venerdì 11 gennaio 2019

SAPETE CHE FINE HA FATTO IL “TESORO DI POGGIOLINI”?

STIMATO IN 125 MILIONI DI EURO, IL PATRIMONIO DELL'EX DIRETTORE DEL SERVIZIO FARMACEUTICO DEL MINISTERO DELLA SANITÀ, TRAVOLTO DA TANGENTOPOLI, NON È ANCORA A DISPOSIZIONE DELLO STATO A CAUSA DI BUROCRAZIA E PROCESSI
Roberto Faben per “la Verità”
DUILIO POGGIOLINIDUILIO POGGIOLINI

Un patrimonio valutato dalla magistratura in 125 milioni di euro, quello confiscato a Duilio Poggiolini, ex direttore del servizio farmaceutico del ministero della Sanità, condannato in via definitiva da Cassazione e Corte dei conti, a titolo di risarcimento per corruzione, concussione e danno d' immagine alla pubblica amministrazione, giace ancora, sminuzzato in un labirinto di sentenze e incartamenti, nei beni in dotazione allo Stato.

Ci volle un profluvio di provvedimenti per confermare inderogabilmente l' espropriazione dei capitali appartenuti a colui che fu definito «re Mida della sanità». E ora, a 25 anni dalla bufera di Tangentopoli, mentre l' avvocatura dello Stato si sta confrontando con le difficoltà di convertire in moneta vari immobili pignorati soprattutto a Roma, è in corso un altro annoso processo, al Tribunale di Napoli, a carico dello stesso Poggiolini, accusato di epidemia colposa per la vicenda degli emoderivati killer, che si concluderà forse in primavera con ulteriore richiesta di danni.
DUILIO POGGIOLINIDUILIO POGGIOLINI

L'Avvocato dello Stato Sergio Fiorentino sottolinea che una legge - la numero 20 del 14 gennaio 1994 - ha complicato le possibilità di incasso dagli eredi dei debitori, «dato che è necessario dimostrare che essi si siano indebitamente arricchiti con i proventi illeciti del trasgressore». Il legale precisa: «Varie aste sono andate deserte e le verifiche necessarie per valutare la presenza di complicanze legali allungano i procedimenti».

La corsa contro il tempo è soltanto apparente dunque, e ostacolata dalla macchinosa comunicazione tra gli uffici delle istituzioni interessate. Poggiolini, romano, classe 1929, oggi ha 89 anni e seri problemi di salute. «Percepisce una modesta e decurtata pensione» spiega Luigi Ferrante, suo avvocato storico, che lo difende gratuitamente nel dibattimento. «Non lo sento da tempo», aggiunge, «e non saprei dove inviare le parcelle, ma continuare ad assisterlo è per me questione d'onore professionale».
DUILIO POGGIOLINIDUILIO POGGIOLINI

L'ex alto dirigente della sanità - che risulta ancora residente nella capitale - nell' ottobre 2015 fu trovato, avvolto in un liso trench cammello, tra gli ospiti di una casa di riposo abusiva nella periferia nord di Roma, segnalata agli agenti del commissariato di Primavalle per le condizioni precarie in cui versavano i degenti.

La gestione e l'amministrazione di quelle che furono le sue proprietà non è curata soltanto dall' avvocatura dello Stato, che convoglia le eventuali risorse recuperate alla presidenza del Consiglio, ma anche da altri enti istituzionali. La Banca d'Italia è custode giudiziario di lingotti d'oro da mezzo chilo ciascuno e dipinti d' autore («fra cui un De Chirico e altre tele frutto di regalie di industriali del farmaco», ricorda Nunzio Fragliasso, pm nella requisitoria nel processo di primo grado) sequestrati nella villa all' Eur, a Roma, dopo l'arresto dell'alto dirigente avvenuto il 20 settembre 1993 in una clinica di Losanna, in Svizzera.

LA CASA DI CURA ABUSIVA DOVE ERA RICOVERATO DUILIO POGGIOLINILA CASA DI CURA ABUSIVA DOVE ERA RICOVERATO DUILIO POGGIOLINI
Sono parcheggiati nel caveau della filiale di Napoli. Quanto alla loro destinazione ultima, non esistono decisioni. Ma i conti correnti confiscati? E i Bot e Cct cuciti nel celeberrimo pouf, le cui ricevute, insieme a un baule di vecchie lire ormai andate in prescrizione, furono rinvenute nell' agosto 2013 in un sotterraneo dello Stato? Bankitalia li ha trasferiti al Fondo unico giustizia, gestito da Equitalia Giustizia, organismo che distribuisce gli introiti riscossi dei crediti giudiziari ai ministeri della Giustizia e dell'Interno e al bilancio dello Stato. Nessun altro particolare è comunicato dalle istituzioni.

ARRESTO DI POGGIOLINIARRESTO DI POGGIOLINI
Nel 1993 Poggiolini, durante il periodo di detenzione preventiva di 7 mesi nel carcere di Poggio Reale - dove fu interrogato da Antonio Di Pietro - scrisse un libro, Niente altro che la verità. I farmaci in Italia, le mie lotte, i miei errori (L' Airone, Roma), mandato al macero per insuccesso editoriale e di cui si conserva una copia alla biblioteca civica di Varese.

Accanto alla ricerca di giustificazioni («Non ho mai cambiato il mio tenore di vita che è sempre stato modesto, quello di un uomo senza esigenze, indifferente ai beni materiali»), il monarca dei farmaci detronizzato scriveva: «Oggi non ho più alcun patrimonio, sequestrato da più parti () e ciò che da parte dell' autorità giudiziaria sarà riconosciuto indebito, verrà destinato, se possibile e se recuperabile dai gravami imposti, ad opere umanitarie». È ancora lecito auspicare che il suo desiderio di espiazione sia esaudito.

Fonte: qui


CONFISCATI BENI PER OLTRE MEZZO MILIARDO DI EURO ALL’IMPRENDITORE MAURO BALINI, ARRESTATO NEL 2015, PER ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE FINALIZZATA ALLA BANCAROTTA FRAUDOLENTA, RICICLAGGIO, IMPIEGO DI DENARO DI PROVENIENZA ILLECITA E INTESTAZIONE FITTIZIA DI BENI, IL CUI PRINCIPALE CENTRO DI AFFARI ERA IL PORTO TURISTICO DI OSTIA 
I SUOI RAPPORTI CON I CLAN FASCIANI E SPADA

Ivan Cimmarusti per https://www.ilsole24ore.com

MAURO BALINIMAURO BALINI
Mezzo miliardo di euro. Tanto ammonta la confisca disposta dal tribunale di Roma per l’imprenditore Mauro Balini già tratto in arresto dalle Fiamme Gialle, nel 2015, per associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, riciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita e intestazione fittizia di beni, il cui principale centro di affari era il porto turistico di Ostia.

L’operazione “Ultima spiaggia” costituisce l’epilogo di indagini patrimoniali, delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia capitolina al Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, che hanno consentito di documentare come Balini avesse accumulato un ingentissimo patrimonio in mancanza di fonti di reddito lecite tali da giustificare le proprie operazioni mobiliari e immobiliari, talora compiute avvalendosi di componenti del proprio nucleo familiare o di compiacenti “prestanome”. Inoltre, le attività investigative hanno permesso di accertare i rapporti tra Balini ed esponenti di organizzazioni malavitose egemoni sul litorale romano, come i clan Fasciani e Spada.

MAURO BALINIMAURO BALINI
Tali relazioni sono emerse, in particolare, con riguardo alla figura di Cleto Di Maria, narcotrafficante di elevato spessore criminale al quale Balini aveva concesso a un prezzo irrisorio, attraverso una società assegnataria della relativa concessione demaniale, la gestione di un bar all’interno dello stabilimento balneare “Hakuna Matata” e che, per suo conto, curava i servizi di sicurezza e vigilanza all'interno del porto turistico. Balini si era, inoltre, fatto carico di sostenere economicamente la famiglia del pregiudicato Roberto Giordani, meglio noto come “Cappottone”, durante la detenzione conseguente al tentato omicidio di Vito TRiassi, commesso nel 2007, elargendo alla moglie di Giordabi la somma di 5mila euro mensili.

Fonte: qui

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