mercoledì 18 gennaio 2017

Donald Trump: "Europa asservita alla Germania"

Forza Trump, manda kaputt la Germania. L' intervista del presidente in pectore degli Stati Uniti concessa all' inglese Sunday Times e alla tedesca Bild ha fatto capire che, oltre alla Cina, l'avversario numero uno della Casa Bianca sarà la Germania. Come al solito Donald non ha usato giri di parole. Prima bomba: "Angela Merkel è di gran lunga il leader europeo più importante, d' altronde se guardate all' Ue, di fatto è un veicolo per gli interessi della Germania".

Seconda bomba: "Credo che la Merkel abbia compiuto solo un catastrofico errore e cioè l' aver fatto entrare tutti quegli illegali. E se gli inglesi non fossero stati costretti a fare entrare tutti quei rifugiati, così tanti, con tutti i problemi che comporta... credo che non avremmo avuto la Brexit". 

Terza: "Credo che altri Paesi della Ue se ne andranno. Penso che tenere tutti insieme non sarà facile come qualcuno può pensare". 

Quarta, a proposito di Brexit: "Subito dopo essere entrato alla Casa Bianca vi sarà rapidamente un accordo commerciale fra Usa e Gran Bretagna: molto in fretta - ha detto - sono un grande fan del Regno Unito. Lavoreremo con forza per farlo in fretta e bene. Sarà buono per le due parti". 

Quinta: "La Nato è obsoleta. Non è attrezzata per combattere il terrorismo islamico e i suoi membri si appoggiano sull'America, non pagano quello che dovrebbero pagare".

Un accordo con Putin? Si può fare. 

Sesta, diretta proprio a Berlino: «Potrei imporre una tassa del 35% sulle importazioni della Bmw, se la compagnia tedesca continuerà a mantenere il progetto di costruire un impianto in Messico".

Settima bomba finale, sempre contro i tedeschi: "Nel commercio ci vuole reciprocità e nel settore delle automobili tra Germania e Stati Uniti non può funzionare a senso unico: Sarà necessario riequilibrare i flussi commerciali con Berlino. Se andate sulla Quinta strada vedete che tutti hanno una Mercedes Benz davanti a casa, non è così? Il fatto è che non c' è reciprocità. Quante Chevrolet vedete in Germania? Poche, forse nessuna. È una via a senso unico, deve funzionare da entrambe le parti".

Purtroppo, per i tedeschi, le minacce in campagna elettorale stanno diventando realtà. 

Poco dopo l' elezione di Trump la Vda, cioè l' associazione delle imprese dell' auto tedesche, aveva già lanciato l' allarme: "Bisogna temere il fatto che gli Stati Uniti sotto la nuova presidenza si concentreranno soprattutto sulla loro economia interna, a spese dei flussi di commercio e delle relazione internazionali». In effetti il nuovo inquilino della Casa Bianca aveva sempre parlato di dazi, per mettere a dieta le importazioni e ricreare la manifattura a stelle e strisce. Chi meriterebbe barriere doganali? 

La Cina, patria delle imprese americane delocalizzate ma anche regina dell' export a basso costo. Una pratica diffusa anche in Germania, che grazie al suo boom fuori confine ha inanellato un surplus di oltre 900 miliardi, violando ripetutamente i trattati europei che invece prevedono un limite al 6% nel rapporto surplus-Pil. 

Il ragionamento di Donald è semplice: bisogna fare girare i soldi, non tenerli in cassaforte. Berlino, come dicevamo, ha quasi 1.000 miliardi fermi, Pechino circa 3.000. E come farli girare? Minacciando sanzioni, appunto, ma con intelligenza, per non danneggiare il Pil Usa.

Il terreno di manovra non è semplice. La Germania, tenendo per sè tutti i frutti dell' export, mette a rischio l' unità europea e di conseguenza l' euro. Una politica protezionistica americana sarebbe un duro colpo per l' industria teutonica, capace di sfruttare l' assenza di barriere alle proprie esportazioni e il basso costo del lavoro, per inondare di made in Germany i mercati. 

Per dare due numeri: in ballo ci sono oltre 100 miliardi di esportazioni verso gli Usa e ben 1,5 milioni di posti di lavoro in Germania, collegati proprio al mercato statunitense.
Se Berlino però rinunciasse al suo surplus e iniziasse a spendere per ammodernare le sue infrastrutture, cambierebbe tutto. Nella vecchia Ue tornerebbero a girare i soldi, con grandi benefici anche per le imprese italiane. Una boccata d' ossigeno non indifferente, visto che i tedeschi sono i nostri primi partner commerciali. Investimenti significano posti di lavoro. Più consumi.
Più inflazione. Insomma, ripresa vera.

Ma la Germania forse si arroccherà, come nelle ultime due guerre mondiali, e rischierà di finir male. Toccherà insomma ai soliti americani, capitanati da Trump, far pulizia. Nell' attesa della liberazione dal giogo teutonico possiamo intanto sfruttare il dollaro forte che piace al neo presidente Usa: "L'effetto della svalutazione dell' euro - ha scritto l' economista tedesco Daniel Gros- sarà tre volte più forte in Italia che in Germania". E allora forza Trump.
di Giuliano Zulin

Fonte: qui

P.S. Anche i media sono asserviti ....

RECORD! Giovanna Botteri dagli Stati Uniti: tre bufale in un minuto.




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