Stefano Fassina è stato dimesso dall'ospedale San Giovanni di Roma: diagnosticato trauma toracico senza fratture o incrinature. Il deputato di Liberi e Uguali (Leu) era rimasto ferito nel corso di una manifestazione all'esterno della sede di Roma Metropolitane. La vicenda Il ferimento del deputato è avvenuto a seguito di uno scontro davanti alla sede di Roma Metropolitane.
Gli animi si sono surriscaldati quando un collaboratore dell'assessore capitolino alle Partecipate, Gianni Lemmetti, ha tentato di entrare nel palazzo che ospita la società. La polizia ha cercato di aprire un varco tra una cinquantina di lavoratori, a rischio licenziamento, in presidio all'ingresso dell'edificio. Alcuni manifestanti, sindacalisti e consiglieri comunali del Pd e di Sinistra italiana sono stati travolti e schiacciati.
FASSINA
Tra questi Fassina. Il comunicato di Articolo Uno "L'episodio avvenuto al presidio di Roma Metropolitane è gravissimo. Eravamo insieme al sindacato e ai lavoratori di Roma Metropolitane quando un collaboratore dell'assessore capitolino alle Partecipate, Lemmetti, ha tentato di entrare nel palazzo che ospita la società, il cui ingresso era presidiato da una cinquantina di lavoratori a rischio licenziamento. L'uomo si è fatto scortare da alcuni agenti di polizia che hanno forzato il blocco. A farne le spese sono stati i lavoratori che difendevano il proprio posto di lavoro e Fassina ricoverato al San Giovanni. Incredibile che siano cariati dalla polizia lavoratori che difendono il loro posto di lavoro, sindacati e partiti politici che pacificamente, manifestano per i propri diritti e per tutelare i cittadini romani e i loro servizi. Articolo Uno ha chiesto al nuovo ministro dell'Interno Lamorgese, appena insediato, di verificare quanto accaduto e stabilire eventuali responsabilità, al fine di intervenire prontamente, ai massimi livelli, su un fatto di gravità inaudita", si legge nella nota diffusa da Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista. L'episodio ha sollevato immediatamente un coro di polemiche e la richiesta di chiarimenti su quanto accaduto da parte di esponenti politici. A partire dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che scrive "Quanto è avvenuto davanti alla sede di Roma Metropolitane è molto grave.
FASSINA
Si faccia immediata chiarezza, siamo vicini a lavoratori, sindacalisti, consiglieri e deputati", al deputato Pd Matteo Orfini, al sottosegretario all'Istruzione Peppe De Cristofaro, Laura Boldrini, oltre che agli esponenti di Sinistra Italiana e LeU, Nicola Fratoianni, Federico Fornaro, Luca Pastorino, Francesco Laforgia, Loredana de Petris. La reazione del ministro dell'Interno Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese - attraverso una nota del Viminale - ha dato indicazione al capo della Polizia Franco Gabrielli di accertare quanto accaduto davanti alla sede di Roma Metropolitane, al fine di verificare se l'intervento delle forze di polizia presenti sia stato svolto in maniera corretta e senza violazioni di legge.
CONTE LAMORGESE
Irritato il sindacato di Polizia, che attacca il ministro "Se Luciana Lamorgese ha il dubbio che le Forze di Polizia sappiano intervenire in maniera corretta e non in violazione di leggi allora ha sbagliato mestiere. O forse le è sembrato davvero opportuno offendere così clamorosamente la dignità professionale dei poliziotti proclamando pubblicamente la propria pretesa nei confronti del Capo della Polizia di verificare se i suoi dipendenti hanno saputo fare il proprio lavoro? Se le parole attribuite dai media al ministro dell’Interno fossero dettagliatamente vere allora, forse, dovrebbe davvero farsi venire un dubbio, e cioè se si trova a capo del ministero giusto, e se i suoi tanti anni di esperienza siano davvero serviti a comprendere con chi ha a che fare quando si tratta di donne e uomini in divisa [...]". Afferma Valter Mazzetti, segretario generale dell'Fsp Polizia di Stato.
IL MINISTRO DELL’AMBIENTE, SERGIO COSTA, E’ COSTRETTO AD AMMETTERE CHE IL CAOS AMA E LO SMALTIMENTO RIFIUTI NELLA CAPITALE SONO AL PUNTO DI ROTTURA: “STIAMO ANDANDO VERSO L’EMERGENZA”
DI MAIO HA MOLLATO LA RAGGI AL SUO DESTINO E LA SINDACA SE LA PRENDE CON I GRILLINI CHE L’HANNO “LASCIATA SOLA”…
Il primo a tirarsi fuori dal caos romano sui rifiuti è Luigi Di Maio. Il leader del M5S ancora una volta si tiene alla larga dal Campidoglio, forte del fatto che con il nuovo governo anche l'atteggiamento dei vertici Pd è più benevolo nei confronti di Raggi. Il ministro Sergio Costa, invece, ufficialmente è in silenzio. Ma non ha gradito le esternazioni della sindaca che sui rifiuti si è lamentata di «essere stata lasciata sola». Il titolare dell'Ambiente osserva la situazione della Capitale «sempre più problematica». Con i colleghi di governo che gli chiedono lumi ammette che «la situazione è esplosiva». Di più: al ministero dell'Ambiente c'è chi dice chiaro e tondo: «Stiamo andando verso l'emergenza».
IL DOSSIER
I problemi si sommano in maniera vorticosa: gli impianti, la raccolta dei rifiuti, i bilanci che continuano a non essere approvati, l'ennesimo consiglio di amministrazione di Ama saltato come un tappo di lambrusco. Torna ad aleggiare la parolina magica: commissario. Ma rimane in sospeso. Costa vuole scongiurare il più possibile questa ipotesi. Potrebbe essere l'extrema ratio se scoppiasse un'emergenza sanitaria a causa dell'immondizia per strada. Una scelta forte e d'impatto che avrebbe ricadute internazionali sull'immagine di Roma e dell'Italia.
SERGIO COSTA
GLI OSSERVATORI
Ecco perché anche Palazzo Chigi al momento preferisce non accendere un faro sulla questione. Altro osservatore silente ma non dormiente: la prefettura. Gerarda Pantalone potrebbe intervenire solo se saltasse Ama, l'azienda municipalizzata del Comune. Ma anche se, il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica che presiede, dovesse rilevare appunto un rischio per la saluta dei romani.
RAGGI DI MAIO
La situazione è comunque complicata. La prima a essere «consapevole» e «preoccupata» è Virginia Raggi. La sindaca ieri l'altro, consapevole delle dimissioni del cda di Ama, ha chiesto a Costa una riunione urgente. O meglio: la convocazione della cabina di regia. Fino a ieri sera dal ministero non erano arrivate risposte. Il vertice però potrebbe slittare alla prossima settimana: il responsabile dell'Ambiente giovedì sarà in missione in Lussemburgo, poi domenica è atteso a Napoli per un'iniziativa pubblica.
La crisi scoppiata ieri è stata anche il battesimo di Max Bugani nelle vesti di capo staff di Raggi. Il numero di Rousseau si è messo al lavoro per tenere in piedi i contatti con Costa. Ha fatto, in poche parole, da pontiere, in virtù dei rapporti maturati con «Sergio» nel passato governo gialloverde.
VIRGINIA RAGGI E MAX BUGANI
Al centro della war room anche ieri due figure chiavi: il direttore generale Franco Giampaoletti e, soprattutto, Gianni Lemmetti, responsabile del Bilancio e da molti indicato come l'assessore ombra ai rifiuti (visto che non ce n'è uno alla luce del sole, in quanto la delega è ancora nelle mani di Raggi dalle dimissioni di Pinuccia Montanari dello scorso 8 febbraio).
È lui in questa fase a dettare la linea economica su Ama. E proprio dal summit in serata arriva la notizia della nomina di Stefano Zaghis ai vertici dell'azienda. «Da giorni - raccontano in Campidoglio - stava già studiando i bilanci: ora è operativo». Segno che le dimissioni erano più che nell'aria. Una toppa è stata messa, adesso mancano soluzioni strutturali. Che è poi il ragionamento di fondo che filtra dal ministero dell'Ambiente sul caos rifiuti nella Capitale: finora il Comune è andato avanti con soluzioni-tampone. Un approccio che rischia di gettare di nuovo Roma nell'emergenza già prima delle cicliche criticità delle feste di Natale. Ma la parola commissario per Raggi resta un tabù, a meno che non si occupi solo di impianti, ipotesi che in Comune iniziano ad accarezzare, dopo averla richiesta 15 mesi fa.
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