mercoledì 20 maggio 2020

COSA ABBIAMO CAPITO DALLA RICHIESTA DI PRESTITO DI FCA GARANTITA DALLO STATO ...


CHE LA SOCIETA' DI JOHN ELKANN NON SALDA LE FATTURE DEI FORNITORI NEI TEMPI PREVISTI; 3. CHE SENZA QUEI 6,3 MILIARDI SALTEREBBE LA FUSIONE CON LA FRANCESE PEUGEOT-PSA

CHE SE FCA PROVASSE A FINANZIARSI SUL MERCATO PAGHEREBBE INTERESSI SALATISSIMI;

CHE IL DIVIDENDO DI 5,5 MILIARDI A EXOR E' IL PREZZO CHE PAGA PSA PER AVERE IL COMANDO

CHE LA CASSA NON STA IN ITALIA MA IN OLANDA, E PER QUANTE CONTROLLI POSSANO FARE LA SACE, GUALTIERI E PATUANELLI, QUANDO LA SOCIETÀ PASSERÀ IN MANO FRANCESE, SARÀ IMPOSSIBILE CONTROLLARE COME SARANNO SPESI QUEI 6,3 MILIARDI GARANTITI DALLO STATO 

LA CHIAVE PER CAPIRE LA RICHIESTA DI FINANZIAMENTO È LA FUSIONE CON PSA, CHE NON SI FERMA. SI FERMEREBBE SENZA QUEI 6,3 MILIARDI


john elkann 1JOHN ELKANN 1
Quello che trapela dalle parti di Torino e Parigi è che la pandemia non fermerà la fusione FCA-PSA, come invece ha stoppato la ricchissima operazione su PartnerRe.

Elkann si trova quindi davanti a un vicolo cieco, e non solo perché i 6,3 miliardi di finanziamento in Italia gli servono per tenere in piedi la Exor, confermando l'extra-dividendo miliardario che è alla base dell'operazione coi francesi.

Ma perché quell'extra-dividendo di circa 5,5 miliardi che Exor deve incassare per la susione con PSA ha una doppia funzione: da una parte, remunerare l'addio alla gestione da parte del gruppo italiano. Si fa presto a parlare di fusione 50-50: l'amministratore delegato sarà francese, a Elkann andrà solo la presidenza, per quanto ''operativa''. Dall'altra, per riequilibrare i valori delle due società in modo da ottenere l'ok del governo francese, secondo azionista di PSA, che non avrebbe mai accettato l'opzione 60-40. Macron non vende, al massimo fonde il motore (tenendosi le chiavi della macchina).
CARLOS TAVARES E MIKE MANLEY ANNUNCIANO LA FUSIONE TRA PSA E FCACARLOS TAVARES E MIKE MANLEY ANNUNCIANO LA FUSIONE TRA PSA E FCA

Quindi, come aveva chiesto qualcuno, pescare dal forziere olandese i soldi per sostenere FCA Italy avrebbe voluto dire mandare a monte la fusione, perché si sarebbero squilibrati tutti i calcoli.

Allora perché non finanziarsi sul mercato? Come scrive su Twitter il Signor Ernesto, i Credit Default Swap su FCA (tutta, mica solo la sussidiaria italiana) sono schizzati alle soglie dei 600 punti base con l'inizio della pandemia, un livello di fiducia del mercato davvero basso, che avrebbe comportato tassi di indebitamento da suicidio. Assicurarsi contro il crac della ex Fiat costa un sacco, dunque costerebbe un sacco ottenere fiducia dagli investitori se la crisi l'avesse costretta all'emissione di una nuova obbligazione.
carlos tavares 3CARLOS TAVARES 

Insomma abbiamo capito due cose: che Elkann non aveva altre strade. Ah, e che non paga i fornitori nei tempi del contratto. Pare che la tecnica del Lingotto sia simile a quella di certi imprenditori furbetti, ovvero di ritardare il saldo delle fatture finché non si arriva a negoziare prezzi più convenienti.

Altrimenti non si spiegherebbe l'urgenza di saldare i debiti coi fornitori visto che dall'inizio del lockdown sono passati poco più di due mesi, e il negoziato con MEF e Mise è iniziato un mese fa.

C'è un terzo dettaglio da sottolineare: la cassa dell'azienda non sta in Italia. E neanche quella degli Elkann: sia FCA che Exor hanno sede in Olanda. Quindi per lo Stato italiano è quasi impossibile controllare cosa faranno coi soldi ottenuti. Potrà la SACE davvero mettere il naso negli sfuggenti caveau olandesi? Soprattutto quando tra qualche mese il controllo della società passerà aldilà delle Alpi? La vediamo difficile…


CHE COSA SI IMPEGNERÀ A FARE FCA CON IL PRESTITO DI INTESA SANPAOLO GARANTITO DALLO STATO
Fernando Soto per www.startmag.it

Come utilizzerà Fca Italia il prestito da 6,3 miliardi di Intesa Sanpaolo garantito da Sace?

E che cosa si impegnerà a fare Fca sia con Intesa Sanpaolo che con la Sace (gruppo Cdp) se il ministero dell’Economia, sentito quello dello Sviluppo economico, approverà con decreto la garanzia di Sace?
roberto gualtieri giuseppe conte patuanelliROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE PATUANELLI

Ecco le risposte sulla base delle informazioni finora raccolte.

Innanzitutto, la controllata italiana del gruppo Fca ha chiesto l’innalzamento all’80% della percentuale standard del 70% della garanzia di Sace prevista dal decreto Liquidità.

Una possibilità prevista per le grandi imprese.

L’innalzamento è vincolato al rispetto di specifici impegni da parte di Fca, che saranno previsti anche nel contratto di finanziamento da parte di Intesa Sanpaolo, più che nel decreto del ministero dell’Economia.

Con il prestito di Intesa Sanpaolo garantito all’80% da Sace e controgarantito dallo Stato Fca si impegnerà – secondo le ricostruzioni di Start – a mantenere gli attuali livelli occupazionali in Italia e a potenziare gli stabilimenti operativi in Italia in termini di crescita, sviluppo tecnologico, innovazione e ricerca.

Fonti bancarie sottolineano che le risorse finanziarie dovranno essere destinate al pagamento dei fornitori, al pagamento degli stipendi ai dipendenti e agli investimenti in stabilimenti italiani.
john elkann 2JOHN ELKANN 

La linea di credito, in sostanza, andrà a coprire questi capitoli: costi del personale, pagamenti dei fornitori, supporto alla rete di vendita e sostegno agli investimenti, anche per ricerca e sviluppo, in stabilimenti italiani necessari alla prosecuzione del piano industriale.

Sia Intesa Sanpaolo che Sace – dopo che la garanzia sarà approvata –  analizzeranno e verificheranno la rendicontazione periodica dei risultati raggiunti, con meccanismi di monitoraggio e anche con la possibilità di controlli mirati.

DIVIDENDI ET IMPERA! 


NON C'È SOLO FCA: IL DECRETO SUI FINANZIAMENTI GARANTITI DALLA SACE FAVORISCE LE AZIENDE CHE HANNO UNA CONTROLLANTE ALL'ESTERO O AZIONISTI STRANIERI. LORO NON SONO SOGGETTI AL DIVIETO DI DISTRIBUIRE DIVIDENDI O DI RIACQUISTARE AZIONI PROPRIE. QUINDI SI FANNO GARANTIRE DALLE TASSE DEGLI ITALIANI E POI SONO LIBERI DI STACCARE RICCHE CEDOLE IN OLANDA E LUSSEMBURGO, A MONTECARLO E LONDRA 

LA SOLITA AMORALE DELLA FAVA: CHI È STATO ''PATRIOTTICO'' E HA UNA CATENA SOCIETARIA ITALIANA AL 100%, È ANCORA UNA VOLTA SVANTAGGIATO


C'è un punto del decreto legge dell'8 aprile 2020, quello che stabilisce la garanzia pubblica della SACE per i finanziamenti alle aziende messe in difficoltà dal coronavirus, che sta facendo scervellare manager e avvocati d'affari. Non è la questione FCA, o meglio, non riguarda solo FCA.

L'articolo 1, comma 2, lettera i, recita:

L'impresa che beneficia della garanzia assume l'impegno che essa, nonche' ogni altra impresa con sede in Italia che faccia parte del medesimo gruppo cui la prima appartiene, non approvi la distribuzione di dividendi o il riacquisto di azioni nel corso del 2020;


giuseppe conte roberto gualtieri mes giuseppe conte roberto gualtieri mes
La stessa norma viene ripresa dalla circolare che l'Abi, l'associazione delle banche italiane, ha scritto insieme a SACE per precisare i criteri e le condizioni che gli istituti dovranno verificare prima di concedere questi finanziamenti. Chi fa domanda deve presentare l'attestazione ''circa il fatto che né l’impresa richiedente, né ogni altra impresa con sede in Italia che faccia parte del medesimo gruppo cui la stessa appartiene, ha approvato la distribuzione di dividendi o il riacquisto di azioni proprie a decorrere dal 9 aprile 2020 e si impegna a non approvare la distribuzione di dividendi o il riacquisto di azioni proprie nel corso del 2020''. (Paragrafo 5.1)

La domanda che si fanno molti manager che vorrebbero chiedere il finanziamento è: che vuol dire avere la sede in Italia? Un azionista straniero che ha il controllo o la partecipazione in un'azienda italiana, può continuare a distribuire dividendi e a comprare azioni proprie in un paese diverso dall'Italia? E ciò non lo metterebbe in una condizione di vantaggio rispetto a quelle aziende italiane al 100%?

LOGO SACE SIMEST 
Il decreto legge è vago, e può essere interpretato in senso restrittivo (sede = sede legale, che è solo una e può essere all'estero) oppure estensivo (sede = filiale, succursale). Nel primo caso, da FCA che ha la sede legale in Olanda, a Msc Crociere, che ha la base in Svizzera, questi grandi gruppi possono chiedere fondi per le loro attività italiane, lasciando liberi le società con base all'estero di fare quello che vogliono con dividendi e azioni proprie. Nel secondo caso, anche la holding/casa madre viene ricompresa tra le aziende ''con sede in Italia'', così vincolando anche gli azionisti a monte della catena al divieto previsto dal decreto.

Certo, non sarebbe facile né controllare né sanzionare le mosse di azionisti che hanno la loro sede in un paese straniero, ma sicuramente sarebbe equo: metterebbe tutte le aziende che operano in Italia sullo stesso piano.

Il tema non è affatto secondario. Nel libero mercato ognuno stabilisce i propri domicili fiscale e legale dove più gli conviene, tanto che il dumping fiscale è uno degli sport preferiti di certi ''cugini'' europei. Ma quando un'azienda esce dal libero mercato e bussa alla porta dello Stato, a quel punto i governi possono stabilire i requisiti e gli obblighi per concedere l'aiuto pubblico.

Si tratta di decine di miliardi garantiti dalle tasse degli italiani, mica bruscolini. E il principio, come ha detto giustamente Carlo Calenda, è semplice: il governo ha interesse a tutelare i posti di lavoro e le filiere in Italia, mentre non dovrebbe avere interesse a tutelare il diritto degli azionisti a incassare ricchi dividendi, per giunta all'estero e dunque non tassati dal fisco italiano.

john elkann 1 john elkann 
E attenzione: il vantaggio di garantire a una propria controllata un finanziamento a tasso stracciato e con garanzia statale è enorme. Molte di queste aziende dovrebbero ricapitalizzare le loro filiali italiane con i fondi che hanno in cassa, oppure finanziarsi sul mercato, dove dovrebbero garantire tassi da urlo sia alle banche, sia in caso di emissione obbligazionaria. Invece grazie al sistema SACE (giusto e dovuto, vista l'emergenza), si tengono le riserve in cassa e finanziano con tassi ultra-convenienti la ripartenza.

carlo calenda carlo calenda
Il socio di uno dei principali studi internazionali in Italia ha spiegato a Dagospia che la norma italiana sembra scritta apposta per privilegiare l'interpretazione restrittiva, e dunque favorire chi ha una controllante straniera. Scriverla in modo diverso non sarebbe stato difficile, ma probabilmente sarebbe stato impossibile l'enforcement, cioè inseguire azionisti con base in Lussemburgo, Olanda, Montecarlo, o altri paradisi e paradisini fiscali, per bloccare la distribuzione di dividendi o lo share buyback.

FCA ha già annunciato che non distribuirà il dividendo ordinario nel 2020, ma sappiamo che lì il problema principale è quello straordinario, da 5,5 miliardi, che sarà versato nel 2021 ed è alla base dei concambi e del buon fine della fusione con PSA. Pare che anche EssilorLuxottica voglia chiedere l'aiuto della SACE, di sicuro sappiamo che il 20 aprile scorso il dividendo 2020 è stato cancellato, lasciando così mani libere a Del Vecchio.

LEONARDO DEL VECCHIO LEONARDO DEL VECCHIO
Ma che ne sarà delle altre società con casa madre all'estero? O con fondi internazionali nell'azionariato? Perché un imprenditore italiano ''patriottico'' che ha tenuto tutta la catena societaria in Italia ha la mordacchia sui conti, mentre un altro più furbo che ha portato all'estero la holding per pagare meno tasse o avere più voti in assemblea a parità di azioni (bello, il libero mercato), può disporre dei suoi soldi come meglio crede, e sulle spalle del debito pubblico italiano?

Ancora una volta, il governo si dà la zappa sui piedi e incoraggia le aziende a darsela a gambe: così alla prossima emergenza potranno citofonare a Pantalone e intascare cedole senza problemi…

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