Santiago Ramon y Cajal, 1852,  descrivono la struttura del  sistema nervoso

Sigmund Freud, 1856, fonda  la psicanalisi. Dottrina oggi riconosciuta falsa,  ma i cui effetti rivoluzionari   sulle mentalità non possono essere sottovalutati.

Max Planck, 1848, teoria dei quanti

Heinrich Hertz, fisico, 1857. Onde hertziane.

Guglielmo Marconi 1874: radio, comunicazioni senza fili.

Albert Einstein (1877) relatività

Niels Borh  1885,  teoria del nucleo atomico

 

Trovo questa lista curiosa nel  libriccino di Antonio Lima de Faria, “Science  and Art are base on the same principles and  values”, edito –  in Italia dalla Artena Anarchist Press (Via Vittorio Emanuele 35, 0031 Artena, Roma).

Lima de Faria ,  direttore per una vita dell’Istituto di Citogenetica di Lund  (Svezia) è  una  delle massime autorità nei cromosomi, ed ha dimostrato che l‘evoluzione avviene senza la “selezione  naturale“, in base a un principio ordinatore presente già nei minerali   . Adesso quasi centenario ha voluto saggio per dimostrare, come dice il titolo, che “Scienza ed arte sono basati sugli stessi principi e valori” :  dimostrazione che gli riesce benissimo  per la musica, dato che già Pitagora (560 a.C.) aveva stabilito  che gli accordi che l’orecchio sente come armonici dipendono da rapporti aritmetici semplici (tipo 2:1)  della lunghezza delle corde della lira;  una legge che, ci dice Lima de Faria, seguono anche gli uccelli canori e le  balene cantatrici, animali pitagorici senza saperlo. E lui, il genetista, spiega che quegli animali  hanno come noi  il gene FoxP2,  il gene canoro, lo stesso che se alterato nell’uomo produce gravi disturbi del linguaggio.

Molti  musicisti del resto erano cultori di  matematica; il musicista Aleksandr Borodin (1833-1887)  era di mestiere un chimico di fama internazionale.

Quello  che per Lima de Faria tutti questi hanno in comune è inventività unita a rigore,  lavoro artigianale, e pensare fuori dagli schemi.   Non è un caso, dice,  che questi rivoluzionari ottocenteschi delle scienze siano contemporanei di rivoluzionari  politici da Marx (1818)  a  Bakunin, da Kropotkin  a Lenin,  che nel 1848 fecero esplodere la rivoluzione sincronizzata (dalla Massoneria,  ma questo non lo sa) a Parigi, Vienna, Berlino, Milano – animati da una fede comune  nel progresso tecnologico ed anche sociale, con cui loro avrebbero cambiato radicalmente la struttura della società.

Anche troppo, diciamo.

Indicativo  che Lima non citi i filosofi   di quella temperie innovatrice, il fondatore dello storicismo Dilthey (1833), Nietzsche (1844),   l’inventore   della fenomenologia Husserl (1859), Ortega y  Gasset (1883),  appunto il nostro  Gentile.  Evidentemente non sono nella cerchia delle sue curiosità,  lo scienziato rimane uno scientista positivista  – si vede che “non ha fatto il Classico”.

Ma quello che possiamo detenere della sua provocazione intellettuale, è il confronto col presente:  l’adesione timorata e timorosa ai “protocolli”  che uccide la ricerca scientifica  per soffocamento,  la  bigotteria scientista, il  pensare per compartimenti stagni che diventa imposizione sociale e penale, la mancanza di rigore e di distinzione razionale  dei “virologi tv”  che  fanno proclami politici  trascinati dalla loro pancia ideologica come qualunque attivista di sinistra.

(Esempio di virologo che si pronuncia  contro le elezioni anticipate  pronunciando una (altra) menzogna professionale: “Non escludo il ruolo delle lezioni di settembre nella seconda ondata..”

Sicché di De Faria possiamo condividere senza riserve  la  sua prefazione:

“La scienza è diventata un’industria controllata dalle multinazionali. L’arte è  una fonte di investimento economico per miliardari. Stiamo assistendo non solo a una inversione di valori, ma alla distruzione dei principi ch hanno guidato le nostre attività più preziose.

“Attualmente, un’ondata di oscurantismo si diffonde sull’Occidente colpendo sia scienza che arte in modo  letale.

“La ragione  sta probabilmente nel fatto che la tecnologia ha avuto il massimo successo nel trasformare la nostra vita quotidiana. Ciò ci ha reso, in gran misura, stupidi,  rendendoci difficile percepire il pericolo che abbiamo davanti”..

Fonte: qui

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