Un mese fa, quando osservano l’ultimo aggiornamento della FED sui titoli del Tesoro detenuti, notammo qualcosa di preoccupante: erano scesi drasticamente, di oltre 27,5 miliardi in una settimana, la maggiore riduzione in una settimana dal gennaio 2015, portando il totale delle riserve a 2830 miliardi di dollari, il minimo dal 2012.
Un mese dopo, aggiorniamo i dati scoprendo che nell’ultimo aggiornamento settimanale, le banche centrali straniere continuano a liquidare i titoli degli Stati Uniti tenuti in conto deposito dalla FED, scendendo di altri 22,3 miliardi la scorsa settimana, arrivano a titoli detenuti per 2805 miliardi di dollari, il nuovo minimo dal 2012.




In alcuni casi, come la Cina, ciò viene compensato dalla pressione della svalutazione; in altri, come l’Arabia Saudita, fornisce i fondi necessari per compensare il crollo del petrodollaro e colmare il deficit di bilancio impennatosi nel Paese.
Allora, a chi vendono?
La risposta, almeno per ora, sono i privati, in altre parole, proprio come nel mercato azionario l’investitore al dettaglio è il detentore finale, nel caso dei titoli del Tesoro degli USA “gli investitori privati” esteri e nazionali ne depositano a centinaia di miliardi nelle banche centrali.
Chissà se lo farebbero sapendo chi glieli vende.
Nel frattempo, se solo due mesi prima i rendimenti erano ai minimi storici, improvvisamente il quadro s’invertiva e i titoli detenuti improvvisamente preoccupano BoJ, FED e fors’anche BCE, riducendo presto gli acquisti a lungo termine. Cosa succederà se, oltre alle vendita delle istituzioni ufficiali estere, anche i privati cesseranno di acquisire.
La risposta?
Altra monetizzazione del debito dalla FED degli Stati Uniti sarà il risultato più probabile, cioè più Quantitative Easing. Badiamo a questo perché, divertente, la FED ancora cova l’ingenua speranza di alzare i tassi nelle prossime settimane.
Zerohedge 18 ottobre 2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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