domenica 1 maggio 2016

Banca d'Italia, bail-in peserebbe su 10% attività finanziarie



Il bail-in, cioè il contributo dei privati al salvataggio e liquidazione delle banche, colpirebbe poco più del 10% delle attività finanziarie delle famiglie. 

Lo calcola Banca d'Italia nel rapporto sulla stabilità finanziaria. "Si può stimare che il complesso degli investimenti delle famiglie in strumenti, diversi dalle azioni, che potrebbero essere interessati da misure di bail-in in caso di risoluzione rappresenti poco oltre il 10% delle attività finanziarie delle famiglie italiane: le obbligazioni subordinate pesano per meno dell'1%, quelle senior non garantite per il 4,3% e i depositi superiori a 100.000 euro per il 5,6%", si legge nel rapporto.

Naturalmente l'importo totale della ricchezza delle famiglie che potrebbe essere effettivamente coinvolto dipende dalle dimensioni della banca in dissesto, dal valore delle perdite, dall'ammontare di capitale detenuto, dalle necessità di ricapitalizzazione e dalle decisioni dell'autorità di risoluzione, che potrebbe escludere alcune passività in via discrezionale al fine di preservare la stabilità finanziaria.

Bail-in a parte, per Palazzo Koch la redditività delle banche italiane è in aumento, anche se rimane ancora inferiore a quella media delle altre banche europee, così come sta migliorando la situazione legata ai crediti non performanti, elemento che, unito agli strumenti messi in campo dallo Stato per far fronte alle difficoltà degli istituti di credito, sta sostenendo i titoli bancari. 

Il tasso di deterioramento dei prestiti continua a scendere, ha reso noto la Banca centrale, e il flusso di nuove sofferenze dovrebbe ridursi nei prossimi mesi. Inoltre, il tasso di copertura dei crediti deteriorati, pari al 45,4% alla fine del 2015, si dimostra in linea con quello medio delle principali banche europee e le garanzie sui crediti deteriorati sono superiori al valore a cui tali crediti sono iscritti nei bilanci delle banche.

Riguardo ai Npl, via Nazionale ha sottolineato che ulteriori incentivi allo sviluppo del mercato dei crediti deteriorati potranno venire dallo schema di garanzia dello Stato sulle cartolarizzazioni di crediti in sofferenza (Gacs) e dall'attività del fondo Atlante, a patto di superare i divari tra le valutazioni di banche e investitori che continuano a rappresentare un ostacolo allo sviluppo di questo mercato. 

A proposito di Atlante, è stato evidenziato che il mercato ha accolto positivamente il lancio del fondo. Dal 7 aprile, giorno in cui sono state diffuse le prime notizie sulla sua costituzione, al 26 dello stesso mese le quotazioni azionarie delle banche italiane sono aumentate in media del 20% e i premi medi dei credit default swap (Cds) si sono ridotti di circa 50 punti base. 

Sull'andamento in borsa dei titoli delle banche, ha ricordato Banca d'Italia, ha pesato proprio l'elevato ammontare di crediti deteriorati, ereditati dalla lunga recessione, oltre che l'incertezza degli investitori sull'esito di alcune operazioni di rafforzamento del capitale.

Da novembre i corsi azionari degli istituti di credito italiani sono diminuiti del 30% rispetto al 22% delle banche europee, e la loro volatilità è aumentata, con picchi di oltre il 40. I premi sui credit default swap (Cds) sono cresciuti da 170 a 260 punti base, rispetto all'intervallo da 80 a 130 per un campione di grandi banche europee.

Per quanto riguarda, invece, i titoli di Stato, la Banca centrale ha osservato che, con il venir meno delle tensioni sui mercati del debito sovrano e il restringimento del differenziale di rendimento corretto per il rischio tra i prestiti e i titoli, le banche hanno ridotto i titoli pubblici italiani in portafoglio.

Nei dodici mesi terminanti a febbraio i titoli pubblici si sono attestati a 375 miliardi, in calo di 27 miliardi (dal 10,9 al 10,5% del totale delle attività). Come per le altre banche europee, la riduzione degli investimenti si è arrestata nei primi mesi dell'anno in concomitanza con le tensioni sui mercati finanziari. 

Tuttavia, eventuali interventi di modifica sulle regole sul possesso dei bond nei bilanci delle banche dovranno evitare, con un disegno appropriato, ricadute negative sulla stabilità finanziaria. "Presso il comitato di Basilea per la vigilanza bancaria e il comitato economico e finanziario dell'Unione europea", ha ricordato l'Istituto centrale, "è in atto una valutazione della regolamentazione prudenziale sulle esposizioni degli intermediari ai titoli pubblici". 

Intanto sono migliorati anche i rapporti con la clientela dopo che sono rientrate le tensioni sulla raccolta di alcuni intermediari registrate all'inizio dell'anno a seguito della risoluzione della quattro banche avvenuta lo scorso novembre. "Non vi sono stati deflussi di depositi verso l'estero o altre forme di investimento. La liquidità del sistema bancario italiano è adeguata a far fronte a eventuali situazioni di stress. Sono, invece, aumentati i rendimenti delle obbligazioni subordinate, soprattutto per gli intermediari con una quota elevata di crediti deteriorati". 


Banca d'Italia ha quindi spiegato come "il costo medio della raccolta si è ridotto, riflettendo la politica monetaria espansiva. Le nuove operazioni di rifinanziamento annunciate in marzo garantiranno certezza sul costo e sulla disponibilità della raccolta, riducendo i rischi di ripercussioni sfavorevoli in caso di nuove tensioni sui mercati finanziari".

Fonte: qui

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