TRUMP NON COMMENTA, MA IL SUO VICE MIKE PENCE È APPENA ATTERRATO IN COREA DEL SUD
KIM JONG-UN HA MOSTRATO NELLA PARATA DI AVERE MISSILI CHE POSSONO ARRIVARE MOLTO LONTANO, ANCHE SE NON LI HA MAI TESTATI.
MIKE PENCE
1.COREA NORD: VICEPRESIDENTE USA PENCE È GIUNTO A SEUL
(ANSA) - Il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, è appena giunto a Seul, in Corea del Sud, poche ore dopo il lancio missilistico fallito da parte della Corea del Nord. Pence, che inizia a Seul un tour di 10 giorni in Asia, era stato informato del tentativo durante il viaggio.
La visita di Pence intende confortare gli alleati dell'Asia nel momento critico del confronto con la Corea del Nord. Il vicepresidente, che è accompagnato dalla moglie e dalle due figlie maggiori, vedrà il premier sudcoreano Hwang Kyo-ahn, che svolge le funzioni presidenziali, dopo l'impeachment della presidente Park Geun-hye in attesa delle elezioni di maggio.
Pence, figlio di un reduce della Guerra di Corea (1950-53), del quale conserva la stella di bronzo in ufficio, fra l'altro deporrà una corona di fiori al Cimitero nazionale della capitale sudcoreana e poi si unirà alle truppe americane e sudcoreane per la messa pasquale e i festeggiamenti. Martedì sarà poi a Tokyo, dove incontrerà il premier Shinzo Abe, altro alleato strategico.
2.NORD COREA PRONTA ALLA GUERRA TOTALE SEUL: «FALLITO NUOVO TEST MISSILISTICO»
Guido Olimpio per il ''Corriere della Sera''
Kim Jong un ha celebrato il nonno con una grande parata e 24 ore dopo ha cercato di festeggiarlo con l’ennesimo lancio di un missile. Ma la prova - secondo fonti del Sud, poi confermate dal Pentagono - sarebbe fallita. La notizia, trapelata nel tardo pomeriggio americano, ha rilanciato così i timori che si erano in parte attenuati in quanto la data simbolo del 15 aprile era trascorsa senza provocazioni. E, invece, il leader della Nord Corea avrebbero compiuto un’altra delle sue mosse tirando un ordigno nella regione orientale di Simpo.
Non è chiaro di che tipo, ma — riferisce la Cnn citando fonti del Pentagono — non si trattava di un vettore intercontinentale in grado di raggiungere gli Stati Uniti. Il lancio è avvenuto a poche ore dall’arrivo del vice presidente americano a Seul. Mike Pence sta viaggiando verso la Sud Corea sull’Air Force 2, è stato informato del nuovo test di lancio missilistico ed è in contatto con Donald Trump.
Che ha rilasciato un brevissimo comunicato tramite il suo Segretario della Difesa Jim Mattis: «Il presidente ed il suo staff della Sicurezza Nazionale sono stati informati del lancio del missile nordcoreano. Per stasera non sono previsti commenti». Anche il governo giapponese conferma il tentativo fallito di lancio da parte della dittatura nordcoreana. E fa sapere che la sicurezza del Paese non è stata messa a rischio.
Imbarazzo
La sfida (fallita) di Kim mette in luce due aspetti. Il primo. Il dittatore prosegue sulla sua strada “muscolare” incurante delle pressioni diplomatiche e militari. Il secondo. Al tempo stesso il presunto flop dell’ordigno rappresenta una forma di imbarazzo in quanto coincide con lo show di forza del regime che ha fatto sfilare nella vie della capitale le sue armi migliori. L’altro aspetto più intrigante riguarda il test stesso: il missile è esploso per un’avaria oppure perché gli americani hanno attuato qualche forma di sabotaggio?
Questa seconda ipotesi è legata alle rivelazioni di qualche settimana fa dove si sosteneva che il Pentagono era riuscito a “disturbare” le prove missilistiche. Tanto è vero che le autorità nord coreane avevano lanciato un’inchiesta per scoprire eventuali colpevoli.
Isteria
L’episodio, che potrebbe avere nuove conseguenze, ha rappresentato il seguito dei grandi festeggiamenti a Pyongyang in onore dello scomparso Kim Il sung, il padre-padrone della Corea del Nord e nonno dell’attuale leader. Lui, il Numero Uno, si è goduto la sfilata, alternando il volto corrucciato ai sorrisi, dall’alto dell’imponente tribuna. Al suo fianco i gerarchi, compreso il medagliato Kim Wong Hong, il potente ministro per la Sicurezza che avevano dato per giubilato.
A conferma di come la porta girevole del potere sia in moto perenne. Dietro una colonna, quasi invisibile, qualcuno ha scorto Kim Yo-jong, la sorella del presidente. Il dittatore ha lasciato che a parlare fosse Choe Ryong Hae, altra figura della nomenklatura: «E’ colpa di Trump e dell’isteria americana se si è creata una situazione di conflitto - ha esordito - Gli Usa fanno un grande errore se ci considerano come l’Iraq e la Libia....Alla guerra totale risponderemo con quella totale, compresa quella nucleare». Un discorso in linea con il momento.
Linea rossa
Chiusa l’orazione, è stato impartito l’ordine di marcia ai reparti di fanteria con il passo dell’oca, ai tank, alle donne in costume tradizionale, quindi le nuove armi. I generali hanno mostrato un vettore a lungo raggio che potrebbe raggiungere il territorio Usa, quindi il Pokkuuksong, missile lanciabile da un sommergibile e il noto Musudan, destinato a «battere» le basi statunitensi a Guam. Allo scetticismo di qualche osservatore sullo status di questi sistemi (alimentato anche dal fallito test), gli esperti rispondono invitando a non sottovalutare l’apparato bellico del Nord e i suoi passi in avanti.
Progressi favoriti dall’assistenza cinese, come dimostrano i reperti recuperati dai sud coreani dopo una recente prova di un ordigno. Un aiuto sconsiderato bilanciato ora dall’iniziativa diplomatica per ridurre la crisi. Pechino ha accusato Washington e Seul, ma anche messo in guardia il partner nord coreano sulle conseguenze. Cerchiobottismo legato ai recenti contatti tra il presidente Xi Jinping e Trump in Florida.
Opzione militare
Secondo il New York Times i cinesi sono pronti ad accentuare la pressione su Pyongyang - in campo economico - e sono disposti a scambiare informazioni di intelligence con gli Stati Uniti. Altri elementi diplomatici potrebbero emergere nelle prossime ore in quanto il vice presidente Mike Pence visiterà Seul e Tokio.
Missione in parallelo a quella del Pentagono che ha nello scacchiere la task force con la portaerei Vinson e le unità lanciamissili. Diverse indiscrezioni sostengono che l’opzione militare non è così automatica e che l’obiettivo di Washington è quello di tenere sotto stress la Corea del Nord. I problemi restano e il tentato lancio del missile lo prova, in quanto dimostra che Kim non è poi così disposto ad ascoltare i “consigli” cinesi.
Fonte: qui
1.COREA NORD: VICEPRESIDENTE USA PENCE È GIUNTO A SEUL
(ANSA) - Il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, è appena giunto a Seul, in Corea del Sud, poche ore dopo il lancio missilistico fallito da parte della Corea del Nord. Pence, che inizia a Seul un tour di 10 giorni in Asia, era stato informato del tentativo durante il viaggio.
La visita di Pence intende confortare gli alleati dell'Asia nel momento critico del confronto con la Corea del Nord. Il vicepresidente, che è accompagnato dalla moglie e dalle due figlie maggiori, vedrà il premier sudcoreano Hwang Kyo-ahn, che svolge le funzioni presidenziali, dopo l'impeachment della presidente Park Geun-hye in attesa delle elezioni di maggio.
Pence, figlio di un reduce della Guerra di Corea (1950-53), del quale conserva la stella di bronzo in ufficio, fra l'altro deporrà una corona di fiori al Cimitero nazionale della capitale sudcoreana e poi si unirà alle truppe americane e sudcoreane per la messa pasquale e i festeggiamenti. Martedì sarà poi a Tokyo, dove incontrerà il premier Shinzo Abe, altro alleato strategico.
2.NORD COREA PRONTA ALLA GUERRA TOTALE SEUL: «FALLITO NUOVO TEST MISSILISTICO»
Guido Olimpio per il ''Corriere della Sera''
Kim Jong un ha celebrato il nonno con una grande parata e 24 ore dopo ha cercato di festeggiarlo con l’ennesimo lancio di un missile. Ma la prova - secondo fonti del Sud, poi confermate dal Pentagono - sarebbe fallita. La notizia, trapelata nel tardo pomeriggio americano, ha rilanciato così i timori che si erano in parte attenuati in quanto la data simbolo del 15 aprile era trascorsa senza provocazioni. E, invece, il leader della Nord Corea avrebbero compiuto un’altra delle sue mosse tirando un ordigno nella regione orientale di Simpo.
Non è chiaro di che tipo, ma — riferisce la Cnn citando fonti del Pentagono — non si trattava di un vettore intercontinentale in grado di raggiungere gli Stati Uniti. Il lancio è avvenuto a poche ore dall’arrivo del vice presidente americano a Seul. Mike Pence sta viaggiando verso la Sud Corea sull’Air Force 2, è stato informato del nuovo test di lancio missilistico ed è in contatto con Donald Trump.
Che ha rilasciato un brevissimo comunicato tramite il suo Segretario della Difesa Jim Mattis: «Il presidente ed il suo staff della Sicurezza Nazionale sono stati informati del lancio del missile nordcoreano. Per stasera non sono previsti commenti». Anche il governo giapponese conferma il tentativo fallito di lancio da parte della dittatura nordcoreana. E fa sapere che la sicurezza del Paese non è stata messa a rischio.
Imbarazzo
La sfida (fallita) di Kim mette in luce due aspetti. Il primo. Il dittatore prosegue sulla sua strada “muscolare” incurante delle pressioni diplomatiche e militari. Il secondo. Al tempo stesso il presunto flop dell’ordigno rappresenta una forma di imbarazzo in quanto coincide con lo show di forza del regime che ha fatto sfilare nella vie della capitale le sue armi migliori. L’altro aspetto più intrigante riguarda il test stesso: il missile è esploso per un’avaria oppure perché gli americani hanno attuato qualche forma di sabotaggio?
Questa seconda ipotesi è legata alle rivelazioni di qualche settimana fa dove si sosteneva che il Pentagono era riuscito a “disturbare” le prove missilistiche. Tanto è vero che le autorità nord coreane avevano lanciato un’inchiesta per scoprire eventuali colpevoli.
Isteria
L’episodio, che potrebbe avere nuove conseguenze, ha rappresentato il seguito dei grandi festeggiamenti a Pyongyang in onore dello scomparso Kim Il sung, il padre-padrone della Corea del Nord e nonno dell’attuale leader. Lui, il Numero Uno, si è goduto la sfilata, alternando il volto corrucciato ai sorrisi, dall’alto dell’imponente tribuna. Al suo fianco i gerarchi, compreso il medagliato Kim Wong Hong, il potente ministro per la Sicurezza che avevano dato per giubilato.
A conferma di come la porta girevole del potere sia in moto perenne. Dietro una colonna, quasi invisibile, qualcuno ha scorto Kim Yo-jong, la sorella del presidente. Il dittatore ha lasciato che a parlare fosse Choe Ryong Hae, altra figura della nomenklatura: «E’ colpa di Trump e dell’isteria americana se si è creata una situazione di conflitto - ha esordito - Gli Usa fanno un grande errore se ci considerano come l’Iraq e la Libia....Alla guerra totale risponderemo con quella totale, compresa quella nucleare». Un discorso in linea con il momento.
Linea rossa
Chiusa l’orazione, è stato impartito l’ordine di marcia ai reparti di fanteria con il passo dell’oca, ai tank, alle donne in costume tradizionale, quindi le nuove armi. I generali hanno mostrato un vettore a lungo raggio che potrebbe raggiungere il territorio Usa, quindi il Pokkuuksong, missile lanciabile da un sommergibile e il noto Musudan, destinato a «battere» le basi statunitensi a Guam. Allo scetticismo di qualche osservatore sullo status di questi sistemi (alimentato anche dal fallito test), gli esperti rispondono invitando a non sottovalutare l’apparato bellico del Nord e i suoi passi in avanti.
Progressi favoriti dall’assistenza cinese, come dimostrano i reperti recuperati dai sud coreani dopo una recente prova di un ordigno. Un aiuto sconsiderato bilanciato ora dall’iniziativa diplomatica per ridurre la crisi. Pechino ha accusato Washington e Seul, ma anche messo in guardia il partner nord coreano sulle conseguenze. Cerchiobottismo legato ai recenti contatti tra il presidente Xi Jinping e Trump in Florida.
Opzione militare
Secondo il New York Times i cinesi sono pronti ad accentuare la pressione su Pyongyang - in campo economico - e sono disposti a scambiare informazioni di intelligence con gli Stati Uniti. Altri elementi diplomatici potrebbero emergere nelle prossime ore in quanto il vice presidente Mike Pence visiterà Seul e Tokio.
Missione in parallelo a quella del Pentagono che ha nello scacchiere la task force con la portaerei Vinson e le unità lanciamissili. Diverse indiscrezioni sostengono che l’opzione militare non è così automatica e che l’obiettivo di Washington è quello di tenere sotto stress la Corea del Nord. I problemi restano e il tentato lancio del missile lo prova, in quanto dimostra che Kim non è poi così disposto ad ascoltare i “consigli” cinesi.
Fonte: qui
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