mercoledì 26 maggio 2021

LE TRE PERSONE FERMATE NELLA NOTTE PER L'INCIDENTE ALLA FUNIVIA DEL MOTTARONE HANNO "AMMESSO" DI NON AVER ATTIVATO IL FRENO VOLONTARIAMENTE

 

C'ERANO STATI MALFUNZIONAMENTI NELLA FUNIVIA, LA MANUTENZIONE NON AVEVA RISOLTO IL PROBLEMA E PER EVITARE ULTERIORI INTERRUZIONI DEL SERVIZIO (E DI PERDERE SOLDI) HANNO SCELTO DI LASCIARE LA "FORCHETTA", CHE IMPEDISCE AL FRENO D'EMERGENZA DI ENTRARE IN FUNZIONE…

MOTTARONE: INQUIRENTI, TRE FERMATI HANNO AMMESSO

(ANSA) - Hanno "ammesso" le tre persone fermate nella notte per l'incidente alla funivia del Mottarone. Lo afferma il comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, tenente colonnello Alberto Cicognani.

La funivia del Mottarone

 


"Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, sì, lo hanno ammesso", dice l'ufficiale dell'Arma ai microfoni di Buongiorno Regione, su Rai Tre. "C'erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la 'forchetta', che impedisce al freno d'emergenza di entrare in funzione".


Fonte: qui


TRE FERMI NELL'INCHIESTA DELLA PROCURA DI VERBANIA SULL'INCIDENTE DEL MOTTARONE, NEL QUALE SONO MORTE 14 PERSONE: LUIGI NERINI, PROPRIETARIO DELLA FERROVIE DEL MOTTARONE, E POI IL DIRETTORE DEL SERVIZIO E IL CAPO OPERATIVO 

SECONDO I PM, IN MODO CONSAPEVOLE, E' STATA MESSA LA "FORCHETTA", IL DISPOSITIVO CHE DISATTIVA IL FRENO, E NON E' STATA PIU' RIMOSSA PER EVITARE DISSERVIZI E BLOCCHI DELLA FUNIVIA CHE DA PIÙ GIORNI CHE VIAGGIAVA IN QUEL MODO…

il gestore luigi gigi neriniIL GESTORE LUIGI GIGI NERINI

MOTTARONE: 3 FERMI, ANCHE IL GESTORE DELLA FUNIVIA

(ANSA) - Ci sono tre fermi nell'inchiesta della Procura di Verbania sull'incidente del Mottarone, nel quale sono morte 14 persone. Tra i fermati figura anche Luigi Nerini, proprietario della Ferrovie del Mottarone. Il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, e la pm Laura Carrera, che coordinano le indagini dei Carabinieri, hanno spiegato che nelle prossime ore chiederanno la convalida del fermo e la misura cautelare.


Fonte: qui


DOPO I TRE ARRESTI, LA PROCURA DI VERBANIA STA VALUTANDO LA POSIZIONE DI ALTRE PERSONE CHE POTREBBERO PRESTO ESSERE ISCRITTE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI PER LA TRAGEDIA DELLA FUNIVIA DEL MOTTARONE 

LA FIGLIA DI UNA VITTIMA: “ME LI AVETE AMMAZZATI E A QUESTO NON CI SARÀ MAI NESSUN TIPO DI PERDONO…” 

INTANTO SUL LUOGO DELL’INCIDENTE È STATO TROVATO IL SECONDO “FORCHETTONE”



 Ivan Fossati, Cristina Pastore, Beatrice Archesso e Luca Bilardo per www.lastampa.it

 

incidente funivia stresa mottaroneINCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONE

Non dovrebbero chiudersi con i tre fermi di questa notte l'inchiesta sulla tragedia della funivia del Mottarone. Altri nomi, a stretto giro, potrebbero essere iscritti nel registro degli indagati. La procura di Verbania in queste ore sta infatti valutando la posizione di altre persone, in particolare anche in vista della consulenza tecnica e di quelli che saranno gli accertamenti «irripetibili».

 

Intanto Luigi Nerini (amministratore della società che gestisce la funivia), Gabriele Tadini (capo operativo) ed Enrico Perocchio (direttore di esercizio) sono in carcere a Pallanza, in tre celle diverse a causa delle limitazioni Covid. Intanto domani mattina è prevista la richiesta di convalida del fermo disposto dalla Procura di Verbania.

LUIGI NERINILUIGI NERINI

Con un minuto di silenzio oggi alle 16 la Camera ha reso omaggio alle 14 vittime della tragedia del Mottarone. «E’ inaccettabile e sarà necessario fare piena luce, in tempi rapidi, sulle cause di questa tragedia e sulle responsabilità» ha detto il presidente della Camera Roberto Fico.

La figlia di una vittima: «Nessun perdono»

«Me li avete ammazzati e a questo, mi spiace, non ci sarà mai nessun tipo di perdono». Con un storia su Instagram Angelina, figlia di Vittorio Zorloni – una delle 14 vittime della funivia del Mottarone – commenta la notizia dei tre arresti avvenuti nella notte per quanto successo domenica mattina

incidente funivia stresa mottarone 4INCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONE 

 

Trovato un secondo «forchettone»

Si arricchisce di un nuovo dettaglio l’inchiesta sulla tragedia della funivia di Stresa. Sul luogo dell’incidente, nei boschi del Mottarone, è stato trovato questa mattina il secondo «forchettone», quel particolare strumento che impedisce l’entrata in funzione dei freni di emergenza dell’impianto.

L’inchiesta non si ferma. «Verificheremo se anche il personale della società fosse a conoscenza di questa prassi, il che non significa che sia stata una loro decisione» ha detto la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi. Intanto domani ci sarà il conferimento dell'incarico ai periti «per un sopralluogo», poi si procederà «al conferimento degli accertamenti irripetibili per i quali abbiamo bisogno di più tempo» ha aggiunto la procuratrice.

funivia stresaFUNIVIA STRESA

 

I tre arresti nella notte, tra loro il gestore

«Con la convinzione che mai si sarebbe verificata la rottura del cavo, hanno corso un rischio che purtroppo ha determinato un esito fatale per le 14 persone che domenica si trovavano sulla funivia del Mottarone. Il quadro ricostruito è grave e sconcertante».

elisabetta persanini vittorio zorloniELISABETTA PERSANINI VITTORIO ZORLONI

Dopo un lunga notte di interrogatori nella caserma dei carabinieri di Stresa, condotti dalla procuratrice di Verbania Olimpia Bossi e dagli uomini del colonnello Alberto Cicognani, sono stati arrestati quelli che gli inquirenti ritengono i tre responsabili del disastro al Mottarone. Convocato poco prima di mezzanotte e stato trasferito in carcere alle 4 Luigi Nerini, 56 anni, di Verbania, residente a Baveno.

 

angelo vito gasparro roberta pistolatoANGELO VITO GASPARRO ROBERTA PISTOLATO

E’ l’amministratore delle Ferrovie del Mottarone, la società concessionaria della gestione dell’impianto. Con lui sono indagati in stato di fermo (in attesa della convalida del Gip) Gabriele Tadini - 63 anni, di Stresa – caposervizio dell’impianto e coordinatore del personale: il vice di Nerini all’interno dell’azienda. Il terzo arrestato è l’ingegner Enrico Perocchio, 51 anni, biellese, consulente esterno per le Ferrovie del Mottarone con incarico di direttore di esercizio.

funivia Stresa MottaroneFUNIVIA STRESA MOTTARONE

Allo snodo delle indagini, affidate dalla Procura ai carabinieri, gli inquirenti sono arrivati a poco più di 48 ore dall’agghiacciante incidente che ha provocato la morte di 14 persone, tra loro molti giovani e due bambini. La svolta nell’attività investigativa è stata segnata dal riscontro che un “forchettone”, un divaricatore che tiene aperte le ganasce che attivano il sistema frenante, era rimasto attivato.

 

soccorsi alla funivia stresa mottaroneSOCCORSI ALLA FUNIVIA STRESA MOTTARONE

Da metà pomeriggio di ieri la convocazione di dieci dipendenti delle Ferrovie del Mottarone e dalle loro testimonianze è emersa una prima verità: i freni non sono entrati in funzione perché si era deciso di tenere aperta la ganascia perché causava interferenze con il sistema trainante e mandava in blocco tutto il sistema. Per sistemare l’anomalia ci sarebbe forse voluto un intervento prolungato che avrebbe voluto dire chiusura dell’impianto e niente incasso per un altro periodo dopo quello del lockdown. Una decisione presa nella certezza che la fune traente non si sarebbe mai spezzata, invece è successo. Per quale motivo, è l’altro enigma che gli inquirenti devono sciogliere.

incidente funivia stresa mottarone 2INCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONE 

Il  colonnello Cicognani ha spiegato che «hanno ammesso le loro responsabilità». Da quanto ricostruito era da tempo, si presume almeno un mese, che la funivia aveva qualche problema e quindi viaggiava in quel modo. Intanto proseguono le indagini degli inquirenti per verificare ulteriori persone coinvolte e responsabilità.

 

il gestore luigi gigi neriniIL GESTORE LUIGI GIGI NERINI

«In modo particolare dalle fotografie all’impianto – ha detto nella notte la procuratrice Olimpia Bossi – abbiamo visto come il sistema di emergenza dei freni sembrava manomesso, nel senso che era stato apposto il “forchettone” che bloccava i freni. Dagli accertamenti questo è stato motivato dall'esigenza di evitare continui disservizi e blocchi della funivia. Erano stati fatti degli interventi di manutenzione che però non aveva risolto del tutto i problemi. Il sistema evidentemente aveva delle anomalie  e avrebbe richiesto un intervento più sostanzioso che avrebbe tenuto fermo l’impianto».

incidente funivia stresa mottarone 5INCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONE 

E qui il procuratore spiega il perché degli arresti. «Per ovviare a questo problema, gli operatori con quello che noi riteniamo il concorso, l’avvallo e l’assoluta consapevolezza del gestore e del responsabile dell’impianto non ha rimosso questa forchetta. E così, quando il cavo si è spezzato il freno di emergenza non è entrato in funzione». E quindi la rottura della fune – il cui motivo è ancora da chiarire – da sola non avrebbe comportato questa tragedia. Fonte: qui

ERANO CONTINUE LE LITI TRA I NERINI, PROPRIETARI DELLA FUNIVIA STRESA-MOTTARONE, E L'AZIENDA LEITNER DI VIPITENO CHE DOVEVA CURARE LA MANUTENZIONE 

DEBITI E DENUNCE, CON UN CREDITO DI 840 MILA EURO NEL 2017: GLI ALTOATESINI ARRIVARONO A IPOTECARE LE PROPRIETÀ DEL CAPOFAMIGLIA, CITANDOLO IN GIUDIZIO 

IL COMUNE DI STRESA PAGA UN CONTRIBUTO AL GESTORE DELLA FUNIVIA DI 130 MILA EURO ANNUI..

Mario Gerevini per www.corriere.it

 

incidente funivia stresa mottarone 3INCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONE 

Il gestore della funivia e il titolare della manutenzione. Relazioni economiche, appalti e la parentesi di una denuncia: è una storia che va messa a fuoco.

 

La Leitner di Vipiteno (Bz), una multinazionale «familiare» da un miliardo di fatturato, e la Ferrovie Mottarone della famiglia Nerini, storici gestori degli impianti che dal lago portano i turisti fino ai 1.492 metri del Mottarone, si mettono insieme nell’estate del 2015. Partecipano all’appalto per i lavori di revisione generale della funivia Stresa-Mottarone, per poi gestirla fino al 2028.

 


FUNIVIA STRESAFUNIVIA STRESA

Contributo pubblico

L’operazione è sostenuta da un contributo pubblico di circa 3 milioni che per la sua parte, circa metà, il Comune di Stresa rateizza in tranche annuali da circa 130 mila euro bonificati alla società di gestione dell’impianto.

 

incidente funivia stresa mottaroneINCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONE




Leitner-Nerini è un tandem affiatato sulla carta: l’azienda altoatesina è il socio costruttore-manutentore mentre l’azienda locale è il gestore-finanziatore. Si aggiudicano l’appalto e a fine 2015 costituiscono la società di progetto Funivie del Mottarone.

 

I Nerini hanno il 20% e Leitner l’80% ma con un patto di cessione ai primi dell’intera quota al pagamento dei lavori e al collaudo. E qui emerge il primo problema: gli imprenditori locali non pagano, secondo Leitner, che cita in giudizio sia Ferrovie del Mottarone che Mario Nerini, il capostipite della famiglia, per ottenere un’ipoteca sui loro beni.

 

funivia stresa mottarone 7FUNIVIA STRESA MOTTARONE 

Nel frattempo i lavori si concludono e Funivie stipula un contratto con Leitner per la manutenzione dell’impianto per 13 anni. Da notare che in quel momento (aprile 2016) Funivie è ancora all’80% della stessa Leitner.

 

Attrazioni turistiche

Il contratto di concessione della gestione dell’impianto viene stipulato il 28 ottobre 2016 tra Funivie (sempre nella combinazione 80%-20%) e il concedente Comune di Stresa. La funivia torna a funzionare dopo due anni di stop. Pochi mesi dopo, a marzo del 2017, quando i ricavi cominciano a ingrossare il bilancio e a far vedere buoni risultati, Leitner cede il suo 80%: il prezzo è di soli 8 mila euro.

 

funivia stresa mottarone 9FUNIVIA STRESA MOTTARONE 

Ma a garanzia dei suoi crediti per i lavori (840 mila euro con un tasso del 4,5%) si prende in pegno tutto il capitale e ipoteca gli immobili di Mario Nerini. Nel giro di poco, con gli affari della funivia che decollano, i Nerini trovano le risorse per saldare il debito con Leitner.

 

funivia stresaFUNIVIA STRESA









E a quel punto la famiglia decide di fondere la società Funivie nella storica (nata nel 1908) azienda di famiglia, Ferrovie del Mottarone, portandosi dentro attivi, passivi e contratti. Tra questi anche quello della manutenzione con Leitner, stipulato quando la stessa società bolzanina aveva il controllo: scadrà al termine della concessione, nel 2028.

 

funivia di stresaFUNIVIA DI STRESA

A che prezzo? Circa 2 milioni di euro per tutto il periodo. Per fare cosa? Manutenzione straordinaria e ordinaria mentre quella giornaliera e settimanale sarebbe a carico della società di gestione.

 

Nel frattempo Luigi Nerini, 56 anni, ha rilevato il 100% dell’azienda di famiglia e con le altre sue società gestisce attrazioni per turisti in vetta al Mottarone (pista da bob su rotaia) e un Safari Park. Fonte: qui





COL "MODELLO AUTOSTRADE" ANCHE LA FUNIVIA DEL MOTTARONE ERA UNA MACCHINA DA SOLDI 

RICAVI GARANTITI DALLA POSIZIONE DI MONOPOLIO DELLA TRATTA, COSTI TENUTI BASSI (COMPRESA LA MANUTENZIONE) E PORTAFOGLIO GONFIO PER IL GESTORE NERINI: NEL BILANCIO DEL 2019 LA SRL HA PRODOTTO 439 MILA EURO DI UTILI NETTI SU 2 MILIONI DI INCASSI 

PER OGNI 100 EURO CHE ARRIVAVANO DAI BIGLIETTI VENDUTI, PIÙ DI 20 DIVENTANO PROFITTI...



Fabio Pavesi e Andrea Deugeni per www.affaritaliani.it

 

funivia Stresa MottaroneFUNIVIA STRESA MOTTARONE

Che ci fosse un modello “Autostrade” anche nella gestione della piccola funivia del Mottarone a Stresa? Ricavi garantiti dalla posizione di monopolio della tratta e con costi tenuti il più possibile bassi gli utili erano garantiti.

 

Et voilà, anche la società Ferrovie del Mottarone una piccola srl di proprietà di Luigi Nerini che gestisce l’impianto funicolare collassato è un piccolo esempio di grande profittabilità.

 

incidente funivia stresa mottaroneINCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONE

Nell’ultimo bilancio quello del 2019 pre-pandemia, la srl ha prodotto 439 mila euro di utili netti su 2 milioni di ricavi. Ogni 100 euro incassati dai biglietti venduti, più di 20 euro diventano profitti per la piccola srl. Una redditività molto buona sul modello di un tipico business da monopolio delle infrastrutture.

 

Fare utili con la funicolare non era poi così difficile. Con circa 100 mila turisti trasportati ogni anno a poco meno di 20 euro a biglietto cui si aggiungono ogni anno i contributi del Comune di Stresa per circa 130 mila euro ecco il fatturato che veleggiava sui 2 milioni.

 

funivia stresa mottarone 9FUNIVIA STRESA MOTTARONE 9

Basta tenere sotto controllo i costi e gli utili sono assicurati. Già i costi. Nel 2019, ma andava più o meno così tutti gli anni precedenti, per beni di consumo e materiali sono stati spesi solo 18 mila euro.

 

La voce dei servizi (tra cui evidentemente la manutenzione appaltata al gigante delle funivie Leitner) contava per 442 mila euro, poco più del 20% del totale degli incassi. Pagato il personale per 485 mila euro l’anno e spesati gli ammortamenti ecco che i profitti si producevano quasi in automatico e per un importo notevole pari al 20% dell’intero fatturato. Questa la dinamica del business della piccola srl familiare che ha in concessione fino al 2028 la funicolare.

 

funivia stresa mottarone 7FUNIVIA STRESA MOTTARONE 

Gli impianti Leitner a Sesto nelle Dolomiti

Un affare per Nerini prima della tragedia. Ora si tratterà di capire dalle carte dell’inchiesta se oltre a gestire un bell’affare sul piano economico, la Funivia del Mottarone non lesinava le risorse necessarie a garantire assoluta sicurezza.

 

Poi ci sono le domande specifiche sul malfunzionamento che per ora non trovano risposta: non era un impianto vecchio a solo una fune traente (i moderni impianti ne hanno due)? E ancora perché non sono partiti i freni di emergenza per bloccare la cabina?

 

Funivia stresa mottarone 6FUNIVIA STRESA MOTTARONE 

A risolvere i dubbi dovrebbe essere anche la Leitner, colosso mondiale altoatesino controllato dalla famiglia Seeber, che Affaritaliani.it ha cercato di contattare chiamando sia i numeri personali dell’ufficio stampa sia l’azienda, ma senza esito.

 

Per il momento il manutentore, che nel 2016 aveva effettuato una revisione completa della funivia e a novembre del 2020 il consueto controllo annuale, ha fatto soltanto sapere che lo scorso anno “non era risultata alcuna criticità”.

incidente funivia stresa mottarone 5INCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONE 

 




La Leitner, sede a Vipiteno, 3.814 dipendenti e 18 stabilimenti in giro per il mondo, assieme all’austriaca Doppelmayr, è uno dei gruppi leader mondiali per impianti a fune per il trasporto di persone in montagna e città, un gruppo che grazie a una diversificazione industriale iniziata negli anni ’70 con acquisizioni estere produce anche gatti delle nevi e veicoli cingolati multiuso, sistemi per l’innevamento automatizzato, sistemi per il trasporto di materiali e impianti eolici.

 

FUNIVIA stresa mottaroneFUNIVIA STRESA MOTTARONE


Business che hanno consentito alla Leitner di superare per la seconda volta nel 2019 quota un miliardo di fatturato a 1,056 miliardi dai 1,021 miliardi dell’anno precedente. Ricavi realizzati per il 90% interamente oltre confine.

 

FUNIVIA STRESA MOTTARONE PRECIPITAFUNIVIA STRESA MOTTARONE PRECIPITA








Tra gli impianti più celebri della Leitner, che per il design interamente made in Italy collabora dal 2001 con Pinifarina, la cabinovia da dieci posti Fleckalmbath a Kitzbuhel, la monofune più veloce di tutta l’Austria e la prima funivia trifune della Scandinavia a Voss, in Norvegia. 

 

Ora a Cortina ha avviato i lavori per il mega collegamento tra Tofane e cinque Torri. E in ambito urbano? Il marchio Leintner è presente sulle vetture del minimetrò di Perugia fino agli impianti di Città del Messico a Tolosa, passando da Medellin, in Colombia. Fonte: qui


"SONO SALITI ANCHE I MIEI FIGLI, NON AVREI MAI RISCHIATO LA LORO VITA" 

LUIGI NERINI, IL GESTORE DELLA FUNIVIA DI STRESA, PROVA A DIFENDERSI: "IO STESSO FACCIO AVANTI E INDIETRO SU QUELLA CABINA TUTTO IL GIORNO. SE AVESSI SAPUTO CHE C'ERA QUALCOSA DI PERICOLOSO..." 

SECONDO IL TECNICO, LA DECISIONE DI TOGLIERE IL SISTEMA DI SICUREZZA DEI FRENI ERA AVALLATA DA TUTTI: "LO ABBIAMO FATTO PER TUTTO IL MESE. 

C'ERANO ANOMALIE MA COSÌ RIUSCIVAMO A PORTARE I PASSEGGERI..."

NERINI, LE ACCUSE E LO SFOGO: «SONO SALITI PURE I MIEI FIGLI»

Marco Imarisio per il "Corriere della Sera"

 

FUNIVIA DEL MOTTARONE - LUIGI NERINIFUNIVIA DEL MOTTARONE - LUIGI NERINI

«Perché i bambini sono l'unica cosa che conta, sono creature fragili e dobbiamo averne cura». Durante il suo discorso di insediamento, il presidente Gigi Nerini si era commosso. Non conta più nulla, perché l'enormità di quel che è successo elimina ogni sfumatura. Lui è la macchia più nera di questo disastro, e tale resterà. Ma le cose sono sempre più complicate di come appaiono, e anche l'animo delle persone.

 

L'uomo che oggi è accusato di un crimine infame costato la vita a quattordici persone, tra le quali due bimbi, è la stessa persona che vent'anni fa contribuì in solido a far nascere la sezione di Verbania del Kiwanis, l'organizzazione mondiale di volontari che ha come motto «aiutare i bambini di tutto il mondo», avviando di tasca sua una serie di progetti benefici.

 

Adesso, si sa come vanno le cose, sul lungolago di Stresa si incontrano molti suoi colleghi imprenditori pronti a sostenere che lo faceva per darsi un tono, per entrare in una sorta di Rotary dei poveri.

 

LUIGI NERINILUIGI NERINI

Parlando con i pochi amici che non lo rinnegano e con alcuni familiari, viene fuori anche il ritratto di una vita passata a rincorrere uno status, con l'ansia perenne di una affermazione personale che andasse oltre la dichiarazione dei redditi e lo ricongiungesse a una storia familiare più florida.

 

Il suo invece era un benessere precario, reso ancora più incerto dai quindici mesi di pandemia che avevano chiuso i rubinetti della sua unica fonte di reddito, costringendolo a ipotecare i propri beni personali, cominciando dalla casa di famiglia.

 

La funivia, e il Mottarone, la montagna sulla quale è cresciuto, erano quel che gli restava. Aveva dismesso i beni che il padre ottenne dal ministero dei Trasporti dopo la chiusura della ferrovia a cremagliera. A Stresa c'è ancora il rudere della vecchia pensilina, in stato di abbandono.

 

il gestore luigi gigi neriniIL GESTORE LUIGI GIGI NERINI

«Il lago appartiene ai veri ricchi e ormai non ci sono più posti liberi», aveva detto pochi mesi fa. «Per lo sviluppo del turismo c'è spazio solo in alto». Ma a queste conclusioni c'era arrivato quasi per sottrazione.

 

Quando le cose andavano bene, aveva rischiato almeno due volte di perdere quella concessione ereditata dal padre e mantenuta con i buoni uffici del Comune di Stresa proprio a causa dell'incuria con la quale gestiva la struttura.

 

FUNIVIA STRESAFUNIVIA STRESA

Andrea Lazzarini, l'editore che gestisce per conto suo il sito della funivia, lo ha sentito lunedì mattina. Dovevano concordare due righe da mettere online, una dichiarazione che non fosse soltanto il fermo delle attività. «Faccio avanti e indietro su quella cabina tutto il giorno» gli ha detto. «Se avessi saputo che c'era qualcosa di pericoloso non avrei mai rischiato la vita dei miei figli».

 

IL SISTEMA DI SICUREZZA DELLA FUNIVIAIL SISTEMA DI SICUREZZA DELLA FUNIVIA

La mattina del disastro, sia Federico che Stefano Nerini, che hanno entrambi iniziato a collaborare con l'azienda paterna, sono saliti in vetta. «Avrebbero potuto esserci loro», ha detto all'amico. Era provato. Non ha aggiunto altro. Se non che aveva capito. Era finita, anche per lui.

 

Suo padre Mario era un uomo autoritario, che gli impose una gavetta senza sconti. A diciassette anni, quando ancora studiava al liceo scientifico di Verbania, cominciò come operaio nell'azienda tessile di famiglia, che fallì nel 1987.

 

il trenino di stresa mottaroneIL TRENINO DI STRESA MOTTARONE

Passò a lavorare come autista nella società Autoservizi Nerini fondata dal nonno del quale lui porta il nome di battesimo, che non è mai stata un colosso. Si sviluppò tra le due guerre con il trasporto dei familiari che da Verbania salivano all'Eremo, il sanatorio della tubercolosi sul monte Zeda. A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta raggiunse un numero massimo di trenta autobus di linea e da turismo.

 

Nel 1997, l'azienda di famiglia venne ceduta alla concorrenza. Nerini non apparteneva alle grandi famiglie di Stresa, proprietarie degli hotel famosi in tutto il mondo. Le fette più grandi del turismo lacustre non sono mai state sue.

 

la vecchia ferrovia stresa mottaroneLA VECCHIA FERROVIA STRESA MOTTARONE

«Uno che si arrangiava, che grattava il muro con le mani coltivando rapporti, provandoci in ogni modo, ma che non ce l'ha mai fatta davvero». Piero Vallenzasca, ex consigliere comunale di Stresa, esponente di Italia nostra, liquida così uno dei suoi nemici storici.

 

E certe volte, la cattiveria è meglio dell'indifferenza. Nerini chi? Oggi non risulta a nessuno. Neppure a qualche collega imprenditore che pure figura tra gli iscritti del consorzio turistico Terra dei laghi, una delle sue iniziative finite male.

 

funivia di stresaFUNIVIA DI STRESA

Promuoveva le bellezze del Lago Maggiore, partecipava a ogni fiera turistica in giro per il mondo, ospitava delegazioni russe e cinesi. Quando la Regione Piemonte tagliò di un terzo i finanziamenti, si scoprì che in cassa non c'era più nulla. Duecentomila euro di scoperto.

 

Villa Claudia di Baveno è forse il simbolo di questa parabola personale e imprenditoriale. Gigi Nerini ha vissuto in una normale villetta a schiera di Verbania fino alla morte avvenuta nel 2004 dell'amatissima nonna, dalla quale ha ereditato la storica dimora costruita nel XIX secolo. I muri sono pieni di crepe, la tinteggiatura è ormai svanita. Le finestre dell'ala interna hanno i vetri rotti e anneriti.

 

«Una casa bellissima, abitata da gente che non può permettersi di mantenerla», dice un abitante del condominio di fronte, mentre passa uno dei figli di Gigi Nerini, camminando con la testa bassa e coperta dal cappuccio di una felpa. A Stresa e nei dintorni, non ci saranno domande. E non ci sarà alcuna pietà.

 

LA CONFESSIONE DEL TECNICO: DECISIONE AVALLATA DA TUTTI

Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"

 

funivia stresa mottarone 9FUNIVIA STRESA MOTTARONE 

C'è un momento preciso nel quale, già messa a dura prova dai sensi di colpa per la morte dei 14 passeggeri della funivia del Mottarone di cui non possono non avvertire il peso, la vita di Luigi Nerini, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini sprofonda nel baratro.

 

Funivia stresa mottarone 6FUNIVIA STRESA MOTTARONE 

È quando alle prime ore di martedì mattina i pm che indagano su uno dei maggiori disastri della storia italiana dei trasporti a fune mettono la propria firma sul decreto di fermo che porta i tre in carcere trasformando quello che fino a poco prima veniva letto come un tremendo incidente dovuto ad un fatale, tragico «errore umano», in una «scelta deliberata» e criminale, fatta solo per soldi. Quelli che la Ferrovie del Mottarone avrebbe perso se avesse fermato l'impianto per una lunga riparazione.

 

FUNIVIA stresa mottaroneFUNIVIA STRESA MOTTARONE

Nerini, 55 anni, titolare della società che gestisce la funivia, Perocchio, 51 anni, direttore di esercizio, Tadini, 63 anni capo servizio, sono accusati di «Rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro», reato che prevede fino a 10 anni di reclusione in caso di disastro e vittime per chi non mette, rimuove o danneggia sistemi di sicurezza.

 

I carabinieri della compagnia di Verbania già a 48 ore dall'incidente avevano fornito al Procuratore Olimpia Bossi e al sostituto Laura Carrera tutti gli elementi che spiegavano che i freni di emergenza non erano intervenuti perché erano stati disattivati con i «forchettoni», con la conseguenza che quando domenica mattina la fune di trazione si è spezzata all'arrivo nella stazione di monte, la cabina, libera dall'unico vincolo, è diventata un proiettile, ha ripercorso a ritroso gli ultimi 300 metri fatti all'andata a folle velocità, si è sganciata dalla fune portante schiantandosi a terra.

 

incidente funivia stresa mottarone 2INCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONE 

Quando Tadini viene interrogato martedì pomeriggio nella stazione dell'Arma di Stresa la situazione si ribalta nel momento in cui ammette «di aver deliberatamente e ripetutamente inserito i dispositivi blocca freni (i «forchettoni», ndr) durante il normale servizio di trasporto dei passeggeri», si legge nel decreto di fermo.

 

Sono le 16.30, arrivano pm e avvocato difensore d'ufficio, l'uomo viene indagato e l'esame riprende con le domande stringenti della Procuratrice e del capitano Luca Geminale.

 

incidente funivia stresa mottaroneINCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONE

Perché ha messo i «forchettoni»? Perché una serie di anomalie facevano scattare i freni d'emergenza e le riparazioni, l'ultima il 3 maggio, non erano servite a niente. «Per evitare continui disservizi e blocchi della funivia, c'era bisogno di un intervento radicale con un lungo fermo che avrebbe avuto gravi conseguenze economiche. Convinti che la fune di traino non si sarebbe mai rotta, si è poi voluto correre il rischio che ha portato alla morte di 14 persone. Questo è lo sviluppo grave e inquietante delle indagini», è la raggelante risposta di Olimpia Bossi alla fine degli interrogatori mentre alle 4 di martedì mattina sul lago Maggiore albeggia.

 

precipita funivia stresa mottaronePRECIPITA FUNIVIA STRESA MOTTARONE

Il blocco per la pandemia aveva falcidiato gli incassi e, ipotizzano gli investigatori, bisognava evitare ulteriori perdite. Tadini ha dichiarato che Nerini e Perocchio, che erano stati «ripetutamente informati» della situazione, «avallavano tale scelta e non si attivavano per consentire i necessari interventi di manutenzione», riporta il decreto, già dalla riapertura del 26 aprile.

 

Per quasi un mese, quindi, la cabina è stata una roulette russa per chi ci ha viaggiato. Resta da capire perché la fune traente si sia spezzata, quesito al quale risponderanno le consulenze tecniche che saranno affidate dai pm già da oggi.

 

Per i magistrati, quindi, siamo di fronte a fatti la cui «straordinaria gravità» è dimostrata dalla «deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell'impianto di trasporto per ragioni di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza, finalizzate alla tutela dell'incolumità e della vita dei soggetti trasportati».

 

INCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONEINCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONE

Quello che è accaduto, scrivono ancora, a causa della «sconsiderata condotta» dei tre indagati comporta, in caso di una condanna in un processo, «l'irrogazione di una elevatissima sanzione detentiva».

 

Questo potrebbe spingere gli indagati a fuggire. Secondo i pm, infatti, il pericolo di fuga è «concreto e prevedibilmente prossimo alla volontà degli indagati» anche «in considerazione dell'eccezionale clamore a livello internazionale» della vicenda e «per la sua intrinseca drammaticità, che diverrà sicuramente più accentuata» quando emergeranno per intero tutte «le cause del disastro». Fonte: qui


Nessun commento:

Posta un commento