lunedì 31 ottobre 2016

Fbi sotto tiro per indagine su email Clinton a 10 giorni da voto

Direttore Comey scrive a dipendenti per spiegare sua decisione

Fbi sotto tiro per indagine su email Clinton a 10 giorni da voto
29 ott. 2016 (askanews) - E' bufera sul direttore dell'Fbi James Comey che ieri ha preso carta e penna e ha scritto al Congresso per annunciare la riapertura dell'indagine sulle email da segretario di Stato di Hillary Clinton, a dieci giorni dal voto presidenziale nella quale è candidata. 

Fonti vicine a Comey hanno spiegato ai media Usa che la scelta è stata dettata da due considerazioni: un senso di "obbligo" verso il parlamento e il timore che le indiscrezioni sulla scoperta di nuove email trapelassero sulla stampa scatenando accuse di insabbiamento.

Due considerazioni che hanno convinto Comey a rivelare l'indagine e a sconvolgere al corsa alla Casa Bianca all'ultima volata, ma non solo: il direttore dell'Fbi è tornato al centro di una polemica al calor bianco sulle presunte ingerenze indebite dell'agenzia governativa nella campagna elettorale. In una lettera ai dipendenti per spiegare la sua scelta Comey dice: "sentivo un obbligo in tal senso, dato che ho reso testimonianza più volte negli ultimi mesi che la nostra indagine era stata completata". 

"Naturalmente non siamo soliti comunicare al Congresso le indagini in corso, ma ho pensato che sarebbe stato fuorviante per il popolo americano se non avessimo completato la nostra informativa" aggiunge.

Comey era già stato al centro della battaglia elettorale a luglio, quando annunciò la chiusura senza esiti dell'indagine su un'eventuale scorretta gestione di informazioni confidenziali da parte di Clinton attraverso l'uso di un server di email privato quando era segretario di Stato. A gridare più forte allora furono i repubblicani, che accusarono il capo dell'Fbi di essere a favore della candidata democratica. All'interno dei ranghi tradizionalmente conservatori dello stesso Bureau ci fu chi accusò Comey di non aver fatto il possibile per incriminare Clinton.

Stavolta le critiche arrivano dal campo democratico, che stanotte ha accusato Comey di aver fornito informazioni insufficienti sulla natura della nuova linea d'indagine, consentendo ai repubblicani, in svantaggio nei sondaggi, di recuperare terreno. L'inchiesta si concentra sulle email di Clinton trovate su un computer in uso all'ex deputato di New York Anthony Weiner, indagato per aver scambiato messaggi espliciti con una quindicenne, e alla moglie Huma Abedin, la collaboratrice più stretta dell'ex segretario di Stato. I due oggi sono separati.

"E' straordinario che assistiamo a una cosa del genere a 11 giorni dalle elezioni presidenziali" ha detto il capo della campagna di Clinton John Podesta. "Il diretore deve al popolo americano l'immediata pubblicazione de i dettagli di ciò che sta esaminando. Abbiamo fiducia che ciò non produrrà conclusioni di diverse da quelle che l'Fbi raggiunse a luglio".

Al centro dell'inchiesta ci sarebbero oltre mille mail, molte delle quali potrebbero essere semplicemente duplicati di quelle già oggetto della prima inchiesta. Nelle lettera ai dipendenti Comey ammette di non poter valutare la portata dei messaggi appena scoperti. "Dato che non conosciamo il significato di questa collezione di mail appena scoperta, non voglio creare idee fuorvianti" ha scritto Comey.

La sua iniziativa è stata condannata da ex funzionario del Dipartimento di giustizia, da parlamentari democratici e da esponenti della campagna di Clinton. "senza sapere quate sono le email, qual è il loro contenuto, quando sono state scritte, è impossibile farsi un'opinione informata" ha detto la senatrice democratica Dianne Feinstein che ha definito "spaventosa" la scelta del direttore dell'Fbi. L'ex portavoce del dipartimento di Giustizia sotto l'ammministrazione Obama, Matthew Miller, ha aggiunto che l'fbi raramente pubblica informazioni su indagini penali in corso e non diffonde informazioni sulle sue indagini a pochi giorni dalle elezioni. "Il comportamento di Comey fin dal'inizio è stato studiato per proteggere la sua reputazione di indipendenza a scapito delle conseguenze per l'opinione pubblica, per gli indagati e per l'integrità dell'Fbi" ha detto Miller.

Nick Ackerman, ex procuratore federale a New York che collaborò all'inchiesta sul Watergate, ha detto che Comey "non aveva nessun diritto di scrivere al Congresso delle presunte nuove email che nè lui nè nessun altro all'Fbi aveva visto ed esaminato". Comey nella sua lettera ai dipendenti prevede gli attacchi. "In una breve lettera nel pieno di una stagione elettorale, c'è il rischio notevole di essere mal interpretati" .

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