UN GRANDE camion cisterna è esploso in un affollato mercato della città siriana di Azaz, nella provincia di Aleppo controllata da gruppi ribelli nel nord della Siria, non lontano dalla frontiera con la Turchia. Almeno 60 le vittime e 150 i feriti. A darne notizia è stato per primo l'Osservatorio siriano dei diritti umani, spiegando che la violenta esplosione ha causato anche numerosi danni. Il direttore dell'Osservatorio, Rami Abdel Rahman, ha aggiunto che l'identificazione delle vittime è resa difficile dal fatto che alcuni corpi sono stati completamente bruciati nella deflagrazione. L'attentato non è stato finora rivendicato.
Osama al-Merhi, avvocato che si trovava sulla scena al momento dell'esplosione ha dichiarato che "questo tipo di crimini sono commessi soltanto dal gruppo terroristico di Daesh" (acronimo arabo per Isis). "Loro prendono di mira i civili e i gruppi che stanno costruendo questo Paese". Ad Azaz sono arrivati nelle ultime settimane molti civili e ribelli armati evacuati da Aleppo in base all'accordo tra Russia e Turchia che il 30 dicembre ha portato all'inizio di un cessate il fuoco esteso a tutta la Siria.
Intanto si segnalano ancora combattimenti. Almeno 9 persone, tra i quali due civili, sono rimasti uccisi nella notte in scontri avvenuti vicino Damasco. Tra le vittime, anche sette soldati e un'altra ventina di militari feriti, alcuni in gravi condizioni. Bombardamenti condotti da elicotteri governativi sono stati segnalati nella giornata di ieri nella Valle di Barada, pochi chilometri a nord-ovest della capitale, da dove proviene la maggior parte delle risorse idriche per la capitale. Il governo si è rivolto all'Onu accusando i ribelli di "crimini di guerra e crimini contro l'umanità" per avere interrotto i rifornimenti, lasciando senza acqua oltre quattro milioni di persone ma gli insorti respingono le accuse affermando che sono stati i bombardamenti lealisti a causare i danni e la carenza idrica che va avanti già dal 24 dicembre.
Siria: ultimi ribelli lasciano Aleppo sotto la neve, evacuazione quasi finita
In questo scenario, la Russia ha annunciato di aver iniziato nella giornata di ieri il ritiro delle proprie truppe, precisando che il gruppo navale guidato dalla portaerei Kuznetsov sarà il primo a lasciare l'area. Il contingente di Mosca ha permesso a Damasco di rovesciare le sorti di un conflitto che, nel settembre del 2015, sembrava volgere decisamente a favore dei ribelli. "Il sostegno che l'aviazione russa ci ha offerto è stato fondamentale per le nostre vittorie", ha ammesso il capo dello Stato Maggiore delle forze armate siriane, il generale Ali Abdullah Ayyoub.
Nel frattempo le Forze democratiche siriane (Sdf) a predominanza curda, sostenute dai bombardamenti della coalizione internazionale a guida americana, continuano l'avanzata contro le forze del califfato alle quali hanno strappato il castello medievale di Jaabar, a ridosso della diga di Tabqa sull'Eufrate. E nella giornata di ieri è arrivata anche la notizia di uno dei leader dello Stato Islamico in Siria, Mahmud al-Isawi, colpito in un raid da un drone della coalizione antiterrorismo il 31 dicembre a Raqqa.
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