domenica 12 gennaio 2020

LIBIA, LA SPARTIZIONE E’ INIZIATA. IL GENERALE HAFTAR ANNUNCIA IL CESSATE IL FUOCO

IL MEETING A ROMA DI HAFTAR CON GLI AMERICANI: HA INCONTRATO LA VICE CONSIGLIERA ALLA SICUREZZA NAZIONALE VICTORIA COATES, CHE HA LE DELEGHE PER LIBIA E NORD AFRICA, E RICHARD NORLAND, AMBASCIATORE AMERICANO PER LA LIBIA, DI STANZA A TUNISI…

CONTE E SERRAJCONTE E SERRAJ
Ahmed Al Mismari, portavoce dell' Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar, ha annunciato in un video il cessate il fuoco a partire dalla mezzanotte. Una dura rappresaglia, ha affermato, verrà attuata contro chi non lo rispetterà.

"Siamo estremamente preoccupati - ha detto Conte - per l'escalation" in Libia gli ultimi sviluppi stanno rendendo un paese una polveriera con forti ripercussioni, temiamo, sull'intera regione". Bisogna "assolutamente fermare il conflitto interno e le interferenze esterne".

"L'Italia ha sempre linearmente, coerentemente lavorato per una soluzione politica, per contrastare l'opzione militare, ritenendo l'opzione politica l'unica prospettiva che possa garantire al popolo libico benessere e prosperità. Non abbiamo altri obiettivi, non abbiamo agende nascoste" ha detto il premier. "Possiamo rivendicare come Italia e governo in particolare, una posizione lineare e coerente nel linguaggio, nelle azioni e negli obiettivi". "Lunedì sarò in Turchia, martedì in Egitto, ma ho già programmato colloqui telefonici con leader di governo e presidenti di vari Paesi che sono coinvolti nello scenario libico. Voglio continuare a tessere questa tela che deve portarci a una soluzione pacifica". Lo dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al termine dell'incontro con il primo ministro libico.
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Apprezzamenti per il ruolo dell'Italia sono stati espressi dal premier libico al Sarraj. "Accogliamo con piacere l'iniziativa di Russia e Turchia per un cessate il fuoco e sempre disponibili ad accogliere qualsiasi tipo di iniziativa possa andare in questa direzione. La condizione è il ritiro della parte che attacca, che non sembra disponibile a ciò" perché ha un altro modus operandi.

Lo ha detto il premier libico Fayez al Sarraj, al termine dell'incontro a palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. "Siamo estremamente convinti della bontà della conferenza di Berlino che tende a ripristinare il processo politico che per noi è molto importante e apprezziamo gli sforzi in questa direzione, con il coinvolgimento della Germania ma anche di Paesi vicini a noi come l'Algeria e la Tunisia" dice il primo ministro libico Fayez Sarraj al termine dell'incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durato tre ore.

GIUSEPPE CONTE KHALIFA HAFTARGIUSEPPE CONTE KHALIFA HAFTAR
"Confidiamo che questa iniziativa possa porre fine all'offensiva di cui soffriamo e che si traduce anche nell'invio di armi e supporto militare di Paesi terzi alla fazione che attacca. Ci auguriamo che possa aiutarci a porre fine a ciò", aggiunge. "Sappiamo che ogni Paese mira sempre a difendere i propri interessi ma ciò può essere fatto in maniera etica, morale e giusta, perciò siamo costretti ad assumere una posizione difensiva e difendere i nostri diritti".

PASSA PER ROMA IL NEGOZIATO SEGRETO FRA HAFTAR E GLI INVIATI DI TRUMP
Jacopo Iacoboni Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

GIUSEPPE CONTE E KHALIFA HAFTAR A PALAZZO CHIGIGIUSEPPE CONTE E KHALIFA HAFTAR A PALAZZO CHIGI
Tra la tarda mattinata e il primo pomeriggio di mercoledì 8 febbraio, Khalifa Haftar era a Roma non per incontrare il premier italiano Giuseppe Conte (che poi ha visto per due ore, a partire dalle 15,30, a Palazzo Chigi), ma per vedere gli americani. Il generale leader di Bengasi ha incontrato due personaggi chiave per il dossier libico nell' amministrazione degli Stati Uniti, la vice consigliera alla sicurezza nazionale Victoria Coates, che ha le deleghe per Libia e Nord Africa, e Richard Norland, ambasciatore americano per la Libia, di stanza a Tunisi. La notizia dell' incontro ci è stata data da due fonti italiane differenti e convergenti. Fonti americane al più alto livello dell' amministrazione Usa, interpellate da La Stampa per una ulteriore conferma, non hanno smentito l' incontro.

UN MILIZIANO DELLE TRUPPE DI HAFTAR IN LIBIAUN MILIZIANO DELLE TRUPPE DI HAFTAR IN LIBIA
Si tratta di un evento di grande importanza per una serie di ragioni, geopolitiche innanzitutto, e di politica interna italiane. Sul primo fronte, gli Stati Uniti fino a oggi hanno sostenuto il governo di Fayez Sarraj, il leader del governo di accordo nazionale libico, l'esecutivo che si muove sotto l' egida Onu, in sintonia con la mediazione del rappresentate speciale delle Nazioni Unite per la crisi libica, Ghassan Salamé. Tuttavia, da quasi un anno, Washington ha allacciato contatti anche con Haftar.

Tutto cominciò con una telefonata di Donald Trump al generale di Bengasi, il 15 aprile, avvenuta dopo che il presidente egiziano Al Sisi aveva assai caldeggiato l'apertura di una sponda americana anche con Bengasi, dicendo che Haftar era un uomo chiave per la lotta al terrorismo, in particolare contro i Fratelli musulmani. Quella telefonata di Trump creò non poco sconcerto anche in ampi settori del Dipartimento di Stato, impegnati in un cauto lavoro di sostegno a Sarraj, perché diede l'impressione che gli Usa avessero cambiato linea sulla Libia.

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Il 24 novembre c'era stato poi il primo incontro a Bengasi, Haftar aveva ricevuto una delegazione sempre con Victoria Coates e Richard Norland, più Matthew Zais, vice segretario aggiunto al Dipartimento dell'energia Usa, e il generale di brigata Steven de Milliano, vicedirettore Usafricom per la strategia.

Gli americani avevano espresso il sostegno Usa alla sovranità e integrità territoriale libica, lasciato capire ad Haftar che avrebbe avuto un ruolo di primo piano, ma gli avevano anche esposto un serissimo alt: tutto questo sarebbe avvenuto a patto che non si mischiasse con mercenari dalla Russia. e anche se il Cremlino lo nega sul campo ci sono mille mercenari di Mosca a stravolgere i già fragilissimi equilibri della regione.

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L'ambasciata Usa in Libia dichiarò che il motivo dell' incontro di novembre era stato «lo sforzo per trovare una soluzione politica al conflitto alla luce dell' escalation dell' intervento militare russo». L' incontro di Roma può essere solo la conferma di questo dialogo, ma c' è anche chi ci vede un deciso passo in avanti, che attesta nei fatti un vero cambio di cavallo da parte degli Usa in Libia, non più a sostegno di Sarraj ma di Haftar.

Di sicuro la mattinata romana di Haftar non solo non è passata inosservata a Palazzo Chigi, ma ha scosso e movimentato la politica italiana, dando l' idea, nelle prime interpretazioni ignare di questa vicenda, di un mancato coordinamento tra le iniziative geopolitiche del premier e la Farnesina, soprattutto con il nuovo attivismo di Di Maio sulla Libia che aveva un po' oscurato il premier.

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In realtà, quel giorno, tutto è stato prodotto da una rincorsa: non appena negli uffici del presidente del Consiglio si è appresa la tempistica del meeting romano tra Haftar e gli americani - che era stato determinato dall' azione geopolitica americana - hanno fatto «il diavolo a quattro» per non restare esclusi da questa partita. Almeno dal punto di vista mediatico: di qui le telefonate con l'entourage del generale della Cirenaica, per organizzare il passaggio e le fotografie a Palazzo Chigi.

Con Haftar che, abbastanza imprevedibile anche in fatto di cerimoniale, ha costretto gli italiani a assecondare i suoi tempi. Il premier ha incassato di buon grado, pur di mettersi in scia degli americani. I quali gliel'hanno concesso. Pazienza se il suo ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in quelle ore, al Cairo, stava rifiutando di firmare un documento comune con Francia, Egitto e Grecia, perché la Farnesina riteneva il testo troppo duro con Sarraj. Fonte: qui

IL VERTICE DI MOSCA SULLA LIBIA È UN MEZZO FLOP: SERRAJ NON HA VOLUTO INCONTRARE HAFTAR E IL GENERALE DELLA CIRENAICA NON HA NESSUNA INTENZIONE DI RITIRARE LE TRUPPE. MA IL PASSO INDIETRO È LA CONDIZIONE BASE PER GIUNGERE A UN COMPROMESSO 
NON È STATO FIRMATO NESSUN ACCORDO E SIAMO AL PUNTO DI PARTENZA MENTRE CONTE DA ERDOGAN FA LA SOLITA SUPERCAZZOLA: "NOI SIAMO FACILITATORI DI PACE. DOBBIAMO LAVORARE PER UN CESSATE IL FUOCO DURATURO"
LIBIA, CONTE: LAVORARE TUTTI PER CESSATE IL FUOCO DURATURO
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(LaPresse) - "Condivido l'urgente necessità di garantire un cessate il fuoco duraturo in Libia. Dobbiamo lavorare tutti per questo obiettivo comune avendo tutti medesima agenda". Lo dice il premier Giuseppe Conte, in una conferenza stampa congiunta ad Ankara, dopo l'incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. "Il cessate il fuoco deve essere seguito da uno sforzo per garantire sovranità" aggiunge.

LIBIA, CONTE: NOI SIAMO FACILITATORI DI PACE
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(LaPresse) - "Noi siamo facilitatori di pace, rivendichiamo questo ruolo e questo primato". Lo dice il premier Giuseppe Conte alle tv, a margine dell'incontro ad Ankara con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

LIBIA, CONTE: MAI PENSATO A INCONTRO SERRAJ-HAFAR, NON ERA PROPONIBILE
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(LaPresse) - "Leggo su alcuni giornali autorevoli commentatori dire che avrei voluto fra incontrare Serraj e Haftar. Questo significa non conoscere il dossier libico. Non era proponibile, non è stata assolutamente concepita una cosa del genere". Lo dice il premier Giuseppe Conte alle tv, a margine dell'incontro ad Ankara con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

LIBIA, CONTE: GRUPPO INTERPOSIZIONE ONU È OPZIONE SUL TAVOLO
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(LaPresse) - In Libia "ci deve essere un ruolo per le Nazioni Unite, assolutamente. Per quanto riguarda poi le modalità concrete per assicurare che questo cessate il fuoco sia duraturo lo studieremo a Berlino. Tra le varie opzioni sul tavolo c'è quella di un gruppo di interposizione". Lo dice il premier Giuseppe Conte alle tv, a margine dell'incontro ad Ankara con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
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LIBIA, L'ACCORDO NON C'È: HAFTAR NON VUOLE ARRETRARE
Mauro Indelicato per https://it.insideover.com/

GIUSEPPE CONTE E KHALIFA HAFTAR A PALAZZO CHIGIGIUSEPPE CONTE E KHALIFA HAFTAR A PALAZZO CHIGIUN MILIZIANO DELLE TRUPPE DI HAFTAR IN LIBIAUN MILIZIANO DELLE TRUPPE DI HAFTAR IN LIBIA
Nessun incontro tra Al Sarraj ed Haftar, ma soprattutto nessun ritiro delle truppe da parte del generale uomo forte della Cirenaica. Sono queste le più importanti novità arrivate da Mosca nelle ultime ore. Nella capitale russa è in corso da questa mattina un incontro supervisionato dai vertici russi, ma anche da rappresentanti turchi, che mira a ridare nuova fisionomia ai recenti accordi sul cessate il fuoco in Libia. Ma non tutto starebbe andando per il verso giusto.
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I sette punti della bozza
L’accordo prevede sette punti. La bozza, cui hanno avuto accesso in via preliminare le agenzie, prevede in particolare il cessate-il-fuoco e il suo rispetto. Obiettivo ultimo del vertice di Mosca che però ha anche reso palese a tutti come le divergenze siano ampie e che il documento non sia in realtà la conferma della pace ma la sospensione dell’attuale assedio di Tripoli e in attesa della conferenza di Berlino. Un meeting che servirà soprattutto a chiarire il ruolo dell’Europa, delle varie potenze regionali, e a cui Putin e Erdogan hanno voluto arrivare con la certezza di aver scelto loro la road-map per la pace (e per la spartizione di influenza) del Paese nordafricano.

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Come riportato da AdnKronos, che ha avuto accesso all’accordo, la bozza prevede l’osservanza incondizionata della cessazione delle ostilità, la determinazione di una nuova linea del fronte che assicuri la possibilità che il cessate-il-fuoco sia rispettato (con la formazione di una commissione militare che ne decida forma e modalità di attuazione). Previsto anche l’assicurazione di un accesso sicuro degli aiuti umanitari, la designazione di rappresentanti delle parti in causa per aprire tutti i canali diplomatici , militari ed economici al fine di mantenere la stabilizzazione della Libia. Mettere le premesse per un accordo intralibico con commissioni e esponenti incaricati dalle fazioni in campo.
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Nessun incontro tra i due
Per la verità un faccia a faccia tra i due principali attori impegnati in Libia non era mai stato posizionato in agenda durante il vertice di Mosca. Del resto, proprio per evitare di incontrare Khalifa Haftar nei corridoi di Palazzo Chigi, la scorsa settimana Fayez Al Sarraj ha improvvisamente annullato l’incontro con Giuseppe Conte. Tuttavia, nella capitale russa speravano che qualcosa potesse capitare. Invitare entrambi nella stessa città e nello stesso luogo per firmare un accordo probabilmente decisivo per il futuro della Libia, dava adito a speranze in tal senso. Ma, così come si legge su molti siti libici, Al Sarraj ha confermato di non avere la minima intenzione di sedersi attorno ad un tavolo con il suo rivale.
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A pesare è soprattutto la posizione delle milizie, assolutamente sfavorevoli ad ogni tipo di colloquio diretto del principale rappresentante del governo libico con Haftar. Dunque, le varie delegazioni che in queste ore stanno contrattando un accordo in grado di soddisfare i principali requisiti richiesti, stanno incontrando russi e turchi in separata sede. E questo fa ben intuire, a prescindere da come andranno le cose, il clima che si sta respirando tanto a Mosca quanto a Tripoli.

Haftar non vuole ritirare le truppe
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Anche l’altra notizia sopra accennata non costituisce affatto una sorpresa. In tanti sospettavano infatti del fatto che il generale uomo forte della Cirenaica non avesse affatto intenzione di ritirare le sue truppe. Questo è un altro dei punti salienti dell’accordo in discussione a Mosca. L’obiettivo era di fatto creare un compromesso con Haftar: il ritiro nelle caserme delle sue truppe, in cambio della responsabilità (che suona più un onore che un onere) da accordare al Libyan National Army del controllo dei pozzi petroliferi.
LUIGI DI MAIO KHALIFA HAFTARLUIGI DI MAIO KHALIFA HAFTAR

Ma, come hanno ripetuto sia da Tripoli che da Bengasi, Haftar non ha al momento intenzione di far arretrare i suoi soldati dalla capitale. Dunque, nelle periferie tripoline in mano al suo esercito non ci dovrebbero essere mutamenti sotto il profilo militare. A questo punto è da chiedersi se il faticoso accordo tra le parti, che a Mosca si sta provando a portare in porto entro questo lunedì, sia o meno alla portata.

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Accordo non trovato
Nel pomeriggio moscovita, è arrivata poi la conferma che qualcosa non stesse andando per il verso giusto: “I colloqui di Mosca sulla Libia di oggi si sono conclusi senza la firma di nessun accordo – ha dichiarato il consigliere del presidente del parlamento di Tobruk, Hamid al Safi – nessuno stop ai combattimenti”. Le affermazioni sono arrivate dall’agenzia di stampa russa “Sputnik”.
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Motivo principale di scontro, decisivo per la non conferma dell’accordo ed il fallimento dell’odierna giornata di lavoro nella capitale russa, ha riguardato il sopra citato rifiuto da parte di Haftar di ritirare le proprie truppe da Tripoli. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e il suo omologo turco Mevut Cavusoglu hanno confermato che Serraj ha firmato, ma Haftar non ha voluto. Non solo il rifiuto dell’incontro, quindi, ma anche la mancanza di firma.
Fonte: qui

KHALIFA HAFTAR HA ACCETTATO L’INVITO DELLA MERKEL: SARÀ ALLA CONFERENZA SULLA LIBIA DI DOMENICA. CHISSÀ SE QUESTA VOLTA FIRMERÀ IL CESSSATE IL FUOCO O FARÀ LO GNORRI COME A MOSCA? 

ERDOGAN SI È INFURiATO: “SE ATTACCA GLI DAREMO UNA LEZIONE”

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Il generale Khalifa Haftar, sostenuto da Putin, ha lasciato Mosca senza firmare l’accordo di cessate il fuoco con il governo di accordo nazionale guidato da Fayez al-Sarraj. Tra i punti dell’intesa nel piano di mediazione proposto da Russia e Turchia c’era il ritiro delle forze di Haftar da Tripoli. Ieri sera Haftar aveva chiesto tempo fino a questa mattina per esaminare l’accordo già firmato dal capo del governo riconosciuto dall’Onu Fayez al-Sarraj, ma ha lasciato la capitale russa senza firmare. Secondo i media arabi, il generale avrebbe rifiutato di firmare perché l’intesa avrebbe ignorato molte delle richieste del leader della Libia orientale. La mossa non è piaciuta al presidente turco Erdogan che ha parlato espressamente di «infliggere una lezione» ad Haftar nel caso dovesse riprendere i suoi attacchi. Erdogan ha inoltre rivendicato il ruolo di Ankara nella crisi libica: «Se la Turchia non fosse intervenuta, Haftar avrebbe preso il pieno controllo della Libia».
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Le richieste di Haftar
Nel corso dei colloqui di ieri a Mosca — secondo Sky News Arabia — Haftar avrebbe insistito sulle richieste di far entrare le sue truppe a Tripoli e di formare un governo di unità nazionale che ricevesse il voto di fiducia da parte del parlamento di Tobruk. Il generale avrebbe anche chiesto un monitoraggio internazionale del cessate il fuoco senza la partecipazione della Turchia e chiesto il ritiro immediato dei mercenari «arrivati dalla Siria e dalla Turchia». Infine, avrebbe insistito sulla richiesta di avere l’incarico di comandante supremo delle Forze armate libiche.
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Conferenza di Berlino
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Intanto, nonostante il fallimento del negoziato a Mosca, il generale della Cirenaica, Haftar, avrebbe accettato l’invito della Germania a partecipare alla Conferenza di Berlino sulla Libia, prevista per domenica prossima, 19 gennaio. La notizia è stata riportata Al Arabiya. Il ministro degli Esteri russo Lavrov aveva assicurato: «La Russia proseguirà nei suoi sforzi per arrivare a un cessate il fuoco in Libia». Proponendo di «unire gli sforzi» compiuti dagli europei e dai vicini della Libia, nonché quelli di Russia e Turchia, e agire così «in un’unica direzione» per spingere «tutte le parti libiche a raggiungere accordi piuttosto che sistemare le cose militarmente». Alla conferenza prendono parte Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina, Emirati arabi, Turchia, Repubblica del Congo, Italia, Egitto, Algeria, Onu, Unione europea, Unione africana e Lega araba. Anche Al Sarraj sarà a Berlino.
Fonte: qui

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