sabato 4 maggio 2019

"Con M5s è finita". Lo sfogo di Salvini dopo il caso Siri


"È finita". Dopo mesi di insistenze da parte di colleghi di governo, amministratori e dirigenti leghisti, anche Matteo Salvini avrebbe pronunciato le due parole che quasi tutti, nel partito di via Bellerio, attenderebbero da mesi. Insofferenti nei confronti degli alleati del M5s, con i quali la convivenza di governo è diventata ormai una lotta quotidiana mentre ci si avvicina al voto europeo del 26 maggio, i leghisti da tempo tirano la giacchetta del loro leader perché 'molli' i pentastellati e il governo.
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Il segretario leghista, che - si sa - non ama cedere alle insistenze di alcuno, ha finora ignorato consigli, raccomandazioni, lamentele e pressioni. Salvini ha sempre detto di voler mantenere fede all'impegno preso con gli elettori per un governo che duri 5 anni e in tantissime occasioni esortato i compagni di partito a "resistere alle provocazioni" e agli attacchi sistematici del M5s. E continua a ripeterlo in pubblico.
Ma nei giorni scorsi, e per l'esattezza martedì, al rientro dalla missione in Tunisia, avrebbe sorpreso i suoi interlocutori. Arrivato a Palazzo Chigi, dopo il viaggio sul volo di Stato con Giuseppe Conte, il ministro dell'Interno si sarebbe intrattenuto coi fedelissimi, in attesa dell'avvio della riunione del Consiglio dei ministri. E avrebbe pronunciato le fatidiche parole che hanno sorpreso tutti. Coi 5 stelle "è finita", avrebbe insistito più volte il segretario leghista, sorprendendo i presenti. 

Nei comizi e nelle dichiarazioni ufficiali, il leader leghista continua a sostenere di voler portare avanti il governo con i pentastellati. Lo ha detto anche oggi a Modena. "Io questo governo lo porto avanti costi quello che costi perché la mia parola vale più di tutti i sondaggi", ha garantito. Ecco, i sondaggi: sarebbe infatti il timore di perdere la curva in crescita per la Lega ad aver mosso i primi dubbi in Salvini. Più che le lotte intestine quotidiane con i 5 stelle, il vice premier leghista non vorrebbe far sfumare l'occasione di capitalizzare i consensi. Ogni ipotesi di scenario è in ogni modo rimandato a dopo il voto europeo del 26 maggio, eventualmente per andare a nuove politiche anticipate. Fonte: qui


SALVINI VA ALLO SCONTRO CON IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E LA LEGA TIENE DURO: “SIRI NON SI DIMETTE” - “CONTE NON HA PIÙ LA MIA FIDUCIA” 

MERCOLEDÌ C’E’ IL CONSIGLIO DEI MINISTRI PER LA REVOCA DELL’INCARICO E SI RISCHIA L’ARMAGEDDON CON IL CARROCCIO PRONTO A DISERTARE LA RIUNIONE 

SALVINI ORA PENSA A UN CAMBIO: DIROTTARE CONTE ALLA FARNESINA 

MA DOPO LE EUROPEE PUO’ SUCCEDERE TUTTO ANCHE PERCHE’ IL 30 MAGGIO ARRIVA LA…

SALVINI DÀ LO SFRATTO AL PREMIER "CONTE NON HA PIÙ LA MIA FIDUCIA"
Carmelo Lopapa per “la Repubblica”

tria di maio salvini conteTRIA DI MAIO SALVINI CONTE
«È semplice: Giuseppe Conte non ha più la mia fiducia». Game over, Matteo Salvini abbandona la " modalità zen" dei giorni scorsi e saltando da un comizio all' altro in Emilia- Romagna - da Reggio Emilia a Modena da Fidenza a Forlì in serata - lascia emergere adesso coi suoi la voglia di chiuderla qui. Intanto col capo del governo, che ha imposto giovedì sera l' ultimatum " dimissioni o revoca" di Armando Siri, il sottosegretario leghista sotto indagine per corruzione.

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTELUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE



Così, in piena trance agonistica da campagna elettorale, il vicepremier abbandona ogni diplomazia e in privato definisce il premier il « carnefice » politico di Siri, su mandato del M5S. Cosa potrebbe accadere, è il ragionamento del capo della Lega, se nelle prossime settimane l' ideatore della flat tax dovesse essere scagionato dalle accuse? Magari dopo una revoca per decreto in Consiglio dei ministri? Sarebbe la " vittima" di questa storia, dal loro punto di vista. Da qui la decisione del partito, annunciata ieri, di tenere duro, di difendere ancora il loro uomo. « Armando Siri non si dimette e nella Lega nessuno lo molla», fanno trapelare fonti interne.

REPUBBLICA E L'INTERCETTAZIONE SU ARMANDO SIRIREPUBBLICA E L'INTERCETTAZIONE SU ARMANDO SIRI
E ora? Il premier si appresta a convocare il Consiglio dei ministri sulla sua proposta di revoca per mercoledì. Non è scontato che si vada alla conta. Ovvero allo scontro, con tanto di votazione finale. Da qui a mercoledì in qualche modo le cose potrebbero anche cambiare, ragionano nella Lega. E le ipotesi sono le più disparate: dalle dimissioni che comunque potrebbero maturare, anche un' ora prima del suono della campanella in cdm, fino a una votazione lasciata ai soli 5 stelle, qualora i leghisti decidessero davvero di disertare la riunione ( al momento escluso).

ARMANDO SIRI MATTEO SALVINIARMANDO SIRI MATTEO SALVINI
Luigi Di Maio, sarcastico, dice che il caso per lui «è chiuso» per il semplice fatto che in Consiglio dei ministri i 5stelle hanno comunque la maggioranza. Conte lascia trapelare a fine giornata tutta la sua amarezza. A Palazzo Chigi sostengono che sarebbe « ridicolo » andare alla conta, « la Lega se ne assumerebbe la responsabilità »: il premier ha pure «diritto» di non avere più fiducia in un sottosegretario e su questo «non si piegherà » . Il Quirinale sta seguendo con istituzionale distacco la vicenda, che è tutta politica. Se un decreto di revoca dovesse approdare al Colle, sarebbe un atto di indirizzo politico come la nomina e come avvenuto in analoghi precedenti - la firma del presidente della Repubblica sarebbe un atto dovuto puramente formale, come viene fatto notare.

Comunque vada la vicenda, per il capo della Lega è la conferma del fatto che l' avvocato Conte si muova ormai all' ombra del Movimento, in piena intesa col solo Luigi Di Maio. E se le cose stanno così, dopo il voto del 26 maggio lo scenario è destinato a mutare.
CONTE SALVINI DI MAIO BY SPINOZACONTE SALVINI DI MAIO BY SPINOZA
Non nel senso che verrà aperta direttamente la crisi. Salvini lo ha ripetuto ieri da Modena: «Io questo governo lo porto avanti, costi quel che costi, la mia parola vale più di tutti i sondaggi » .

Ma a che prezzo? Se davvero il distacco dal M5S dovesse essere di 10- 12 punti, come profetizzano i sondaggi, allora la condizione che il ministro dell' Interno potrebbe porre al socio Di Maio per andare avanti sarebbe proprio il sacrificio dell' attuale presidente del Consiglio, giudicato non più neutrale, per dirottarlo in un ruolo comunque di rilievo, magari alla Farnesina.

ARMANDO SIRIARMANDO SIRI
Inutile dire che la richiesta si trasformerebbe facilmente nel pretesto per mandare tutto all' aria, di fronte al probabile " no" del capo del Movimento. Del resto martedì scorso, al rientro dal bilaterale di mezzo governo in Tunisia, Salvini avrebbe sorpreso i suoi ministri con un perentorio «è finita», riportava ieri l' Agi.

Scenari futuri. Agli atti delle ultime ore restano intanto le uscite pubbliche di Salvini quasi irridenti nei confronti del premier che lo sta sfidando su Siri: «Mi sfidi sulle tasse, sulla flat tax, piuttosto, non sulla fantasia, non ho tempo per beghe e polemiche » . I due non si sono sentiti neanche ieri. «Conte? Vorrei sentire Antonio, come allenatore futuro del Milan, non Giuseppe » , è la battuta rilasciata al mercato di Reggio Emilia che dà l' idea del clima. E della fiducia ormai perduta.

«CRISI DOPO IL VOTO E VIA CONTE» SALVINI VUOLE STACCARE LA SPINA
Simone Canettieri per “il Messaggero”

conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 1CONFERENZA STAMPA SU REDDITO DI CITTADINANZA E QUOTA 100
«Con quella dichiarazione, Conte ha firmato il suo suicidio politico, la fine di un contratto tra noi e loro, la consapevolezza che dopo le Europee il primo a rischiare sarà proprio lui». Matteo Salvini non parla e applica la dissimulazione cortese al caso Siri. Ma i suoi colonnelli, a partire dai ministri, disegnano uno scenario nitido: il gabinetto Conte il 27 maggio potrebbe non esserci più. Puff: saltato sotto i venti della crisi. «L' esecutivo è virtualmente morto», fa mettere addirittura a verbale un big della Lega, dietro garanzia dell' anonimato.

Perché la strategia del silenzio, sul caso Siri, fa parte della sceneggiatura di questo film. Tenere il punto sul sottosegretario che Conte vuole revocare, vedere le carte dei Cinque Stelle facendo balenare la crisi di governo già la settimana prossima in Consiglio dei ministri, salvo poi inchiodare sul più bello.
giuseppe conte maria elisabetta alberti casellati sergio mattarellaGIUSEPPE CONTE MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI SERGIO MATTARELLA

«Certo, una rottura plastica su Siri - ragionano ancora gli uomini di governo più vicini a Salvini - compatterebbe l' elettorato 5 Stelle. E sarebbe un errore». In questo momento, infatti, l'obiettivo, seppur per colpire i pentastellati, rimane Conte. Che con la conferenza stampa dell' altro giorno «ha violato il patto e dunque la nostra fiducia: a dirla tutta non è nemmeno la prima volta». E dunque «nulla sarà come prima».

L'INPUT
In queste ore, il vicepremier della Lega ha dato un ordine a tutti i suoi uomini e donne con incarichi di governo: nessuna polemica, lavoriamo sodo sui dossier, poi faremo i conti al momento debito. Salvini è convinto che - davanti una forbice molto ampia con il M5S uscita dalle urne - Luigi Di Maio sarà costretto a cedere a tutte le richieste della Lega. Perché? «Non ha alternative, sulla carta non si potrebbe nemmeno ricandidare e comunque gli esploderebbe in mano il gruppo».

CONTE DI MAIO SALVINICONTE DI MAIO SALVINI
Tra le fila del Carroccio, inoltre, indicano un' altra data che farà saltare il quadro definitivamente: il 30 maggio, quattro giorni dopo il voto, è attesa la sentenza sulle spese pazze in Liguria. Un processo che vede imputato Edoardo Rixi, viceministro della Lega, anche lui alle Infrastrutture. I grillini sono categorici: in caso di condanna se ne dovrà andare dopo 5 minuti. «Vogliono farci fare la fine dei Dieci piccoli indiani? Forse nemmeno arriveremo alla sentenza di Edoardo», ragionano dallo stato maggiore di via Bellerio.

Ieri durante il suo tour emiliano, il «Capitano» ha fatto intravedere la sua futura strategia racchiusa in questa frase: «Non rispondo agli attacchi e alle provocazioni. Se dipende da me e dalla Lega, il governo va avanti: certo è un governo che deve dire dei sì non solo dei no». Tradotto: forte del risultato elettorato, scatterà la fase incasso.
SALVINI DI MAIO CONTESALVINI DI MAIO CONTE

A partire per esempio dal dossier Tav o da quello dell' Autonomia. Dunque dal Carroccio si preparano all' attacco concentrico. Anche perché in caso non si arrivasse ad elezioni subito, ci sarebbe anche la carta di nuova maggioranza in Parlamento. Ipotesi che Salvini non gradisce e che rimane comunque percorribile. Fratelli d' Italia con Giorgia Meloni è pronto, gran parte Forza Italia idem. Non a caso Renato Brunetta proprio in questo marasma torna a ribadire: «Matteo vuole la Flat tax? Noi ci siamo».

LO SCHEMA
TOTI MELONI SALVINITOTI MELONI SALVINI
L' incontro con Orban dell' altro giorno si può leggere anche in un' altra chiave, tutta italiana. Quella di costruire un nuovo centrodestra, a trazione sovranista, che a Strasburgo poggi su un' alleanza con una parte del partito Popolare. Un laboratorio da riproporre anche in Italia, approfittando, così auspica la Lega, di un ruolo sempre più defilato di Silvio Berlusconi, alle prese a 82 anni con fisiologici problemi di salute.

Sono questi gli scenari che disegnano Salvini e i suoi uomini. Con il vicepremier in campagna elettorale permanente per le prossime settimane e i ministri chini sui dossier. Ma sempre con questo rumore di sottofondo: «Dopo le Europee partirà il vero attacco a Conte». E il primo banale incidente di merito «con gli amici dei 5 Stelle» sarà l' escamotage per far brillare il gabinetto dell'«avvocato del popolo». Magari proponendo un governo Salvini. L' anticamera della crisi. E del voto anticipato.

Fonte: qui

VUOI VEDERE CHE ALLA FINE CI RITROVIAMO CON UNA “LISTA CONTE”? 
NELLA LEGA SI CHIEDONO SE IL RECENTE CAZZUTISMO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SIA L’ANTICIPAZIONE DI UNA LISTA CON IL SUO NOME DA AFFIANCARE AL M5S, ALLE PROSSIME POLITICHE, PER INTERCETTARE QUALCHE VOTO IN LIBERA USCITA 
NEL MOVIMENTO C'È CHI CI HA PENSATO, QUOTANDOLA A UN OTTIMISTICO 10%, BUTTANDO LI' IL NOME DI “LISTA CIVICA NAZIONALE”
Alberto Gentili per “il Messaggero”

GIUSEPPE CONTE IN CINAGIUSEPPE CONTE IN CINA
Anche a Giuseppe Conte è arrivata l' eco della rabbia di Matteo Salvini. Quell' annuncio di sfratto, appena saranno state celebrate le elezioni europee, perché «ormai è venuto meno il rapporto di fiducia». Il premier, però, viene descritto dai suoi «sereno» e «impegnato a testa bassa nel lavoro».

Soprattutto «per nulla intenzionato a rispondere alle polemiche». E convinto che «alla fine, per buonsenso e responsabilità», i ministri della Lega mercoledì prossimo «non andranno alla conta» votando no al decreto di licenziamento di Armando Siri: «La Lega sia seria», è l' esortazione del premier, «un sottosegretario non può restare al suo posto se non gode più la fiducia del presidente del Consiglio. E' una questione di rispetto per le istituzioni».
GIUSEPPE CONTE E LA PRONUNCIA SBAGLIATA DI ALBERT EINSTEINGIUSEPPE CONTE E LA PRONUNCIA SBAGLIATA DI ALBERT EINSTEIN

Con questo spirito, con queste convinzioni, Conte prosegue il lavoro. Tant' è, che mentre il governo giallo-verde traballa paurosamente, decide di onorare la trasferta a Firenze per l' annuale convegno sull' Unione europea. E lì, come se nulla fosse, fa sapere che si sta già occupando del Consiglio di Bruxelles fissato a fine giugno: «Chiederò la rapida definizione di strumenti di assicurazione europea contro la disoccupazione e di protezione europea del salario». Nessuna parola su Salvini, nessun accenno a Siri che «ho deciso di dimissionare in completa autonomia, senza sentire Di Maio e soltanto dopo aver avvertito Salvini e Giorgetti», confida.

giuseppe conte armando siriGIUSEPPE CONTE ARMANDO SIRI
«SONO SUPER PARTES»
Conte tiene molto a marcare la sua «terzietà». Respinge, parlando con i suoi, l'accusa del vicepremier leghista di non essere più super partes e schierato senza se e senza ma dalla parte dei 5Stelle. «Se ho preso quella decisione su Siri, che mi è costata molto sotto il profilo umano, l'ho fatto perché è mia convinzione che per la credibilità del governo un sottosegretario indagato per corruzione non possa restare al suo posto», ripete. E aggiunge: «Bisogna avere un senso etico e morale dello Stato e delle istituzioni».
Quello che Conte non dice, lo raccontano i suoi collaboratori.

matteo salvini giuseppe conte a pian de giullari firenzeMATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE A PIAN DE GIULLARI FIRENZE
Il premier viene descritto come «uno con gli attributi»: «Solo ieri è stato chiaro a tutti che il premier prende decisioni senza farsi calpestare da nessuno. Ma già in passato ha fermato Salvini e Di Maio quando volevano scegliere al posto suo il segretario generale di palazzo Chigi e li ha mandati al diavolo quando volevano indicare i vertici dei Servizi segreti, rivendicando sempre ruolo e competenze». Insomma, «non è uno che si fa mettere i piedi in testa. E tantomeno manovrare».

IL PROGETTO
giuseppe conte al salone del mobile 4GIUSEPPE CONTE AL SALONE DEL MOBILE
Nel Carroccio si chiedono se questa esaltazione di Conte «sia una trovata preparare una lista con il nome del premier alle prossime elezioni», da affiancare alla lista dei 5Stelle per provare a intercettare qualche voto in libera uscita. I sospetti non sono del tutto infondati. Nel Movimento c' è chi ci ha pensato. Qualcuno l' ha perfino battezzata lista civica nazionale Conte. E addirittura qualcun altro l' ha quotata: «Nulla è scontato, ma potrebbe andare anche sopra al 10%. Perché Conte non è Monti e non farebbe la sua fine, Giuseppe ha carisma e soprattutto empatia», dicono nel Movimento.

giuseppe conte a vinitaly 2GIUSEPPE CONTE A VINITALY
A sentire palazzo Chigi, il premier però non ha alcuna intenzione di proseguire con la politica quando sarà terminata la sua esperienza alla guida del governo giallo-verde. «Vuole tornare a fare il professore, l' avvocato di grido. Quando qualcuno ha fatto accenno all' idea della lista, Giuseppe ha risposto: Oh, mio Dio no. Vi prego non chiedetemelo».

Vero? Di certo c'è che Conte, indicato nei primi mesi come il prestanome di Di Maio e Salvini, il «burattino», ha cominciato ad apprezzare molto il lavoro da premier. Certo, gli pesa dover restare «prigioniero» a palazzo Chigi, ma è anche lusingato e apprezza i vertici internazionali. Soprattutto «ama il sostegno della gente». E qui si torna all' idea della lista con il suo nome. Con il proporzionale nessun progetto elettorale è del tutto impossibile. Fonte: qui

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