Ansa - Siri: il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha deciso la revoca del sottosegretario leghista, indagato dalla procura di Roma per corruzione. Il decreto di revoca è stato adottato dal premier, sentito il Cdm che ha a lungo dibattuto.
"Prendo atto - è andato all'attacco il leder della Lega, Matteo Salvini - del fatto che la Raggi è indagata da anni ed è al suo posto. I nostri candidati sono specchiati. Se ci sono colpe di serie A e colpe di serie B, presunti colpevoli di serie A e di serie B.... a casa mia se uno vale uno, inchiesta vale inchiesta". "Noi abbiamo nessun problema, la questione morale riguarda altri. Mi dispiace che qualcuno si stia sporcando la bocca su Attilio Fontana", ha aggiunto.
In due ore di riunione gelida ma senza scontri plateali si consuma la revoca del sottosegretario Armando Siri. Giuseppe Conte rispetta le previsioni e decide per "licenziare" l'esponente leghista ottenendo la fiducia dei suoi ministri e terminando la riunione senza la conta che, seppur simbolica, avrebbe fotografato la rottura tra la Lega e il capo del governo. "E' la vittoria degli onesti", esulta Luigi Di Maio. "Siri è innocente fino a prova contraria", è il muro alzato, anche a revoca fatta, da Matteo Salvini. E il caso non fa che accentuare un trend evidente già da giorni: da qui al 26 maggio tra il M5S e la Lega sarà guerra, su ogni tema, all'ultimo voto.
Il leader leghista per tutta la giornata colleziona iniziative e dichiarazioni lontanissime dal tema giustizia. Annuncia, ad esempio, la chiusura di tutti i negozi di Cannabis, andando allo scontro con il M5S. "Non diamo informazioni errate, i cannabis shop non vendono droga", sottolinea il titolare della Sanità Giulia Grillo. Cantieri, flat tax salario minimo, aiuti alle famiglie: il ring della guerra elettorale è segnato. "Convochiamo subito un tavolo su flat tax e salario minimo", annuncia Di Maio avvertendo: "ciascuno porterà le coperture alla sua proposta". Salvini ribadisce che non avrebbe mai fatto cadere il governo sul caso Siri. Ma non risparmia una stoccata al M5S: "la Raggi è indagata da anni ed è al suo posto". Ed una al suo premier, che su Siri e la Tav - osserva - "ha preso le parti del M5S". La battaglia è appena cominciata.
LO SCHIAFFO DELLA PROCURA DI MILANO A SALVINI: MENTRE LUI È CON LA CHIRICO A PARLARE DI RIFORMA DELLA GIUSTIZIA (FOTO), LORO FANNO ARRESTARE POLITICI E IMPRENDITORI LOMBARDI E INDAGANO IL PRESIDENTE LEGHISTA ATTILIO FONTANA
DI MAIO E BONAFEDE FANNO DI CORSA UNA CONFERENZA STAMPA PER RIBADIRE CHE LORO SONO IL PARTITO DEI PM
LE TOGHE ORMAI HANNO MESSO NEL MIRINO IL ''CAPITANO'', E LUI DA QUI AL 26 MAGGIO STARÀ BUONO: POTREBBE SUCCEDERE DI PEGGIO. NON A CASO HA INGOIATO IL ROSPO DELLA CACCIATA DI SIRI…
LO SCHIAFFO DELLA PROCURA DI MILANO: MENTRE SALVINI CON LA CHIRICO PARLA DI RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, ARRESTANO POLITICI E IMPRENDITORI LOMBARDI
DAGONOTA - Come va il rapporto tra Salvini e i magistrati? Giudicate voi: mentre era a Milano per la serata di ''Fino a Prova Contraria'', associazione di Annalisa Chirico che promuove la riforma della giustizia, la procura della città, guidata da Francesco Greco, faceva arrestare decine di persone, tra cui molti politici lombardi della maggioranza Forza Italia-Lega e l'ex socio di Siri, e iscriveva nel registro degli indagati il presidente della regione, il leghista Attilio Fontana. Una retata commentata così da Buffagni: ''In Lombardia hanno arrestato gli amici di Salvini''.
Insomma uno schiaffo sonoro partito dal Palazzo di Giustizia, lo stesso dove fu scritta la parola ''fine'' sulla parabola politica di Bettino Craxi, un altro milanese che puntava a governare l'Italia con piglio decisionista. I magistrati hanno ormai messo nel mirino il vicepremier, anche perché in questi mesi ha agito sempre senza consultare le toghe nelle sue decisioni, come si è visto chiaramente nei casi delle navi dei migranti.
Un atteggiamento molto diverso da quello dei grillini, in particolare del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che come capo di gabinetto ha Fulvio Baldi, un magistrato attivo nel direttorio della corrente Unicost e studioso proprio delle normative che riguardano l'ordinamento giudiziario.
Bonafede e gli altri 5 Stelle hanno mantenuto un rapporto di grande collaborazione con le toghe (a partire da Davigo), e il messaggio è stato ribadito ieri con l'irrituale conferenza stampa congiunta che il ministro ha tenuto insieme al vicepremier Di Maio, nella quale hanno ribadito ''Tangentopoli non è mai finita, la corruzione è ancora una piaga fondamentale e gravissima''. Il messaggio che i M5S vogliono inviare agli elettori (e pure alle toghe) è chiaro: noi siamo il partito dei pm, la Lega invece…
Non è un caso se il Capitano, di solito fiammeggiante, abbia lasciato che Conte cacciasse a pedate Siri dal governo, addirittura ribadendo la fiducia al premier. Da qui al 26 maggio Salvini non cercherà altre rogne mettendosi di traverso all'esecutivo o dichiarando guerra ai magistrati. Dopo, chi vivrà vedrà (e conterà i voti delle europee).
Cesare Zapperi per il ''Corriere della Sera''
All' ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi c' è ben altro, ma se possibile c' è chi vorrebbe che in cima alla lista delle priorità venisse messa la riforma della giustizia.
L' associazione «Fino a prova contraria» guidata da Annalisa Chirico ha affidato al vicepremier Matteo Salvini, ospite ieri a Villa Necchi di una serata organizzata ad hoc con il fior fiore della società civile milanese (avvocati, banchieri, imprenditori; da Manfredi Catella a Francesco Micheli), il compito di portare davanti ai colleghi di governo il dossier. «Fatta salva l' obbligatorietà dell' azione penale - ha sottolineato Chirico - è necessario che il Consiglio superiore della magistratura e il Parlamento ogni anno decidano quali reati è giusto perseguire in via prioritaria. Così si avrebbe meno parzialità da parte dei pubblici ministeri e più trasparenza».
La serata di «Fino a prova contraria» ha avuto anche un risvolto economico. Per gli organizzatori è necessario rilanciare il partito del Pil (ben rappresentato in platea). Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, ha rivolto a Salvini l' appello a tagliare i lacci e lacciuoli della burocrazia per consentire alle imprese di poter investire con tempi e procedure certe. E l' ex ministro Giulio Tremonti ha ripercorso i tentativi non sempre riusciti di imprimere una svolta liberale alla politica economica dei governi di cui ha fatto parte.
Tommaso Montesano per ''Libero Quotidiano''
Lo slogan è semplice: «Più giustizia, più crescita». Da qui l' hashtag che sta accompagnando, da inizio anno, l' azione del movimento Fino a prova contraria: #innomedelpil. «Un imprenditore cosa chiede per investire?
Tempi certi e decisioni prevedibili».
Invece, denuncia Annalisa Chirico, in Italia la giustizia continua a essere in uno stato disastroso. Per arrivare a una sentenza di primo grado - ramo civile - ci vogliono almeno 360 giorni.
Perfino in Burundi e Zimbabwe sono messi meglio, ricorda il video con il quale a Milano - nella cornice di villa Necchi Campiglio - si apre il nuovo appuntamento organizzato dal movimento presieduto dalla giornalista, che ieri sera ha riunito oltre 300 persone in rappresentanza di quella che Chirico chiama «l' Italia che lavora, produce e si rimbocca le maniche. È questa l' Italia cui vogliamo dare voce.
Non quella che chiede sussidi e reddito di cittadinanza e desidera andare in pensione prima».
E all' Italia che produce - «il mondo produttivo» - serve una giustizia che funzioni. Sondaggi, studi e report - anche di fonte europea - confermano che «l' emergenza numero uno in Italia è la lentezza della giustizia». Come può un Paese che vuole crescere, si chiede Chirico, permettere che in tutti questi anni l'«imprenditore sia diventato un presunto colpevole?». Ecco altri numeri: 25mila detenuti incarcerati ingiustamente; 600 milioni di euro di risarcimenti. «E li paghiamo noi». Così il sistema è al collasso: «L' Italia ha troppe leggi penali. Tante leggi penali producono altrettante notizie di reato. Così i magistrati devono destreggiarsi: a causa della scarsità di risorse devono scegliere quali fascicoli portare avanti e quali no». Ma non è così che funziona.
Da qui la proposta lanciata al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede (che, al contrario del suo collega Matteo Salvini, ministro dell' Interno, continua a disertare, seppure invitato, gli appuntamenti del movimento): «Gli chiederemo l' impegno di sostenere la nostra prossima battaglia affinché, pur mantenendo l' obbligatorietà dell' azione penale, la scelta di quali notizie di reato perseguire non spetti alla discrezionalità del procuratore, ma all' organo di autogoverno della magistratura, il Csm, cui dovrebbe spettare il compito di stabilire, ogni anno, le priorità della politica giudiziaria. Il Guardasigilli, sempre così impegnato, apra al confronto».
In sala, oltre a Salvini, tra gli altri ci sono Giulio Tremonti, i magistrati Carlo Nordio e Stefano Dambruoso, il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi. Il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha inviato un messaggio. Chirico ringrazia e rilancia: «Costruttori, imprenditori, liberi professionisti, rappresentanti del mondo agricolo. Questa è una comunità che vuole vivere in un Paese più libero e competitivo. È ora di parlare di giustizia in modo pragmatico e costruttivo».
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