IL VIRUS È LA MAZZATA FINALE DOPO ANNI DI FINANZE
LACRIME E SANGUE: UN’AMMINISTRAZIONE SU DIECI RISCHIA IL DEFAULT.
TORINO
È SORVEGLIATA DALLA CORTE DEI CONTI, FIRENZE E VENEZIA SENZA TURISTI
SONO ALL’ASCIUTTO
Luca Monticelli per “la Stampa”
«Tra
due mesi salterà il sistema dei Comuni e quindi il Paese. Se non ci
danno i soldi subito, a luglio non potremo più raccogliere i rifiuti,
interromperemo il trasporto pubblico e l' illuminazione». Il presidente
dell' Anci, Antonio Decaro, parlando con La Stampa si appella all'
esecutivo giallorosso proprio alla vigilia dell' iter parlamentare del
decreto Bilancio, che ha stanziato 3 miliardi per gli enti locali
colpiti dalle conseguenze dell' emergenza Covid.
«Quelle
risorse non bastano. Noi siamo stati responsabili, abbiamo tagliato
tutte le spese che potevamo tagliare, i partiti ci hanno assicurato che
ci aiuteranno, ma siamo pronti a consegnare le chiavi delle città al
governo», minaccia il leader dei primi cittadini. I problemi delle città
italiane però vengono da lontano, già prima della crisi non se la
passavano bene, fiaccate da anni di Finanziarie fatte di lacrime e
sangue e da alcune gestioni politiche non sempre impeccabili.
I
Comuni in situazioni di predissesto e dissesto sono quasi 400. Nel
primo caso le amministrazioni hanno messo in campo un piano di
riequilibrio pluriennale con l' obiettivo di aumentare le entrate e
diminuire le spese; nella seconda circostanza hanno dichiarato
"fallimento", facendo scattare l' aumento automatico delle aliquote. In
questa lista, che colpisce soprattutto il Mezzogiorno, ci sono
capoluoghi come Potenza, Catania, Napoli, Taranto, Benevento, Reggio
Calabria, Terni.
Poi,
anche a causa del Coronavirus, c' è un altro elenco di almeno 400
Comuni in tensione finanziaria con i conti "border line" come Torino,
Firenze, Venezia e ovviamente Roma. La Capitale è un caso a parte, con
il suo debito pregresso e il supporto che ha avuto dallo Stato. In
sostanza ci sono 800 amministrazioni su 8 mila che dopo l' estate
rischiano il default: un comune su dieci.
Torino
è in una condizione di rientro ed è sorvegliata dalla Corte dei Conti;
Firenze vive grandi difficoltà per il crollo delle entrate turistiche
così come Venezia che è esposta in maniera drammatica alla caduta del
turismo. Milano e Bologna, che sono tra gli esempi virtuosi, accusano
comunque una perdita importante e temono di non aver più alcun margine
di manovra. Sui profili Whatsapp dei sindaci, negli ultimi giorni, ha
preso a girare una tabellina con i tre scenari di rischio che per
effetto del lockdown potrebbero impattare sui conti.
Il
riferimento sono le entrate totali che nel 2019 ammontavano a 39,5
miliardi, di queste l' Ifel - l' Istituto della finanza locale dell'
Anci - stima che almeno il 30% arriveranno con tre mesi di ritardo,
determinando anche un costo sugli interessi per le anticipazioni di
liquidità. Poi c' è il tema che più angoscia le ragionerie territoriali:
il calo dei ricavi. Lo schema più ottimista segna per i Comuni un
mancato incasso di 3,7 miliardi, quello medio di 5,6 miliardi mentre la
simulazione più pessimista porta a un aggravio di 8,1 miliardi di euro.
«Sono
cifre che guardo tutti i giorni, ci sono risorse che non entreranno
nonostante la vita e l' attività stiano ricominciando. Se prima su un
autobus salivano 80 persone, adesso ne possiamo accogliere 30.
Per
non parlare della tassa di soggiorno, della Tari e della Tosap (il
contributo sull' occupazione del suolo pubblico, ndr)», continua Decaro.
Lancia
l' allarme anche la sindaca di Torino, Chiara Appendino, che auspica un
dialogo con Palazzo Chigi: «Se entro il 31 luglio il governo non
dovesse intervenire, noi dovremo andare in dissesto», dice a Radio Uno
spiegando le difficoltà del capoluogo del Piemonte. «L' emergenza ha
prodotto una voragine di 230 milioni su un bilancio di un miliardo e
trecento, con le misure del governo contiamo di recuperarne solo
ottanta. Se non arrivare un intervento governativo, rischiamo di non
riuscire a raccogliere i rifiuti». Fonte: qui
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