lunedì 21 novembre 2016

Scandali, soldi e pugno duro: ecco cosa c’è dietro la sconfitta di Sarkozy


Chiede scusa alla famiglia e parla di ritiro, ma ci ha abituato ai ripensamenti


Alla fine, ieri sera, mentre terminava un discorso di congedo (diciamolo, dignitoso e denso di sensibilità), Nicolas Sarkozy si è rivolto alla sposa, Carla Bruni, e ai figli, chiedendo scusa, «perché non è facile imporre alle persone care qualcuno come me, che genera così tante passioni». Per poi aggiungere: “buona fortuna Francia”. Senza rimpianti apparenti. 
Sembra finita davvero per Sarkò, che si è piazzato solo al terzo posto, al primo turno delle primarie francesi del centro-destra: non sarà il prossimo presidente della République, che sarà eletto fra cinque mesi. Non è riuscito a generare quello “tsunami politico” che i suoi collaboratori avevano vantato, quando lui era ritornato (per l’ennesima volta) in pista. 

Quanti come-back per il nostro Sarkò, amato così tanto e odiato così tanto (“L’idea di esistere nella vita dei francesi senza suscitare repulsione – dice sempre – è semplicemente folle”). Questa volta non ha funzionato, nonostante la solita determinazione (che lo accompagna pure nella vita sportiva di ogni giorno, bicicletta e jogging a ritmi serrati) e malgrado quella voglia di rivincita in lui atavica, con radici profonde nella sua biografia. 

Figlio di un immigrato ungherese, ma tirato su dalla madre e dal nonno (ebreo di Salonicco), Sarkozy è cresciuto nel sobborgo parigino dei ricchi (Neuilly-sur-Seine), “povero” (di una famiglia borghese ma in decadenza) fra i ricchi. Studente mediocre (bocciato in prima media), non ha frequentato nessuna delle “grandes écoles” francesi, fucina dell’élite. Ma si è “solo” laureato in legge all’università di Nanterre, in Francia dalla pessima fama. 

Fin da piccolo, però, ha compensato con la determinazione e l’empatia, compresa la capacità di adattarsi furbescamente all’interlocutore di turno. E poi con quella passione insana per la politica e per il gollismo. Prima rivincita: nel 1983, a soli 28 anni, è eletto sindaco di Neuilly, dopo che a sorpresa (il contropiede, tattica di tutta una vita) va contro la nomenclatura del partito. Ad appena 34 anni verrà eletto deputato e a 38 nominato per la prima volta ministro: ancora delle rivincite. Come un episodio, che tanti francesi “over 40” non hanno dimenticato: nel 1993 un pazzo tiene in ostaggio 21 bambini in una scuola materna di Neuilly e lui non sente storie, va a negoziare in diretta dinanzi alle telecamere con l’uomo (soprannominato “Human Bomb”), con una buona dose di coraggio e sangue freddo.  


Per le presidenziali del 1995, sostiene Édouard Balladur in qualità di candidato della destra, ma alla fine s’impone Chirac, che sarà eletto. Per Sarkò inizia la prima traversata del deserto (fa l’avvocato d’affari, anche per Silvio Berlusconi). Nuova rivincita e nuovo come-back, quando nel 2002 ritorna in pista come ministro degli Interni, fino all’elezione a presidente nel 2007 (contro Ségolène Royal, a lungo superfavorita). La sconfitta nel 2012 contro François Hollande è cocente: comincia una nuova fase calante. Ma la fame di rivincita è sempre lì, quando, a fine 2014, rientra alla guida del suo partito (l’Ump, poi traghettato nella trasformazione verso i Repubblicani). Ebbene, ieri gli è piombata sopra la nuova battuta d’arresto: secondo tanti osservatori sarà quella definitiva. 

Perché stavolta è andata male? Perché intorno al nostro sono aleggiati troppi scandali (anche se mai, almeno per il momento, è stato condannato in maniera definitiva) fino alle dichiarazioni di pochi giorni fa di un faccendiere libanese, Ziad Takieddine, che assicura di avergli messo in mano qualche milione di Gheddafi per la campagna del 2007. Poi, hanno giocato negativamente quell’attrazione per i soldi e quelle derive da “nouveau riche”, che Sarkò ha cercato di tamponare negli ultimi anni, ma che nell’immaginario collettivo francese pesano ancora (forse da questo punto di vista la stessa presenza della Bruni al suo fianco non aiuta). Non sembrano aver funzionato neanche le idee propugnate nelle ultime settimane, ancora più a destra del solito, per rubare consensi al Front National di Marine Le Pen. Tipo negare la possibilità del ricongiungimento familiare agli immigrati, mettere in carcere tutti i sospettati di connessione con il jihadismo e imporre il servizio militare obbligatorio a ogni diciottenne senza maturità, né formazione alcuna. Sì, forse Sarkò ci è andato troppo pesante. Anche in una Francia affamata di pugno duro e neoconservatorismo.

Fonte: qui

I Repubblicaines scelgono il candidato delle presidenziali. Al primo turno grande exploit di Francois Fillon con il 44,2%, secondo Alain Juppé con il 28,5%, terzo l'ex presidente con il 20,6. I due ex premier vanno al ballottaggio del 27 novembre. L'ex presidente lascia la politica: "Ma resto un francese"
Francia, flop di Sarkozy alle primarie di centrodestra. "Cambio vita"
Nicolas Sarkozy (afp)

PARIGI - La destra neogollista sceglierà tra due ex premier, Francois Fillon e Alain Juppé, il suo candidato per le elezioni presidenziali del 2017 (il 23 aprile il primo turno, ballottaggio il 7 maggio). Definitivamente fuori gioco l'ex presidente Nicolas Sarkozy, che annuncia il suo ritiro dalla politica. Secondo i dati ufficializzati dopo lo scrutinio nei 10.228 seggi allestiti, il primo turno delle primarie dei Republicaines vede Fillon primo con il 44,2% dei consensi (1.737.327 di voti), secondo Juppè con il 28,5% (1.118.701), terzo Sarkozy con il 20,6% (810.143). Fillon e Juppé duelleranno nel ballottaggio del 27 novembre. Si tratta di primarie aperte a tutti, quindi condizionabili da altri partiti politici. Secondo un sondaggio Elabe realizzato al termine del primo turno delle primarie della destra francese, il 15% dei partecipanti al voto erano simpatizzanti della sinistra.

Prima che il conteggio avesse termine, l'escluso Sarkozy ha ammesso la sconfitta dando la sua indicazione di voto per Fillon. "Francois è colui che ha capito meglio di tutti le sfide che si presentano alla Francia. Voterò per lui al secondo turno - le parole di Sarkozy -. Non sono riuscito a convincere una maggioranza di elettori. Rispetto questa scelta. Mi congratulo con Fillon e Juppé, due personalità di grande spessore che onorano la Francia. E' tempo per me - ha concluso, commosso - di cominciare una vita con più passioni private e meno passioni pubbliche. Francese sono e francese resto, tutto quello che riguarda la Francia mi toccherà sempre nel profondo del cuore. Nessuna amarezza, nessuna tristezza".

Carla Bruni, la signora Sarkozy, ha voluto pubblicamente esprimere un delicato pensiero al marito sconfitto via Instagram: "Qualche volta i migliori perdono. Bravo amore mio, sono fiera di te" si legge sotto la foto dell'ex presidente. 
Considerato "terzo incomodo" tra Juppè e Sarkozy, Fillon si è reso protagonista di una forte rimonta fino al sorpasso. A suo favore giocano l'esperienza da premier, meno datata rispetto a quella di Juppé, il più anziano candidato con i suoi 71 anni. Fillon somiglia molto di più a Sarkò (come lo stesso Sarkozy ha ammesso subito dopo la sconfitta, dando la sua indicazione per il ballottaggio), ne è quasi coetaneo (62 anni, che Sarkozy compirà nel gennaio prossimo) e molti ricordano quanto sapesse tenergli testa da premier, oltre a essere divenuto tanto indispensabile da rimanere in carica per l'intera legislatura. Mentre Sarkozy sperimenta quanto sia odiatissimo da una fetta consistente dell'elettorato, anche di destra.

In prospettiva, se l'esito delle primarie fosse confermato, Fillon avrebbe ottime chance di salire all'Eliseo. Perché la candidatura socialista non si prospetta forte, il presidente Francois Hollande, il più impopolare della V Repubblica, deve ancora decidere se ricandidarsi e la sinistra rischierebbe di finire fuori dalla partita per l'Eliseo già al primo turno delle presidenziali. Al ballottaggio Fillon potrebbe invece trovarsi contro Marine Le Pen. Un duello finale in cui i sondaggisti prevedono la candidata dell'estrema destra sconfitta se contro di lei si ergerà lo stesso sbarramento posto da tutti i partiti che nel 2002 fermò il padre Jean-Marie, che al primo turno aveva battuto clamorosamente il premier socialista Lionel Jospin ma fu poi sconfitto da Jacques Chirac.

Fonte: qui

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