giovedì 24 gennaio 2019

MERKEL E MACRON SI FANNO L'EUROPA PRIVATA


BELPIETRO: “AD AQUISGRANA, HANNO DATO VITA A UN ASSE CHE PREVEDE UN RECIPROCO VANTAGGIO 

UN'INTESA SU SICUREZZA, FORMAZIONE, UNIVERSITÀ E INDUSTRIA. OGNI COSA PASSERÀ PRIMA AL VAGLIO DI PARIGI E BERLINO E POI SARÀ TRASMESSA AI PARTNER EUROPEI 

I FRANCESI SONO ATTENTI AI PRINCIPI: LIBERTÉ, EGALITÉ E FRATERNITÉ SONO NEL LORO DNA, MA ANCHE DANÉ, SOPRATTUTTO SE ALL'ELISEO CI STA CHI DI MESTIERE LAVORAVA PER ROTHSCHILD”

Maurizio Belpietro per “la Verità”

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Francia e Germania si fanno gli affari loro e li chiamano Europa. Sì, i due Paesi ormai non stanno neanche più a fare la fatica di nascondere il patto che li lega. Se prima, da amanti clandestini, si spalleggiavano senza darlo troppo a vedere, spartendosi i posti che contano in Europa e prendendo le decisioni a seconda dei rispettivi interessi, adesso hanno celebrato il matrimonio ufficiale. Uno sposalizio che ovviamente ha lasciato fuori dalla porta tutti gli altri, Italia compresa.

Altro che Europa a due velocità o Europa di serie A e di serie B. Ormai siamo all'ufficializzazione del fatto che l'Europa è a guida francotedesca e tutti gli altri Paesi seguono a ruota ciò che è stato deciso a Parigi o a Berlino. Il che - diciamoci la verità - potrebbe persino essere accettabile se le cose funzionassero a meraviglia per tutti.

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Cioè se, appaltando le decisioni alla coppia Macron-Merkel, anche gli altri Paesi ne traessero vantaggio. Per quanto ci consta, infatti, se l'economia andasse a gonfie vele, la disoccupazione fosse al minimo e l'immigrazione rimanesse sotto controllo, potremmo addirittura rallegrarci che le decisioni siano prese da francesi e tedeschi al posto nostro. In fondo sarebbe un modo per farci levare le castagne dal fuoco dagli altri.

O per lo meno per provarci. Peccato, però, che l'asse Parigi-Berlino arrivi quando i due partner si dimostrano pieni di acciacchi e tutti e due zoppicanti. In Francia traballa Macron dietro la spinta del gilet gialli, dello scandalo Benalla e, soprattutto, dell' inefficacia dei provvedimenti economici voluti dal presidente-banchiere. Il debito pubblico è pari al nostro, anche se in rapporto al Pil risulta più basso.

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E però, con un deficit sopra il 3 per cento (che ovviamente ai nostri cugini non viene contestato, a differenza di quanto capita a noi) è inevitabile che i conti peggiorino. Anche la cancelliera di ferro sembra un po' arrugginita. Angela Merkel ormai è arrivata a fine corsa, prova ne sia che ha dovuto cedere lo scettro del suo partito, annunciando che questo è il suo ultimo mandato alla guida del governo tedesco. La parabola discendente, però, non riguarda solo la donna che ha dominato l' Europa negli ultimi 15 anni, ma anche la Germania, che da locomotrice del continente si è trasformata in un vagone con il freno a mano tirato.

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Costi dell' energia alti, un sistema di welfare messo a dura prova, salari ridotti al minimo, immigrazione che comincia a dare problemi anche per via del terrorismo. Risultato: per i tedeschi la vita all' orizzonte appare un po' meno rosea. Per dirla in poche parole, sono finiti i tempi in cui Nicolas Sarkozy e Angela Merkel si davano di gomito, come Stanlio (il francese) e Ollio (la tedesca). All' epoca, quando al governo c'era Silvio Berlusconi, i due si comportavano da compari, prendendo per i fondelli l'Italia. Ma adesso che rischia di toccare il fondo, la coppia scoppiata Francia-Germania prova a sostenersi a vicenda, sottoscrivendo una specie di patto di mutuo soccorso.

Ad Aquisgrana, Macron e Merkel hanno deciso di dar vita a un asse che prevede un reciproco vantaggio. Tanto per cominciare, si spartiranno un seggio all' Onu, quasi che l'importante sgabello sia un affare privato fra loro. Una poltrona di scambio che la Francia si era conquistata come Paese vincitore della Seconda guerra mondiale e che ora mette a disposizione delle terga della rappresentante di un Paese che quel conflitto non solo perse, ma scatenò. Il patto della seggiola prevede anche un' intesa su una serie di temi come la sicurezza, la formazione professionale, l'università e pure l' industria.

MARCON MERKELMARCON MERKEL
Dunque, su tutto ciò che conta. Politica estera, politica economica, politica migratoria, ogni cosa passerà prima al vaglio di Parigi e Berlino e poi sarà trasmessa agli altri partner europei perché ne prendano atto, possibilmente senza troppe discussioni.

Ovviamente, dietro a ciò ci sono interessi precisi nel settore degli armamenti, in quello della cantieristica e della tecnologia. Perché, come si sa, i francesi sono molto attenti ai principi. Liberté, egalité e fraternité sono nel loro dna, ma anche dané, soprattutto se all' Eliseo ci sta chi di mestiere lavorava per Rothschild.

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Detto questo, perfino uno come Romano Prodi comincia ad accorgersi della fregatura. Qualche tempo fa se n'è uscito con una confessione in cui si diceva convinto che Francia e Germania si stessero per spartire l'Europa. «La prima si è presa il monopolio della politica estera, la seconda quella economica». Secondo l'ex presidente Ue, così «invece di avere un' Europa con un motore a due pistoni, abbiamo due motori con un pistone ciascuno». Visto ciò che sta accadendo non gli si può dare torto. Anche perché in mezzo ai due pistoni ci sono tanti pistola che si ostinano a non capire che l' Ue si è trasformata in un comitato d' interessi. I loro.

Fonte: qui

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