IN ATTESA DELLA PENSIONE PERÒ, I MEMBRI DEL GOVERNO UE SI BECCANO UNA BELLA “INDENNITÀ DI TRANSIZIONE, CHE VA DAL 40 AL 65% DELLO STIPENDIO PER 2 ANNI…
E I FESSI PAGANO!!!
Andrea Valdambrini per “il Fatto Quotidiano”
In Europa il 2019 è un anno di addii ma anche di soldi per chi se ne va, da Jean-Claude Juncker a molti dei suoi commissari. I più anziani godranno di una eccellente pensione, i più giovani di un generoso paracadute. Discorso simile per gli europarlamentari: le elezioni di maggio ne ha "licenziati" il 60% (450). Che faranno? A quanti soldi avranno diritto?
Per calcolare la pensione dei commissari alla soglia dei 66 anni, bisogna partire dai loro stipendi.
Le cariche di vertice sono le più pagate in Ue: il presidente della Commissione guadagna, secondo le regole, il 138% dello stipendio del funzionario Ue più alto in grado, quindi oltre 27mila euro al mese. Seguono l' Alto rappresentante per la politica estera, i 7 vicepresidenti dell' esecutivo Ue e gli altri 21 commissari con almeno 22mila euro mensili.
Cifre che non considerano i benefit da mandato e da cui si ricava l' indicazione della pensione maturata. Il presidente uscente Jean-Claude Juncker , che ha quasi 70 anni ed è stato in carica per cinque, dovrebbe ricevere circa 22mila euro. La pensione che spetterà in futuro (ora ha 45 anni) a Federica Mogherini , invece, sarà di almeno 20mila euro. Gli altri commissari uscenti avranno diritto a trattamenti non inferiori ai 18mila euro. Per molti si tratterà di un assegno fra gli altri. Juncker, per esempio, è stato anche primo ministro del Lussemburgo e ha ricoperto varie cariche in Ue.
In attesa degli assegni da pensionati, invece, per il ricollocamento nel normale mondo del lavoro le regole Ue prevedono una "indennità di transizione", che va dal 40 al 65% dello stipendio base per un periodo fino a 24 mesi. Così, l' ex ministro Ue può arrivare a percepire anche 200mila euro complessivi in due anni. Un paracadute molto discusso. In attesa di vedere chi della commissione Juncker sarà riconfermato e chi invece "licenziato" (con buonuscita), è utile guardare al passato.
Nel 2016, il settimanale tedesco Die Zeit segnalava che, dopo un anno e mezzo dalla fine dell' esecutivo Barroso, 16 ex commissari erano ancora a carico dei contribuenti Ue per una cifra media di 8.330 euro di indennità mensile. Nelle intenzioni di chi lo aveva predisposto, l' assegno doveva servire a mantenere l' indipendenza dei politici ed evitare conflitti d' interesse. Non fu però il caso di Karel de Gucht , ex commissario belga al Commercio, che nel 2016 era già nel consiglio di grandi aziende come Arcelor Mittal e Proximus.
O la danese Connie Hedegaard , già responsabile Ue per l' Ambiente, poi consigliere dell' energetica Danfoss. Lo stesso ex presidente della Commissione, José Manuel Barroso , passò in meno di due anni dal vertice Ue a quello di Goldman Sachs.
Nell' elenco degli ex commissari pagati ancora con l' indennità transitoria c' erano anche Dacian Ciolos , nel frattempo diventato primo ministro in Romania, e l' italiano Ferdinando Nelli Feroci , il diplomatico che aveva sostituito Antonio Tajani al Commercio, quando quest' ultimo era stato eletto eurodeputato.
I deputati di Strasburgo hanno invece riformato da alcuni anni il loro sistema pensionistico. Fino al 2009 potevano ottenere una baby pensione dai 50 anni, oggi devono aspettare i 63. Anche per loro c' è un' indennità transitoria pari al salario base mensile che gli permette per altri due anni di accantonare 200mila euro. lo stipendio base è di 8.758 euro lordi al mese, 6.825 netti. Sulla base di questa cifra, si ricava l' importo della pensione. L' intera legislatura produce un assegno di circa 20mila euro all' anno, ma si matura anche per un periodo breve. I veterani invece possono contare su assegni molto generosi. Nigel Farage , al suo quinto mandato, ha già maturato una pensione di almeno 70mila euro all' anno. Matteo Salvini , con tre legislature e mezzo, lo segue poco distante.
Fonte: qui
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