SECONDO L'ULTIMA BOZZA IN CIRCOLAZIONE, IL REDDITO DI CITTADINANZA ANDRÀ ANCHE AI CITTADINI STRANIERI RESIDENTI IN ITALIA DA ALMENO CINQUE ANNI.
CON BUONA PACE DI SALVINI CHE NON AVEVA VOGLIA “DI REGALARE ALTRI SOLDI AGLI IMMIGRATI CHE VAGANO PER L'ITALIA"
Domenico Ferrara per Il Giornale
Che fosse una promessa da Pinocchio lo avrebbe capito pure Geppetto. Perché oltre a rischiare l'incostituzionalità e il niet dell'Europa, che il reddito di cittadinanza escludesse gli stranieri regolari residenti in Italia era di difficile attuazione.
E lo aveva capito fin da subito il ministro dell'Economia Giovanni Tria, il quale al question time al Senato il 20 settembre scorso aveva spiegato tutto per filo e per segno, scatenando la veemente reazione dei due vicepremier. Che infatti si sono affrettati ad assicurare che no, che prima gli italiani, anzi, che solo agli italiani.
Il 21 settembre scorso Luigi Di Maio precisava: "Pensare di poter individuare una platea straniera nel reddito di cittadinanza inevitabilmente significa, da subito, che non puoi prevedere la spesa perchè la spesa la prevedi in base alla platea". E ancora: "È chiaro anche che in Italia ci sono 10 milioni di persone sotto la soglia di povertà relativa e quando dico che a 5 milioni deve andare il nostro primo obiettivo, mi rivolgo a quella parte di cittadinanza italiana che è in difficoltà in questi 10 milioni".
Parole che avevano ottenuto il placet di Matteo Salvini, tanto che il leghista il giorno dopo gongolava: "Che il reddito di cittadinanza sia limitato ai cittadini italiani è una precisazione che come Lega abbiamo accolto con grande piacere perché di regalare altri soldi agli immigrati che vagano per l'Italia non avevamo voglia".
Qualche giorno dopo, era il 24 settembre, il grillino, in una intervista al Fatto quotidiano, rincarava la dose: "Troveremo risorse facendo deficit. E la manovra farà salire le pensioni minime a 780 euro e darà il reddito di cittadinanza a tutta la platea, esclusi gli stranieri. La proposta l'avevamo già cambiata nel 2015, tenendo dentro i migranti ci avrebbe fatto saltare i conti. Ma il reddito spetterà ai residenti in Italia da dieci anni".
Adesso, invece, la storia è un'altra, almeno secondo l'ultima bozza in circolazione. Il reddito di cittadinanza andrà anche ai cittadini stranieri residenti in Italia da almeno cinque anni. Con buona pace di Salvini e Di Maio e delle loro promesse. Insomma, prima agli italiani, ma poi anche agli stranieri.
LUIGINO CONTINUA A DIRE CHE IL REDDITO DI CITTADINANZA VA “SOLO AGLI ITALIANI”, PECCATO CHE NEL TESTO C’È IL SUSSIDIO ANCHE PER GLI STRANIERI RESIDENTI DA ALMENO CINQUE ANNI
DEL COSTO TOTALE DEL PROVVEDIMENTO, ALMENO 1,2 MILIARDI SARANNO DESTINATI A 197MILA FAMIGLIE COMPOSTE DA STRANIERI
DI MAIO: «IL REDDITO DI CITTADINANZA? SOLO AGLI ITALIANI». MA NEL TESTO C’È LA CONCESSIONE AGLI STRANIERI
«La pensione minima a 780 euro come le pensioni di invalidità a 780 euro partiranno tra febbraio e marzo e dopo questi giorni che trascorrerò qui, torneremo a Roma e faremo il decreto che istituirà anche quota 100 e il sistema del reddito di cittadinanza per gli italiani». Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio durante una visita organizzata ad Alleghe, in provincia di Belluno. Poi, rispondendo alle domande dei giornalisti sull’estensione del reddito di cittadinanza anche agli stranieri, il leader del M5S ha spiegato che «la legge, come abbiamo sempre detto, riguarda il reddito di cittadinanza per tutti coloro che sono cittadini italiani». «La legge, come abbiamo sempre detto, - ha ribadito- riguarda il reddito di cittadinanza per coloro che sono cittadini italiani».
Tutti i dettagli per richiedere il «reddito»
L’ultimo testo in circolazione della misura prevede(qui tutti i dettagli su chi ne ha diritto, come poterlo richiedere e le norme anti furbi), in verità, che il «reddito» sia esteso anche agli extracomunitari con permesso di soggiorno e una residenza in Italia da almeno cinque anni. Non è un punto secondario, anche per i profili della spesa. La relazione tecnica allegata alla bozza del decreto identifica 1 milione 375 mila nuclei familiari come possibili beneficiari, secondo i requisiti fissati, del «reddito». Tra questi quelli composti da stranieri regolari in Italia da più di cinque anni sono circa 200 mila, circa un sesto.
Ma la bozza della legge: «Partirà da aprile»
Nei giorni scorsi, però, una bozza della misura anticipata dall’Ansa spiegava come il reddito di cittadinanza dovrebbe partire «a decorrere dal mese di aprile 2019», precisando che il sostegno decorrerà «dal mese successivo a quello della richiesta». Il testo non definitivo sottolinea che si potrà beneficiare del nuovo sostegno al reddito «per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi» rinnovabile «previa sospensione dell’erogazione per un mese prima di ciascun rinnovo».
La pensione di cittadinanza
La Pensione di cittadinanza sarà invece corrisposta agli anziani che vivono in un nucleo familiare composto solo da ultra sessantacinquenni. Oltre all’Isee non superiore a 9.360 euro, per ottenere il sussidio i pensionati non dovranno avere redditi familiari oltre 7.560 euro. Sono esclusi dal Reddito di cittadinanza i carcerati, ma anche i lungo degenti nelle strutture pubbliche e i disoccupati a seguito di dimissioni volontarie nel corso del biennio precedente.
AGLI IMMIGRATI VANNO 1,2 MILIARDI DEL REDDITO M5S
Claudio Antonelli per “la Verità”
Il legislatore si trova di fronte a un trivio. Incrociare i dati economici recuperati dalle Dsu (dichiarazioni sostitutive uniche) con la volontà politica e le norme di cittadinanza. Tre paletti che non sono facile da mettere assieme o far correre paralleli al fine di ottenere un reddito di cittadinanza che piaccia ai 5 stelle e pure alla Lega. Infatti c' è il tema degli immigrati che risiedono in Italia e godono dei diritti dei cittadini tricolore.
L' articolo due della bozza di legge sul reddito di cittadinanza spiega che «con riferimento ai requisiti di residenza e soggiorno, deve trattarsi di cittadini dell' unione o loro familiari che siano titolari del diritto di soggiorno permanente o di cittadini di Paesi terzi che abbiano sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale residente da almeno cinque anni».
Solo che i dati Isee (necessari per stabilire i requisiti economici e di retto) non sono in grado di distinguere la condizione degli stranieri per tipologia del permesso di soggiorno, né per durata della residenza e quindi «per questa relazione tecnica», si legge nel documento, «saranno operate correzioni successive».
In pratica il governo sta cercando di individuare nuovi paletti al di fuori dell' Isee per escludere alcune tipologie di immigrati. È chiaro che la Lega non accetterebbe l' elargizione di assegni a tutti coloro i quali oggi rientrano nei parametri di reddito minimo. Nulla potrà fare per tutti coloro che risiedono correttamente in Italia e godono della pienezza del diritto di cittadinanza.
Tant' è che nella stessa relazione il governo si lancia in una stima che porta i nuclei di soli stranieri con il diritto al reddito di cittadinanza a un numero di poco superiore alle 197.000 unità. Attualmente senza le future restrizioni (individuate dalla stesura definitiva della legge) le famiglie aventi diritto sarebbero 259.000 su un totale di 1,4 milioni di nuclei. Ne consegue che 62.000 (stando alle stime) saranno esclusi dal reddito grillino.
Tradotto in soldoni, se nella sua interezza il provvedimento potrà costare 8,1 miliardi, almeno 1,2 saranno destinati a famiglie composte solo da stranieri. Dando per scontato che nella stesura definitiva del testo, il governo provvederà a limare circa 380 milioni di euro dal gruppo dei non nati in Italia. Di più nessuno a palazzo Chigi potrà fare.
Si realizzano così le parole pronunciate dal ministro dell' Economia, Giovanni Tria durante un question time al Senato, parole che lo scorso settembre avevano creato malumori tra i gialloblù.
Il ministro dell' Interno Matteo Salvini, dopo un vertice con gli altri partiti di centrodestra a Palazzo Grazioli, aveva subito rimesso la palla al collega Luigi Di Maio dicendosi «sicuro che gli amici 5 stelle stiano studiando una formula intelligente limitata agli italiani». Le rassicurazioni erano arrivate direttamente da Di Maio. «Già nel 2016 abbiamo modificato la proposta di legge», aveva detto il vicepremier.
Stiamo lavorando sulla platea. È logico che la devi restringere ai cittadini italiani», aveva precisato, «è impossibile, con i flussi migratori irregolari, non restringere la platea e assegnare il reddito di cittadinanza ai cittadini italiani».
Le leggi italiane, come aveva spiegato Tria, non permettono discriminazioni. Da qui la necessità di stringere la platea il più possibile e limitare la spesa. Si è arrivati a 1,2 miliardi. In ogni caso almeno un miliardo sarà da destinare ai nuclei di soli stranieri. Rendere ancora più stringenti i parametri significherebbe solo ridurre la platea complessiva degli aventi diritto.
Fonte: qui
DEL COSTO TOTALE DEL PROVVEDIMENTO, ALMENO 1,2 MILIARDI SARANNO DESTINATI A 197MILA FAMIGLIE COMPOSTE DA STRANIERI
DI MAIO: «IL REDDITO DI CITTADINANZA? SOLO AGLI ITALIANI». MA NEL TESTO C’È LA CONCESSIONE AGLI STRANIERI
«La pensione minima a 780 euro come le pensioni di invalidità a 780 euro partiranno tra febbraio e marzo e dopo questi giorni che trascorrerò qui, torneremo a Roma e faremo il decreto che istituirà anche quota 100 e il sistema del reddito di cittadinanza per gli italiani». Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio durante una visita organizzata ad Alleghe, in provincia di Belluno. Poi, rispondendo alle domande dei giornalisti sull’estensione del reddito di cittadinanza anche agli stranieri, il leader del M5S ha spiegato che «la legge, come abbiamo sempre detto, riguarda il reddito di cittadinanza per tutti coloro che sono cittadini italiani». «La legge, come abbiamo sempre detto, - ha ribadito- riguarda il reddito di cittadinanza per coloro che sono cittadini italiani».
Tutti i dettagli per richiedere il «reddito»
L’ultimo testo in circolazione della misura prevede(qui tutti i dettagli su chi ne ha diritto, come poterlo richiedere e le norme anti furbi), in verità, che il «reddito» sia esteso anche agli extracomunitari con permesso di soggiorno e una residenza in Italia da almeno cinque anni. Non è un punto secondario, anche per i profili della spesa. La relazione tecnica allegata alla bozza del decreto identifica 1 milione 375 mila nuclei familiari come possibili beneficiari, secondo i requisiti fissati, del «reddito». Tra questi quelli composti da stranieri regolari in Italia da più di cinque anni sono circa 200 mila, circa un sesto.
Ma la bozza della legge: «Partirà da aprile»
Nei giorni scorsi, però, una bozza della misura anticipata dall’Ansa spiegava come il reddito di cittadinanza dovrebbe partire «a decorrere dal mese di aprile 2019», precisando che il sostegno decorrerà «dal mese successivo a quello della richiesta». Il testo non definitivo sottolinea che si potrà beneficiare del nuovo sostegno al reddito «per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi» rinnovabile «previa sospensione dell’erogazione per un mese prima di ciascun rinnovo».
La pensione di cittadinanza
La Pensione di cittadinanza sarà invece corrisposta agli anziani che vivono in un nucleo familiare composto solo da ultra sessantacinquenni. Oltre all’Isee non superiore a 9.360 euro, per ottenere il sussidio i pensionati non dovranno avere redditi familiari oltre 7.560 euro. Sono esclusi dal Reddito di cittadinanza i carcerati, ma anche i lungo degenti nelle strutture pubbliche e i disoccupati a seguito di dimissioni volontarie nel corso del biennio precedente.
AGLI IMMIGRATI VANNO 1,2 MILIARDI DEL REDDITO M5S
Claudio Antonelli per “la Verità”
Il legislatore si trova di fronte a un trivio. Incrociare i dati economici recuperati dalle Dsu (dichiarazioni sostitutive uniche) con la volontà politica e le norme di cittadinanza. Tre paletti che non sono facile da mettere assieme o far correre paralleli al fine di ottenere un reddito di cittadinanza che piaccia ai 5 stelle e pure alla Lega. Infatti c' è il tema degli immigrati che risiedono in Italia e godono dei diritti dei cittadini tricolore.
L' articolo due della bozza di legge sul reddito di cittadinanza spiega che «con riferimento ai requisiti di residenza e soggiorno, deve trattarsi di cittadini dell' unione o loro familiari che siano titolari del diritto di soggiorno permanente o di cittadini di Paesi terzi che abbiano sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale residente da almeno cinque anni».
Solo che i dati Isee (necessari per stabilire i requisiti economici e di retto) non sono in grado di distinguere la condizione degli stranieri per tipologia del permesso di soggiorno, né per durata della residenza e quindi «per questa relazione tecnica», si legge nel documento, «saranno operate correzioni successive».
In pratica il governo sta cercando di individuare nuovi paletti al di fuori dell' Isee per escludere alcune tipologie di immigrati. È chiaro che la Lega non accetterebbe l' elargizione di assegni a tutti coloro i quali oggi rientrano nei parametri di reddito minimo. Nulla potrà fare per tutti coloro che risiedono correttamente in Italia e godono della pienezza del diritto di cittadinanza.
Tant' è che nella stessa relazione il governo si lancia in una stima che porta i nuclei di soli stranieri con il diritto al reddito di cittadinanza a un numero di poco superiore alle 197.000 unità. Attualmente senza le future restrizioni (individuate dalla stesura definitiva della legge) le famiglie aventi diritto sarebbero 259.000 su un totale di 1,4 milioni di nuclei. Ne consegue che 62.000 (stando alle stime) saranno esclusi dal reddito grillino.
Tradotto in soldoni, se nella sua interezza il provvedimento potrà costare 8,1 miliardi, almeno 1,2 saranno destinati a famiglie composte solo da stranieri. Dando per scontato che nella stesura definitiva del testo, il governo provvederà a limare circa 380 milioni di euro dal gruppo dei non nati in Italia. Di più nessuno a palazzo Chigi potrà fare.
Si realizzano così le parole pronunciate dal ministro dell' Economia, Giovanni Tria durante un question time al Senato, parole che lo scorso settembre avevano creato malumori tra i gialloblù.
Il ministro dell' Interno Matteo Salvini, dopo un vertice con gli altri partiti di centrodestra a Palazzo Grazioli, aveva subito rimesso la palla al collega Luigi Di Maio dicendosi «sicuro che gli amici 5 stelle stiano studiando una formula intelligente limitata agli italiani». Le rassicurazioni erano arrivate direttamente da Di Maio. «Già nel 2016 abbiamo modificato la proposta di legge», aveva detto il vicepremier.
Stiamo lavorando sulla platea. È logico che la devi restringere ai cittadini italiani», aveva precisato, «è impossibile, con i flussi migratori irregolari, non restringere la platea e assegnare il reddito di cittadinanza ai cittadini italiani».
Le leggi italiane, come aveva spiegato Tria, non permettono discriminazioni. Da qui la necessità di stringere la platea il più possibile e limitare la spesa. Si è arrivati a 1,2 miliardi. In ogni caso almeno un miliardo sarà da destinare ai nuclei di soli stranieri. Rendere ancora più stringenti i parametri significherebbe solo ridurre la platea complessiva degli aventi diritto.
Fonte: qui
IL GOVERNO PROMETTE MISURE ANTI FURBETTI PER IL SUSSIDIO, CHE RISCHIA DI DIVENTARE UN BANCOMAT PER FANNULLONI, MA NON CI SONO I CONTROLLORI
L’ORGANICO TOTALE DELL’ISPETTORATO DEL LAVORO È DI 6MILA PERSONE. SE OGNUNO SI METTESSE A CONTROLLARE DOVREBBE MONITORARE CIRCA MILLE PERSONE
IL CAOS CENTRI PER L’IMPIEGO E IL MISTERO SUL “NAVIGATOR” ANNUNCIATO DA DI MAIO
Gian Maria De Francesco per “il Giornale”
Un reddito di cittadinanza su misura per i «furbetti». Il sospetto sull' estrema difficoltà nel garantire una giusta erogazione del sussidio, a dire il vero, c' è sempre stata. Ma a pochi giorni dal varo della legge di Bilancio 2019 e nelle more dell' emanazione del decreto ad hoc per il basic income tutti i dubbi continuano a venire a galla in maniera sempre più insistente.
Ieri se n' è fatta portavoce la deputata di Forza Italia, Elvira Savino, che ha ricordato come «l' organico dell' Ispettorato del lavoro conta in totale circa 6mila persone» e che se «tutti, ma proprio tutti, dal più alto dei dirigenti all' impiegato al custode notturno, si mettessero a controllare i percettori del reddito di cittadinanza (che secondo il governo dovrebbero essere i 6 milioni di poveri), vorrebbe dire che ogni ispettore dovrebbe controllare ogni giorno ben mille persone».
In realtà, almeno nel 2019 la misura si rivolgerà a 1,375 milioni di nuclei familiari su una platea potenziale di 1,8 milioni di famiglie. Ma considerando valide le stime lasciate trapelare dal ministro del Lavoro e vicepremier, Luigi Di Maio, sul coinvolgimento di almeno 4,5-5 mlioni di italiani, si comprende bene come gli organici in forza alle strutture pubbliche siano comunque insufficienti.
Tant' è vero che la manovra ha predisposto una dotazione di un miliardo per rafforzare i centri per l' impiego che attualmente contano su circa 9mila dipendenti di cui 1.500 circa a tempo determinato. Insomma, i nodi al pettine non riguardano solo la verifica dell' assegnazione del reddito ex post ma anche il processo ex ante viste le piante organiche estremamente striminzite e la necessità di reperire personale competente.
Savino osserva, inoltre, che se l' Ispettorato del lavoro si concentrasse sui «furbetti» del reddito di cittadinanza, non potrebbe assolvere in maniera efficiente alla sorveglianza degli assenteisti. «Non ci riuscirebbe neppure se tutti fossero nello stesso luogo, ma stiamo parlando di persone che si trovano ognuna in un posto differente», osserva. Ma, aggiunge la deputata azzurra, «c' è un ulteriore problema: anche gli ispettori del lavoro si assentano dal lavoro».
Secondo gli ultimi dati statistici pubblicati sul sito dell' Ispettorato del lavoro, il 24,8% delle 537 persone impiegate negli uffici territoriali della Campania risulta assente dal lavoro. Una persona su 4 in media non si reca al lavoro e dunque anche le attività di controllo risultano rallentate. Indipendentemente dall' assegnazione per intero dei famosi 780 euro mensili nelle Regioni meridionali si prospettano notevoli difficoltà nel contrasto delle frodi.
Un lavoratore in nero, ad esempio, potrebbe accedere al reddito di cittadinanza e continuare più o meno liberamente la propria «attività lavorativa» salvo fornire la disponibilità a massime otto ore settimanali per servizi di utilità.
Un' altra aporia evidenziata da Elvira Savino riguarda i tutor o navigator, ossia i consulenti che dovranno occuparsi di ciascun beneficiario del reddito di cittadinanza per facilitarne l' inserimento nel mondo del lavoro. Anche su questo capitolo le informazioni sono contraddittorie. Il ministro Di Maio aveva anticipato che la loro retribuzione sarà legata al numero di persone «orientate» e che la loro formazione sarebbe stata effettuata anche al di fuori dei centri per l' impiego.
Al di là del molto probabile coinvolgimento delle agenzie per il lavoro che hanno già notevole esperienza nel campo della formazione per il reinserimento dei lavoratori, restano comunque i dubbi sulla possibilità di reclutare nuovo personale qualificato per queste mansioni. Servirebbero, infatti, psicologi, consulenti del lavoro e sociologi, cioè profili la cui retribuzione appartiene quanto meno ala fascia media se non addirittura alta. Ecco perché, conclude la deputata, «il governo ha promesso qualcosa che non può mantenere perché non ci sono soldi, non c' è il personale idoneo, non ci sono le strutture e non ci sono i controlli».
Fonte: qui
IL GOVERNO PROMETTE MISURE ANTI FURBETTI PER IL SUSSIDIO, CHE RISCHIA DI DIVENTARE UN BANCOMAT PER FANNULLONI, MA NON CI SONO I CONTROLLORI
L’ORGANICO TOTALE DELL’ISPETTORATO DEL LAVORO È DI 6MILA PERSONE. SE OGNUNO SI METTESSE A CONTROLLARE DOVREBBE MONITORARE CIRCA MILLE PERSONE
IL CAOS CENTRI PER L’IMPIEGO E IL MISTERO SUL “NAVIGATOR” ANNUNCIATO DA DI MAIO
Gian Maria De Francesco per “il Giornale”
Un reddito di cittadinanza su misura per i «furbetti». Il sospetto sull' estrema difficoltà nel garantire una giusta erogazione del sussidio, a dire il vero, c' è sempre stata. Ma a pochi giorni dal varo della legge di Bilancio 2019 e nelle more dell' emanazione del decreto ad hoc per il basic income tutti i dubbi continuano a venire a galla in maniera sempre più insistente.
Ieri se n' è fatta portavoce la deputata di Forza Italia, Elvira Savino, che ha ricordato come «l' organico dell' Ispettorato del lavoro conta in totale circa 6mila persone» e che se «tutti, ma proprio tutti, dal più alto dei dirigenti all' impiegato al custode notturno, si mettessero a controllare i percettori del reddito di cittadinanza (che secondo il governo dovrebbero essere i 6 milioni di poveri), vorrebbe dire che ogni ispettore dovrebbe controllare ogni giorno ben mille persone».
In realtà, almeno nel 2019 la misura si rivolgerà a 1,375 milioni di nuclei familiari su una platea potenziale di 1,8 milioni di famiglie. Ma considerando valide le stime lasciate trapelare dal ministro del Lavoro e vicepremier, Luigi Di Maio, sul coinvolgimento di almeno 4,5-5 mlioni di italiani, si comprende bene come gli organici in forza alle strutture pubbliche siano comunque insufficienti.
Tant' è vero che la manovra ha predisposto una dotazione di un miliardo per rafforzare i centri per l' impiego che attualmente contano su circa 9mila dipendenti di cui 1.500 circa a tempo determinato. Insomma, i nodi al pettine non riguardano solo la verifica dell' assegnazione del reddito ex post ma anche il processo ex ante viste le piante organiche estremamente striminzite e la necessità di reperire personale competente.
Savino osserva, inoltre, che se l' Ispettorato del lavoro si concentrasse sui «furbetti» del reddito di cittadinanza, non potrebbe assolvere in maniera efficiente alla sorveglianza degli assenteisti. «Non ci riuscirebbe neppure se tutti fossero nello stesso luogo, ma stiamo parlando di persone che si trovano ognuna in un posto differente», osserva. Ma, aggiunge la deputata azzurra, «c' è un ulteriore problema: anche gli ispettori del lavoro si assentano dal lavoro».
Secondo gli ultimi dati statistici pubblicati sul sito dell' Ispettorato del lavoro, il 24,8% delle 537 persone impiegate negli uffici territoriali della Campania risulta assente dal lavoro. Una persona su 4 in media non si reca al lavoro e dunque anche le attività di controllo risultano rallentate. Indipendentemente dall' assegnazione per intero dei famosi 780 euro mensili nelle Regioni meridionali si prospettano notevoli difficoltà nel contrasto delle frodi.
Un lavoratore in nero, ad esempio, potrebbe accedere al reddito di cittadinanza e continuare più o meno liberamente la propria «attività lavorativa» salvo fornire la disponibilità a massime otto ore settimanali per servizi di utilità.
Un' altra aporia evidenziata da Elvira Savino riguarda i tutor o navigator, ossia i consulenti che dovranno occuparsi di ciascun beneficiario del reddito di cittadinanza per facilitarne l' inserimento nel mondo del lavoro. Anche su questo capitolo le informazioni sono contraddittorie. Il ministro Di Maio aveva anticipato che la loro retribuzione sarà legata al numero di persone «orientate» e che la loro formazione sarebbe stata effettuata anche al di fuori dei centri per l' impiego.
Al di là del molto probabile coinvolgimento delle agenzie per il lavoro che hanno già notevole esperienza nel campo della formazione per il reinserimento dei lavoratori, restano comunque i dubbi sulla possibilità di reclutare nuovo personale qualificato per queste mansioni. Servirebbero, infatti, psicologi, consulenti del lavoro e sociologi, cioè profili la cui retribuzione appartiene quanto meno ala fascia media se non addirittura alta. Ecco perché, conclude la deputata, «il governo ha promesso qualcosa che non può mantenere perché non ci sono soldi, non c' è il personale idoneo, non ci sono le strutture e non ci sono i controlli».
Fonte: qui
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