giovedì 2 maggio 2019

I MICROBI RESISTENTI AI FARMACI CAUSANO LA MORTE DI 700MILA PERSONE NEL MONDO OGNI ANNO

IN ASSENZA DI AZIONI PER CONTRASTARE IL FENOMENO, ENTRO IL 2050 I DECESSI COLLEGATI ALLE INFEZIONI RESISTENTI AGLI ANTIBIOTICI SONO DESTINATI A RAGGIUNGERE QUOTA 10 MILIONI L'ANNO, DIVENTANDO LA PRIMA CAUSA DI MORTE AL MONDO…
Antonio Grizzuti per “la Verità”

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C' è un' emergenza sanitaria che non può più attendere e non stiamo parlando del morbillo, ormai vera star mediatica in grado di guadagnarsi un giorno sì e l' altro pure le pagine dei quotidiani nazionali e internazionali.

Le conseguenze di questa malattia pur grave e pericolosa, specie perché a farne le spese sono in larga misura i bambini, impallidiscono di fronte ai disastri provocati dall' antimicrobico resistenza, la specifica capacità da parte dei microrganismi di resistere ai farmaci progettati per annientarli. Un killer più subdolo rispetto al morbillo ma allo stesso tempo molto più letale. Il quadro dipinto nel report pubblicato lunedì dall' Interagency coordination group on antimicrobial resistance, una task force di esperti creata ad hoc dall' Onu e dall' Organizzazione mondiale della sanità, non lascia spazio all' immaginazione.

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Ogni anno nel mondo i patogeni resistenti ai farmaci causano la morte di 700.000 persone, ben 230.000 delle quali sono imputabili alla tubercolosi multiresistente.
Se da soli questi numeri non fossero abbastanza spaventosi, sono gli scenari dipinti dallo studio a togliere il sonno: in assenza di azioni per contrastare il fenomeno, entro il 2050 i decessi collegati alle infezioni antimicrobico resistenti sono destinati a raggiungere quota 10 milioni l' anno.
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Solo nei Paesi a più alto reddito, i morti stimati dal 2015 al 2050 sono pari a 2,4 milioni, quasi il doppio degli abitanti di Milano. Nel caso le previsioni dovessero rivelarsi corrette, la resistenza agli antibiotici si trasformerebbe nella prima causa di morte al mondo.

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Una classifica guidata oggi dalla cardiopatia ischemica (9,4 milioni di decessi l' anno), seguita dall' infarto (5,8 milioni) e dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva (3 milioni). Tanto per fare un paragone, a livello globale le morti causate da morbillo nel 2017 sono state circa 110.000 (un sesto rispetto a quelle legate all' antimicrobico resistenza) mentre in Italia i decessi nel 2018 stati 8 su poco più di 2.500 casi.
Le conseguenze sul piano economico si preannunciano tragiche: il danno potrebbe essere paragonabile a quello causato dalla crisi economica del 2008, costringendo 24 milioni di persone in condizioni di povertà.
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L' antimicrobico resistenza a detta degli stessi esperti dell' Istituto superiore di sanità ha preso la piega di una «vera e propria priorità di sanità pubblica a livello mondiale non soltanto per le importanti implicazioni cliniche (aumento della morbilità, letalità, durata della malattia, possibilità di sviluppo di complicanze, possibilità di epidemie), ma anche per la ricaduta economica delle infezioni da batteri antibiotico-resistenti, dovuta al costo aggiuntivo richiesto per l' impiego di farmaci e di procedure più costose, per l' allungamento delle degenze in ospedale e per eventuali invalidità».
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Ma allora perché l' argomento fatica a decollare a livello di opinione pubblica, mentre l' emergenza vaccini è sempre sulla cresta dell' onda mediatica? Forse perché nel caso dell' antimicrobico resistenza non ci sono no vax da additare e «somari» (come ama definirli il professor Roberto Burioni) da catechizzare, e di conseguenza il tema risulta molto meno spendibile.

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Qualche mese fa aveva fatto discutere la pubblicazione di uno studio sulle conseguenze della resistenza agli antimicrobici da parte di un team di ricercatori dello European center for disease control, l' agenzia dell' Unione europea che ha come obiettivo il monitoraggio e la difesa nei confronti delle malattie infettive. Nello studio si calcola che nel 2015 per colpa dell' antimicrobico resistenza siano morte in Europa più di 33.000 persone, un terzo delle quali (10.700) solo nel nostro Paese.

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Ma il clamore provocato dal documento si esaurì nel giro di pochi giorni. Gli esiti del monitoraggio per il periodo 2012-2016, pubblicati dall' Iss ai primi di aprile, evidenziano che in Italia «la resistenza agli antibiotici per tutti i patogeni sotto sorveglianza si mantiene elevata, generalmente superiore alla media europea». La situazione più complessa riguarda la resistenza ai carbapenemi da parte del batterio Klebsiella pnemuoniae (responsabile della polmonite, ma anche di infezioni del tratto urinario e delle ferite) con picchi del 35% rispetto a una media europea del 7,4%.

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Nel documento, la task force auspica un' azione energica e coordinata per fronteggiare il problema. Le cinque linee guida espresse dagli esperti vanno da un' accelerazione nell' elaborazione dei programmi nazionali, a maggiori investimenti nella ricerca, passando per l' impegno verso soluzioni più sostenibili dal punto di vista economico e ambientale. Non ci sono solo le misure essenziali per contrastare il propagarsi delle infezioni (rispetto delle norme igieniche, accesso ai farmaci, disponibilità di acqua pulita), ma anche e soprattutto l' abuso di antimicrobici nel campo della salute umana e veterinaria e in agricoltura.

morti causate da batteri resistenti agli antibioticiMORTI CAUSATE DA BATTERI RESISTENTI AGLI ANTIBIOTICI
Comportamenti tipici dei Paesi industrializzati che da qui a qualche decennio potrebbero condurci sull' orlo della più grave emergenza sanitaria dai tempi dell' epidemia di influenza spagnola.

Fonte: qui

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