MILANO BRUCIA 16 MILIARDI E LO SPREAD SALE A 260
RAMPINI: “È IL TERMOMETRO IMPAZZITO DELLA DEPRESSIONE ECONOMICA. L' INDUSTRIA ENERGETICA È UN SETTORE MOLTO INDEBITATO, DOVE IN QUESTO MOMENTO PULLULANO I CANDIDATI AL FALLIMENTO. È UN MESSAGGIO MINACCIOSO ANCHE PER L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA E PER IL MODELLO TEDESCO DI RIPARTENZA: NON BASTA CHE I METALMECCANICI TORNINO IN FABBRICA, BISOGNA CHE QUALCUNO COMPRI QUELLE AUTO. SARÀ UN PROBLEMA ANCHE PER L’AMBIENTE PERCHÉ…"
BORSE IN ROSSO CON LO CHOC DEL PETROLIO. LO SPREAD VOLA VERSO 270 PUNTI, PIAZZA AFFARI PERDE IL 3,6%
L'umore dei mercati azionari resta nero all'indomani del crollo choc del petrolio, che è arrivato a trattare - per il contratto future sul Wti a maggio - in un clamoroso terreno di prezzo negativo. Su Piazza Affari, inoltre, si è sommato l'effetto di uno spread tra Btp e Bund tedeschi in allargamento fin sopra i 260 punti base.
Borse europee in forte calo
I listini europei terminano la giornata in netto ribasso. Milano peggiora nettamente nel finale chiudendo in ribasso del 3,59 per cento. A Piazza Affari soffrono i titoli finanziari e petroliferi, solo Diasorin - la società coinvolta nei test per il Covid - riesce ancora a tenere botta. Male anche le altre: Francoforte chiude in rosso del 3,9%, Parigi del 3,77% e Londra del 2,99%. La borsa di Milano ha bruciato poco meno di 16,5 miliardi di capitalizzazione, scendendo a circa 486 miliardi. A livello europeo il calo di capitalizzazione è di circa 235 miliardi in una seduta. A Wall Street il Dow Jones peggiora al -2,8% alla chiusura degli scambi europei, il Nadsaq perde il 3,8 per cento.
Sotto pressione i listini orientali, già nella mattinata: da Tokyo (-1,97%) a Shanghai (-0,9%), passando per Shenzhen (-0,82%) e Hong Kong (-2,1%). Lo spread tra Btp e Bund tedeschi si porta a fine giornata vicino alla soglia di 270 punti base, in netta crescita dai 240 dell'apertura, mentre le diplomazie europee sono al lavoro per trovare un accordo in vista del vertice di giovedì che ha sul tavolo gli strumenti comunitari per il rilancio post crisi sanitaria. Il rendimento del decennale italiano sul mercato secondario chiude al 2,2 per cento mentre il titolo trentennale arriva a superare il 3%, picco da un mese. Intanto il Tesoro ha chiuso gli ordini per i Btp a 5 e 30 anni lanciati stamattina tramite un sindacato di banche. Secondo Radiocor, la domanda complessiva ha toccato i 110 miliardi. Il che consente al Tesoro di più che ricoprire i 15 miliardi di euro di Btp Italia in scadenza il 23 aprile: l'offerta è fissata a 16 miliardi. La domanda supera i 55 miliardi per il 5 anni e 45 miliardi per il 10 anni, con uno spread di 295 punti base sul benchmark tedesco 2050.
Continua il crollo del petrolio
Un insieme di fattori - la crisi della domanda scatenata dal Covid 19, in primis, ma anche un discorso tecnico legato alla scadenza del contratto e una maxi-posizione detenuta da un fondo speculativo che si è chiusa improvvisamente - ha spinto ieri il barile laddove non si poteva immaginare. E le tensioni non si sono placate neppure oggi. Il contratto sul Wti con scadenza a giugno, nuovo riferimento per gli investitori, è arrivato a crollare di oltre 40 punti in zona 14 dollari. Anche il Brent, riferimento europeo, ha sofferto cedendo oltre 20 punti percentuali a quota 20 dollari. Sintomi del fatto che, al di là dei meccanismi speculativi, la preoccupazione 'industriale' intorno al greggio è fortissima. Resta poi volatile il contratto a maggio, quello protagonista del crollo fino a -37,63 dollari alla vigilia. Dopo balzi sopra e sotto "zero", ha segnato un recupero in area 5 dollari.
Anche il presidente Usa, Donald Trump, ha cercato di puntare sulla natura finanziaria del movimento per calmare gli animi: il crollo, ha detto, "è di breve termine" e i prezzi nel giro di un mese "rimbalzeranno a 25-28 dollari al barile". "E' più una questione finanziaria di quanto non sia una situazione del petrolio", ha osservato il presidente americano indicando che "l'Opec+ ha già tagliato la produzione del petrolio, ora tocca alle compagnie sul marcato regolare le quote per far risalire le quotazioni". Intanto, però, via Twitter ha ordinato al Dipartimento dell'Energia e al Dipartimento del Tesoro di mettere a punto un piano per rendere disponibili fondi alle società petrolifere e del gas.
Il dollaro si è rafforzato sulle contrattazioni asiatiche sulle indiscrezioni di problemi di salute seri per il dittatore nordcoreano Kim Jong Un, dopo un intervento cardiovascolare della scorsa settimana. Secondo quanto riportato dalla Cnn, sarebbe stato in pericolo. L'euro ha poi chiuso in lieve rialzo sopra quota 1,08 dollari. La moneta europea passa di mano a 1,0861 e a 116,89 yen. In rialzo il dollaro/yen a 107,63.
Tornando alle materie prime, infine, le difficoltà del petrolio si riverberano anche sul mercato dei metalli preziosi, dove molti investitori sono stati costretti a smobilizzare le proprie posizioni per far fronte alle perdite accumulate a causa del collasso dei prezzi del greggio. In particolare, l'oro spot cede l'1,7% a 1.655,10 dollari all'oncia sui minimi da due settimane, mentre i contratti future scendono dell'1,9% a 1.678,20 dollari. Peggio fa il palladio che cede l'11,6% a 1.914,14 dollari all'oncia, mentre il platino lascia sul terreno il 6,7% a 718,89 dollari e l'argento il 6,53% a 14,595 dollari.
UN PARADOSSO CHE DIVENTA REALTÀ
Federico Rampini per “la Repubblica”
Il petrolio va sottozero, i produttori pagano chi viene a prenderselo: ecco l' ultima aberrazione di questa crisi. Il paradosso purtroppo nasconde una realtà tragica, quel prezzo assurdo è il termometro impazzito della depressione economica. La disperazione dei produttori di petrolio, con una domanda crollata e le capacità di stoccaggio esaurite, li ha costretti all' impensabile: pagare i clienti purché accettino di prendersi le eccedenze di quello che un tempo chiamavamo "oro nero".
A voler vedere il lato positivo: nella stessa seduta di ieri quel greggio per i contratti datati in autunno si scambiava a 30 dollari il barile. Gli operatori industriali e finanziari che sono attivi su quel mercato, scommettono quindi che la seconda metà dell' anno sarà molto migliore della prima. Per quel che vale, in una situazione in cui tutti navigano a vista, c' è chi crede nella ripresa a tempi abbastanza ravvicinati.
Tuttavia sarebbe imprudente sottovalutare il messaggio contenuto nel "petrolio sottozero", e le conseguenze a catena che ne possono derivare. Anzitutto l' industria energetica è un settore molto grosso, molto indebitato, dove in questo momento pullulano i candidati al fallimento. Nella parte privata ci sono aziende americane dello "shale oil" che potrebbero fare bancarotta presto. I loro crac si rifletterebbero sui bilanci bancari, col rischio di contagi nel settore del credito. Poi ci sono i rischi di default sovrano all' orizzonte per paesi emergenti come il Venezuela. Intere economie - la Russia in testa - sono impoverite dal tracollo dell' export di energia.
Il "petrolio sottozero" come misuratore dell' implosione dei consumi, è un messaggio minaccioso anche per importanti settori industriali in Occidente. La Volkswagen è una delle prime case automobilistiche a riaprire, a conferma che la Germania sta gestendo la pandemia molto meglio di altri. Ha concordato con i sindacati una serie di misure di sicurezza per garantire la salute dei lavoratori. Ma non basta che i metalmeccanici tornino in fabbrica e che la produzione riparta: bisogna che qualcuno compri quelle auto.
Ciò che sta dicendo il mercato petrolifero, è che la domanda dei consumatori in questa fase è un buco nero. Il "Modell Deutschland" da solo non basta, l' efficienza ammirevole della sanità tedesca non può salvare quell' economia che si è sempre fatta trainare dalle esportazioni, se non ritornano la fiducia, il potere d' acquisto, la voglia di spendere e di viaggiare.
Infine il "petrolio sottozero" porrà un problema per l' ambiente. Il crollo del prezzo delle energie fossili rende meno competitive quelle rinnovabili. Già all' inizio di questa crisi Xi Jinping aveva dato l' esempio, congelando una serie di misure per la lotta al cambiamento climatico, per dare la priorità al rilancio della crescita cinese.
Trump segue il suo esempio e riprende a smantellare le normative ambientaliste di Barack Obama. I giornali pubblicano mappe dell' inquinamento che mostrano l' effetto virtuoso dei "lockdown": ora che siamo tutti chiusi in casa le nostre città hanno cieli azzurri e aria tersa.
Ma se la riduzione dell' inquinamento si accompagna alla povertà di massa, molti elettori si scopriranno un animo da "gilet gialli", rimpiangeranno il capitalismo carbonico e voteranno per chi rilancia l' economia a qualsiasi costo.
Fonte: qui
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