mercoledì 17 giugno 2020

LA COMMISSIONE SANITÀ DEL PIRELLONE SOSPENDE LA VOTAZIONE SUL PIANO SOCIO SANITARIO REGIONALE.

TE CREDO! DENTRO C’ERA UNA RIPROPOSIZIONE DEL SISTEMA CHE HA CONTRIBUITO AL DISASTRO CORONAVIRUS: OSPEDALIZZAZIONE ESTREMA, GESTIONE AI PRIVATI, SMANTELLAMENTO DELLA MEDICINA DI PROSSIMITA

L’ASSESSORE AL WELFARE SARÀ IL CAPRONE ESPIATORIO SACRIFICATO NELL'ORMAI PROSSIMO RIMPASTO?

La sterzata di Fontana dopo il disastro nella gestione del Covid: stop alla votazione sul Piano Sociosanitario. E Gallera è in bilico

Andrea Sparaciari per www.businessinsider.com

 

 

Attilio Fontana e Giulio Gallera mejo di Bob Behnken e Doug Hurley di Space x by lughinoATTILIO FONTANA E GIULIO GALLERA MEJO DI BOB BEHNKEN E DOUG HURLEY DI SPACE X BY LUGHINO

Il Sistema sanitario regionale lombardo non funziona e ora, forse, anche i vertici di Regione Lombardia ne hanno preso atto. E tentano di cambiare rotta. Mercoledì infatti la Commissione Sanità del Pirellone, per volontà della maggioranza, ha sospeso la votazione sul Piano Socio Sanitario Regionale, un documento atteso dal 2015 e che il Presidente Fontana aveva approvato in Giunta ben sei mesi fa. Secondo il presidente della commissione, Emanuele Monti, una sospensione arrivata: “a causa del mutato cambiamento di contesto dovuto all’emergenza Covid-19”.

 

Di fatto, si tratta di qualcosa di molto più profondo. Lo stop, infatti, riguarda lo scheletro sul quale il Pirellone avrebbe dovuto modellare il sistema sanitario della Regione nei prossimi anni.

 

fontana gallera cajazzoFONTANA GALLERA CAJAZZO

Nei piani di Fontana e dell’assessore al Welfare Giulio Gallera, una riproposizione pedissequa del sistema vigente: ospedalizzazione estrema; grande fetta delle prestazioni più remunerative affidate al privato (la Lombardia da sola ha più cardiologia di tutta la Francia); smantellamento definitivo della medicina di prossimità.

 

Uno schema – sbandierato per anni come “il Modello” da seguire, il migliore del mondo, il vanto della prima regione italiana – che la pandemia ha fatto miseramente crollare.

 

FONTANA GALLERAFONTANA GALLERA

Tanto che i lombardi travolti dallo tsunami Covid-19 si sono ritrovati senza medicina territoriale; i medici di famiglia sono caduti come mosche, privi dei dispositivi di prevenzione individuale (il tasso di infezione tra i sanitari lombardi è stato del 12%, un’enormità); gli ospedali – unici presidi rimasti sul territorio – sono divenuti centri di propagazione dell’infezione; le ex Asl, ora Ats, hanno dimostrato di essere ciò che le riforme di Maroni e Gallera hanno deciso che fossero: puri centri di controllo amministrativo, senza alcun reale impatto nella gestione delle emergenze.

 

Per tacere poi del disastro delle Rsa, una strage sulla quale farà luce la magistratura e sull’attuale incapacità del sistema regionale di fornire test e tamponi per tracciare i positivi. Al quale si aggiunge poi l’inesistenza di strategie per il tracciamento dei contatti stretti, nonché la mancanza di idee chiare per garantire in maniera efficace la sicurezza sui luoghi di lavoro.

trivulzioTRIVULZIO

 

 

 

Insomma, una debacle che la diga di propaganda innalzata da Fontana e dalla Lega non riesce più a contenere. E infatti si vedono le prime crepe. Già l’annunciato rimpasto – previsto per luglio – che dovrebbe portare alla sostituzione dell’assessore Gallera – oggi “commissariato” dall’ufficio stampa di Matteo Salvini, ma sempre più difficile da difendere – era stato un assaggio. Ora, il ritiro del Piano Sanitario, che è molto più che una conferma. È una sterzata.

fontana trivulzio 1FONTANA TRIVULZIO

 

 

«Votare questo piano sarebbe stato uno schiaffo a tutte le vittime lombarde del Covid-19, non votarlo significa prendere atto dei problemi che ci sono stati e chiedere a Fontana e alla giunta di riscriverlo – spiega il capodelegazione Pd in commissione sanità della Regione Gian Antonio Girelli -. È un fatto politico, non tecnico, perché per la prima volta, finalmente, la maggioranza leghista della Regione dà un segnale di ripensamento sul sistema sanitario lombardo.

gallera fontanaGALLERA FONTANA

 

Per la prima volta ammette che qualcosa va cambiato. Sia chiaro, per noi il piano era inadeguato anche sei mesi fa, ma la pandemia è stata come un faro puntato sugli squilibri e sulle mancanze della sanità lombarda, oltre che sulle mancanze di chi la guida e governa. Ora il Piano socio-sanitario regionale dovrà essere riscritto e cambiato nel profondo e, insistiamo, andrà rivista la legge quadro della sanità lombarda».

 

Sulla stessa linea il Movimento Cinque Stelle: «Prendiamo atto della decisione della maggioranza di non votare il Piano Socio Sanitario. Restano però molti interrogativi su come verranno recepite le disposizioni Nazionali che riformano la medicina territoriale e il rapporto tra medicina ospedaliera e medicina territoriale«, commenta il consigliere Gregorio Mammì, «Il piano sociosanitario che ci veniva proposto risultava privo dei contenuti minimi per una revisione globale dell’assetto sanitario di Regione Lombardia. Non parlerei quindi di un rinvio ma di una ufficiale  abdicazione: il piano è formalmente collegato alla legge sanitaria Lombarda e deve essere totalmente ridiscusso insieme alla sua legge di riferimento.

 

attilio fontana e giulio gallera by crozzaATTILIO FONTANA E GIULIO GALLERA BY CROZZA

 Il Consiglio Regionale attraverso la Commissione competente dovrebbe finalmente intraprendere il percorso di revisione della Legge sanitaria lombarda, e successivamente ampliare l’offerta di servizi sanitari pubblici e medicina territoriale ridimensionando il rapporto tra pubblico e privato. Lo dobbiamo ai cittadini lombardi». Fonte: qui

IL PASSATO INSEGNA: QUANDO SI DEVE CACCIARE O TENERE A FRENO UN PREMIER IN PREDA AL DELIRIO DEL POTERE, ARRIVA SEMPRE LA MAGISTRATURA.

MA CONTE SULLA MANCATA ZONA ROSSA DI ALZANO E NEMBRO RIUSCIRÀ A SALVARE IL CIUFFO DELLA POCHETTE

PER PROTEGGERE FONTANA, TELEGUIDATO DA SALVINI AL PIRELLONE, SI DANNO IN PASTO I CAPRONI ESPIATORI: DOPO IL  DIRETTORE SANITARIO DELLO LOMBARDIA DAL BIZZARRO CURRICULUM (EX CAPO DELLA MOBILE DI LECCO!), ORA TOCCA A GALLERA

IL RICCO SISTEMA SANITARIO IN MANO AI PRIVATI (DALL'HUMANITAS AL SAN RAFFAELE), LE PRESSIONI DEGLI INDUSTRIALI PER NON CHIUDERE LA VAL SERIANA, GLI ERRORI DEI SINDACI: ECCO COSA È SUCCESSO DAL 23 FEBBRAIO AL 7 MARZO...

DAGOREPORT

giuseppe conte giuseppe conte

Il passato di questo disgraziato paese insegna: arriva sempre la magistratura, quando si deve cacciare o tenere a freno un premier in preda al delirio del potere. Eppure, questa volta, Conte non uscirà con le ossa rotte dalla vicenda della mancata zona rossa di Nembro e Alzano Lombardo.

Certo, il premier per caos deve passare da un’audizione con i pm di Bergamo, gli stessi che sostengono che a rigor di diritto dovesse essere il governo – e non la Regione Lombardia – a chiudere il focolaio della Val Seriana.

matteo salvini attilio fontana matteo salvini attilio fontana

La volpe di Palazzo Chigi salverà la pelliccia, perché Fontana, che ora strepita, non ha mai presentato una richiesta formale per far dichiarare zona rossa i due comuni, come spiega l’articolo di oggi di Fiorenza Sarzanini sul “Corriere della Sera”.

Il premier è tranquillo perché convinto che la Regione avrebbe potuto prendere in autonomia ordinanze più restrittive. Cosa che hanno fatto altri governatori (Zaia a Vo' Euganeo, ad esempio) senza che da Roma fosse impedito alcunché.

Fontana da par suo ha un guaio e una salvezza, con lo stesso nome e lo stesso cognome: Matteo Salvini. Durante la macelleria lombarda, il Capitone ha teleguidato il Pirellone del malcerto Attilio tramite l’ex compagna Giulia Martinelli, capo segreteria del governatore.

Per questo stesso motivo, Fontana non può essere fatto fuori. Salvini non se lo può permettere di veder cadere un suo uomo e di sciogliere il consiglio regionale prima del tempo, con il rischio di perderlo.

E così si arriva allo scaricabarile con qualche testa da ghigliottinare affinché Fontana non rischi di annegare nei Navigli. Primo caprio espiatorio: Luigi Cajazzo, che era diventato direttore della sanità lombarda potendo vantare un curriculum strordinario: ex capo della squadra mobile di Lecco!. Al suo posto arriva Marco Trivelli, manager con un pedigree più consono – è stato dg al Niguarda e agli ospedali di Brescia.

Marco Trivelli Marco Trivelli

Ma alla resa dei conti sul “chi ha sbagliato di più”, il vero caprone espiatorio è Giulio Gallera: Innanzitutto perché è di Forza Italia, quindi più sacrificabile, e poi il suo protagonismo spesso ha oscuratomil governatore; infine per la serie innumerevole di gaffe che ha inanellato in questi mesi.

luigi cajazzo luigi cajazzo

Fontana e Salvini) stanno intessendo una trama bipartisan – anche con il PD -  per scaricarlo o convincerlo a lasciare e liberarsene una volta per tutte.

Al di là di eventuali defenestramenti, è ormai certo che non potranno non esserci conseguenze per il modello lombardo di sanità.

Una sanità eccellente, certo, ma concentrata molto – troppo? – sul profitto privato e poco sul territorio.

A forza di Formigoni, in Lombardia si è puntato tutto sulla sanità privata, dall'Humanitas al San Raffaele, la cui eccellenza era mirata su oncologia, ortopedia e cardiologia etc, che permettevano di doviziosi ricavi (il 20% sul fatturato).

Quando è arrivato lo tsunami del Covid si sono trovate totalmente impreparate, rispetto agli ospedali di stato, su come affrontare la pandemia: ventilatori, sale di rianimazione, tamponi, etc.     

È anche questo che va considerato per capire cosa (non) è successo tra fine gennaio e inizio marzo a Bergamo e dintorni.

Mentre il Veneto isolava i positivi a casa impedendo loro di infettare i pronto soccorso, la Lombardia smistava gli infetti nelle Rsa, riapriva il pronto soccorso di Alzano 4 ore dopo averlo evacuato il 23 febbraio.

Anche le date sono importanti per rispondere alla domanda: Perché Alzano e Nembro non sono diventati zona rossa? Il 2 marzo il focolaio bergamasco è in condizioni ben peggiori di quanto non fossero Codogno e gli altri comuni del lodigiano dieci giorni prima.

Eppure niente viene fatto. Erano i giorni in cui gli industriali facevano “forti pressioni” affinché quella chiusura non si facesse, come racconta Paolo Berizzi oggi su “Repubblica”. Erano i giorni in cui Beppe Sala condivideva il video “Milano non si ferma”, e Giorgio Gori a cena con la moglie Cristina Parodi twittava: “Dobbiamo andare avanti”.

 

ospedale pesenti fenaroli alzano lombardo 1 ospedale pesenti fenaroli alzano lombardo 

Erano però anche i giorni immediatamente successivi all’allarme (ignorato) degli scienziati del comitato tecnico scientifico. Il 4 marzo il presidente dell’ISS Brusaferro lanciava l’allarme.

Il direttore del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli ieri ad Agorà ha detto che gli esperti avevano segnalato tutto per tempo e che "ha scelto la politica".

Era tutto pronto, tanto che la sera del 5 marzo al Palace Hotel di Verdellino arriva l’esercito per chiudere tutto. Ma non succederà, perché quella decisione non arriva. Già, ma chi doveva prenderla?

 

beppe sala legge se stesso

beppe sala legge se stesso

 

“PRESSING DEGLI INDUSTRIALI SUL GOVERNO PER NON CHIUDERE LA VAL SERIANA”

Estratto dell’articolo di Paolo Berizzi per “la Repubblica”

(…) Nei giorni tribolati, e ancora avvolti in una parziale nebulosa, durante i quali Regione Lombardia e governo si passavano il cerino della decisione sulla zona rossa da istituire a Alzano e Nembro – i due paesi focolaio della bergamasca -, gli imprenditori del territorio hanno esercitato forti pressioni affinché quella chiusura non si facesse.

Pressioni bipartisan. Geograficamente trasversali: sia sul governo regionale, sia su quello centrale. È l’ipotesi di lavoro - non l’unica, ma la più interessante -, sulla quale sono concentrati i magistrati della procura di Bergamo. Da oggi sono in trasferta a Roma per sentire (come persone informate sui fatti) il premier Giuseppe Conte, i ministri Luciana Lamorgese (Interno) e Roberto Speranza (Salute).

ospedale pesenti fenaroli alzano lombardo ospedale pesenti fenaroli alzano lombardo

La vicenda giudiziaria – il reato ipotizzato è epidemia colposa – ruota intorno a quello che è il cuore dell’inchiesta: la mancata zona rossa nel focolaio bergamasco. Che già il 2 marzo (…) era in condizioni di gran lunga peggiori di quanto non fossero, dieci giorni prima, Codogno e gli altri Comuni del lodigiano (cinturati dallo Stato il 23 febbraio per contenere la diffusione di Covid 19).

 

beppe sala beve birra con alessandro cattelan beppe sala festeggia con alessandro cattelan

Chi è perché, e, a questo punto, su input di chi, ha ballato per 5-6 giorni – a inizio marzo - per infine decidere di non isolare Alzano e Nembro, come invece avevano espressamente suggerito gli scienziati, e estendere il lockdown all’intera Lombardia e poi a tutta Italia (dall’8 marzo)?

 

«COSÌ GALLERA PARLÒ AGLI SCIENZIATI» LE VERIFICHE DEI PM SUL VERBALE

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”

 

FONTANA GALLERA FONTANA GALLERA

La Regione Lombardia non ha mai presentato una richiesta formale per far dichiarare «zona rossa» i Comuni di Alzano e Nembro. La conferma arriva al termine del secondo giorno di missione a Roma dei pm di Bergamo. E ora i magistrati vogliono ricostruire i contatti di quei giorni, verificare che tipo di rapporti e trattative ci furono con il governo.

Agli atti dell'inchiesta è stato infatti acquisito il verbale della riunione svolta il 3 marzo dal comitato tecnico scientifico in cui si dà conto di una telefonata tra gli scienziati e l'assessore alla Sanità Giulio Gallera. E sarà proprio questo uno degli argomenti al centro degli interrogatori del premier Giuseppe Conte e dei ministri dell'Interno Luciana Lamorgese e della Salute Roberto Speranza fissati per oggi.

Tutti convocati come testimoni. Nella nota che dà conto della riunione del Comitato del 3 marzo è scritto: «Nel tardo pomeriggio sono giunti all'Istituto superiore di Sanità i dati relativi ai Comuni di Alzano e Nembro.

Al proposito è stato sentito per via telefonica l'assessore Gallera e il direttore generale Caiazzo che confermano i dati relativi all'aumento. I due Comuni si trovano in stretta prossimità di Bergamo e hanno una popolazione rispettivamente di 13.639 e 11.522 abitanti.

Ciascuno dei due paesi ha fatto registrare attualmente oltre 20 casi, con molte probabilità ascrivibili ad un'unica catena di trasmissione. Ne risulta pertanto che l'R0 è sicuramente superiore a 1, il che costituisce un indicatore di alto rischio di ulteriore diffusione del contagio».

alzano lombardo nembro

alzano lombardo nembro

 

Nel verbale non si fa cenno a istanze degli amministratori locali. Viene invece specificato che fu proprio il Comitato a proporre «di adottare le opportune misure restrittive già adottate nella "zona rossa" anche in questi due Comuni al fine di limitare la diffusione nelle aree contigue».

In quel momento la linea degli scienziati è dunque tracciata, ma il suggerimento non viene preso in considerazione né in Lombardia, né a Roma visto che due giorni dopo il direttore del Comitato Silvio Brusaferro invia una relazione a palazzo Chigi per ribadire la necessità di «chiudere».

Perché la Regione non ritenne opportuno appoggiarlo? Di fronte ai magistrati il governatore Attilio Fontana ha dichiarato che la scelta spettava all'esecutivo.

Oggi Conte sosterrà di fronte ai pubblici ministeri che «in caso di urgenza e necessità la Regione poteva procedere autonomamente, come effettivamente è avvenuto in seguito e come hanno fatto altre Regioni».

E spiegherà che lui decise di aspettare perche «intanto era maturata una soluzione ben più rigorosa, basata sul principio della massima precauzione, che prevedeva di dichiarare "zona rossa" l'intera Lombardia e tredici Province di altre Regioni».

Un provvedimento firmato l'8 marzo e di fatto entrato in vigore il 9 marzo. L'attesa di quei giorni ha contribuito ad aumentare il contagio nella bergamasca?

Se la circolazione ad Alzano e Nembro fosse stata interdetta così come era accaduto a Codogno si poteva limitare la trasmissione del coronavirus?

Conte lo negherà di fronte ai magistrati, ma dovrà spiegare perché appena tre giorni prima di firmare il decreto aveva fatto mobilitare le forze dell'ordine e l'esercito proprio per «cinturare» i due paesi.

CRISTINA PARODI E GIORGIO GORI

CRISTINA PARODI E GIORGIO GORI SE LA RIDONO

 

Su questo sarà ascoltata come testimone la titolare del Viminale Lamorgese. Il suo dicastero non è inserito nella catena decisionale sull'opportunità di creare «zone rosse», ma interviene nel momento in cui bisogna decidere con la prefettura competente quali reparti devono provvedere alla sorveglianza delle aree interdette.

E dunque dovrà consegnare ai magistrati tutte le note e le circolari di quei giorni che aveva preceduto l'invio di poliziotti e carabinieri, ma anche dei soldati che avrebbero dovuto impedire la circolazione dei cittadini.

 

LA MANCATA ZONA ROSSA AD ALZANO E NEMBRO I PM DA CONTE

Estratto dell'articolo di Claudia Guasco per “il Messaggero”

                                                                                    

Attilio Fontana Attilio Fontana

(...) Il procuratore Rota, con i pm Paolo Mandurino e Silvia Marchina più un paio di fidati investigatori, è a Roma e mercoledì ha sentito il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro. È lui che, il 4 marzo, ha spiegato come la Val Seriana, epicentro del focolaio bergamasco, fosse sotto osservazione da parte dei virologi, i quali valutavano «l'opportunità di estendere la zona rossa». Toccherà poi al consulente del governo Walter Ricciardi e probabilmente a qualche altro tecnico. (...)

 

Concluderà la serie di audizioni quella del premier Conte, che peraltro ai primi di aprile aveva già espresso il suo parere sulla questione, facendo notare che il «governatore della Lombardia poteva assumere in autonomia ordinanze più restrittive» e che non gli è stato «impedito di farlo, altri governatori lo hanno fatto. Non voglio imputare o scaricare responsabilità».

SILVIO BRUSAFERRO SILVIO BRUSAFERRO

 

Il governatore Fontana aveva tutti gli strumenti per istituire autonomamente la zona rossa, sostiene il premier, «come previsto dall'articolo 32 della legge 23 dicembre 1978 n.833» che dispone: «In materia di igiene e sanità pubblica» possono essere «emesse dal presidente della giunta regionale e dal sindaco ordinanze di carattere contingibile e urgente, con efficacia estesa rispettivamente alla regione o a parte del suo territorio comprendente più comuni e al territorio comunale».

 

ATTILIO FONTANA ATTILIO FONTANA

Dell'isolamento della Val Seriana, che ha creato parecchia tensione tra il governo e la Lombardia, ne ha parlato il 3 marzo il comitato tecnico scientifico del Dipartimento della protezione civile, che riteneva necessario blindare il focolaio.

Il giorno dopo Conte ha chiesto un approfondimento e il 5 marzo Brusaferro ha dato suo parere: era sufficiente isolare Alzano e Nembro. Ma non se ne è fatto nulla, perché il 7 marzo è stato firmato il decreto che ha decretato zona rossa tutta la Lombardia. (...)

Fonte: qui

 


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