Due nuove centrali nucleari sorgeranno in Iran, grazie all’accordo Bushehr Phase II, siglato due anni fa con i russi.
I due impianti sorgeranno nella città portuale di Bushehr, nel sud dell’Iran, per un investimento complessivo di dieci miliardi di dollari, su ordine diretto del presidente iraniano Hassan Rouhani.
L’accordo, siglato tra Teheran e Mosca nel 2014, prevede la costruzione di otto reattori. Poche ore fa, i media iraniani hanno annunciato che il più importante impianto nucleare del paese, quello di Fordo, è protetto da un sistema missilistico a lungo raggio di fabbricazione russa recentemente consegnato. Nel video diffuso dalle tv di stato, è stato immortalato un S-300 operativo, nella struttura a sud della capitale iraniana. Le immagini del sistema S-300 a Fordo, nella Regione di Qom, sono state svelate dopo il discorso del leader supremo Ayatollah Ali Khamenei. Quest’ultimo ha sottolineato la natura difensiva dell’asset schierato a Fordo, paventando ritorsioni contro qualsiasi aggressione.
Il sito nucleare di Fordo, destinato all’arricchimento dell’uranio, ha cessato ogni attività in base all’accordo siglato lo scorso gennaio tra l’Iran e le sei potenze mondiali: Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Cina, Germania e Russia. In base all’accordo, l’Iran avrebbe smantellato 19 centrifughe in cambio delle riduzioni delle sanzioni. Teheran manterrà soltanto cinquemila centrifughe attive per fini di ricerca. Sarebbe opportuno rilevare che l’accordo raggiunto non prevede la chiusura degli impianti iraniani, nonostante le precise richieste del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Fino al 2009, Fordo era una struttura segreta gestita dalla Guardia Rivoluzionaria iraniana. L’arricchimento dell’uranio poco sotto la gradazione per le armi iniziò nel 2011. Le centrifughe possono essere utilizzate per arricchire l’uranio a livelli più bassi per l’impiego civile in campo energetico, medico e scientifico. L’Iran si è impegnato a non arricchire uranio negli impianti di Fordo per almeno 15 anni e di ridurre le sue riserve di uranio arricchito da cinque tonnellate a 300 kg.
Sabato scorso, da Bandar Abbas, il comandante della Marina della Guardia Rivoluzionaria iraniana, l’ammiraglio Ali Fadavi, ha sottolineato la potenza della sua flotta e la debolezza della flotta statunitense.
“97 unità della Marina della Guardia Rivoluzionaria iraniana, pattugliano costantemente il Golfo Persico e mantengono a bada le navi da guerra degli Stati Uniti. Washington cerca di indebolire i paesi che prendono a modello la rivoluzione iraniana. Questo disegno è destinato a fallire, mentre è proprio la loro presenza nella regione a provocare insicurezza”.
Fonte: piovegovernoladro.info/
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