Francesca Basso per corriere.it
Si ricomincia a negoziare sabato alle 11 dai punti presentati in serata dal presidente Charles Michel ai 27 leader Ue riuniti dal mattino a Bruxelles per il Consiglio europeo straordinario (il primo di persona dopo il lockdown) per decidere sul pacchetto che deve aiutare i Paesi più colpiti dalla crisi economica scatenata dal Covid e sul prossimo bilancio Ue 2021-2027.
Alle 20 il premier ceco Andrej Babiš spiegava che non c’era intesa su niente, né sul volume complessivo di Next Generation Eu (il Recovery Fund come lo ha ribattezzato la Commissione Ue), né sulle regole di accesso ai fondi, né sui criteri di distribuzione. Alle 23.30 la riunione è stata aggiornata a oggi.
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Nel dibattito in plenaria tutti hanno ribadito le rispettive posizioni. La cancelliera Angela Merkel, alla guida della presidenza di turno dell’Ue, e il presidente francese Emmanuel Macron hanno affiancato Michel nel tentativo di costruire un dibattito strutturato, che è stato sospeso alle 18 per consentire gli incontri bilaterali che sono durati tre ore.
E che hanno permesso a Michel di costruire una nuova proposta negoziale nel tentativo di far procedere la trattativa sui criteri di allocazione e sulla governance del Recovery Fund. Sulle regole per l’accesso ai fondi c’è stato uno scontro totale con l’Olanda che ha continuato a insistere sul diritto di veto nei confronti dei piani nazionali di ripresa che devono presentare gli Stati membri per ottenere gli aiuti.
Per sbloccare la situazione Michel ha proposto l’ipotesi di ricorrere a un «freno di emergenza» che consentirebbe a un governo di bloccare i pagamenti del Recovery Fund se non ci fosse «consenso» tra i governi. Il meccanismo interverrebbe sull’attuazione dei piani e non sul loro via libera. Ma l’Olanda non ci sta.
Altro nodo i «rebates», il sistema di sconti sul bilancio Ue di cui godono l’Austria, l’Olanda, la Svezia, la Danimarca e anche la Germania. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz è stato molto determinato nel difenderli.
E poi l’ammontare complessivo del Recovery Fund, 750 miliardi di cui 500 miliardi di trasferimenti a fondo perduto e 250 di prestiti. I nordici hanno mantenuto il no sul volume e sull’equilibrio aiuti-prestiti. Germania e Francia difendono i 500 miliardi e con loro Italia e Spagna. Per Austria (Kurz non vuole «una condivisione del debito a lungo termine»), Olanda, Svezia, Danimarca e Finlandia è troppo.
Il primo incontro di Michel è stato con Merkel, Macron e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Poi ha visto da solo l’olandese Mark Rutte. Ultimo il premier ungherese Viktor Orbán, che oppone resistenza sul legame tra aiuti e rispetto dello Stato di diritto. Insieme Merkel e Macron hanno incontrato altri leader Ue. Tutti dovranno sacrificare qualcosa. Tra le ipotesi ridurre i programmi diversi dalla Recovery and Resilience Facility (310 miliardi di trasferimenti): aiuti in cambio di riforme sulle priorità dell’Ue, per l’Italia circa 60 miliardi di sovvenzioni. Fonte: qui
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