Prima di ritirarsi da Manbij, dove aiutavano curdi e jihadisti purché anti-Assad, i commandos della Francia hanno dato fuoco al cementificio Lafarge di Jalabiyeh (a Nord di Aleppo, presso la frontiera turca) prima che l’armata siriana ne prendesse possesso. La Lafarge-Holcim è una gigantesca multinazionale franco-americana, leader mondiale del settore.
Bisognava far sparire le tracce di una operazione segreta francese piuttosto voluminosa: l’impianto della Lafarge ha fornito 6 milioni di tonnellate di cemento ai jihadisti onde questi potessero costruire le formidabili fortificazioni sotterranee che effettivamente hanno completato, necessarie per sferrare una guerra di posizione che sarebbe durata in eterno.
L’aviazione russa ha bombardato per sei mesi questo sistema di bunker con bombe a penetrazione, riuscendo a distruggerli in gran parte e permettendo all’armata siriana di liberare il territorio senza temere colpi a sorpresa da jihadisti sorti dal sottosuolo. Erano le fortificazioni sotterranee più imponenti da quelle della seconda guerra mondiale.
Nel 2016 un sito internet turco, Zaman Al-Wasl, aveva pubblicato le e-mail dei dirigenti della Lafarge che dimostravano che il cementificio versava denaro a Daesh, con cui appariva in ottimi rapporti. Su richiesta di alcuni dipendenti siriani, la Francia aprì un’inchiesta per depistare. Le Monde raccontò che sì, la Lafarge pagava i jihadisti, ma per farsi rifornire da loro di petrolio per far funzionare la fabbrica (che funzionava a carbone, fornito regolarmente dalla Turchia). Una scusa che in realtà confermava il fatto: a che scopo mantenere in funzione un cementificio nella zona di guerra, se non per rifornire i “ribelli”? E’ ovvio che i “ribelli” non erano in grado di scavare simili bunker: li hanno aiutati genieri della NATO: francesi e persino norvegesi.
La cosa fu rivelata nel 2017 da Thierry Meyssan, che ha raccontato come questo incarico alla Lafarge – diretta da un americano, Eric Olsen – nella riunione del Bilderberg del giugno 2008 a Chantilly (USA) in cui il patron della Lafarge, Bertrand Collomb (ormai presidente onorario), partecipò a fianco di Manuel Valls (il futuro primo ministro sotto Hollande) e Pierre Jouvet (futuro segretario dell’Eliseo).
In quella riunione, ai 120 membri del Bilderberg, si presentarono Hillary Clinton e Barak Obama i quali spiegarono come, nel quadro del mantenimento della politica estera USA, i Fratelli Musulmani potevano essere adottati per il ruolo che potevano assumere nella “democratizzazione” del mondo arabo. Primavere arabe e intervento in Siria tramite”ribelli moderati” e tagliagole ISIS furono decisi lì.
Meyssan ha anche documentato gli intimi legami della multinazionale Lafarge con Hillary: la quale difese la ditta come avvocatessa quando la Lafarge fu incriminata per inquinamento del suo cementificio in Alabama dall’Agenzia federale di Protezione Ambientale, e poi addirittura come amministratrice della multinazionale, posizione che lasciò solo quando Bill Clinton entrò alla Casa Bianca. Dove il nuovo presidente si affrettò a condonare la metà del risarcimento per danni che l’avvocatessa Hillary non era riuscita a far evitare alla Lafarge: 600 mila dollari invece di 1,8 milioni. Grata, la Lafarge è da allora la contributrice della Fondazione Clinton al ritmo di 100 mila dollari l’anno.
Meyssan ha anche mostrato i collegamenti della Lafarge con il DGSE (i servizi francesi) durante la guerra in Siria.
Questo può dare un’idea delle dimensioni titaniche delle forze militari e delle potenze politiche globali che si sono coalizzate per rovesciare Assad e creare lo pseudo-stato curdo Rojava- e che sono state sconfitte. Non si è lontani dal credere al miracolo che, secondo i prelato cristiani siriani, la Vergine avrebbe promesso ad Assad durante la sua visita al santuario mariano di Maalula, venerato anche dai musulmani.
Anche il generale Delawarde, notando come la credibilità USA – ed anche della NATO – come alleato sia scossa per sempre dopo l’abbandono dei curdi, con conseguenze immaginabili nel futuro del Medio Oriente, segnala che “gli israeliani sono ferocemente pro-curdi e soprattutto ostili al ritorno della pace in Siria sotto l’egida di Bachar Assad, perché secondo loro crea un potente arco sciita Iran-Irak-Siria-Libano (Hezbollah) che lo stato ebraico ritiene una minaccia esistenziale. Questa posizione israeliana è condivisa dallo “stato profondo Usa”, neoconservatore a indefettibile sostegno allo stato ebraico, ma anche dai vari “stati profondi” europei e dei loro media mainstream, nel Regno Unito e Francia soprattutto”. Poteva aggiungere i media italiani, il generale, senza sbagliare.
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