IL CALCIO DELL’ASINO È LO SPORT PREFERITO DEGLI ITALIANI, E IL 2017 RISCHIA DI ESSERE UN ANNO PIENO DI CALCI PER RENZI
IL BORDELLO DEI VOUCHER (UN’IDEA DI MONTI E BERSANI) SONO LO SPECCHIO DI UN PAESE CHE AMA CAMPARE SULLE DISGRAZIE (ALTRUI)
Goffredo Pistelli per ‘Italia Oggi’
Per fortuna che Matteo c’è. Si potrebbe parafrasare l’ultimo inno berlusconiano, per descrivere come la caduta del primo governo guidato dal segretario Pd, Matteo Renzi, stia diventando una piccola rendita di posizione per i suoi avversari i quali, disarcionatolo a forza col referendum, pensano nel 2017 di tirare a campare sulla sua temporanea disgrazia. Complice il profilo basso assunto dall’ex-premier, su di lui sparano tutti e con grande non-chalance. Un esercizio rischia di diventare una costante nell’anno che si sta per aprire.
D’altra parte, ogni cambio di potere è sempre segnato dalla revanche: gli avversari maramaldeggiano, gli alleati di colpo si fanno critici, gli amici della penultima e terz’ultima ora, alzano gli occhi al cielo, assumendo l’espressione corrucciata dei consiglieri inascoltati. È un tratto che accompagna, inevitabilmente, ogni caduta, e non poteva certo fare eccezione quella di un uomo che non ha lesinato le critiche agli avversari, giocando spesso fra il caustico e il brutale.
Anche se certe espressioni di questo fenomeno ricordano la scena di un film con Totò, Il comandante, in cui un generale dell’esercito, camminando per strada nel suo primo giorno di congedo, viene innaffiato dall’autobotte del lavaggio strade che, fino alla vigilia, rispettosamente, al suo passaggio, abbassava il getto d’acqua.
Allo stesso modo, abbondano i commentatori pronti a richiamare l’arroganza di Renzi, la presunzione di Renzi, la scarsa lungimiranza di Renzi. Siamo all’antropologia più che alla politica: la situazione ricorda infatti la risatina insopprimibile a cui, istintivamente, siamo tutti portati vedendo una persona che capitomboli per strada, prima che la ragione e l’educazione ci facciano pensare alle conseguenze. Fin qui, il colore. Altro fatto è, appunto, la tendenza che si va profilando fra i suoi avversari politici, interni ed esterni: incolpare Renzi di ogni cosa, sperando di continuare a lucrare sulla vittoria del No al referendum.
Gli esempi non mancano. Di colpo l’ex-presidente del Consiglio è diventato responsabile numero uno del disastro Monte dei Paschi perché, si dice, si sarebbe «gingillato» con JP Morgan e fondi sovrani qatarini, nell’illusione di salvare la banca senese senza l’intervento pubblico o europeo.
Come se i 15 anni di storia precedente, popolata da acquisizioni capestro e management politicamente cooptato e sponsorizzato, non c’entrassero. Allo stesso modo, a Renzi si attribuisce il boom dei «voucher», il sistema di remunerazione del lavoro occasionale, che sinistra Pd e Cgil accusano d’essere sfruttamento legalizzato. Un sistema che esisteva prima del governo Renzi, regolato anche dal governo di Mario Monti, con Pier Luigi Bersani in maggioranza, e che l’esecutivo renziano aveva avuto il pregio di tracciare, obbligando all’utilizzo per via telematica.
Seppure si tratti dello 0,23% del valore delle prestazioni di lavoro, i voucher saranno l’ariete con cui si darà l’assalto alla «fortezza di Renzi» nel Pd. Se la Consulta, nei prossimi giorni, giudicherà infatti ammissibile il referendum sul Jobs Act chiesto dal sindacato di Susanna Camusso, la consultazione diventerà il leitmotiv di tutto questo lungo 2017 elettorale: prima del voto, forse ad aprile-maggio, ma anche dopo, in caso di vittoria degli abrogazionisti, quando ci sarà da celebrare il congresso Pd, per andare al voto nel 2018.
Gli uni e gli altri, sinistra e sindacato, con un unico obiettivo: la fine politica del segretario Pd.
Le accuse sulle banche, e le critiche su voucher e articolo 18, così come il possibile peggioramento delle condizioni economiche del Paese, saranno il terreno su cui il variegato fronte antirenziano si posizionerà, in questo lungo 2017 elettorale.
All’insegna del «poca spesa, molta resa», si cercherà di trasformare Renzi in un punchball, su cui menare cazzotti a getto continuo.
Così facendo, alcuni storneranno l’attenzione dalla crisi delle proprie amministrazioni o dall’assenza di democrazia interna, come i grillini, altri dal contrasto feroce per la leadership del centrodestra, come la Lega e Forza Italia. O, ancora, gli stessi forzisti useranno l’attacco a Renzi per oscurare la propria conversione al proporzionalismo, nella riforma delle legge elettorale imminente, finalizzata solo ad arginare la perdita di consenso legata all’inesorabile declino del fondatore.
Che Renzi non ci stia a farsi menare, va da sé. Resta invece da scoprire con quali strategie e con quali argomenti saprà passare dalla difesa all’attacco.
Fonte: qui
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