Chiede scusa alla famiglia e parla di ritiro, ma ci ha abituato ai ripensamenti
Alla fine, ieri sera, mentre terminava un discorso di congedo (diciamolo, dignitoso e denso di sensibilità), Nicolas Sarkozy si è rivolto alla sposa, Carla Bruni, e ai figli, chiedendo scusa, «perché non è facile imporre alle persone care qualcuno come me, che genera così tante passioni». Per poi aggiungere: “buona fortuna Francia”. Senza rimpianti apparenti.
Sembra finita davvero per Sarkò, che si è piazzato solo al terzo posto, al primo turno delle primarie francesi del centro-destra: non sarà il prossimo presidente della République, che sarà eletto fra cinque mesi. Non è riuscito a generare quello “tsunami politico” che i suoi collaboratori avevano vantato, quando lui era ritornato (per l’ennesima volta) in pista.
Quanti come-back per il nostro Sarkò, amato così tanto e odiato così tanto (“L’idea di esistere nella vita dei francesi senza suscitare repulsione – dice sempre – è semplicemente folle”). Questa volta non ha funzionato, nonostante la solita determinazione (che lo accompagna pure nella vita sportiva di ogni giorno, bicicletta e jogging a ritmi serrati) e malgrado quella voglia di rivincita in lui atavica, con radici profonde nella sua biografia.
Figlio di un immigrato ungherese, ma tirato su dalla madre e dal nonno (ebreo di Salonicco), Sarkozy è cresciuto nel sobborgo parigino dei ricchi (Neuilly-sur-Seine), “povero” (di una famiglia borghese ma in decadenza) fra i ricchi. Studente mediocre (bocciato in prima media), non ha frequentato nessuna delle “grandes écoles” francesi, fucina dell’élite. Ma si è “solo” laureato in legge all’università di Nanterre, in Francia dalla pessima fama.
Fin da piccolo, però, ha compensato con la determinazione e l’empatia, compresa la capacità di adattarsi furbescamente all’interlocutore di turno. E poi con quella passione insana per la politica e per il gollismo. Prima rivincita: nel 1983, a soli 28 anni, è eletto sindaco di Neuilly, dopo che a sorpresa (il contropiede, tattica di tutta una vita) va contro la nomenclatura del partito. Ad appena 34 anni verrà eletto deputato e a 38 nominato per la prima volta ministro: ancora delle rivincite. Come un episodio, che tanti francesi “over 40” non hanno dimenticato: nel 1993 un pazzo tiene in ostaggio 21 bambini in una scuola materna di Neuilly e lui non sente storie, va a negoziare in diretta dinanzi alle telecamere con l’uomo (soprannominato “Human Bomb”), con una buona dose di coraggio e sangue freddo.
Per le presidenziali del 1995, sostiene Édouard Balladur in qualità di candidato della destra, ma alla fine s’impone Chirac, che sarà eletto. Per Sarkò inizia la prima traversata del deserto (fa l’avvocato d’affari, anche per Silvio Berlusconi). Nuova rivincita e nuovo come-back, quando nel 2002 ritorna in pista come ministro degli Interni, fino all’elezione a presidente nel 2007 (contro Ségolène Royal, a lungo superfavorita). La sconfitta nel 2012 contro François Hollande è cocente: comincia una nuova fase calante. Ma la fame di rivincita è sempre lì, quando, a fine 2014, rientra alla guida del suo partito (l’Ump, poi traghettato nella trasformazione verso i Repubblicani). Ebbene, ieri gli è piombata sopra la nuova battuta d’arresto: secondo tanti osservatori sarà quella definitiva.
Perché stavolta è andata male? Perché intorno al nostro sono aleggiati troppi scandali (anche se mai, almeno per il momento, è stato condannato in maniera definitiva) fino alle dichiarazioni di pochi giorni fa di un faccendiere libanese, Ziad Takieddine, che assicura di avergli messo in mano qualche milione di Gheddafi per la campagna del 2007. Poi, hanno giocato negativamente quell’attrazione per i soldi e quelle derive da “nouveau riche”, che Sarkò ha cercato di tamponare negli ultimi anni, ma che nell’immaginario collettivo francese pesano ancora (forse da questo punto di vista la stessa presenza della Bruni al suo fianco non aiuta). Non sembrano aver funzionato neanche le idee propugnate nelle ultime settimane, ancora più a destra del solito, per rubare consensi al Front National di Marine Le Pen. Tipo negare la possibilità del ricongiungimento familiare agli immigrati, mettere in carcere tutti i sospettati di connessione con il jihadismo e imporre il servizio militare obbligatorio a ogni diciottenne senza maturità, né formazione alcuna. Sì, forse Sarkò ci è andato troppo pesante. Anche in una Francia affamata di pugno duro e neoconservatorismo.
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