Dicono: i francesi sono più ricchi degli italiani, quindi possono sforare, sforare sforare e tanto meglio se lo faranno anche oltre il 3% per soccorrere i poveri, per soccorrere chi è rimasto indietro, per aiutare le vittime del feticismo del debito pubblico.
CONTE PROVA A RICUCIRE I RAPPORTI CON PARIGI MENTRE SALVINI E DI MAIO CONTINUANO A RANDELLARE MACRON
TRA IL 2000 E IL 2018 SONO STATE REALIZZATE OPERAZIONI ITALO-FRANCESI PER 112 MILIARDI DI EURO CHE, PER I DUE TERZI, HANNO VISTO LORO COME ACQUIRENTI
CANTIERI, TAV, BANCHE E AEREI GLI AFFARI A RISCHIO CON PARIGI…
PARIGI CONTE VUOLE RICUCIRE MA I VICEPREMIER INSISTONO
Alberto Gentili per “il Messaggero”
Giuseppe Conte prova a ricucire. Dopo che Emmanuel Macron lunedì ha fatto convocare al Quai d' Orsay l'ambasciatrice italiana Teresa Castaldo per una protesta ufficiale, il premier italiano in una nota parla di «amicizia forte e salda» con la Francia. E il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi garantisce: «Rimaniamo Paesi amici e alleati».
L' uno-due della parte del governo giallo-verde più attento ai consigli del capo dello Stato Sergio Mattarella però non frena né Luigi Di Maio, né Matteo Salvini, determinati a fare di Parigi il nemico sul fronte dei migranti in vista delle elezioni europee del 26 maggio. In più la Commissione europea, chiamata dal leader 5Stelle a «sanzionare chi sfrutta l' Africa come la Francia», risponde picche: «Nessun Paese europeo fa politiche coloniali. Sarebbe meglio collaborare e dialogare invece di lanciarsi accuse».
Il tentativo di mediazione di Conte, dopo le ripetute accuse di «neocolonialismo» coniate da Di Maio e rilanciate da Salvini, scatta a metà pomeriggio. Nella nota, il premier dà un colpo al cerchio: «Dopo ciò che sta accadendo nel Mediterraneo, è legittimo interrogarsi sull'efficacia delle politiche globali che stiamo perseguendo a livello europeo e di singoli Stati, la campagna elettorale può costituire una buona occasione per confrontarsi».
E un colpo alla botte: «Questo non vuol dire mettere in discussione la nostra storica amicizia con la Francia e tantomeno con il popolo francese. Questo rapporto rimane forte e saldo a dispetto di qualsiasi discussione politica e continueremo a lavorare con le istituzioni francesi fianco a fianco per trovare soluzioni condivise» sui migranti. Poi, Conte, chiama in causa Bruxelles: «L'Europa deve battere un colpo e intervenire coralmente per sostenere adeguatamente, potenziando il Trust Fund per l'Africa, lo sviluppo economico e sociale dei Paesi africani».
L'INCONTRO A BRUXELLES
Negli stessi minuti, dopo aver incontrato a Bruxelles l'omologo francese Jean-Yves Le Drian in un colloquio «estremamente aperto ed esplicito», Moavero Milanesi prova a minimizzare la portata dello scontro con Parigi catalogandolo più o meno come un duello elettorale: «Restiamo amici e alleati. Naturalmente tra Paesi amici ci possono essere discussioni. Forse ci dobbiamo abituare a questo dibattito anche nei toni verso le elezioni europee che fanno da catalizzatore di una dialettica più vivace».
E a una precisa domanda sulle accuse di «neocolonialismo» di Di Maio a Parigi, il ministro degli Esteri risponde: «Può far parte del dibattito europeo domandarsi se e in che modo vadano ridefiniti, ridisegnati, i nostri rapporti con gli Stati africani». E proprio nel giorno in cui Berlino abbandona la missione Sophia per il recupero nel Mediterraneo dei migranti e Angela Merkel e Macron firmano il trattato di Aquisgrana che, di fatto, taglia fuori Roma dal gruppo di testa dell'Unione, Moavero Milanesi garantisce: «Non c'è un rischio di isolamento dell'Italia».
Il tentativo di ricucitura del premier e del ministro degli Esteri non ferma l'offensiva di Di Maio. Anzi. Il leader 5Stelle bacchetta Moavero: «Qualcuno vorrebbe derubricare a campagna elettorale le nostre dichiarazioni sul franco delle colonie, invece è una battaglia di civiltà contro le ipocrisie di Macron e una delle soluzioni per fermare i barconi».
Si schiera con i contestatori del presidente d' Oltralpe: «Siamo amici del popolo francese, tant' è, che anche i gilet gialli sono contro il franco Fca». E aggiunge: «Noi non rinunciamo alla legittima richiesta in sede dell' Unione europea di affrontare il tema dello sfruttamento delle risorse africane e della decolonizzazione dell' Africa da parte della Francia, visto che danneggia l' Italia in termini di flussi migratori».
L'ATTACCO LEGHISTA
Sulla stessa linea resta attestato Salvini: «In Africa c' è gente che sottrae ricchezza a quei popoli, la Francia è evidentemente tra questi. In Libia, Parigi non ha nessun interesse a stabilizzare la situazione, perché ha interessi petroliferi opposti a quelli italiani. Io ho l'orgoglio di governare un popolo generoso, solidale, accogliente e lezioni di bontà e generosità non ne prendiamo da nessuno, men che meno dal signor Macron».
E spiega: «Non prendiamo lezioni perché ha respinto in questi anni decine di migliaia di migranti alla frontiera di Ventimiglia, compresi donne e bambini, riportandone alcuni di notte nei boschi piemontesi e lasciandoli, come se fossero bestie». Segue appello: «Sono vicino al popolo francese, spero che possa liberarsi di un pessimo presidente». Non tarda la replica del commissario europeo Pierre Moscovici: «Certe dichiarazioni sono semplicemente ostili, assurde e stupide».
CANTIERI, TAV, BANCHE E AEREI GLI AFFARI A RISCHIO CON PARIGI
Cinzia Meoni per “il Giornale”
Forse per una dichiarazione di guerra all' Eliseo si potevano aspettare tempi migliori. La preoccupazione serpeggia negli ambiti finanziari dopo l' attacco dei leader della maggioranza sulla presunta politica economica coloniale di Parigi in Africa e la tensione diplomatica.
La crisi potrebbe anche leggersi in un' ottica preelettorale, se non fosse che, proprio mentre sale la tensione con Parigi, sono diversi i fascicoli tricolori sulle tavole di imprenditori, manager e politici d' Oltralpe in attesa di risposte e soluzioni e che potrebbero essere penalizzati. E, d' altro canto, secondo i calcoli di Kmpg, tra il 2000 e il 2018 sono state realizzate operazioni italo francesi per 112 miliardi di euro che, per i due terzi, hanno visto i cugini d' Oltralpe come acquirenti.
Fonti vicine a Fincantieri riferiscono che si guarda con preoccupazione all' escalation di accuse tra Parigi e Palazzo Chigi. A un anno dalla formalizzazione dell' intesa raggiunta con il governo di Emmanuel Macron e a quasi due dal contratto preliminare di acquisizione del 50% di Stx, i vecchi Chantiers de l' Atlantique, l' accordo è appena stato rimesso in discussione dalla petizione congiunta alla Commissione Europea di Francia e Germania (che proprio ieri hanno rinnovato ad Aquisgrana il trattato di amicizia).
L'operazione non necessitava neppure della notifica all' Autorità Ue in quanto non raggiungeva le soglie di fatturato richieste. Ma l' Antitrust francese, a cui si è associato quello tedesco (proprio in Germania ha sede Meyer Werft, il maggiore rivale di Fincantieri), ha ipotizzato che un simile matrimonio potesse nuocere alla concorrenza nel settore della costruzione navale.
Al di là della pura formalità, un atteggiamento ostile di Parigi potrebbe influire sulla decisione che verrà presa dalla Commssione e sui tempi di perfezionamento di questo matrimonio italo francese a cui è appeso il futuro sviluppo della stessa Fincantieri.
E il gruppo guidato da Giuseppe Bono non è il solo a sperare in una distensione. Non sfugge infatti che, in queste ore, il governo stia cercando febbrilmente una sponda per chiudere gli spinosi dossier di ristrutturazione bancari, prima di tutto Carige, commissariata a inizio 2019, ma anche Banca Mps per cui il Tesoro (oggi al 68% del capitale) deve indicare entro giugno, secondo gli accordi presi a luglio 2017 con la Commissione Europea, un percorso di riprivatizzazione da effettuarsi entro il 2021. In entrambi i casi un interlocutore francese (da tempo si guarda al Credit Agricole e a Bnp Paribas) sarebbe più che apprezzato persino dai leader della maggioranza.
La Francia potrebbe spuntare anche nella definizione di un altro fascicolo bollente: quello di Alitalia. Per il riassetto dell' ex compagnia di bandiera Fs si trova a scegliere tra due alleati industriali: la cordata Air France Klm e Delta, o Lufthansa. E, per ottenere le migliori condizioni per Alitalia, comunque vada è fondamentale che i francesi non si sfilino prima della conclusione delle trattative.
Del deterioramento delle relazioni politiche tra i due Paesi potrebbero poi risentire anche gli sviluppi sulla Tav Torino-Lione e la creazione di un' unica rete tlc, attraverso l' integrazione della rete Tim con quella di Open Fiber, un progetto perseguito dal governo e voluto da Elliott, il fondo Usa che un anno fa, con il sostegno della Cassa Depositi e Prestiti, ha spodestato Vivendi dal controllo di Tim. Vivendi tuttavia, con il 23,9% del capitale pagato oro (4,2 miliardi di euro, oggi vale la metà), potrebbe essere d' ostacolo e, nel frattempo, ha già ottenuto il giorno della resa dei conti: l' assemblea del 29 marzo.
Fonte: qui
''DI MAIO E DI BATTISTA MI CITANO A SPROPOSITO''. IL BOCCONIANO MASSIMO AMATO, I CUI STUDI SONO LA BASE DEGLI ATTACCHI AL FRANCO CFA, NON CI STA A FARE L'IDEOLOGO DELLA GUERRA (ELETTORALE) A MACRON: ''QUESTA VICENDA È COMINCIATA DOPO UNA MIA INTERVISTA A''NIGHT TABLOID'' (RAI2) CHE MI È COSTATA 15 GIORNI DI RETTIFICHE. ECCO COSA PENSO DAVVERO SU COLONIALISMO E IMMIGRAZIONE''
Massimo Amato, economista esperto di Franco Coloniale, sulle monete parallele
Annalisa Cuzzocrea per www.repubblica.it
Massimo Amato insegna "Storia, istituzioni e crisi del sistema finanziario globale" all'Università Bocconi di Milano. Conosce l'Africa, in particolare le ex colonie francesi in cui la moneta è il Cfa, per ragioni di studio e personali. E collabora con vari economisti africani, "quelli seri - dice - come Kako Nubukpo, ex dirigente della Banca centrale africana, non gli agitatori panafricanisti".
Professore, lei è al corrente di essere diventato il guru del Movimento 5 stelle e di esponenti di governo come Luigi Di Maio su Africa e migrazioni?
"Sono al corrente del fatto che il mio nome viene fatto e non sempre in un modo che mi convince".
In una trasmissione televisiva le sue tesi sono state citate dal sottosegretario M5S agli Esteri Manlio Di Stefano. Ancor prima, lo aveva fatto Gianluigi Paragone, che ha detto di essere stato il primo. Anche se pare l'abbia preceduto Giorgia Meloni, almeno con la storia del franco.
"Guardi, questa vicenda è cominciata dopo una mia intervista alla trasmissione di Rai2 Night Tabloid che mi è costata quindici giorni di rettifiche".
È stato travisato?
"Diamine, direi di sì. Paragone riprendendo le mie parole aveva detto una cosa che non sta né in cielo né in terra, e cioè che quando doniamo 10 euro agli africani poveri 5 se li pappano i francesi. È più che una bufala. Per questo, per chiarirlo, ho dato un'intervista ad Altraeconomia".
E quindi non è tutta colpa della Francia e del Cfa, se le persone partono dall'Africa per fuggire da guerre, carestie, persecuzioni?
"Non c'è nessun vantaggio strettamente economico della Francia a gestire il franco Cfa. Anzi, ci sono un po' di costi. E non c'è un rapporto diretto con l'immigrazione. Le statistiche che sono state fatte vedere, per quanto opinabili, hanno dimostrato che la maggior parte dei migranti che arrivano da noi non provengono da quei Paesi. Quindi, non possiamo inferire che se non ci fosse il franco cfa non ci sarebbero gli immigrati".
E non possiamo neanche dire che è l'unica ragione della povertà in Africa, o sbaglio?
"E chiaro che non ci sono una monocausa e un unico effetto".
Mi scusi, è chiaro per lei, ma non per chi ha sentito parlare il vicepremier Luigi Di Maio negli ultimi giorni.
"Ho sentito, ma già Di Battista a Che tempo che fa ha usato espressioni più sfumate, e anche Di Stefano. Quel che voglio dire è che se anche queste forzature non mi appartengono, il problema del Cfa per quei Paesi esiste. Affermare che gli immigrati muoiono perché la Francia è cattiva è come minimo un cortocircuito, se c'è la buona fede. Sennò è anche peggio".
Sinceramente sembra un modo per non pronunciarsi sui porti chiusi da Matteo Salvini e sulle conseguenze nefaste del decreto sicurezza, come dimostrano gli sgomberi di questi giorni.
"Questo però non c'entra con i miei studi. Che sposano quelli di molti economisti africani, della parte più illuminata e volenterosa nel promuovere il cambiamento, secondo cui il franco cfa va superato. Perché è vero che è un sistema che preserva dall'inflazione, fa arrivare capitali e protegge dall'instabilità. Ma è anche vero che così facilita i ricchi, chi può permettersi di aprire conti all'estero e comprare case a Parigi, e gli investitori stranieri come la Cina. Non certo un povero africano che vuole metter su una sua attività. Ci sono dei benefici e dei costi, e in economia si deve fare un bilanciamento".
I costi superano i benefici?
"Se a Paesi sottosviluppati diamo una moneta forte, questo rende certa la loro permanenza del limbo dei non sviluppati. L'economista del Togo Kako Nubukpo ha intitolato il suo libro 'La servitù volontaria', perché non sempre i tiranni hanno bisogno di usare la forza".
Quindi secondo lei la Francia fa politiche neocoloniali in Africa?
"Dipende da cosa intendiamo per colonialismo e da quanto vogliamo essere formalisti".
E a sfruttare l'Africa sarebbe solo Parigi?
"Certo che no, l'Africa in questo momento è oggetto di una lotta per la spartizione estremamente sotterranea che rischia di diventare feroce. La Russia è in Centr'Africa e lo abbiamo scoperto perché tre giornalisti russi sono stati trovati morti. I cinesi ci sono da vent'anni e hanno ormai il monopolio su alcune materie prime per i prossimi trenta. Gli americani hanno fatto e disfatto. Gli europei si sono difesi benissimo tra belgi e francesi anche dopo le indipendenze dei Paesi che controllavano. Possiamo aggiungere i canadesi".
E gli italiani?
"Ah bè, hanno fatto anche loro quello che potevano. Mi sembra ci siano anche delle inchieste sull'Eni al riguardo".
Allora che senso ha dare tutta la colpa alla Francia?
"Guardi, io sono per smettere di fare del moralismo. Serve un new deal, un nuovo patto con l'Africa, dove ci sono dinamiche demografiche che vedono il raddoppio della popolazione ogni 25 anni. Se non raddoppiano anche i posti di lavoro, raddoppiano i disoccupati. Serve sviluppo, e non può farlo la Francia con il passato che ha. I vecchi Stati non possono essere il soggetto di questo new deal".
E chi può esserlo?
"Parafrasando Kissinger, se ci fosse un telefono, il numero da chiamare sarebbe quello del ministro degli Esteri europeo. Che purtroppo non c'è".
Fonte: qui
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