DIETRO LE QUINTE CI SONO DUE PERSONAGGI CHE MUOVONO I FILI DI TUTTO: CARLO MESSINA E TRONCHETTI PROVERA
NEL MIRINO LA MEGALOMANIA DI CAIRO E LA SUA FOLLE GUERRA AL FONDO BLACKSTONE
BONOMI NON CONVINCE PER CONFINDUSTRIA
UNICREDIT: L'HARAKIRI DI MUSTIER, L'ECLISSI DELLA PR LOUISE TINGSTROM E IL RITORNO AL COMANDO DI BERETTA
A Milano in queste settimane si stanno ridefinendo ruoli e poteri del capitalismo e della politica italiani. Dietro le quinte ci sono due personaggi che muovono i fili di tutto: Carlo Messina, amministratore delegato di Banca Intesa, e Marco Tronchetti Provera, ad Pirelli. Ieri ha fatto molto rumore la letteraccia indirizzata a Urbano Cairo firmata dai due suddetti (più Della Valle) in quanto azionisti di peso di Rcs, sul tema caldissimo dell'arbitrato contro Blackstone.
Alla vigilia della prima udienza, i manager hanno voluto rimettere al suo posto lo sgomitante Urbanetto, che con il suo gesto rischia di fare serissimi danni a Milano e negli USA. Blackstone ha infatti prima fatto causa a Rcs, poi direttamente a Cairo, accusandolo addirittura di estorsione, e chiedendo danni fino a 300 milioni di dollari. Secondo molti, il gesto degli azionisti dovrà convincere l'ad e presidente di Rcs a trovare un accordo con gli americani ed evitare strascichi giudiziari imprevedibili.
Il coinvolgimento di Intesa è particolarmente significativo, e vuole ricordare a Cairo, e agli altri, che la banca è ancora la proprietaria di fatto del gruppo editoriale, detenendo grandissima parte del debito.
A questo punto in molti si chiedono: il cda di Rcs era stato messo al corrente dei piani di Cairo, prima dell'invio della lettera in cui dichiarava nulla la vendita di Via Solferino avvenuta nel 2013, e curata dalla Banca IMI di Miccichè, lo stesso advisor che ha accompagnato Urbano nella scalata al ''Corriere''?
Le conseguenze della battaglia legale avranno ripercussioni solo su Cairo o sull'intero gruppo? Secondo ''Lettera43'' di Paolo Madron, lui e gli avvocati dello studio Erede sono talmente sicuri di vincere che non hanno neanche fatto accantonamenti in bilancio in previsione di eventuali stangate giudiziarie.
Ma l'uomo è difficile da fermare, soprattutto ora che la sua discesa in politica è stata messa in discussione dalla nascita del partitino di Renzi, che ha ringalluzzito anche i Calenda e gli altri cespuglietti che vogliono occupare quel mitologico centro che tutti vogliono conquistare ma che si restringe sempre di più.
Berlusconi nel loro incontro gli ha ricordato che quando lui creò Forza Italia aveva a disposizione le praterie create da Mani Pulite, un gigante come Publitalia (dove Cairo è cresciuto) e centinaia di aspiranti politici e vecchie volpi pronti a sostenerlo. E nonostante questo ha comunque sborsato una caterva di soldi. Ma niente, neanche questo ha sopito i sogni di Urbano, che ha ''scoperto'' quanto è divertente il potere, e la sua già sviluppata ambizione personale sta raggiungendo nuove vette.
In ogni caso, la sua eventuale discesa in campo avrebbe comportato la vendita di Rcs, si era parlato dei tedeschi di Burda e Axel Springer. Ma come abbiamo già scritto su Dagospia, Banca Intesa non ha aiutato Cairo a comprarsi il ''Corriere'' così che potesse venderlo a un gruppo per di più straniero.
Per il resto, il duo Messina-Tronchetti ha sul tavolo anche la nomina del nuovo presidente di Confindustria. Carlo Bonomi, molto pompato da se stesso e dalla stampa, resta pur sempre il capo di un'azienda da 2 milioni di fatturato che controlla un gruppo da 15 milioni (di cui lui ha quote marginali), non esattamente un gigante dell'imprenditoria. Per questo non convince molti degli industriali fuori dai circolini milanesi.
L'altro tema che ha scosso la finanza è stata l'uscita di Mustier sui tassi negativi, prima in quanto presidente dei banchieri europei poi ribadita nei panni di Ad Unicredit. Il francese, nella sua megalomania, era convinto che i suoi colleghi lo avrebbero seguito a ruota, e invece ha assistito a un silenzio glaciale, interrotto solo dai tappi di champagne di chi già si fregava le mani pronto ad accogliere i clienti più ricchi di Unicredit, in fuga dal trattamento punitivo. La conseguenza è stata umiliante per l'ex capo di SocGen: la banca italiana ha dovuto correggere il tiro e parlare di clienti con depositi oltre il milione di euro, non più centomila. Come si dice, la toppa peggio del buco.
Non è un caso se la guru della comunicazione di Unicredit, quella Louise Tingstrom che ha messo un'alce pelouche in mano a Mustier e ai più importanti uomini politici e d'affari del mondo, sia data in uscita dal gruppo, con l'immarcescibile Maurizio Beretta che ha ripreso il comando dei rapporti istituzionali e mediatici del gruppo.
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