UN CONSIGLIO DEI MINISTRI FUORI DAL MONDO ...
Le scuole riapriranno(forse ...) l'11 gennaio e non più il 7, come previsto fino a poche ore fa. Questa la decisione di un infuocato Consiglio dei ministri andato in scena fino a tarda notte. Ma la situazione nel governo è di caos totale. Secondo indiscrezioni da Palazzo Chigi, il Pd è partito all'assalto della ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, grillina e tra le poche ormai a difendere la riapertura degli istituti scolastici senza se e senza ma. Il collega della Cultura Dario Franceschini ha infatti proposto di tenere chiuse le scuole fino al 15 gennaio.
PAOLA DE MICHELI ROBERTO SPERANZA
Inaccettabile, per il M5s, e così si è arrivati alla mediazione-farsa dell'11 gennaio, sempre che nel frattempo non intervengano drammatiche accelerazioni nei bollettini Covid. "I contagi non sono imputabili alla scuola, non è quella la fonte dei focolai - avrebbe ribattuto la Azzolina, secondo l'agenzia Adnkronos - i nostri ragazzi hanno pagato sin troppo, basta chiedere loro sacrifici". E Teresa Bellanova di Italia Viva, una delle ministre renziane date in proncinto di dimettersi, ha incalzato gli alleati: "Al 4 gennaio non sapere ancora se i ragazzi rientreranno a scuola è davvero inaccettabile".
LUCIA AZZOLINA GIUSEPPE CONTE PAOLA DE MICHELI
Ma la vera vittima sacrificale della nottata sarebbe stata Paola De Micheli, ministra Pd dei Trasporti. Il tema, come noto, è strettamente connesso alla questione scuola eppure la ministra dem ha fatto spallucce, spiegando ai colleghi esterrefatti di aver approntato un modello organizzativo "scollegato" dalla dimensione sanitaria, perché è "impossibile sapere come il virus si diffonde su pullman e bus", questo il succo del suo ragionamento secondo le indiscrezioni di Adnkronos. E qui sarebbe montata la polemica, violentissima, con Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia di M5s, in un clima di tutti contro tutti da fine impero. Fonte: qui
Parlano i documenti, De Micheli e Azzolina il prossimo lockdown è colpa loro
Guardatele bene, quelle due. Sono l’oggetto della contesa e la concausa dei nostri guai. La sinistra vuol fare fuori Lucia Azzolina senza dirlo troppo forte; i Cinque stelle rispondono col baccano contro Paola De Micheli. Il bocconcino su scuola e trasporti fa gola a tutti e pazienza se gli italiani dovranno beccarsi il lockdown prossimo venturo soprattutto a causa delle due ministre colabrodo. Impossibile dimenticare le comparsate televisive di Giuseppe Conte, da poco riemerso sui teleschermi. E indimenticabili i riferimenti del premier alle valutazioni dell’irriducibile comitato tecnico scientifico che ha chiamato a combattere il coronavirus con tanto di ricette per il governo che le tollera a fasi alterne. Ma proprio la Azzolina e la De Micheli sono state l’emblema del rifiuto a seguire le indicazioni scientifiche partorite per evitare danni. Ormai lo hanno capito tutti che il problema principale è la circolazione dei virus sui mezzi di trasporto e di qui alla scuola. Se ne sono fregate altamente.
Basta leggere che cosa ha detto ieri al Corriere della sera Agostino Miozzo, che del Cts è coordinatore: “Dal 18 aprile chiediamo di utilizzare ogni misura per ridurre i picchi di utilizzo del trasporto pubblico”. Serviva per le scuole, “a tenerle aperte e adattare il sistema a questa esigenza”. Siamo andati a leggerli, quei verbali e quello del 26 agosto andrebbe sventolato sotto le faccine di governo, che ancora adesso insistono nelle loro intollerabili prese di posizione. La Azzolina ha detto di tutto, ma ieri si è distinta Paola De Micheli, che ha assicurato che l’utilizzo dei trasporti pubblici, nell’ultima settimana, è sceso al 50 per cento della capienza. Una straordinaria miscela di ore di punta messe insieme a quelle in cui sui bus non sale praticamente nessuno. Non si rende conto, la ministra dei trasporti, che nemmeno il suo predecessore Danilo Toninelli sarebbe potuto arrivare a declamare frescacce del genere.
Eppure, bastava dar retta esattamente alle indicazioni del Cts. Proprio da aprile “il Cts rimarcò come l’intero sistema di trasporto pubblico – lo si ricorda nel verbale di fine agosto, carta canta e villan dorme… - dovesse essere considerato un contesto a rischio di aggregazione medio alto, con possibilità di rischio alto nelle ore di punta, soprattutto nelle aree metropolitane ad alta urbanizzazione”. Va aggiunto altro? Questi i pericoli, dicevano gli scienziati che non hanno convinto i ministri: “Alto numero di persone concentrate in spazi limitati con scarsa ventilazione; mancanza di controllo degli accessi per identificare soggetti potenzialmente infetti; contatto con superfici potenzialmente contaminate in quanto comunemente toccate (distributori di biglietti, corrimano, maniglie ecc.)”. Fonte: IlTempo
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