lunedì 10 ottobre 2016

Adesso Soros sfida Putin sulla Siria

Lo speculatore finanziario George Soros, fondatore della “Soros Fund Management” e della “Open Society Foundations” (OSF), nonché sponsor di numerose ONG umanitarie – tra le quali “Human Rights Watch” – torna ad attaccare il presidente russo Vladimir Putin in merito alla guerra siriana.


Direttamente dal sito della OSF, Soros ha condannato con veemenza i bombardamenti ad Aleppo, accusando Putin di sfruttare l’attuale “vuoto” alla Casa Bianca in attesa delle prossime elezioni presidenziali degli Stati Uniti. 


“Il mondo – scrive George Soros – è testimone di una catastrofe umanitaria di proporzioni storiche. E tutto questo sta accadendo in Siria. Una sciagura che viene perpetrata dal presidente della Federazione russa Vladimir Putin, a sostegno del suo protetto, il presidente siriano Bashar al Assad. Quando i fatti verranno completamente acclarati e stabiliti, i bombardamenti di Aleppo ad opera di Putin verranno visti come dei crimini di guerra, tra i più eclatanti della storia moderna. Il presidente Putin sta operando in maniera aggressiva per sfruttare i quattro mesi che vanno da adesso al 20 gennaio prossimo, giorno di insediamento ufficiale del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, sulla base di un calcolo politico insensibile”.


Il magnate chiede all’opinione pubblica di lanciare una campagna contro il presidente russo: “Chiedo al popolo russo, europeo e del mondo intero di non stare a guardare – ha aggiunto – ma di diffondere la propria indignazione. L’opinione pubblica potrebbe indurre Vladimir Putin a porre fine ai suoi efferati crimini contro l’umanità”. Accuse pesanti a cui la Federazione russa al momento non ha voluto replicare né commentare.


Che tra la Russia e George Soros non scorra buon sangue è peraltro un fatto risaputo. Le attività di beneficenza dello speculatore sono vietate e le sue società in Russia sono state messe al bando perché “anticostituzionali” e perché rappresenterebbero una grave minaccia per la sicurezza di Stato.


E a ben vedere le mail trafugate dagli hacker di dcleaks e pubblicate online lo scorso agosto, qualche dubbio sulle reali finalità delle attività “umanitarie” del noto magnate viene obiettivamente spontaneo: “George Soros – scrivono gli hacker di dcleaks – è un magnate ungherese-americano, speculatore, filantropo e attivista politico. Guida più di 50 fondazioni, sia globali che regionali. È considerato l’architetto di ogni rivoluzione e colpo di Stato di tutto il mondo negli ultimi 25 anni. A causa sua e dei suoi burattini gli Stati Uniti sono considerati come una sanguisuga e non un faro di libertà e democrazia. I suoi servi hanno succhiato sangue a milioni e milioni di persone solo per farlo arricchire sempre di più. Soros è un oligarca che sponsorizza il partito Democratico, Hillary Clinton e centinaia di uomini politici di tutto il mondo”.


In quella documentazione si evince proprio l’ingerenza della OSF nella crisi ucraina e il tentativo di “manipolare” l’opinione pubblica e influenzarla su quanto accadde all’indomani di “Euromaidan”. “La formazione di una nuova Ucraina porta con sé la possibilità di rinvigorire il progetto europeo. Tuttavia questo è complicato dal fatto che alcuni governi in Europa non credano che quella di Maidan sia stata una rivoluzione democratica”, si legge infatti in un documento trafugato del 2015 intitolato “il dibattito sull’Ucraina in Europa occidentale”.
Che la diffidenza – per usare un eufemismo – di Vladimir Putin nei confronti del filantropo ungherese naturalizzato statunitense sia quindi fondata?


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