giovedì 24 novembre 2016

Carminati: «Ho preso i soldi al caveau fra un documento e l'altro»


Nel corso del processo per Mafia Capitale per cui è imputato, il 'Cecato' ammette per la prima volta di aver compiuto il furto alla Banca di Roma e di aver prelevato il contenuto delle 147 cassette di sicurezza.

I retroscena del colpo che colpì magistrati, avvocati, funzionari della Giustizia connessi con i più grandi misteri d'Italia, erano stati pubblicati in esclusiva dal nostro giornale

di Lirio Abbate                                                                                         22 novembre 2016

Per la prima volta Massimo Carminati, intervenendo in aula durante il processo a mafia Capitale in cui è imputato, ammette di aver compiuto il furto al caveau della Banca di Roma a luglio 1999, ma soprattutto rivela ai giudici del tribunale di aver portato via documenti riservati contenuti nelle cassette di sicurezza. La dichiarazione spontanea del “cecato” arriva a conclusione della deposizione fatta oggi da due ufficiali dei carabinieri, chiamati a deporre dalla difesa di Carminati, accusato di essere il capo di mafia Capitale.

L'Espresso ha pubblicato nelle scorse settimane i retroscena di questo furto, rendendo noti i nomi delle vittime titolari delle cassette di sicurezza. Fra loro vi erano magistrati importanti, avvocati, professionisti e impiegati del ministero della Giustizia. Nomi che non erano mai stati resi pubblici.

"È ovvio dal 2002 da dove proviene la mia disponibilità economica. Se c'erano tutti questi dubbi sulla mia partecipazione al colpo del caveau a piazzale Clodio (avvenuto nel luglio del 1999 ndr) potevano dirlo subito così mi assolvevano invece di condannarmi. C'erano tanti documenti in quel caveau, ma anche tanti soldi e io qualche soldo l'ho preso".




Il nostro settimanale ha titolato in copertina “Ricatto alla Repubblica”, con i segreti della lista Carminati. Perché l'ex estremista di destra che ha fondato adesso mafia Capitale aveva scelto le cassette da svuotare nel 1999 e oggi l'Espresso è stato in grado di ricostruire i misteri d'Italia ai quali sono connesse le vittime: dalla P2 alle stragi, da Andreotti al delitto di Pasolini.

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Oggi nell'aula bunker di Rebibbia è arrivata la svolta, accompagnata da un chiaro messaggio che è tutto da decifrare. Carminati dice: «Sulla mia disponibilità economica, tutti ci girano intorno, ma è ovvio quale fosse dal 2002: se c'erano tutti questi dubbi che io avessi partecipato al furto al caveau potevano dirlo prima così mi assolvevano invece di condannarmi». E aggiunge un particolare importante: « È vero, c'erano molti documenti, e così fra un documento e l'altro ho preso pure qualche soldo».

Poi, come ha fatto altre volte, ha puntato ancora all'inchiesta de l'Espresso sui Quattro re di Roma, sostenendo «che per me non era una fuga di notizie».

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I quattro re di Roma

Carminati, Fasciani, Senese e Casamonica. Ecco i boss che si sono spartiti il controllo della città. Mettendo a freno omicidi e fatti di sangue troppo eclatanti per garantire il silenzio sui propri traffici


Fino ad oggi Massimo Carminati non aveva mai ammesso alcuna responsabilità fra le tante che gli sono state rivolte nelle aule giudiziarie. Oggi ammette di aver preso “documenti” e soldi dal caveau che fino al giorno del suo arresto lo hanno fatto vivere al di sopra del suo tenore ufficiale di vita. Carminati è stato processato per questi furto e condannato dai giudici di Perugia.

La condanna per il colpo al caveau è diventata definitiva il 21 aprile 2010. Ma Carminati ha evitato il carcere grazie all’indulto Prodi-Berlusconi, che gli ha cancellato tre anni di pena. Quindi ottiene l’affidamento nella cooperativa sociale di Salvatore Buzzi. E, secondo l’accusa, fonda mafia Capitale.

Fonte: qui


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