martedì 20 agosto 2019

Quota 100 è un flop: ogni dieci uscite solo tre assunzioni

Ne usciranno dieci ma - se tutto va bene - ne entreranno appena tre. Sarà questo, sul fronte di Quota 100, il bilancio del turnover tra vecchi e nuovi lavoratori, tra chi va in pensione e chi verrà assunto al suo posto. E pensare che a gennaio - ma il concetto è stato ripetuto più volte nei mesi successi - il vicepremier, e ministro del Lavoro, 

Luigi Di Maio annunciava: «Parte il ricambio generazionale!». 

Non meno entusiasta era stato il suo collega vicepremier Matteo Salvini, leader di quella Lega che tanto ha spinto sull’uscita anticipata: «Il diritto alla pensione di un 62enne vale un posto di lavoro e mezzo in più per un giovane». 
Numeri campati in aria. L’osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro ha stimato che il tasso di sostituzione tra chi entra e chi esce dopo Quota 100 non supererà il 30 per cento. Ma il condizionale è d’obbligo: un pieno ricambio generazionale si avrà soltanto in ambiti altamente specializzati come «i meccanici artigianali di auto» e «gli elettricisti nelle costruzioni civili».
Più pessimista l’economista Alberto Brambilla, uno dei padri di Quota 100: «Una piena sostituzione tra chi esce ed entra si può avere in teoria soltanto nel settore pubblico. Non certamente nel privato, dove la stagnazione, il crollo degli ordinativi da parte dei nostri principali Paesi compratori e i magazzini pieni non incentivano l’assunzione di nuovo personale. Casomai, in questo caso, Quota 100, è più un incentivo, pagato con i soldi dello Stato, per ridimensionare delle piante organiche in alcuni casi troppo pesanti. Secondo me, le imprese ne prenderanno al massimo 2 ogni 10 prepensionamenti, ma saranno professionisti altamente tecnologici». 
L’ex sottosegretario conclude amaro: «Se veramente si voleva guardare soltanto all’occupazione, il governo avrebbe dovuto far partire subito i concorsi nel pubblico impiego, superare il numero chiuso nelle facoltà scientifiche o potenziare il sistema degli Its. Invece rischiamo di avere soltanto un aggravio per le finanze pubbliche». Sono stati messi in bilancio nel 2019 3,9 miliardi, che saliranno a 8,3 nel 2020. Un peso molto rilevante per i conti dello Stato, come sottolineato dalla Ue e dal Fmi.

COMPETENZE
Nel privato finora sono state presentate 60.479 domande. Da Confindustria si fa notare che «al di là della crisi, il problema vera è trovare personale con competenze, che non c’è sul mercato. Se non si trovano figure capaci, è inutile assumerle». C’è poi da fare i conti con la rivoluzione tecnologica. In quest’ottica è utile guardare alle banche: IntesaSanpaolo, Bnl e Ubi hanno annunciato l’uscita, grazie a Quota 100, di 1.680 addetti al cui posto entreranno solo 650 under 35. Ma, come fa notare il segretario della Fabi Lando Maria Silleoni, «molti di loro saranno assunti grazie al nostro Fondo per l’occupazione. E lo dico essendo favorevole a Quota 100». Il flop del turn over è soprattutto nel pubblico impiego. Il governo Conte ha promesso l’assunzione di mezzo milione di travet da qui al 2023 anche per riempire buchi nelle piante organiche pari a 450.000 figure. A fine luglio sono stati 52.607 gli statali che hanno chiesto il pensionamento anticipato: di questi 11.000 dovrebbero andare in quiescenza dal mese in corso, ma al momento l’Inps ha autorizzato meno di 8.000 domande. «Inoltre - denuncia Serena Sorrentino, segretaria generale della Fp Cgil - la decorrenza di queste pratiche è al 2020. Rischiamo di avere molti buchi negli uffici pubblici, anche perché i concorsi sono bloccati fino al 30 novembre, quindi se va bene se ne riparla tra un anno, e il ministro Bongiorno non vuole pescare dalle graduatorie delle vecchie selezioni». 

Tra i 52.607 pubblici che hanno optato per il prepensionamento ci sono 16.804 tra insegnanti e personale. Dice Francesco Sinopoli, segretario della Fp Cisl che si occupa di scuola, che «in teoria non ci dovrebbero essere problemi visto il decreto del ministero dell’Istruzione che recupera i precari. Ma se non si fanno i decreti attuativi tutto salta». Spada di Damocle non diversa per medici e infermieri. Con il prepensionamento anticipato dovrebbero uscire, nei prossimi tre anni, 4.500 e 22.000. Ma, spiega Tonino Aceti, portavoce del Fnopi, «il governo ci ha garantito che sarà mantenuto lo stesso organico negli ospedali. Ma per farlo il Fondo sanitario nazionale non dovrà a essere tagliato. Intanto ci sono chirurghi richiamati dalla pensione e, quando va bene, un infermiere ogni 8 pazienti».
Fonte: qui

Nessun commento:

Posta un commento