Roma e i rifiuti, un rapporto di amore-odio. Amore dei rifiuti che, ormai da un decennio, non si schiodano dal suolo romano. Odio dei romani per i rifiuti e per chi non glieli toglie dalla vista e dal naso. Da Ale-danno in poi è stato tutta una storia di vedremo e faremo, di treni che partono per l’estero o per inceneritori nazionali (a 100 euro la tonnellata più trasporto, per stare bassi). Insomma da quando le discariche dell’avvocato Cerroni sono state chiuse e poi in sequenza i suoi TMB (tritovagliatori) la monnezza impera.
E “casualmente” negli ultimi mesi due di questi impianti, e proprio quelli più vicini a Roma, Salario e Rocca di Cencia, hanno avuto grossi problemi. Ora in parte risolti perché quello più vicino, Salario, è andato a fuoco. Questi impianti, su cui i giornali versano fiumi di inchiostro, non sono impianti finali, ovvero solutori di problemi, ma solo intermedi, fatti per separare, parzialmente, l’umido dal resto. l’umido viene mandato al compostaggio, il resto, ormai indivisibile, forma le ecoballe, che inevitabilmente devono essere bruciate.
Inceneritori non ne vuole nessuno e allora via sul treno, insieme ad una montagna di soldi. Già Roma produce 1,7 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, e, ad oggi, solo il 42,8% viene trattata, il resto ecoballe, ovvero 1.700.000 x (1-0,428) = 972.400 tonnellate che moltiplicate per i 100 euro del costo di trattamento, costano 97 milioni di euro al comune, a cui aggiungere i costi di trasporto e di trattamento (i famosi TMB). Una cifra notevole.
Ma soprattutto una cifra che permetterebbe di costruire impianti adeguati, se qualcuno si decidesse. E qui nasce il problema.
Perchè le competenze sono dallo scarso in giù e non solo nel comune ma in tutto il movimento.
Ad esempio: quando i 5S si sono convinti a trattare l’umido con i digestori anaerobici? Da poco, talmente poco che neppure tutti, non dico gli elettori, ma anche gli iscritti, lo sanno. Perché sino a pochi mesi fa i grandi capi erano contrari. Basta andare sul sito di Beppe per controllare, ma ora al ministero e in televisione ne parlano come la panacea di tutti i mali. Dei termovalorizzatori sappiamo: sono satana.
Resterebbe spingere la differenziata per poter recuperare di più, ma questo non quadra, visto che da quando c’è la Raggi la differenziata è aumentata dell’1,2%. Di questo passo tra una trentina d’anni saremo a posto. E sì che la grancassa degli assessori preposti non si è fermata un istante. Ma guardiamoli questi fenomeni che la sindaca ha chiamato: Paola Muraro, interregno Virginia Raggi, Pinuccia Montanari.
Basta leggere i curricula e si vedrà che NON hanno mai non solo progettato, ma neppure avviato un qualsiasi impianto di trattamento rifiuti. Forse è per questo che ultimamente la Raggi, cotè rifiuti, si fa “scortare” dal generale Costa, ministro dell’ambiente: che è sicuramente benemerito per la lotta alle ecomafie, ma di impianti anche lui neppure l’ombra. E così chiacchiere e fiumi di soldi.
E allora poi che abbia preso fuoco il TMB della Salaria, che “produce” altre 700.000 tonnellate di rifiuti da mandare da qualche parte, con relativi 70 milioni di esborso, non è così strano, come non è strano che si parli di riaprire la discarica di Malagrotta (proprietà Cerroni). Quello di cui non si parla mai è fare un piano per la costruzione degli impianti di trattamento. Ma non a caso: gli impianti sono mal sopportati dai 5S, che hanno già tante grane con la loro base elettorale, e dai cittadini dei comuni che se li vedono installare. E allora l’idea è: per la criticità del momento aumentare la TARI a Roma e spedire lontano dal naso di chi NON vuole fare la differenziata tanta spazzatura con tanti soldi.
La figura da pagliacci fatta da tutta questa bella gente è per pochi con la memoria. Gli altri correranno a rivotarli, come hanno fatto per tanti buffoni, romani e nazionali ora esecrati, ma prima osannati e “santificati quasi subito”.
Fonte: qui
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