GLI OSPEDALI SONO AL COLLASSO
MENTRE SOPRA IL LIMITE DI GUARDIA DEL 40% NEI REPARTI DI MEDICINA SONO 15 REGIONI, TRE IN PIÙ DI SETTE GIORNI FA
LA SITUAZIONE SI FARÀ ANCORA PIÙ CRITICA SE CONTINUERÀ AL RALLENTATORE LA CAMPAGNA VACCINALE CONTRO L'INFLUENZA
Chiara Baldi Paolo Russo per “la Stampa”
CORONAVIRUS OSPEDALE DI VARESE
I dati delle Regioni stanno affluendo sul tavolo degli esperti dell'Iss prima finire nel frullatore dell'algoritmo che definisce i livelli di rischio. E già domani il monitoraggio settimanale ricolorerà la cartina dell'Italia ai tempi del Covid mentre Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, lancia da "Porta a Porta" un segnale incoraggiante: dopo il 4 dicembre (data in cui cessa l'efficacia del Dpcm del 3 novembre) «negozi e ristoranti potranno probabilmente ritornare a una semi-normalità se rispetteranno le regole», ma non sarà, avverte «un liberi tutti».
Con Puglia, Liguria, Abruzzo (che in lockdown si è già messo da solo) e Basilicata che dovrebbero passare dall'arancione al rosso, chiudendo negozi, scuole dalla seconda media in su e vietando ogni spostamento non necessario. Il Veneto a sua volta rischia di passare dal giallo all'arancione. Altri cambiamenti non dovrebbero essercene, ma i nuovi dati sembrano confermare la fine prossima del semi-lockdown per Piemonte e Lombardia.
CORONAVIRUS PAZIENTE ALL OSPEDALE SAN FILIPPO NERI DI ROMA
Questo a partire dal 27 novembre però, perché il Dpcm delle chiusure «a semaforo», in caso di dati in miglioramento per due settimane, prima di cambiare in meglio il colore prevede altri 7 giorni di verifica degli stessi numeri. Che riaprano però in blocco intere regioni non è affatto scontato, perché in alcuni casi a province quasi da giallo se ne affiancano alcune ancora in profondo rosso. In Lombardia se a Milano, Pavia, Lodi, Cremona e Sondrio l'Rt, l'indice di contagio che tanto incide nella classificazione finale, è già sotto il livello di massima allerta di 1,5, così non è nelle altre province.
E lo stesso problema si porrà quando si tratterà di riaprire Calabria e Toscana, dove il virus viaggia a velocità diversa da provincia a provincia, mentre in Piemonte la situazione è più omogenea. Per questo il governo da qui al 27 novembre sta pensando di correggere il Dpcm, prevedendo di differenziare per province le riaperture, così come oggi è previsto per le chiusure.
CORONAVIRUS OSPEDALE SAN FILIPPO NERI DI ROMA
Questo perché far uscire liberamente le persone da casa, riaprire le saracinesche di tutti i negozi e le aule di seconda e terza media con indici di contagiosità ancora così alti potrebbe rendere vani i sacrifici fatti fino ad ora. Che non sia il caso di abbassare la guardia lo dicono i 753 morti di ieri, anche se la curva dei contagi sembra ora camminare sul plateau, con 34.282 nuovi casi ancora lontani dai 41 mila toccati venerdì. Ma la pressione sugli ospedali si fa insopportabile.
Secondo l'Agenzia per i servizi sanitari regionali in una settimana si è passati da 10 a 17 regioni sopra la soglia di sicurezza del 30% di posti letto nelle terapie intensive occupati da pazienti Covid. Mentre sopra il limite di guardia del 40% nei reparti di medicina sono 15 regioni, tre in più di sette giorni fa. E la situazione si farà ancora più critica se continuerà a marciare al rallentatore la campagna vaccinale contro l'influenza. In una mail interna di Ats Milano si legge che «al momento tutta la filiera distributiva presenta disponibilità ridottissime per gli over65 e non ha altre disponibilità di antinfluenzali o pneumococcici».
In più, «non è stato comunicato quando vi potranno essere ulteriori rifornimenti». Ma in serata è la stessa Agenzia a precisare che «in questi giorni sono state distribuite ai medici di base oltre 235 mila dosi (120-130 per ognuno) per gli over 65» e che la mail «è stata inviata dopo l'avvio della distribuzione: è un'indicazione a usare i vaccini consegnati o in consegna senza effettuare ulteriori richieste di fornitura».
Intanto gli Ecdc, i centri europei per la cura e la prevenzione, cambiano le indicazioni su tamponi e definizione di contatto stretto. Quest' ultimo si intende tale anche se i 15 minuti a meno di un metro da un positivo sono trascorsi nell'arco delle 24 ore e con la mascherina sul volto. In caso di tamponi rapidi positivi non sarà più richiesta la conferma con il tampone molecolare. Necessario invece se il test rapido è negativo e per uscire dalla quarantena dopo 10 giorni.
Fonte: qui
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