IN UN SOLO GIORNO CONTROLLATI E INTERROGATI MILLE LAVORATORI.
SECONDO IL PROCURATORE CAPO DI MILANO FRANCESCO GRECO SONO OLTRE 60 MILA QUELLI CHE DOVRANNO ESSERE ASSUNTI: "SI TRATTA DI CITTADINI, NON SCHIAVI"...
Marco Persico per www.corriere.it
La Procura di Milano ha aperto un’indagine «fiscale» su Uber Eats, filiale italiana del colosso americano già finita in amministrazione giudiziaria per caporalato sui rider, «per verificare se sia configurabile una stabile organizzazione occulta» dal punto di vista fiscale.
Lo ha annunciato il procuratore di Milano, Francesco Greco, nel corso di una conferenza stampa convocata per fare il punto sulle indagini a tutela dei fattorini avviate nel capoluogo lombardo. Indagate sei persone, tra amministratori delegati, legali rappresentanti o delegati per la sicurezza delle società Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo e la stessa Uber Eats.
Nell’ambito dell’inchiesta, investigatori e inquirenti hanno controllato e interrogati, in un solo giorno, mille rider, arrivando a verificare decine di migliaia di «posizioni» in tutta Italia e colpendo le aziende (Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo) con multe per un valore economico complessivo superiore ai 700 milioni di euro.
Secondo Greco, sono oltre «60 mila» i lavoratori di società del delivery che «dovranno essere assunti dalle aziende come lavoratori coordinati e continuativi», ossia passare da lavoratori autonomi e occasionali a parasubordinati.
L’indagine, condotta dai carabinieri del Nucleo «Tutela del lavoro» guidato dal comandante Antonino Bolognani, è partita da «Milano e si è imposta su tutto il territorio nazionale perché ogni giorno vediamo per le strade migliaia di fattorini, alcuni di loro anche in infradito», ha spiegato la procuratrice Tiziana Siciliano.
Visto che le condizioni sono simili ovunque «poi è stato naturale allargare al territorio nazionale». Le sanzioni sono state elevate sugli obblighi di prevenzione dei rischi, obbligo di visite mediche e protezione individuale e di formazione specifica per le attività».
«È bene che sia aperta questa analisi fiscale su Uber Eats, peraltro già in corso», ha spiegato Greco, sottolineando che «non è più il tempo di dire sono schiavi ma è il tempo di dire che sono cittadini». Secondo Greco, anche in questo periodo di lockdown svolgono «una funzione fondamentale» perché consegnano a casa dei cittadini il cibo e hanno permesso a «molte imprese di non chiudere». Fonte: qui
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