Confesso che, quando ho visto che la procura si è ridotta a indagare il governatore della Lombardia Fontana per “abuso d’ufficio” ( che è cosa diversa dalle “tangenti”, titolo generale sotto cui Il Fatto mette l’intera vicenda) per aver dato al suo socio avvocato Marsico un incarico di membro esterno del Nucleo Valutazione Investimenti Pubblici, da 11.500 euro l’anno – l’ANNO! – e 180 a seduta, mi sono sentito orgoglioso della mia Regione, e di essere lombardo. Non l’ho mai particolarmente stimata, il suo proliferare e strabordare in troppi edifici oltre il grattacielo Pirelli, mi testimonia di un deplorevole eccesso di personale. So che questi politici sono generalmente dei mediocri. Ma quando leggo che Fontana ha “imbucato” l’amico e avvocato per compensarlo di non essere stato rieletto (quindi di non percepire più oltre 11 mila lordi AL MESE (lordi 6.327 euro e rimborsi per 4.218 euro), con un posto da 11 e 500 mila l’ANNO, sono fiero del mio governatore. Naturalmente la procura oppone che quell’incarico non doveva essere dato discrezionalmente; mi fa piacere che l’avvocato Marsico e socio di Fontana nello studio legale, abbia risposto: “Sono un buon avvocato e per questo ho ottenuto l’incarico”.
E’ il governatore della Regione più ricca e produttiva d’Italia; quella che fa’ meno sprechi; grande come uno Stato, con un Pil di 370 miliardi annui, e che ne dà allo Stato 54 miliardi l’anno. Non ha diritto di spendere discrezionalmente 11 mila e 500 euro l’ANNO per tenersi vicino una persona di cui si fida. Va bene, d’accordo: ma io noto con sollievo che la magistratura deve attaccarsi a quella cifra risibile, posso aver fiducia del grigio, banale insignificante Fontana.
Naturalmente il giustizialismo orgasmico del Fatto Quotidiano e dei grillini sul web puntano sull’altra cosa, quella per cui Fontana si considera parte offesa: perché ha sorvolato e non accettato i consigli corruttivi del Caianiello, condannato per concussione. “Il Governatore #Fontana(#Lega Salvini Premier) discuteva composizione giunta #Lombardia con Caianiello #ForzaItalia pregiudicato (concussione 3 anni di carcere). E gli manifestava “sua stima“: “Hai visto che tuoi consigli li ho seguiti quasi tutti“.
Nel mondo dell’ideale forcaiolo, questa frase già sarebbe una prova a carico valida per la condanna definitiva. Non vogliono vedere che è una frase evasiva a una persona del partito alleato, che gestisce i pacchetti di voti di FI, e che si conoscono da trent’anni.
Avete in mente concretamente che significa far politica locale?
Un lettore stila un programma immaginario da fondamentalismo grillino “secondo me dovrebbe fare in modo che i partiti si decidano a candidare solo persone che hanno passato un attentissimo screening e delle indagini preventive anche abbastanza invasive (che includano anche i titoli di studio per evitare imbarazzanti casi tipo FiD, i precedenti penali anche remoti, le proprietà e gli affari della famiglia, financo la condotta nella vita privata, ecc.)”.
Ma questo, caro ragazzo, è un proposito di dittatura. Nemmeno reale, ma ideologica, da Guardie Rosse di Mao. Nella democrazia – sistema imperfetto – gente imperfetta liberamente si candida, sgomita, concorre per un posto di potere. E chi si candida per posti di potere? Chi ha piacere ad esercitarlo, a mettere insieme interessi e forze diverse – e conosce un sacco di persone di ogni tipo, tutte attratte dal potere perché sperano di ricavarne un vantaggio. Sennò perché lo avvicinerebbero, finanzierebbero i partiti e i candidati? Per il grillino-tipo, chi cerca vantaggi dalla politica è un criminale. Invece ha ragione Borghi: “Non puoi dire che una cosa che avvantaggia una categoria o un privato per forza danneggia il pubblico”. Anzi il buono e grande politico, lo statista, è quello che convince tante persone, categorie, sindacati, che la proposta che lui avanza “conviene” anche a loro. Una categoria e un sindacato agisce “bene” in democrazia quando dimostra alle altre categorie, ceti e sindacati, che quello che alla sua categoria è vantaggioso, avvantaggia anche le altre – o il maggior numero di esse, o ancor meglio, la collettività intera . Ovviamente ci sono persone e categorie che guardano solo ai loro interessi e li perseguono (potendo) disonestamente, collusivamente, oppure con prepotenza: ciò è imperfetto e sgradevole, perché gli uomini sono imperfetti e per di più bassamente, ottusamente egoisti.
La dittatura degli Incorruttibili
Ma non si può impedire a priori. Perché impedendo a priori, con screening invasivi, ai “cattivi” di fare politica, si vuol ottenere la “repubblica dei Buoni”, degli Incorruttibili: la peggiore delle dittature, quella di Robespierre, l’Incorruttibile. La repubblica del Terrore.
«Non esistono politici innocenti ma colpevoli su cui non sono state raccolte le prove», assevera Davigo.
Travaglio addirittura allarga la retata: “Gli incensurati in Italia sono dei ladri non ancora scoperti”.
Asserzione offensiva per tutti quelli che sgobbano onestamente, ma peggio.
Qualunque altra dittatura, fascismo, è meglio di quella degli Incorruttibili. Il fascismo è umano, nel senso che il duce ci mette la faccia, e può essere incolpato; può essere anche convinto, ammansito, essere occasionalmente generoso e clemente. L’Incorruttibile non deflette perché agisce in base a “Ideali principi” impersonali che lui crede morali.
Lo capì benissimo il grande, tonante leonino Mirabeau quando riconobbe dai primi discorsi di Robespierre, pieni di moralità intransigente, lo sciacallo: “Giovanotto” gli disse, “non prendiamo l’esaltazione dei princìpi per il sublime dei principi”. E dei giacobini che stavano per imporre alla realtà sociale le formule illuminate e perfette nelle loro teste: “Non ho mai adottato né il loro sentimentalismo, né la loro metafisica, né i loro crimini inutili”.
Che vuol dire? Che se la Democrazia è il governo della società da parte della società, l’imperfezione e la discutibilità le sono connaturate, perché la società non è fatta di angeli del cielo, ma di uomini, tutti, di dubbia moralità, e di non eccelse aspirazioni. Anche una dose di clientelismo diventa inevitabile, nell’autogoverno della società dalla società. Anche continuare a frequentare il forzista con una condanna per concussione, che gestisce pacchetti di voti, e che conosci da trent’anni quando eri sindaco a Varese.
La vostra limpida coscienza si rivolta, grillini! Volete le dimissioni di Siri perché favoriva un reuccio delle pale eoliche che ha un socio occulto che sarebbe il referente di un capo mafioso…Ancora una volta, do ragione a Borghi: “Per la teoria dei 6 gradi di separazione (https://it.wikipedia.org/wiki/Sei_gradi_di_separazione ) … tu conosci sicuramente qualcuno che conosce un altro che conosce Riina. Io non ho idea della fedina penale di chi incontro, figurati se posso averla sui suoi “soci”.
Il grillismo vuole che il politico “onesto” chieda la fedina penale delle persone che incontra, e lo metta alla porta se è sporca. E’ un ideale astratto ed una idiozia nella vita concreta – dove chiunque di noi affronta tanti rischi, fra cui quello di fidarsi di un mascalzone. Sono i rischi della vita nell’aldiquà. Evitare i mascalzoni? Chiudetevi in convento (che poi…). Abolire i mascalzoni? Vaste programme. Da ghigliottina.
La soluzione di Travaglio e del suo Procuratore di riferimento è: mettere la realtà sotto la tutela permanente dei giudici d’accusa.
Siamo sicuri che i giudici siano governati da alta moralità ed ideali superiori? Io no. Anzi sono sicuro del contrario: una categoria che si è accaparrata tanto potere insindacabile, così apertamente di parte da mostrare che per avere “potere” rinuncia senza esitare alla “autorità”, che rifiuta ogni critica e la punisce con la forza delle sue sentenze, che nessun altro potere controlla, si è data molta libertà di malfare, di essere irresponsabile (tanto non paga le conseguenze), insomma di abusare del potere indebito. Magari trascurando i Casamonica per braccare Siri o Salvini. O Fontana, per la frase: “Hai visto che i tuoi consigli li ho seguiti quasi tutti”.
Dico: loro hanno beccato frasi del genere grazie a ore, messi, giorni e notti di intercettazioni di centinaia di conversazioni e ascolti ambientali, con schiere di agenti che sbobinano le registrazioni. Se potessimo “noi” intercettare le conversazioni dei procuratori, volete che non dicano mai farsi simili, degne di sospetto, quando parlano fra loro?
Un paio di lettori meritando una risposta:
Uno: “ Mi fanno ridere quelli che dicono che il nord finanzia il sud. Intanto il nord è pieno di boss e di mafiosi di ogni genere che ormai da decenni si sono trasferiti stabilmente e praticano li la loro bella attività criminale organizzata..
Un altro: “A me sembra che Blondet cerchi un appiglio per non ammettere che il “buon governo” della Lombardia era incancrenito da corruzione ed infiltrazioni mafiose come una Calabria qualsiasi”.
No, caro, il Nord finanzia il Sud, è un fatto oggettivo. Negarlo significa essere meschini, falsi e senza spirito civico, perché almeno bisognerebbe riconoscere che ci sono cittadini che stanno lavorando e contribuendo al bene comune. Il telefonino che avete in tasca, il computer su cui scrivete, metà del grano che mangiate – ed ogni singolo litro di benzina che mettete nel serbatoio – ve lo hanno comprato gli italiani esportatori che – esportando – hanno guadagnato la valuta estera (euro compreso) con cui si comprano le merci e le materie prime che voi non producete.
Imprenditori e “prenditori”: la differenza
Quanto alla “Lombardia è infiltrata come una Calabria qualsiasi” non solo è una calunnia ingiusta e sanguinosa, che rivela uno spirito meschino, malvagio e nichilista. E’ anche una manifestazione di ignoranza proveniente da un livello arretrato di civiltà economica e industriale: la “cultura” dei padroncini, dei palazzinari, dei papà di Di Maio e Di Battista che pagano in nero, le cui attività economiche non possono che dipendere dall’attaccarsi a qualche lavoro pubblico, da cui la calunniosa espressione di Di Maio che chiama gli imprenditori “prenditori”. Quando diffamate la Lombardia, state sputando su una realtà di cui non sapete e non capite nulla, perché non siete al livello di cultura industriale che vi servirebbe. Per esempio, pochi giorni fa il Gruppo Arvedi di Cremona (acciai) s’è aggiudicato una commessa da un miliardo vendendo in Usa (alla US Steel Corporation) un impianto per la produzione di laminati d’acciaio ultrasottili per auto ed elettrodomestici, ottenuto con un processo rivoluzionario – dalla colata alla laminata “in continuo” – secondo una tecnologia rivoluzionaria inventata in casa, la tecnologia Arvedi ESP (Endless Strip Production) con un risparmio decisivo di materiale ed energia. E tutto chiavi in mano: ingegneria, impiantistica, hardware e software per il controllo automatizzato. Anche il presidente Trump ha parlato del progetto con lode e meraviglia.
E non c’è solo Arvedi. Andate per curiosità a vedere cosa significa “Ucimu”, http://www.ucimu.it/home/
e vedrete che il Nord – Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna ( meno il Piemonte) è ai primi posti mondiali per l robotica industriale, le macchine utensili intelligenti. Le cui industrie non hanno bisogno di lavori pubblici, esportano da sé e portano qui le decine di miliardi che guadagnano con l’export – anche per tutti voi. E vi pagano telefonino e benzina, pure.
E voi immaginate che la Lombardia sia “incancrenita dalla corruzione” piena “di boss mafiosi”. Insomma non riuscite nemmeno a immaginare che in Italia esitano regioni migliori delle vostre. Odio e invidia che non fanno onore e vi lasciano nell’arretratezza dove non esistono imprenditori ma “prenditori”.
Ma voi avete meno colpe di Marco Travaglio. Che in questi giorni scrive pezzi con la bava alla bocca, in cui si capisce che gode sconciamente, pornograficamente, delle manette.
Il centrodestra rinasce a San Vittore! – Le due retate: ce n’è per tutti! – Lombardia: 95 indagati!
Si prova ripugnanza e imbarazzo, dove vedere un uomo che eiacula per un turpe piacere che si procura immaginando la nuova Tangentopoli: “il vero cancro che si mangia l’Italia e ne blocca la crescita non sono gli immigrati, non cantieri bloccati”, sbava ma una classe politica e imprenditoriale corrotta alle radici”, scrive, in evidente delirio da voluttà.
“Nulla è cambiato rispetto a 30 anni fa….Anche a Milano i tangentisti non cambiano mai … stesse prassi, stesse facce, stessi ristoranti… Manca solo Formigoni, momentaneamente impedito dalle sbarre. Al suo posto c’è il governatore leghista Fontana, per ora non indagato, ma parte lesa di una istigazione alla corruzione a sua insaputa…”.
Nella sua orgasmica erezione, sputa sul povero Formigoni che è in prigione. Una bassezza speciale, perché il precedente presidente, sta pagando, docilmente, la condanna, a 72 anni. Paga per il sistema CL di occupazione della Regione più ricca d’Italia, con la migliore sanità e il ricco ente fiera attorno a cui, certo, girano milioni.
Le Regioni: perché nacquero corrotte
Ci sarebbe molto da dire sulle Regioni: io me lo ricordo, quando furono create senza che se ne sentisse necessità, per ordine internazionale (a volerle fu Ugo la Malfa, massonico capo del microscopico partito Repubblicano, referente degli USA e perciò da associare obbligatoriamente a tutti i governi DC) nell’ambito del progetto generale e di smantellamento degli stati nazionali e “regionalizzazione” dell’Europa Unita. Per neutralizzare la potenza dirompente che esse avrebbero esercitato sulla unità nazionale, Giulio Andreotti pensò bene di ingolfare le Regioni con la gestione della sanità pubblica: ingombrante compito e grassa mammella clientelare che – pensava – le avrebbe distratte dal coltivare impulsi separatisti. E’ per questo che il servizio sanitario “nazionale” è in realtà un servizio “regionale” di qualità molto diversa a violazione dell’uguaglianza dei cittadini. La concretezza della realtà: per salvaguardare l’unità nazionale (sempre pericolante), il divo Giulio pose scientemente le basi della corruzione, tangenti e business sanitario-ospedaliero. Le Regioni sono state altrettanti buchi nel secchio della spesa pubblica, ormai uno scolapasta da cui escono rivoli e fiumi. In Lombardia, nonostante tutto, non proprio fiumi.
E a 72 anni il governatore Formigoni della Regione meglio amministrata d’Italia s’è costituito e ora è in carcere a scontare la pena: oltre cinque anni.
Travaglio gode a pensarlo “impedito dalle sbarre”. Resta la perplessità su altri governatori di Regioni malissimo governate, che la Giustizia non ha così accanitamente voluta in galera.
Io non posso dimenticare che la Giustizia che travolge e arresta in queste ore, è quella che ha decretato che questo è stato un suicidio.
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