domenica 9 giugno 2019

RELATIVIZZIAMO IL BILDERBERG

Siccome decine di lettori nei giorni scorsi mi hanno rimbalzato, tutti eccitati, la “notizia”  che sono stati invitati al Bilderberg Lilli Gruber, Matteo Renzi e  Stefano Feltri de Il Fatto Manettaro,   vorrei approfittare per  relativizzare  il discorso su questo Club.
In qualche modo, l’importanza del  Bilderberg  è oggi  diminuita a causa del suo stesso successo.  Bisogna ricordare che fu  creato  da Bernardo d’Olanda, legato in affari al complesso industrial-militare americano (e infatti cadrà  nello  scandalo Lockheed)  Robert Schuman e Paul-Henri Spaak (pagati dalla CIA attraverso la Rockefeller Foundation)  per saldare la NATO  e “l’amicizia con gli Usa”, che non era affatto cosa pacifica allora.  Non solo perché  c’erano in Italia e in Francia  i più grossi partiti comunisti dell’Occidente;  l’Unione Sovietica, mettendo a segno il golpe di Praga  (1948) aveva dato prova di un espansionismo aggressivo post-Yalta  che  aveva creato il panico a Washington:  i generali Marshall ed Eisenhower, avendo assistito alla auto-disintegrazione del loro esercito in Europa  nel 1944, non erano affatto certi di poterne rimandare il popolo americano in armi per battere il comunismo nel vecchio continente.
Per di più  – come scrisse   l’ideatore del Bilderberg Joseph Rétinger (eminenza grigia,   anche lui  pagato dalla CIA  tramite i Rockefeller,   era cervello del governo polacco in esilio a  Londra durante la guerra, aveva avuto contatti con tutti i personaggi che contano, da  Winston Churchill a  Richard Coudenhove-Kalergi)  – “cresce la marea di anti-americanismo praticamente in ogni paese dell’Europa occidentale…e non è confinata ai circoli di sinistra influenzati dal comunismo, ma è prevalente anche tra i conservatori e i liberali. Gli Stati Uniti sono  sgraditi, temuti, derisi con una unanimità notevole … Questo sentimento mina la solidarietà della difesa occidentale  contro il comunismo”.
Da qui l’idea di “un incontro privatissimo fra  persone al massimo livello dei due continenti.  Dove presentare francamente le critiche ai manovratori dell’opinione americana e dar loro la possibilità di rispondere all’accusa”  (sic).   Fra  gli italiani, Rétinger mise in lista De Gasperi e Ugo La Malfa, l’agente americano per eccellenza (unico italiano ad esser invitato ad ascoltare a Bretton Wood le decisioni dei vincitori).




Retinger (che fuma) con il principe Bernardo d’Olanda. “Intrigante compulsivo”.  https://www.maier-files.com/retinger-a-compulsive-intriguer/

Potete anche solo immaginare  – oggi  –   europei che  criticano gli americani e più precisamente il piano globalista-militare  “atlantico”  che Bilderberg fu creato   per promuovere? Tutti gli ex paesi dell’Est  fanno la fila (come l’Italia) per comprare gli F-35  sapendoli dei catorci,  ma  ritenendoli il prezzo giusto da pagare per ottenere la protezione  bellica USA.  La Francia  è entrata  nella NATO , da cui De Gaulle l’aveva tenuta lontana.   E tutti i “comunisti”  italiani che  sono diventati i più zelanti adoratori di Obama, anzi di Bush jr  e  delle sue guerre per Israele   che durano dal 2001.   I  governi progressisti che hanno partecipato ai trucchi neocon  per accusare Saddam di farsi l’atomica (ricordate  “l’uranio del Niger”)  e (governo Renzi-Gentiloni) hanno fatto  i lavori sporchi per Hillary onde accusare Trump di essere  un agente di Putin?
Mancato direttore TG!

Non si ode un sussurro di critica nemmeno al fatto che gli Usa ci hanno fatto stanziare truppe in  Afghanistan e Irak senza contropartita; che la  NATO doveva essere abolita dopo l’abolizione del Patto di Varsavia, e invece abbiamo accettato che diventasse la punta dell’imperialismo americano in Asia ? E i “comunisti”  di ieri  ? Oggi se criticano un pochettino Washington, è   per rimproverargli di non essere abbastanza globalista, anzi con Trump di fare passi indietro nella creazione del felice mercato globale. Posizione condivisa di tutti i leader europei, Merkel in testa.  Ormai anche la Chiesa  di Bergoglio  promuove e propaganda il governo unico mondiale, riceve le congratulazioni di Soros, vuole  gli “Stati Uniti d’Europa” e  il terrorismo climatico.
Tutti i programmi che il Bilderberg temeva di non riuscire a far digerire agli europei di allora  (le cessioni di sovranità, le banche centrali private),  sono non solo attuati, ma difesi a spada tratta dai leader in carica e da quelli futuri,  fatti avanzare e ingurgitare ai popoli nei suoi aspetti più ridicolmente estremi; assunti  come neo- religione; chi li   biasima  è accusato di eresia “sovranista” oltre ché fascista e azzittito con furia inquisitrice  (come fa la Gruber nelle sue trasmissioni), e presto i progressisti e la loro psicopolizia LGBT ci metterà al rogo perché chi critica Soros è omofobo, e “Porti aperti come i nostri culi”!
Direttori fin dall’infanzia.
Del resto, a quei  tempi il Bilderberg mica  invitave le Gruber e i Renzi o il Feltrino.  A quei tempi, i giornalisti (o i politici  o i padroni) invitati erano quelli che il potere lo avevano già,  indicati  dal padronato: tipicamente, Arrigo Levi, direttore a vita di La Stampa, su richiesta di Gianni Agnelli. La Malfa, capo del partito del 3 per cento che però  la DC doveva associare al governo perché se no, disse De Gasperi, “non arrivano i soldi americani” (Piano Marshall);  Guido Carli;   alcuni capi di sindacati “gialli” padronali come la UIL di allora.  Erano i tempi in cui David Rockefeller interveniva di persona con i suoi giornalisti di riferimento , e i   sette banchieri internazionali erano il nerbo delle decisioni: reduci dall’aver “rimesso in funzione il sistema monetario mondiale”, erano soprattutto loro a disporre che “i corpi  ufficiali siano  messi in posizione di ratificare ciò che è stato congiuntamente preparato   prima”.
Ma adesso non c’è più bisogno, i “corpi ufficiali” eseguono gli ordini prima ancora  di riceverli.
Poi c’è un motivo tipicamente italiano per cui il Bilderberg è  meno importante.  Si è passati da Agnelli, Pirelli, Valletta e Guido Carli, da Malagodi a La Malfa, passando  per Mario Monti, la Bonino  ed Enrico Letta, a…Lilli Gruber e Monica Maggioni, Renzi e Feltri  il piccolo.  Sempre meno, oltretutto.
Non so come dirlo, senza  apparire scortese.    In altri tempi, questo tipo di inviti il Bilderberg li faceva per osservare   saggiare e  selezionare giornalisti  del   Principe  cui poi affidare  i “grandi” giornali. Il fatto che lilli Gruber   sia – ben pagata, d’accordo –  ancora nella TV di Cairo  a fare la sua cosetta raffazzonata invece che a dirigere Repubblica (o il Corriere, o La Stampa)  dice qualcosa.  Non solo i “grandi” giornali sono meno grandi. E’ che la Gruber non ha ancora imparato, per dirne una, quel particolare aplomb  per cui Paolo Mieli, ad esempio,   finge  così bene di essere obbiettivo e moderato e super partes mentre   gestisce il discorso dettato dal governo globale.
Paolo Mieli
Non so come dirlo. Farò riferimento a  Gad Lerner: selezionato  ai più alti destini dei Padroni del Discorso, come testimoniato dai suoi balzi prodigiosi di carriera – da Radio Popolare a Lotta Continua all’Espresso, poi in Rai 3  –  viene piazzato (da Veltroni) alla  direzione del TG1: l’ammiraglia delle tv ufficiali italiote. Gradito persino a Berlusconi e al Vaticano.  La classica poltrona eccelsa  dove uno si piazza tranquillo per 40 anni autorevole e pacato gestore delle opinioni e padrone del discorso totale, magari scomparendo alla   vista.  Come Paolo Mieli, come Mentana da Berlusconi, come Mimun  alla direzione del TG2.  Macché: in un mese, il nostro  prima fa una cappella enorme (lasciando passare un servizio sui pedofili, che non aveva controllato  per sua inadempienza) poi si vendica accusando in  diretta tv,  l’allora  presidente della commissione parlamentare di vigilanza della Rai,  tal  Mario Landolfi di An:  gli aveva raccomandato qualcuno:  “Con questo signore sono andato a pranzo il 13 luglio scorso.  Alla fine del pranzo mi ha fatto vedere un bigliettino: ‘Ci sarebbe questa persona da sistemare’, mi ha chiesto”.  Il fatto che Lerner sputtani in diretta  un politico che gli raccomandava qualcuno, ha  agghiacciato ovviamente tutti gli amici politici di sinistra, che fanno  e facevano lo stesso. Nessuno lo ha chiamato indietro  quando se  n’è andato. Certo poi si fa richiamare, ad uno così un posto ben pagato non lo  si nega. Ma oggi sarebbe al livello  di autorevolezza dei mezzibusti  ufficiosi di Mieli, di Mentana, di Mimun, e invece  deve continuare a far il trasgressivo  a contratto.


Come spiegarlo? E’ un po’ come Umberto Bossi quando fu contattato, si disse,  da emissari della banca d’affari Lazard.  Li avesse convinti, forse oggi esisterebbe un Lombardo-Veneto indipendente, magari dopo breve e vittoriosa guerra civile con armamenti forniti dalle note centrali che esportano la democrazia e le rivoluzioni colorate. Invece: “Tu sei stato pesato e trovato scarso”, per citare il libro di Daniele.  Voglio dire: per servire a  quelli  non basta essere malvagi,  bisogna avere anche un  certo  quoziente intellettivo.  La mancanza di classe dirigente, piaga italiana, ha conseguenze anche in quei settori, C’è speranza per Stefano Feltri, magari fra qualche anno lo rivedete alla direzione del TG1.

Maurizio Blondet
Fonte: qui

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