mercoledì 31 marzo 2021

I VERBALI E LE INTERCETTAZIONI TRA LA FAMIGLIA DI MAGLIARI E I LORO MANAGER DIMOSTRANO TUTTO IL LORO DISPREZZO PER IL BENE PUBBLICO, E ANCHE QUALE FOSSE IL LORO UNICO OBIETTIVO: ARRICCHIRSI IL PIÙ POSSIBILE ...

 

CON TANTI SALUTI AGLI INVESTIMENTI IN SICUREZZA I 5 STELLE “SCEMI”, I “SEGNALI” DELLA DE MICHELI E LE RISATE DOPO IL CROLLO DEL SOFFITTO DI UNA GALLERIA A GENOVA TRA FABIO CERCHIAI E CARLO BERTAZZO: 

“DEVI ANDARE IN AEREO. IN AEREO. PERÒ SE VAI IN GALLERIA, PUOI FARE TU IL…” 

Giacomo Amadori e Alessandro Rico per “Panorama”

 

Sotto le macerie del Ponte Morandi di Genova non sono rimaste solo 43 vite di cui pochi ricordano i nomi, ma anche la credibilità di una schiatta di maestri tessitori che per quasi quarant'anni ha attraversato da protagonista la scena imprenditoriale italiana, ma che oggi è trattata alla stregua di una bottega di magliari.

 

Il cognome Benetton, secondo gli esperti di onomastica, dovrebbe derivare dalla forma dialettale contratta dell'accrescitivo del nome Benedetto. Benedettoni, dunque. Ma ormai di benedetto c'è ben poco. E a restituire la giusta luce all'immagine offuscata non basterebbe neppure il fotografo di corte, quell'Oliviero Toscani cacciato con disdoro dai suoi mecenati per aver pronunciato la vile infamia: A chi interessa che caschi un ponte. A oltre trenta mesi dal crollo che ha spezzato in due Genova scopriamo che i peggiori giudici dei Benetton sono i Benetton stessi o i loro più fidati collaboratori.

 

luciano benetton toscaniLUCIANO BENETTON TOSCANI

Come raccontano le intercettazioni depositate dalla procura guidata da Franco Cozzi nei vari filoni del procedimento avviato dopo il crollo. Montagne di trascrizioni scodellate nei vari riesami e ore di audio che gli avvocati stanno ascoltando in una stanza dedicata al nono piano del Tribunale del capoluogo ligure.

 

Chi sono davvero i Benetton? Chi sono gli imperatori delle concessioni autostradali, i giganti del tessile, i magnati che hanno diversificato il loro business acquistando catene come Autogrill o investendo nelle assicurazioni (Generali) e nel credito (Mediobanca)?

benetton vanityBENETTON VANITY

 

Un ritratto autentico lo forniscono, alcune conversazioni registrate dalla Guardia di finanza, discorsi proferiti da membri della famiglia o dagli uomini a loro più vicini (tutti, precisiamo, non indagati), a partire dal top manager Gianni Mion.

 

ARTICOLO DI PANORAMA SUI BENETTONARTICOLO DI PANORAMA SUI BENETTON



Questo settantasettenne padovano dalla chioma candida è il dirigente che ha traghettato gli affari dei Benetton dal mondo concreto delle filande a quello volatile e ingrato dell'alta finanza e dei trasporti, dalle strade ai cieli, approfittando delle privatizzazioni selvagge dei bei tempi dei governi di centrosinistra, alla cui tavola i Benedettoni hanno mangiato a quattro palmenti.

GIANNI MION 1GIANNI MION 

 




Mion è stato per la famiglia di Ponzano Veneto quello che per gli Agnelli sono stati Cesare Romiti o Vittorio Valletta: per decenni ai vertici della holding Edizione, nella quale ha operato dal 1986 al 2016 e, poi, di nuovo dal 2019 al 2020.

 

I BENETTON? NON CAPISCONO UN C...

fabio cerchiaiFABIO CERCHIAI

Torniamo alle intercettazioni finite nel fascicolo in mano all'aggiunto Paolo D'Ovidio e ai pm Massimo Terrile e Walter Cotugno. È il 31 dicembre del 2018, da quattro mesi è crollato il viadotto sul Polcevera, gestito da Autostrade per l'Italia (Aspi). Da allora, la politica sta provando a togliere (un esproprio per dirla con uno dei loro amici) alla dinasty trevigiana la gestione della rete viaria a pagamento.

 

Mion è al telefono con Fabrizio Palen zona, già vicepresidente di Aeroporti di Roma (Adr, altra società della galassia Benetton, che controlla lo scalo di Fiu micino), membro del cda di Mediobanca (di cui Edizione detiene il 2,1 per cento) e presidente dell'Aiscat, l'associazione che riunisce le società concessionarie di autostrade.

palenzonaPALENZONA

 

Mion sbotta: Noi dobbiamo fare qualcosa su Aspi che bisogna che diamo garanzie, ma non solo garanzie, tanto i Benetton l'hanno capito tutti che non capiscono un cazzo e che siamo degli inetti, no?. Un epitaffio sulla storia dei suoi datori di lavoro.

 

Poco dopo, soggiunge: [...] la prova di inettitudine è certificata da parte dell'azionista di riferimento, no?. È una climax di invettive: Loro, i signori del ponte, si incazzano quando parlano (si parla, ndr) sempre di Benetton, quello scrive la lettera perché non c'entra un cazzo... ma non c'entri un cazzo perché non capisci niente!

soccorsi dopo il crollo del ponte morandiSOCCORSI DOPO IL CROLLO DEL PONTE MORANDI

 

Perché allora... i tuoi dividendi li dovevi devolvere in beneficienza perché non ti riguardavano, no? Cioè insomma una figura da cazzo così è.... L'epistola cui fa riferimento Mion è quella spedita da Luciano Benetton, uno dei fondatori del gruppo ed ex senatore repubblicano, a diversi quotidiani nazionali, poche settimane prima: Nessun componente della famiglia Benetton ha mai gestito Autostrade, aveva cercato di auto assolversi l'imprenditore.

 

GIANNI MIONGIANNI MION

Ma quello che era stato il manager di fiducia della famiglia, al telefono, pur dicendosi deciso a sparare tutto quello che abbiamo da sparare per salvare dignità, azienda e investimento, riconosce che questi qua, cioè gli stessi Benetton, sono quelli che se lo meritano di meno. Al telefono con Fabio Cerchiai, presidente di Atlantia (la controllante di Aspi), il 3 gennaio 2020, Mion finisce per restituire un desolante ritratto dell'intero management della società: Non son boni [...] francamente, insomma la patente di incapaci l'abbiamo già portata a casa, no?.

 

UN MERDAIO, ABBIAMO ZERO CREDIBILITÀ

ALESSANDRO BENETTONALESSANDRO BENETTON

Però non è solo il Romiti di Edizione a demolire la casata. Persino il rampollo Alessandro, secondogenito di Luciano, pare non avere una buona opinione dei famigliari, soprattutto dei cugini. Con loro, Christian, Franca Bertagnin e Sabrina, Alessandro era entrato in rotta di collisione nel 2016, uscendo dal cda del gruppo.

 

giovanni castellucci 8GIOVANNI CASTELLUCCI 8

Il 20 gennaio dell'anno scorso è al telefono con Fabio Corsico, già capo delle relazioni istituzionali di Atlantia. Con lui, Alessandro è costretto ad ammettere: Allora... la prima cosa da dire è che qui è venuto fuori che era tutto un merdaio>> Pardon? <> ripete a scanso di equivoci. E << anche il nostro Castellucci era un bello stronzo>>.

 

Si riferisce a Giovanni Castellucci,ex a.d. di Aspi e Atlantia, dimessosi un anno dopo la tragedia del Morandi e al quale la società, nel dicembre 2019, aveva sospeso la buonuscita. Il suo errore, per Alessandro Benetton, è stato di prendersi tutte queste responsabilità non essendo in controllo, perché qui emerge che non c'era un controllo.

 

fabio CorsicoFABIO CORSICO

Corsico ridicolizza anche il piano appena presentato da Aspi per rimettere a posto la rete autostradale: [...] quando tu dici "faremo 7 miliardi di investimento nel prossimo anno", la gente dice scusa un attimo, [...] ma siamo matti che voi in un anno fate un investimento che non avete fatto in 20 anni?. L'uomo cuce un bel ritratto dei rampolli della famiglia: [...] il problema vero è che la famiglia Benetton era una famiglia di imprenditori... cioè, era Gilberto un imprenditore, Luciano, ma Luciano 20 anni fa... scusami, eh, se parlo così di tuo padre, non Luciano di oggi, e Alessandro che, comunque, nel bene o nel male non è la cabina di regia, tolti questi tre, punto. Il resto sono dei figli di ricchi... cioè la realtà vera è che un gruppo non va avanti coi figli dei ricchi, va avanti con gli imprenditori.

 

negozi benetton 5NEGOZI BENETTON 5

A parere di Corsico, il gruppo ha perso l'essenza dell'imprenditorialità, si compra le Generali, si compra la Nestlé, non gestisce Atlantia. Un'analisi con cui, paradossalmente, Alessandro concorda appieno: [...] allora, noi eravamo bravi quando avevamo un po’ meno soldi, un po’ meno o per lo meno pensavamo di avere meno competenze e avevamo una grandissima credibilità… oggi noi ci troviamo che i soldi potenzialmente ci sono… le competenze, abbiamo ascoltato gente dall'interno che ci ha convinto che ne avevamo tante e non ne avevamo un cazzo... e abbiamo zero credibilità... e questo succede, nell'evoluzione dei gruppi, sempre ciclicamente....

 

sabrina e gilberto benetton ermanno boffaSABRINA E GILBERTO BENETTON ERMANNO BOFFA

E chiude neanche fosse Mogol: Tu ora puoi chiamarli figli dei ricchi, o anche quelli con la pancia piena, quelli che diventano autoreferenziali. L'erede prosegue, illustrando i motivi dei suoi attriti con i cugini: [...] quando mi chiedevano, ma perché tu li hai mandati affanculo? [...] che cazzo me ne faccio io di un socio che è nato ricco?. Sul dossier Autostrade, Alessandro fa lo scaricabarile: [...] non me ne occupo e sono cazzi loro, ci sono i miei cugini. L'imprenditore ritiene ci sia una sola via d'uscita: [...] c'è un problema di credibilità compromessa che non è recuperabile... ok? [...] per salvare Atlantia noi dovremmo uscire da Aspi.... Ma come si fa a rinunciare alla gallina dalle uova d'oro?

 

DIVIDENDI, DIVIDENDI, DIVIDENDI

carlo bertazzoCARLO BERTAZZO

Perché le autostrade fruttano incassi da capogiro. Quel denaro che, sempre stando a Mion, intercettato il 2 febbraio 2020, è l'ossessione dei Benetton: Le manutenzioni, confessava il manager, le abbiamo fatte in calare, più passava il tempo, meno ne facevamo... così distribuiamo più utili e Gilberto e tutta la famiglia erano contenti.

 

Un concetto ribadito da Carlo Bertazzo, nuovo a.d. di Atlantia, l'8 febbraio 2020. Conversando con il presidente Cerchiai, egli riporta un'opinione che ha ascoltato da almeno due fonti: I Benetton hanno di fatto ingessato la società in quanto volevano solo dividendi, dividendi, dividendi.

 

Sono proprio i dividendi, a un certo punto, a imbarazzare Ermanno Boffa, consigliere d'amministrazione di Atlan tia e marito di Sabrina Benetton (uscita dal cda pochi giorni fa, per essere stata sottoposta a pressioni di ogni tipo, dopo la tragedia del Morandi).

 

Nel 2020, al telefono con Mion, Boffa sottolinea che sarebbe devastante se venisse fuori che i Benetton si sono distribuiti 200 milioni di euro nel loro momento peggiore, cioè successivamente alla strage sul Polcevera.

GIOVANNI CASTELLUCCI E FABIO CERCHIAIGIOVANNI CASTELLUCCI E FABIO CERCHIAI

 

Grazie ai bilanci si può ricostruire l'immenso flusso di denaro che, negli anni, è transitato sui conti correnti degli azionisti delle società della famiglia di Ponzano Veneto. Nel 2010, l'ammontare dei dividendi di Atlantia superava i 516 milioni. Nel 2016, era salito a oltre 775. Il balzo più clamoroso avviene nel 2017, con oltre 2 miliardi e 567 milioni di euro. L'anno della tragedia di Genova, la slot machine di Aspi si ferma a circa 456 milioni. In nove il totale fa quasi 7 miliardi e mezzo. Così, sempre citando Mion, il defunto Gilberto e tutta la famiglia erano contenti.

IL VIDEO DI TONINELLI SU BENETTON E AUTOSTRADEIL VIDEO DI TONINELLI SU BENETTON E AUTOSTRADE

 

5 STELLE SCEMI E I MESSAGGI DELLA MINISTRA

Dalle telefonate emerge chiaramente come la famiglia veneta e i suoi collaboratori cerchino di interpretare come aruspici ogni palpito o sospiro della politica.

 

Un esempio lo abbiamo quando Mion parla del prezzo delle azioni dei Benetton che Cassa depositi e prestiti (controllata dal ministero dell'Economia e delle Finanze) avrebbe dovuto acquistare, per prendere il controllo del 51 per cento di Aspi:

paola de micheli 3PAOLA DE MICHELI 

 

Bisogna anche fare la verifica se ci vogliono o non ci vogliono, perché se non ci vogliono, basta che mettiamo a posto le aziende e poi ognuno per sé e Dio per tutti... perché [...] non c'è dubbio che è stata la Cassa depositi che ha insufflato tutti sti 5 stelle per un anno e mezzo per cacciarci a calci nel culo.

 

crollo ponte morandiCROLLO PONTE MORANDI



Ecco perché, tra i bersagli della vis polemica di Mion, figurano i grillini, tifosi sfegatati della revoca delle concessioni: Pensavano che bastasse parlare del ponte e di Benetton e si aumentavano i voti del 15 per cento... non mi sembra che abbiano avuto il 15 per cento in più dei voti e anche lì si conferma che tutto sto battage che hanno montato, anche in termini elettorali, non gli porta assolutamente niente, perché la gente ha capito che è tutta una stronzata.

la galassia benettonLA GALASSIA BENETTON

 

Ma una ciambella di salvataggio, come molte volte in passato, il gruppo veneto confidava arrivasse dagli ambienti della sinistra. E per questo cercava segnali nelle mosse della ministra, cioè Paola De Micheli, la titolare piddina del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel governo giallorosso.

 

Mion osserva: Ieri è andata a vedere i lavori da 200 e fischia milioni di investimenti che sta facendo Adr, cioè Aeroporti di Roma. Il manager è speranzoso: Quindi è un messaggio, no?

 

paola de micheliPAOLA DE MICHELI




È un messaggio per dire, beh, le cose stanno accadendo, no? Capito? [...] il Pd è lì che si barcamena fra questi scemi dei 5 stelle e poi il fatto che questa qui sia andata in Adr, è un fatto significativo secondo me... perché insomma, voglio dire, non è che t'ha messo lo stigma del lazzarone da tutte le parti... no?.

 

UNA BANDA DI LAZZARONI

le carcasse delle auto sotto il ponte morandiLE CARCASSE DELLE AUTO SOTTO IL PONTE MORANDI


Ma se i Benetton non capiscono un cazzo, nelle intercettazioni ce n'è anche per manager e tecnici. Per esempio, in un'altra telefonata, Mion umilia l'ex a.d. Castellucci e critica pesantemente Spea engineering Spa, la società del gruppo Atlantia che avrebbe dovuto occuparsi dei controlli strutturali sulla rete autostradale.

 

LUCIANO BENETTONLUCIANO BENETTON

È a questa che attribuisce le più gravi responsabilità delle omesse verifiche: [...] però non è solo Castellucci francamente, perché la verità è che c'era questa società che si chiama Spea, no? Fatta tutta di ingegneri [...] qualcuno a suo tempo degli interni mi aveva detto... "guarda che lì c'è una banda di lazzaroni".

 

In uno scambio di vedute con Bertazzo, il 31 dicembre 2019, Mion discute proprio di come far fuori Spea. E, su questo dossier, contesta la gestione di Cerchiai: [...] lui deve dire [...] "questa società qua, gestita in questo modo, non la voglio!" [...] Se non lo dice che cazzo sta a fare? Sta a coprire!.

 

una veduta del moncone del ponte morandi da una finestra di via fillakUNA VEDUTA DEL MONCONE DEL PONTE MORANDI DA UNA FINESTRA DI VIA FILLAK

Non è finita: Si capisce che Cerchiai sta solo a proteggere sé stesso... ma insomma basta!. E ancora: Cerchiai e Castel lucci sono responsabili, direi che sono responsabili in ugual misura! [...] Uno perché era pazzo e quell'altro perché è paraculo!. Atlantia è tutto un casino, sospira Alessandro Benetton, dialogando con il manager Corsico: Cerchiai ha fatto tutto fuorché il presidente.

 

crollo ponte morandi genova foto lapresse 3CROLLO PONTE MORANDI GENOVA FOTO LAPRESSE





Ma, come specifica il rampollo, egli era assolu tamente contiguo al sistema pur non direttamente coinvolto e consapevole. Insomma, la fotografia dell'impero industriale e finanziario dei Benetton, scattata dai suoi stessi protagonisti, è choccante, come un'istantanea di Toscani. Emblematica la chiosa di Mion: [...] diciamo, tutto quello che nei primi dieci anni si è costruito... nei secondi dieci anni si è distrutto.

 

GALLERIE? PRENDO L'AEREO

crollo del soffitto di una galleria sulla a26 1CROLLO DEL SOFFITTO DI UNA GALLERIA SULLA A26 

Un'ultima intercettazione rende bene l'idea di come, nel regno dei Benetton, non si salvino né i sovrani, né i consiglieri. Il 31 dicembre 2019, Mion, Bertazzo e Cerchiai, i vertici delle società del gruppo, organizzano una call a tre.

 

Poche ore prima, sull'A26, nei pressi di Masone (Genova), dal soffitto di una galleria si è staccato un enorme blocco di cemento. Il problema dei tre sembra quello di evitare di prendersene uno in testa andando in vacanza alla volta di mari esotici e montagne innevate.

crollo del soffitto di una galleria sulla a26CROLLO DEL SOFFITTO DI UNA GALLERIA SULLA A26

 





Cerchiai è pensieroso: Per andare giù devo fare tutte le gallerie.... Risate. Bertazzo fa riferimento a un censimento del Mit sui tunnel non a norma: Mi son preso paura quando m'ha detto 200 gallerie su 270 in Italia.... Irrompe la battuta di Mion: Devi andare in aereo, devi andare in aereo. Cerchiai sta al gioco: Vado in aereo, difatti, sì. Altra ilarità. Chiude Mion: Eh sì però, se vai in galleria puoi fare tu il monitoraggio. Nuove risate. Cheese... mancava solo Oliviero per una bella foto in posa.


Fonte: qui

"I MORTI SONO TROPPI, SPALMALI UN POCO", "METTICI DUEMILA TAMPONI, FREGATENE"

 

LE MORTI PER COVID TRATTATE COME IN SALUMERIA: "SIGNO' CHE FACCIO, LASCIO?" 

DECESSI NASCOSTI PER EVITARE LA ZONA ROSSA: LE INTERCETTAZIONI SVELANO IL CINISMO DEL DIPARTIMENTO PER LE ATTIVITA' SANITARIE DELLA SICILIA: "E SE LI VUOI DIVIDERE, DIVIDI", "DAI, LI ABBASSO A 285", "LI AGGIUSTIAMO E LI SPOSTIAMO A DOMANI" 

OGNI GIORNO SU ORDINE DELLA DIRIGENTE LETIZIA DI LIBERTI C'ERANO SOGLIE DA RISPETTARE, COME CONCORDATO CON L'ASSESSORE ALLA SANITA', RUGGERO RAZZA…

FALSIFICAVANO I DATI DELLE VITTIME DI COVID "COSÌ LA SICILIA HA EVITATO LA ZONA ROSSA"

Rino Giacalone per "la Stampa"

 

RUGGERO RAZZA E LETIZIA DI LIBERTIRUGGERO RAZZA E LETIZIA DI LIBERTI

Ruggero Razza da ieri ex assessore siciliano alla Salute è l'unico a poter parlare tra gli indagati, per falso materiale e ideologico, in un'inchiesta della Procura di Trapani sui falsi dati sul Covid trasmessi negli ultimi 5 mesi da Palermo a Roma, i pericoli sulla diffusione del virus nascosti per fare bella figura. Indagine scattata a novembre scorso quando i Carabinieri di Trapani hanno scoperto anomalie nei risultati forniti agli utenti da un laboratorio d'analisi di Alcamo.


Le intercettazioni subito attivate hanno però portato a sentire come a tavolino venivano scritti i numeri sulla crisi pandemica (dai contagi ai decessi, dai ricoveri ai tamponi e relativi esiti) che dall'assessorato venivano trasmessi all'Istituto Superiore di Sanità. Razza però ha deciso di stare in silenzio. Lo ha fatto ieri pomeriggio davanti ai pm Agnello, Morri e Urbani.

 

Lo ha fatto anche con i giornalisti, fuggendo di corsa dal Palazzo di Giustizia. Ieri i carabinieri hanno copiato i contenuti del server dell'assessorato, lì potrebbero esserci le ulteriori prove su come in cinque mesi da novembre fino al 19 marzo, truccando i numeri, l'isola e alcune sue città come Palermo e Catania, hanno evitato di finire in zona rossa. Palermo doveva diventarlo già lo scorso 19 marzo.

ruggero razza NELLO MUSUMECIRUGGERO RAZZA NELLO MUSUMECI

 

Le intercettazioni sono il cuore dell'inchiesta per la quale sono finiti ai domiciliari la dirigente del Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico, Letizia Di Liberti, deus ex machina (per lei i pm avevano chiesto il carcere), proprio lei che aveva firmato una direttiva alle Asp siciliane evidenziando che non trasmettere i dati correttamente avrebbe costituito grave omissione, e due suoi collaboratori, Emilio Madonia e Salvo Cusimano, peraltro suo nipote.

 

Maria Letizia Di LibertiMARIA LETIZIA DI LIBERTI

Ogni giorno per ordine della Di Liberti c'erano dei numeri da non superare, delle soglie da rispettare, così come lei stessa concordava col suo assessore Razza, privato di buon mattino dai militari del Nas del suo telefonino. Indagati sono anche il suo vice capo di gabinetto Ferdinando Croce e il funzionario che operava al server, Mario Palermo.

 

Ciò che emerge dalle intercettazioni è che a Palermo una vasta platea sarebbe stata a conoscenza che i report erano taroccati, tra i consapevoli spunta anche il nome del medico Renato Costa scelto dal sindaco Orlando come commissario per l'emergenza.

 

Il gip Caterina Brignone, che ha trasmesso per competenza le carte alla Procura di Palermo in oltre 200 pagine ha espresso un giudizio pesante: «I fatti risultano di straordinaria gravità per la consapevole e volontaria alterazione di elementi conoscitivi...Uno scellerato disegno che ha colpito la popolazione isolana e ha impedito l'adozione di misure di contenimento più severe».

Ruggero RazzaRUGGERO RAZZA

 

Il presidente Musumeci ha detto di credere al suo ex assessore e intanto lui ha preso l'interim. Tace sul fatto che il gip scrive che lui "a sua insaputa" è stato ingannato. Maggioranza solidale con Razza, mentre le opposizioni attaccano: il Pd ha 50 interrogazioni sull'emergenza rimaste senza risposta, il presidente dell'antimafia, Claudio Fava ha ricordato che mentre venivano truccati i numeri, Musumeci e Razza attaccavano il Governo Conte dicendo che le «furbizie non pagano».

 

"I MORTI SONO TROPPI, SPALMALI UN POCO E AGGIUNGI DUEMILA TAMPONI"

Riccardo Arena per "la Stampa"

 

Maria Letizia Di LibertiMARIA LETIZIA DI LIBERTI

Se non fosse volgare, si potrebbe definire solo così: un casino. Meglio dire caos, ma la sostanza non cambia. La gestione dei dati Covid in Sicilia attraversa momenti di marasma, di numeri che ballano, di cifre che cambiano, di addizioni e sottrazioni improvvisate: «Mille e 824 meno 589 quanto viene? Fallo pure a mano», dice il 14 novembre la dirigente regionale dell'assessorato alla Salute Maria Letizia Di Liberti al nipote-funzionario Salvatore Cusimano. Che risponde: «Ottocentoventiquattro meno 589, 235».

 

Alla zia, che da ieri è ai domiciliari come il figlio della sorella, sembra perfetto: «Ok, sommali a quelli di oggi di Catania. Sì, sommali, che lui lo sa, che glieli abbiamo tolti ieri che erano 800. Stavo pensando se glieli lasciamo tutti, 1829, glieli lasci però gli aggiungi mille tamponi, okay? Perché tanto oggi sono quelli di ieri e ci sta». A leggere le montagne di intercettazioni quel che dà all'occhio è l'improvvisazione, il pressappochismo, la spregiudicatezza: «Ma mettici duemila tamponi, fregatene», dice la Di Liberti al terzo arrestato, Emilio Madonia, l'8 novembre.

Ruggero RazzaRUGGERO RAZZA

 

Numeri buttati lì, come la spalmatura dei morti, benedetta in maniera estemporanea dall'ormai ex assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, indagato, per arrivare a uno strano pareggio di bilancio: evitare la zona rossa e l'aggravamento delle impopolarissime misure restrittive in Sicilia. Il 4 novembre arriva in assessorato il dato dei morti di Biancavilla: 7. «Mi sembra esagerato», osserva al telefono la Di Liberti.

 

«Non sono tutti di oggi - conferma il suo collaboratore Mario Palermo - solo che li ha mandati oggi perché prima non c'erano e quindi che facciamo, non li diamo? Uno è di oggi, due di ieri, uno è dell'altro ieri e uno del 19 (ottobre, due settimane prima, ndr), ma ce li dobbiamo mettere per forza perché sennò alla fine ce li teniamo sulla pancia come l'altra volta!». C'è da decidere che fare: la Di Liberti non spalma i cinque morti dello stesso giorno a Ragusa, ma chiede attraverso un collega l'intervento di Razza per il resto: «Digli solo Biancavilla, i deceduti glieli devo lasciare o glieli spalmo?». «E spalmiamoli un poco», conferma l'assessore in sottofondo, nell'intercettazione.

musumeciMUSUMECI

 

Il 19 marzo la Di Liberti dice a Razza che Palermo è da lockdown e alle 16.51 l'assessore informa il presidente della Regione: la soglia prevista dai decreti Draghi è stata superata. «Abbiamo una situazione molto difficile, l'incidenza ha superato la quota dei 250 per 100 mila abitanti e oggi superiamo i 400 casi solo a Palermo», dice Razza. «Minchia», risponde alla siciliana Nello Musumeci.

 

LEOLUCA ORLANDOLEOLUCA ORLANDO


«Si impone la necessità di dichiararla zona rossa - riprende l'assessore- Questo ovviamente, secondo me, dobbiamo un attimino calibrarlo e capire come farlo. Non so se tu vuoi sentire Orlando». «E certo», risponde Musumeci. «Decidiamo se glielo vogliamo dire oggi o se glielo vogliamo dire domani, perché se glielo diciamo a Orlando, lui se la vende subito».

 

«Sì, se la vende subito, ma il problema - precisa Musumeci - è che non glielo possiamo comunicare due ore prima, alla gente». Miracolosamente però, sabato 20, a Palermo torna "tuttapposto": «Ah no abbiamo i dati è sotto è abbondantemente sotto i 250!», dice Razza. Musumeci concede il bis: «Eh, minchia, allora perché mi avevi detto 400?». «No - balbetta Razza - ieri erano 400, ma nella settimana eh sono stati duece... sono a 196 per 100 mila abitanti".

 

nello musumeciNELLO MUSUMECI

Lunedì 15 i magheggi avevano lambito anche il commissario per l'emergenza a Palermo, Renato Costa: «Eh, ma lo capisci che oggi abbiamo 500 casi e 355 sono solo a Palermo? - gli dice la Di Liberti - e quindi una delle cose che si può fare è di diluirli in due giorni, perché tutti in una sola giornata 355 sono un numero esageratissimo». Costa tentenna un po': «Li vuoi dividere dividili!», ma poi cambia idea. Per poi cambiarla di nuovo. «Quindi li abbasso a 285», chiede la Di Liberti. «Gioia mia, a 285, va bene». «E domani o 295, comunque là siamo, li aggiungiamo, li spostiamo a domani». Domani, un altro giorno di Covid. Fonte: qui

L’UFFICIALE DELLA MARINA ARRESTATO PER SPIONAGGIO PER CONTO DEI RUSSI SI CHIAMA WALTER BIOT

 

IL CAPITANO DI FREGATA È IN SERVIZIO ALL’UFFICIO POLITICA MILITARE DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA. È ACCUSATO  DI AVER VENDUTO DOCUMENTI TOP SECRET DELLA NATO AI RUSSI 

IL COINVOLGIMENTO DI UN MILITARE APRE UNO SCENARIO MOLTO INQUIETANTE: FINORA I RAPPORTI CON MOSCA PER LA CESSIONE DI MATERIALE RISERVATO RIGUARDAVANO SOPRATTUTTO QUESTIONI INDUSTRIALI...

Fiorenza Sarzanini per www.corriere.it

walter biotWALTER BIOT

 

L’ufficiale della marina militare italiana Walter Biot (un capitano di fregata) è stato arrestato nella serata di ieri, martedì 30 marzo, dai carabinieri del Ros, dopo essere stato fermato assieme ad un ufficiale delle forze armate russe.

 

I due sono accusati di gravi reati attinenti allo spionaggio e alla sicurezza dello Stato.

L’intervento è avvenuto in occasione di un incontro clandestino tra i due, che sono stati sorpresi mentre l’ufficiale italiano cedeva all’altro dei documenti «classificati» in cambio di denaro. .

 

Arrestato il capitano di fregata, l’ufficiale russo sarà espulso

putin spionePUTIN SPIONE

L’ufficiale russo, che era in servizio presso l’ambasciata russa in Italia, è stato espulso dal ministero degli esteri italiano. Con lui verrà allontanato dall’Italia anche il suo diretto superiore: lo status di diplomatico impedisce infatti che possano essere arrestati. La Farnesina ha immediatamente convocato al ministero – su istruzioni del Ministro Luigi Di Maio - l’Ambasciatore russo Sergey Razov.

 

sergey razov e sergio mattarellaSERGEY RAZOV E SERGIO MATTARELLA





Lo ha reso noto il Segretario Generale del Ministero degli affari esteri, Elisabetta Belloni. A Razov sono state comunicate le misure adottate dall’Italia. Dal canto suo l’ambasciata di Mosca a Roma ha auspicato - in una nota - che l’arresto del diplomatico russo non comprometta le relazioni tra i due Stati. «Per ora riteniamo inopportuno commentare accaduto» hanno aggiunto fonti dell’ambasciata.

 

sergey razov ambasciatore russoSERGEY RAZOV AMBASCIATORE RUSSO

Lo spionaggio anche ai danni della Nato

Walter Biot, il capitano di fregata della Marina militare accusato di avergli venduto documenti riservati è invece in carcere. Al momento dello scambio di quelle carte riservate avrebbe intascato 5.000 euro in contanti. L’esame del materiale sequestrato nell’appartamento del militare avrebbe già dimostrato che, oltre a dossier italiani, avrebbe passato documenti top secret della NATO mettendo quindi a rischio non soltanto la sicurezza nazionale, ma anche quella di altri Paesi.

 

La prima segnalazione sui rapporti tra i due è arrivata qualche mese fa dall’Aisi, l’agenzia per la sicurezza interna guidata da Mario Parente e da quel momento sono scattate le procedure per i controlli dei movimenti dei due.

 

L’operazione dei Ros

Informativa di Luigi Di Maio sulla morte di Attanasio e IacovacciINFORMATIVA DI LUIGI DI MAIO SULLA MORTE DI ATTANASIO E IACOVACCI

Quando si è avuta la certezza del passaggio dei soldi e soprattutto di poter avere le prove dello spionaggio è scattata l’operazione del Ros che ha determinato il fermo dei due.

 

Non è la prima volta che emergono rapporti tra italiani e russi per la cessione di materiale riservato. Finora era accaduto soprattutto per questioni industriali, il coinvolgimento del militare della Marina apre invece uno scenario inquietante sul quale anche il ministero della Difesa dovrà avviare verifiche.

 

Di Maio: «Grazie all’intelligence»

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha postato un messaggio su Facebook: «In occasione della convocazione al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dell’ambasciatore russo in Italia, abbiamo trasmesso a quest’ultimo la ferma protesta del governo italiano e notificato l’immediata espulsione dei due funzionari russi coinvolti in questa gravissima vicenda. Ringrazio la nostra intelligence e tutti gli apparati dello Stato che ogni giorno lavorano per la sicurezza del nostro Paese. Fonte: qui

NUOVE ACCUSE CHOC CONTRO JEFFREY EPSTEIN E LA SUA APE REGINA GHISLAINE MAXWELL: UN’AGENTE IMMOBILIARE CHE, ALL’EPOCA DEI FATTI AVEVA 26 ANNI, RACCONTA DI ESSERE STATA SEQUESTRATA INSIEME AL FIGLIO DI 8 ANNI, RIPETUTAMENTE STUPRATA E MINACCIATA CON UNA PISTOLA PER CINQUE MESI –

 


“MI STUPRÒ DAVANTI A MIO FIGLIO” 

IL PEDOFILO AVREBBE COSTRETTO LA VITTIMA A SOTTOPORSI A UN INTERVENTO CHIRURGICO PER APPARIRE DI NUOVO VERGINE, MA L’OPERAZIONE FU FATTA IN CASA DI…

Mariangela Garofano per "www.ilgiornale.it"

ghislaine maxwelle jefferey epsteinGHISLAINE MAXWELLE JEFFEREY EPSTEIN

Sono passati quasi due anni dalla morte di Jeffrey Epstein, ma le vittime dei suoi abusi non smettono di farsi avanti.

A rivelare nuovi particolari delle presunte violenze subìte, è un’agente immobiliare della Florida, che ha denunciato alle autorità competenti di essere stata stuprata dal milionario pedofilo di fronte al figlio di soli 8 anni. La rivelazione choc è emersa da una nuova causa intentata dalla donna e riguarda anche la complice di Epstein, la diabolica dama nera dell’alta società, Ghislaine Maxwell.

 

La donna di origini turche, all’epoca dei fatti, nel 2008, aveva 26 anni. I particolari, contenuti in una nuova causa contro Epstein e la Maxwell, rivelano dettagli sconvolgenti riguardo agli abusi subìti per oltre 5 mesi dalla ragazza.


ghislaine maxwell 2GHISLAINE MAXWELL 


Si legge sul Daily Mail che il magnate avrebbe costretto la giovane a sottoporsi ad un intervento chirurgico, al fine di apparire di nuovo vergine. L’inquietante rivelazione prosegue raccontando che l’operazione fu fatta in casa di “un ricco uomo dall’accento russo”, lasciando la giovane mutilata e con danni permanenti.

 

La donna ha raccontato di aver conosciuto Epstein e la Maxwell nel 2006 ad un barbecue e che benché fosse più grande delle ragazze che il finanziere prediligeva, aveva l’aspetto di una ragazzina.

jeffrey epstein e ghislaine maxwellJEFFREY EPSTEIN E GHISLAINE MAXWELL

Il suo capo le disse che Epstein era interessato ad affittare una proprietà a Palm Beach. Dopo aver trovato una villa di suo interesse, Epstein convinse la ragazza a lavorare per lui, “riempiendola di regali”, e promettendo, come da copione, di trovare per lei e il marito “un impiego di alto profilo”.

 

Nei documenti depositati in tribunale si legge che dopo le richieste insistenti da parte del milionario, la ragazza accettò di recarsi nella sua dimora e tagliare i capelli a Epstein. Non appena arrivata, con l’assistenza della Maxwell, Epstein la stuprò, minacciandola con una pistola.

jeffrey epstein e ghislaine maxwellJEFFREY EPSTEIN E GHISLAINE MAXWELL

 

Ma non è finita qui. La donna racconta di aver voluto chiamare la polizia, ma che la diabolica coppia la sequestrò assieme al figlio, portandola in un hotel a Naples, in Florida, dove fu abusata più volte davanti al bambino.

 

Nonostante le violenze patite, la donna impaurita dalle minacce di morte, non ha sporto denuncia fino ad oggi, quando ha deciso di rivelare anche di essere stata "trafficata" a diversi uomini influenti, tra i quali un giudice della Florida.

 

ghislaine maxwell 2GHISLAINE MAXWELL 

Le accuse della presunta vittima collimano con il modus operandi che Epstein e Ghislaine Maxwell usavano nei confronti delle altre donne abusate negli anni. Jeffrey Epstein è stato trovato impiccato nella cella del carcere in cui era detenuto, ad agosto 2019. La sua complice, Ghislaine Maxwell, è rinchiusa in un carcere di New York, con le accuse di adescamento, complicità nel traffico di prostituzione e abusi su minori. Il processo a carico della Maxwell si terrà a luglio 2021.


Fonte: qui