NELL'INCHIESTA NON MANCA QUALCHE AVANZO DI BANDA DELLA MAGLIANA
Ancora una condanna per l'immobiliarista Stefano Ricucci, ex «furbetto del quartierino» balzato agli onori delle cronache più per le inchieste giudiziarie in cui è rimasto coinvolto a seguito di spregiudicate operazioni finanziarie che per le sue numerose love story con star televisive.
RICUCCI Il gup di Roma Paola Di Nicola lo ha condannato questa sera a tre anni e quattro mesi di reclusione per aver emesso ed utilizzato fatture per operazioni inesistenti al fine del recupero di un credito di imposta. Condannato, a due anni e sei mesi, anche un altro imprenditore, Mirko Coppola, coinvolto nello stesso giro di fatture fasulle. Entrambi furono arrestati il 20 luglio scorso nell'ambito di un'inchiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Giuseppe Cascini. Al centro del processo, tenutosi con il rito abbreviato e dopo lo stralcio delle posizioni di Ricucci e di Coppola da quelle di altri indagati, fatture per oltre un milione di euro.
RICUCCI
Il tutto, secondo la procura anche grazie all'aiuto del magistrato del Consiglio di Stato, nonché componente della Commissione Tributaria Regionale Nicola Russo che, in qualità di giudice-relatore di commissione emise sentenza favorevole alla società Magiste Real Estate Property, riconducibile a Ricucci, per il recupero di un credito di imposta di 20 milioni di euro in un contenzioso con il fisco. Un parere, secondo l'accusa, ottenuto grazie al rapporto di conoscenza che l'immobiliarista avrebbe avuto con il magistrato.
Nei confronti di quest'ultimo la Procura sollecitò una misura interdittiva per rivelazione del segreto d'ufficio, ma il gip ritenne che non sussistessero elementi tali da dimostrare che ci fosse un accordo corruttivo. In totale sono dieci le persone indagate nell'inchiesta di piazzale Clodio. Tra loro anche Massimo Nicoletti, figlio di Enrico, ritenuto dagli inquirenti figura storica della Banda della Magliana.
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