NON C’È BISOGNO DI SALVINI: ORBAN SI È CONVINTO DA SOLO
COME AL SOLITO, AVEVA SOLO BLUFFATO PER OTTENERE PIÙ SOLDI PER L’UNGHERIA, CHE PURE NON HA UNA VERA EMERGENZA COVID
AI PAESI DI VISEGRAD NON FREGA NIENTE DELLA MUTUALIZZAZIONE DEL DEBITO, VOGLIONO SOLO CONTINUARE A CAMPARE A SBAFO COI SOLDI DELL’EUROPA...
Angela Mauro per www.huffingtonpost.it
Dopo aver ‘sparato’ contro per settimane, il premier ungherese Viktor Orban ha deciso di sostenere il ‘recovery fund’ varato dalla Commissione europea per rispondere alla crisi economica da Covid.
Pur “riluttante”, ha detto Orban già venerdì scorso in un’intervista radiofonica, “devo ammettere che dobbiamo usare questo strumento”, ma “i soldi devono essere distribuiti equamente. Non si può prendere in giro l’Europa dell’est, non siamo scemi”.
In vista del Consiglio europeo di venerdì prossimo, il leader più ‘pesante’ del blocco dei paesi di Visegrad ammorbidisce dunque la sua posizione sul piano di ricostruzione europeo. Non per merito di Matteo Salvini che oggi, rintuzzando a Giuseppe Conte (“Convincete Visegrad”, aveva chiesto il premier al centrodestra nella prima giornata degli Stati generali dell’economia), garantisce che “Orban sostiene le richieste dell’Italia”.
L’ungherese invece fa un gioco tattico per ottenere di più per la sua Ungheria, preoccupata come gli altri paesi di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) di perdere il posto come privilegiati dai fondi europei in base al Pil (basso), superati dai paesi più colpiti dal virus come l’Italia.
Di fatto, l’Ungheria non ha vissuto una vera emergenza Covid: ad oggi, poco più di 4mila casi, meno di 600 decessi. Però il leader di Fidesz non vuole restare indietro rispetto ai 750 miliardi di euro che il Recovery fund dovrebbe mettere a disposizione (secondo la proposta della Commissione europea), tra sussidi e prestiti.
Per questo, Orban pianta i suoi paletti in vista della trattativa che a partire da venerdì entra nel vivo: può darsi che siano necessari ben due consigli europei straordinari a luglio per l’intesa a 27. Sul recovery fund infatti ognuno dei 27 Stati membri dell’Ue gioca la sua partita e la trattativa è ancora in salita.
Intanto, i paesi di Visegrad si presentano in un’unica squadra, come al solito. Divisi semmai dalla competizione interna allo stesso blocco, come al solito: non c’è legame sovranista che tenga due paesi insieme, prevale l’interesse nazionale.
Dentro Visegrad, ognuno pensa a ottenere di più per il proprio paese anche a scapito dell’alleato. Però giovedì scorso i premier di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia hanno concordato una linea comune in un vertice in Moravia (Repubblica Ceca).
Tra i quattro, la Polonia è la più colpita dal coronavirus: oltre 29mila casi, oltre 1200 decessi. Varsavia figura al terzo posto nella ripartizione degli aiuti del recovery fund: ben 64mld di euro, dopo l’Italia (172) e la Spagna (140). Una ripartizione che però non lascia contenti Stati membri che hanno conosciuto un’emergenza molto più grave, come il Belgio, per esempio, che ha oltre 60mila casi di covid e quasi 10mila morti.
Ma il premier polacco Mateusz Morawiecki - a capo dell’esecutivo del Pis, il partito del sovranista Jaroslaw Kaczynski - insiste e attacca quei paesi europei che usufruiscono di sconti (‘rebates’) sui loro contributi al bilancio dell’Ue (Germania, Olanda, Austria e altri) perchè usano meno fondi europei rispetto ad altri Stati.
“I Paesi dell’Ue più ricchi dovrebbero pagare di più nel bilancio dell’Unione sulla scia della ripresa economica”, è il ragionamento di Morawiecki dopo il vertice in Moravia. “Non dovrebbero esserci sconti nel bilancio dell’Ue per quei Paesi che sono più ricchi”.
Il premier ceco Andrej Babis, liberale a capo di un’alleanza di governo con i socialdemocratici, sostiene che “il criterio principale” dell’assegnazione delle risorse “debba essere il crollo del Pil, da valutare all’inizio del prossimo anno” in ogni Stato dell’Unione, e non la diffusione dell’epidemia. La Repubblica Ceca ha oltre 10mila casi di covid, 330 decessi.
Anche la Slovacchia teme di non avere molti ‘titoli epidemici’ per attingere al recovery fund, in quanto ha avuto ‘solo’ 28 decessi e poco più di 1500 casi di coronavirus. Per questo, il premier Igor Matovi, conservatore del Ppe che governa anche con i sovranisti, ce l’ha con i paesi del sud: “Dovremmo evitare che un Paese con più o meno la stessa popolazione e più o meno lo stesso Pil pro capite che si trovi in Europa meridionale trarrà vantaggio dal programma molto più di un paese dell’Europa centrale”.
Tutta tattica, per ottenere di più da ‘mamma Europa’. E’ questo il gioco dei sovranisti, da Orban in giù. E il Covid esalta ulteriormente le richieste nazionali.
Poi ci sono le resistenze del ‘solito’ blocco del nord: i frugali. Olanda, Danimarca, Austria, Svezia spingono per ridurre l’ammontare dei sussidi e per ridimensionare il fondo: da 750 a 500 miliardi, come ha chiesto anche lo stesso ministro dell’Economia tedesco Olaf Scholz nell’ultima riunione dell’Ecofin proprio per mediare con i frugali.
Venerdì dunque si entra nel vivo della trattativa, partendo da posizioni ancora distanti e con il rischio che il recovery fund esca dimagrito dal negoziato a 27.
Fonte: qui
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