IL DENARO VIENE TRASFERITO IN PATRIA TRAMITE AGENZIE LONDINESI DI MONEY TRANSFER, DOVE I CONTROLLI SONO MOLTO BLANDI
NEGLI ULTIMI DUE ANNI E’ SGUSCIATO VIA UN ‘TESORO’ DI 2,7 MILIARDI DI EURO, UNA MEDIA DI 3,7 MILIONI DI EURO AL GIORNO
Francesco Spini per “la Stampa”
Un via vai di soldi, in piccoli e spesso anonimi negozietti di via Paolo Sarpi e dintorni, a Milano, o delle omologhe strade della più piccola Chinatown romana. Sulla porta due parole magiche: Money transfer. Sono edicole, piccoli bazar trasformati in agenzie per trasferire denaro da cui negli ultimi due anni - attraverso versamenti in contanti tutti da 999 euro, un filo sotto la soglia legalmente ammessa, con l' aiuto di prestanome talvolta ignari - ha spiccato il volo un vero e proprio «tesoro»: 2,7 miliardi di euro, una media di 3,7 milioni al giorno.
Quel che sembra il fatturato di una multinazionale era invece il frutto di affari illeciti della comunità cinese: si guarda al commercio di marchi contraffatti, ad attività in nero, alla prostituzione, al gioco d' azzardo. Una montagna di denaro che, quando non viene trattenuta in Italia, lontano da occhi indiscreti, prende la via della Cina, in una gigantesca operazione di "lavanderia" di denaro sporco.
A metterla in piedi un' organizzazione che si è insinuata nelle pieghe della legge. Mentre la normativa prevede la stretta sorveglianza della Banca d' Italia per gli istituti di pagamento italiani e per le relative agenzie di money trasfer, nei confronti degli istituti "comunitari" delega la sorveglianza alle autorità del Paese d'origine.
La quarantina di money transfer protagonisti di questa storia sfrutta questa caratteristica e si lega a istituti di pagamento con sede formale (e fittizia) in Inghilterra - dove la locale autorità, la Fca, sembra essere piuttosto lasca nei controlli e nelle formalità - ma con tutti gli interessi in Italia.
A scoperchiare il traffico sono stati gli uomini della polizia del vice questore Marco Ciacci e i militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza agli ordini del colonnello Gabriele Procucci che, nell' ambito di un' indagine della Procura di Milano, hanno individuato le presunte menti della "lavanderia": un cittadino italo-paraguaiano, Javier Baddouh è stato fermato, Luigi Del Principe, un esperto del settore, ex referente di una società del settore, la Lcc, è stato messo ai domiciliari così come un cinese - il probabile raccordo con la comunità - Jiaqui Liu.
Per tutti l' accusa è di associazione a delinquere finalizzata all' abusivo esercizio di attività finanziarie, abusiva prestazione di servizi di pagamento, riciclaggio, autoriciclaggio più svariati reati tributari. Un sodalizio che coinvolgerebbe un quarto soggetto rimasto all' estero più alcuni professionisti collegati.
I sospetti sorgono circa un anno fa quando da alcune banche italiane - a cui i portavalori riversano il denaro raccolto nelle agenzie - giungono segnalazioni antiriciclaggio. In due anni le società di pagamento a cui i money transfer cinesi sono collegati si avvicendano. Compaiono così, per citarne alcune, la Cronosprint Sas, le londinesi Global Worldwide Forex Limited, la Transferplus Limited, collezioniste di denaro e, si sospetta, di evasione fiscale.
Il denaro sporco veniva spedito a Londra, in un maxi conto (presso Barclays e altri istituti locali) di una piattaforma internazionale: The Currency Cloud. La quale - non senza segnalare perplessità - mandava le somme in Cina alla Bank of China e alla Construction Bank. Dove se ne perdevano le tracce. Un via vai rilevante, al punto che anche a Pechino si sono fatti domande sul tesoro italiano che pareva inesauribile.
Fonte: qui
Fonte: qui
Nessun commento:
Posta un commento