«Voglio dedicare più tempo alle finalità filantropiche»: con queste parole, Bill Gates, 64 anni, venerdì 13 marzo ha annunciato la sua uscita dal board di Microsoft, da lui fondata nel 1975 e grazie alla quale è diventato uno degli uomini più ricchi del pianeta. Nello stesso giorno, spinto dalla sete di informazioni innescata dal coronavirus, sul web è girato moltissimo un breve filmato girato nel 2015 durante un convegno a Vancouver, in cui Bill Gates disse per la prima volta che il mondo era del tutto impreparato a fronteggiare una pandemia da virus: «Se nei prossimi decenni moriranno 10 milioni di persone, non sarà per una bomba atomica, ma per un virus».
In quel Ted talk (colloqui su Technology, entertainment & design), Gates spiegò che le potenze mondiali, per decenni, avevano speso molti miliardi per nuovi armamenti nucleari, ma destinato poche risorse per combattere il vero nemico del futuro: le epidemie da virus. Tanto è vero, aggiungeva, che una pandemia simulata in base alla micidiale influenza spagnola del 1918, oggi potrebbe provocare 33 milioni di morti nel mondo, e danni all'economia per tremila miliardi di dollari. Una strage basata su un virus che, potendosi trasmettere per via aerea da un essere umano all'altro, grazie alla facilità dei collegamenti tra i continenti dovuta alla globalizzazione, sarebbe stata senza precedenti nella storia. Per contrastare un tale pericolo, concludeva Bill Gates, era più che mai urgente intensificare gli studi e le ricerche sui virus e sui vaccini, spostando l'attenzione dei governi dagli armamenti alla tutela della salute.
Previsioni analoghe, altrettanto catastrofiche, Bill Gates le ha ripetute più volte negli ultimi cinque anni, facendosi forte del fatto che lui, per primo, già da tempo aveva deciso di cambiare mestiere per combattere le epidemie, in veste di filantropo. Nel 2000 aveva costituito con la moglie la Bill & Melinda Gates Foundation, oggi la più grande fondazione filantropica al mondo, detentrice di 46,8 miliardi di dollari di attività. Fin dall'inizio, la Fondazione di Gates si è impegnata con fondi propri in una campagna mondiale per combattere la poliomielite, soprattutto nei paesi più poveri, Africa in testa. Con il risultato che oggi, nel mondo, la poliomielite è regredita del 99%: un merito incontestabile di Bill Gates.
Negli ultimi anni, oltre alla polio, la lotta ai virus è stata un suo chiodo fisso, in interviste e non solo. Tanto che alcuni mesi fa, ottobre 2019, la Bill & Melinda Gates Foundation e il World Economic Forum (quello che riunisce a Davos i potenti della terra) sono stati i partner del John Hopkins Center for Health Security di Baltimora in una simulazione di una pandemia coronavirus, chiamata «nCoV-2019», che ha rivelato un potenziale distruttivo pari a 65 milioni di morti e un calo del mercato azionario del 15%. Tutto ciò, come ha confermato lo stesso John Hopkins Center, è accaduto appena due mesi prima della comparsa del coronavirus in Cina. Non solo. L'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha inizialmente adottato un acronimo simile a quello della simulazione (nCoV-2019), per poi cambiarlo in CoVid-19.
Dettagli che hanno spinto alcuni siti web di controinformazione, sia negli Usa che altrove, a puntare i riflettori - con toni alquanto critici - su Bill Gates e sui suoi rapporti con l'Oms, con le maggiori case farmaceutiche mondiali e con il Darpa, l'agenzia del governo Usa per lo sviluppo delle tecnologie militari, comprensive dell'uso dei virus.
Lungi da noi l'ipotesi di complotti dei Big Pharma dietro alle sperimentazioni sui virus. Ma è quantomeno strano che sia proprio Bill Gates a lamentarsi per gli scarsi investimenti nella lotta ai virus. Oggi il budget dell'Oms (circa 4 miliardi di dollari) è finanziato per l'87% da donatori privati e per il resto dagli Stati, l'esatto rovescio di quanto accadeva fino al 1990. E tra i privati, il più influente è proprio la fondazione di Bill Gates, che è il secondo finanziatore dell'Oms, dietro agli Stati Uniti e davanti alla Gran Bretagna.
Dettaglio importante: l'80% dei fondi donati dai privati sono earmarked, vincolati cioè a finanziare programmi specifici, decisi dai privati e non dall'Oms. Nel biennio 2016-17, la Fondazione dei coniugi Gates ha donato 444 milioni il primo anno (di cui 221 vincolati) e 457 milioni l'anno dopo (di cui 213 vincolati). «Ormai l'Oms è costretta a tenere conto di quello che Gates ritiene prioritario, come nel caso della polio», ha dichiarato a Repubblica qualche tempo fa Antoine Flahault, direttore dell'Istituto di Sanità globale di Ginevra. La poliomielite non uccide quasi più, eppure l'Oms vi destina 894 milioni, dieci volte più che alla prevenzione dell'Aids, che è la quarta causa di morte nei paesi poveri.
Oggi l'Oms è guidata formalmente da un africano, Tedros Adhanon Ghebreyesus, ex ministro della salute in Etiopia. Ma il vero padrone dell'ente è la Fondazione di Bill Gates. L'Oms, a giudizio dei governi che hanno ridotto i finanziamenti, ha perso il controllo del proprio bilancio, ed esegue gli ordini dei grandi donatori privati. I quali sono avvantaggiati dal fatto che il bilancio Oms è modesto rispetto alle esigenze, pari a circa il 10% della spesa pubblicitaria delle grandi case farmaceutiche.
Ecco, in questo scenario, dove l'Oms può dichiarare che il coronavirus è una pandemia, ma senza poter fare molto altro, a chi si deve l'impreparazione del mondo? Bill Gates, che pure ha grandi meriti, è sicuro di non avere commesso anche lui qualche omissione? Dal 2015 ad oggi ha fatto davvero l'uso migliore dei suoi miliardi filantropici? Un uso più coerente con le sue denunce? Cinque anni persi: troppi. Fonte: qui
Bill Gates ha incontrato Jeffrey Epstein molte volte, nonostante il suo passato
Melanie Walker, che conosceva Mr. Epstein dal 1992, è entrato a far parte della Gates Foundation come senior program officer nel 2006.
Copyright di World Economic Forum / Benedikt von Loebell
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