venerdì 3 luglio 2020

IL 12% DELLE IMPRESE PENSA DI RIDURRE IL PERSONALE E A PAGARE SARANNO LE FASCE PIÙ DEBOLI, GIOVANI E DONNE. L’EPIDEMIA RISCHIA DI ACCENTUARE LE DISEGUAGLIANZE “SIGNIFICATIVE” CHE GIÀ SOLCANO IL NOSTRO PAESE

COM'ERA LA STORIELLA DI GUALTIERI CHE NESSUNO AVREBBE PERSO IL POSTO DI LAVORO?

DOPO IL 17 AGOSTO CI SARÀ IL BOOM DI LICENZIAMENTI

LA PREVISIONE CATASTROFICA DI UNIMPRESA: QUANDO FINIRÀ IL BLOCCO IMPOSTO DAL GOVERNO, CI SARÀ LA GIUNGLA E L’ELEMOSINA DELLA CASSA INTEGRAZIONE NON BASTERÀ

RAFFICA DI CONTRATTI DI ASSUNZIONE STRACCIATI E MILIONI DI POSTI DI LAVORO A RISCHIO

LE IMPRESE CHIEDONO URGENTI SGRAVI CONTRIBUTIVI (SCONTI SUI VERSAMENTI INPS) PER NON LICENZIARE

(AGI) - È assai probabile che il 17 agosto, al termine del blocco imposto dal decreto rilancio, si aprano le condizioni per un vero e proprio boom dei licenziamenti da parte delle aziende. È quanto prevede il Centro studi di Unimpresa secondo cui la situazione complessiva dell’occupazione, durante questa emergenza legata al Covid-19, è peggiore di quella di 10 anni fa:

 

le ore di cassa integrazione usate nell’ultimo bimestre sono pari a 1,7 miliardi, da confrontare agli 1,3 miliardi di ore del 2010. Il congelamento dei licenziamenti prorogato dal decreto rilancio dal 17 maggio al 17 agosto 2020, si avvicina sempre più al capolinea e l’aspirina degli ammortizzatori sociali sta terminando i suoi tiepidi effetti, poiché si tratta di indennizzi pari a 4,2 euro l’ora peraltro pagati con ritardi di oltre tre mesi.

 

gualtieri conte patuanelliGUALTIERI CONTE PATUANELLI

«Occorre un intervento immediato del governo affinché vari un sistema di incentivi, con sgravi contributivi e riduzioni delle aliquote, destinati alle aziende che, pur tra mille difficoltà, decideranno di mantenere i rapporti di lavoro nonostante la fine degli ammortizzatori sociali e nonostante, soprattutto, il perdurare delle difficoltà economiche-finanziarie» commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi.

 

 

GualtieriGUALTIERI

Secondo il Centro studi di Unimpresa, nei prossimi mesi si apriranno due possibili scenari. Il primo è più ottimistico, esclude un ritorno del contagio, prevede un pil in calo del 9,2% quest'anno e un recupero del 4,8% nel 2021: in tale circostanza il numero degli occupati si ridurrebbe “solo” del 3,9% nel 2020.

 

Nello scenario più avverso, invece, il pil potrebbe scendere addirittura del 13% con una conseguente riduzione degli occupati di oltre il 5%. «Si prospetta, pertanto, un autunno purtroppo caldissimo con la perdita di milioni di posti di lavoro subito dopo il 17 agosto. e tanto meno non può essere ipotizzabile una proroga del divieto di licenziamento nel momento in cui le risorse per gli ammortizzatori sociali sono evidentemente terminate e le cui condizioni come più volte denunciato sono al di sotto delle condizioni di dignità che la nostra Costituzione dovrebbe garantire ai nostri lavoratori» aggiunge Assi.

Gualtieri ConteGUALTIERI CONTE


Secondo il Consigliere di Unimpresa «servono misure a sostegno dell'occupazione che prevedano per le aziende che non licenziano per giustificato motivo oggettivo e comunque per cause inerenti alla crisi economica post Covid, una riduzione dell'aliquota contributiva ai propri dipendenti.

 

Andrebbe quindi applicata, per un periodo di 12 mesi, l'aliquota in uso per gli apprendisti pari (mediamente) al 10% a carico dell'azienda ed al 5,84% a carico del lavoratore, dando così tanto alle aziende quanto ai lavoratori (ed alle loro famiglie) una boccata d'ossigeno.

 

Queste agevolazioni, se si vuole evitare un tracollo degli occupati, devono giungere nell'immediato ed essere soprattutto da subito operative. Insomma, va seguita una strada diversa da quella intrapresa con l’agevolazione “Io lavoro” che avrebbe dovuto prevedere una decontribuzione totale per la quota dei contribuiti a carico del datore di lavoro per un periodo di 12 mesi per le nuove assunzioni di soggetti "svantaggiati", ma che ancora oggi vede le aziende beffate: chi ha assunto confidando nello sgravio contributivo, si è poi visto costretto a versamenti pieni». Fonte: qui


IL RAPPORTO ANNUALE DELL’ISTAT CHE FOTOGRAFA UN PAESE IMPOVERITO E DOVE SI È FERMATO DEL TUTTO L’ASCENSORE SOCIALE: IL 26,6% DEI FIGLI RISCHIA UN ‘DOWNGRADING’ RISPETTO AI GENITORI…

Da www.ansa.it

 

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Disuguaglianze "significative" solcano il nostro Paese. E, avverte l'Istat nel Rapporto annuale, il Covid rischia di accentuarle, allargando i divari esistenti, con una 'scala sociale' nella quale è più facile scendere che salire.

 

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Il mercato del lavoro si restringe - il 12% delle imprese pensa di tagliare - proprio per le fasce più deboli, giovani e donne. La didattica a distanza vede in svantaggio bambini e ragazzi del Mezzogiorno che vivono in famiglie con un basso livello di istruzione. La natalità potrebbe scendere ancora, eppure gli italiani i figli li desiderano, due l'ideale.

 

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Ma l'Istat sottolinea anche come il Paese abbia reagito. "Il segno distintivo" nel lockdown è stato di "forte coesione". L'Istituto invita a guardare alla criticità strutturali del Paese come "leve della ripresa".

 

"Il problema del reperimento della liquidità è molto diffuso, i contraccolpi sugli investimenti, segnalati da una impresa su otto, rischiano di costituire un ulteriore freno ed è anche preoccupante che il 12% delle imprese sia propensa a ridurre l'input di lavoro". L'indagine condotta a maggio.

 

GIOVANI DISOCCUPATIGIOVANI DISOCCUPATI

Tuttavia "si intravedono fattori di reazione positiva e di trasformazione strutturale in una componente non marginale del sistema produttivo". Dai dati provvisori sulle forze di lavoro emerge inoltre che i lavoratori in Cig ad aprile - nella settimana di intervista - sono stati quasi 3,5 milioni. E, sempre ad aprile, quasi un terzo degli occupati (7,9 milioni) non ha lavorato. Cresciuti anche i lavoratori in ferie.

 

La "classe" di origine influisce meno sulla collocazione sociale che si raggiunge all'età di 30 anni rispetto al passato ma pesa ancora in misura rilevante. Per l'ultima generazione (1972-1986), la probabilità di accedere a posizioni più vantaggiose invece che salire è scesa.

 

recessione coronavirusRECESSIONE CORONAVIRUS

Una mobilità, dunque, verso il basso: il 26,6% dei figli rischia un 'downgrading' rispetto ai genitori. Una percentuale, praticamente più di 1 su 4, superiore rispetto alle generazioni precedenti. E anche più alta di quella in salita (24,9%). Cosa che non era mai accaduta prima. Fonte: qui

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