Aldo Grasso per "Il Corriere della Sera"
Meno primule, più siringhe. Il 25 dicembre, scortato da carabinieri e polizia, il camion con le prime dosi del vaccino anti Covid ha varcato la frontiera del Brennero. Giorno più simbolico del Natale non poteva esserci: l'incarnazione della rinascita e della speranza; il trionfo della luce sulle tenebre. Ma sarebbe un errore imperdonabile considerare il vaccino come l'attesa di un evento salvifico.
L'inverno del nostro sconcerto è ancora lungo: il maledetto virus ha cancellato le mappe con cui ci orientavamo, ha distrutto le carte di viaggio e il navigatore indica smarrimento. Per questo, a chi ci governa chiediamo di sciogliere il nodo del presente: meno parole e più fatti, meno conferenze stampa e più organizzazione, meno proclami televisivi e più pianificazione.
C'è molto da lavorare per orientarsi, per segnare il confine tra competenza e inadeguatezza, per ritrovare riferimenti stabili di condotta. Il rischio è ormai una componente della nostra civiltà e bisogna attrezzarsi per affrontarlo: agire significa operare oggi per domani, fare i conti con quella che un tempo si chiamava coscienza. Il vero lockdown è quello del senso di responsabilità, individuale e collettivo. Lo diceva Longanesi: è più facile assumere un sottosegretario (un consulente, una task force) che una responsabilità. Fonte: qui
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